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Autore: malpensandoti    13/09/2013    7 recensioni
L’equazione di Dirac afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Prequel della serie di one-shot "Siccome pioveva"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No church in the wild
Capitolo nove - How are you




“Non sento niente”
“È ancora presto, Dalia”
“Ma sei sicura di essere incinta? Magari sei solo ingrassata”
Olivia sbuffa e colpisce con un piccolo schiaffo il braccio di Dalia, che ha la testa sul suo ventre e gli occhi socchiusi.
“Non mi rovino la vita per del grasso, D – protesta – E, anzi, sono fin troppo incinta, fidati. Perfino i miei professori l’hanno notato”
Probabilmente sta per piovere. Sono le quattro e venti di pomeriggio e in casa ci sono solo lei, Dalia e Megan.
Quest’ultima si sistema meglio sul divano, incrocia le caviglie e le osserva, una sigaretta in mano e il telecomando nell’altra.
“Non è così terribili essere incinta, Olly – la rincuora, aggrottando le sopracciglia – I bambini sono…belli
Ma neanche lei crede a quello che dice, perché in una frazione di secondo tutte e tre scoppiano a ridere.
“Okay questa era bella, Meg” borbotta Dalia, respirando forte.
“Bella come Niall Horan, D?” mormora allora Megan, mordendosi le labbra già ricoperte di rossetto.
Dalia si alza di scatto dal divano, stizzita.
Non ci vuole pensare e soprattutto non vuole parlarne.
“Dove sono i tuoi jeans? – cambia infatti argomento, dirigendosi verso il corridoio – Quelli chiari che stanno anche a me”
Megan ride appena e scuote la testa: “Non lo so – risponde poi – O sono nel mio armadio o in camera di Emma, stanno anche a lei. Altrimenti prova nei cassetti di Candice, li ha messi due giorni fa”
Olivia si accarezza il ventre, inclina la testa con un sorriso che non sfoggia da un po’.
 “Quattro amiche e un paio di jeans?” esclama Dalia, dall’altra stanza.
Megan spegne la sigaretta nel posacenere sul mobile accanto al bracciolo del divano, poi sospira e aggrotta le sopracciglia: “Guarda che siamo in sei!” urla poi, alzando la voce. Fa un occhiolino ad Olivia che le sorride di rimando, in silenzio.
Dalia torna in salotto qualche secondo dopo, in mano tiene un paio di jeans chiari e arrotolati sulle caviglie: “Sì – risponde, ovvia – ma tanto lo sapete che India e Olivia mi stanno sul cazzo”
Inizia a piovere, e Megan ride.
 
 
 
 
Se la signora che sta osservando i pacchi di biscotti alzasse lo sguardo verso di lei, noterebbe che il labbro inferiore di India è più rosso del solito. E screpolato. E sta sanguinando un poco.
La ragazza indossa un paio di jeans stretti e i suoi anfibi neri, un maglione un po’ troppo largo e il suo giaccone verde scuro.
Sospira, fa un passo avanti e si ferma di nuovo.
Il supermarket è quasi affollato, ci sono un paio di famiglie al completo, qualche signora anziana e diversi ragazzini con la divisa scolastica.
India sta leggendo attentamente tutte le marche di brioche che riesce ad individualizzare sullo scaffale, i capelli sono ancora umidi per il freddo e gli occhi sono stanchi e di chi non li chiude da un po’.
Stinge con più forza il cestino che tiene nella sinistra, afferra una confezione lilla di brioche alla marmellata e ce la infila dentro quasi con rabbia. Poi sospira, scuote la testa e riprende a camminare.
La signora dal cappello rosa e il cappotto dello stesso colore alzo lo sguardo e lo punta un attimo sul corridoio, poi aggrotta la fronte e spinge il carrello verso un altro reparto.
Lui sbuca da dietro lo scaffale qualche minuto più tardi.
Oggi indossa un berretto di lana arancione, un grembiule legato sui fianchi rosso scuro e un cartellino impigliato sul maglione grigio che dice ‘HARRY’.
Tra le braccia tiene uno scatolone pieno di barattoli di marmellata.

India lo osserva ed è già arrabbiata.
Stanotte non ha chiuso occhio e il labbro le brucia tantissimo ed è colpa sua.
Harry si blocca in mezzo al corridoio non appena la nota, e sembra fin troppo sorpreso.
Si lecca le labbra, sorride.
È ancora colpa sua.
“Sai quello che mi piace di te? – fa un passo avanti, le arriva vicino ma le da il tempo necessario per scappare – Il fatto che io sono bravo a capire le persone. Le persone, in fin dei conti, mi piacciono anche. Sono banali, fatte con lo stampino, noiose, ma non così male. Poi arrivi tu, un giorno scherzi con le tue amiche, poi torni e osservi tutti senza dire una parola. Vieni qui, mi guardi, mi studi e te ne vai di nuovo. Un giorno hai la gonna lunga, quello dopo sembri anoressica da quanto i tuoi jeans siano stretti. Non parli, certo, ma è come se… - sospira, appoggia lo scatolone sul pavimento e si passa una mano dietro il collo, in difficoltà – Mi fai incazzare, terribilmente. E non ti conosco! So a malapena il tuo nome perché l’ho sentito da una delle tue amiche, ma il resto? Ti fai cercare, io ti trovo e poi mi allontani di nuovo. A che gioco stai giocando? Sei così…così strana e così… - una pausa, un sospiro, un tremito – Per favore, non…parlami India. Dimmi qualcosa.”
Ad India le persone e le parole non piacciono tanto, e non capisce se abbia più paura delle prime o delle seconde.
Adesso però, davanti a lei non c’è nessun altro che Harry di cui nemmeno sa il cognome ma conosce le sfumature dei suoi occhi.
E lei stanotte non ha dormito. Ed è colpa sua.
È arrabbiata.
Per questo gli ultimi passi per raggiungerlo – raggiungersi – li fa lei. Per questo gli afferra i polsi lasciati vicino ai fianchi e glieli stringe, li ferma e forse glieli graffia anche. Harry non lotta, sopporta il dolore che inevitabilmente stanno sentendo entrambi.
Lei si alza sulle punte, chiude forte gli occhi e lo bacia.
È ancora arrabbiata e stanotte, ancora, non dormirà.
 
 
 
A Candice non piacciono i ritardi. È paziente, sì certo, ma ci vuole rispetto e ci vuole puntualità e no, non le piacciono i ritardi.
Tuttavia, per Zayn potrebbe fare un’eccezione.
Per Zayn comunque, potrebbe fare anche altro.
Arrossisce per il doppiosenso involontario dei suoi pensieri, stringendosi nella sciarpa scura che ha preso dal cassetto di India.
Hyde Park è affollato e freddo. La panchina dove è seduta si affaccia sulla ghiaia del sentiero, lei si passa le mani sulle gambe magre e cerca calore e  cerca Zayn.
Lui è in ritardo, ma Candice è paziente.
Sono due ore e mezza che è paziente.
Gli ha anche mandato un messaggio – cinque – e ha provato a chiamarlo un paio di volte – quattro -, ma il suo telefono è staccato e lei sta morendo di freddo.
Magari gli è successo qualcosa. Magari ha fatto un incidente, magari dorme, magari mangia, s’è scordato. Di lei.
Lei che sta aspettando.
Sospira, chiude gli occhi per il vento e la delusione.
Le labbra di Zayn sono ancora attaccate a lei da qualche parte, perché il bacio che si sono dati l’ha fatta sorridere per tutta la notte e dentro la metro e in ufficio e anche in riunione.
Due ore e tredici minuti.
È ancora lì, Candice.
Ci sono parecchie famiglie, troppi bambini che corrono, qualche anziano mano nella mano o solo, coppie di adolescenti e non.
C’è il vento, il tempo perfetto per un acquazzone e il cielo grigio.
Manca Zayn.
Ma per lui, realizza, potrebbe fare un’eccezione.
Solo che, effettivamente, l’ha già fatta.
 
 
 
 
Emma ha l’ombrello dentro la borsa e l’ombretto sugli occhi.
Stavolta indossa un paio di jeans stretti, le Jeffrey di Megan e gli orecchini di Candice. I capelli li ha stirati, il cappotto è firmato e lei è davanti alla Rick Hansen Public School da cinque minuti.
Il tragitto da scuola a casa di Callum dura un paio di fermate della metro, ma da quello che ha potuto capire dai resoconti di India, i genitori del ragazzino sono iperprotettivi.
Emma non se le scorderà mai le litigate isteriche con sua madre per l’outfit da sabato sera. E comunque, anche se per qualche strano caso dovesse dimenticarle, India e Olivia sono sempre ben disposte e ricordargliele tutte.
Dannate loro e sua madre!
La campanella suona nel momento in cui Emma fa un passo avanti, decine di ragazzini in divisa escono dalle porte ora spalancate e lei trema perché i bambini non le sono mai piaciuti e mai le piaceranno.
Liam li segue in cortile subito dopo, indossa una camicia tirata sopra i gomiti e un paio di pantaloni stretti e scuri.
Sorride, un sorriso che coinvolge anche gli occhi grandi e dorati.
Emma si morde il labbro, un altro sospiro e individua Callum già in disparte con un paio di ragazzini.
“Emma!”
Liam alza un braccio nella sua direzione, contento. Lei sorride di riflesso e si avvicina lentamente per dare il tempo alle due madri che lui ha di fianco di farsi da parte.
Olivia ha scommesso venti sterline che non le chieda il numero, Dalia venticinque.
Emma è sicurissima che stavolta è la volta buona.
“Ciao” lo saluta, quando è abbastanza vicina.
“Mi fa piacere rivederti – dice lui, senza perdere il sorriso – Come stai?”
Sembra sinceramente interessato, lei si sente già più in difficoltà.
“Bene grazie”
È una bugia, ma chissenefrega.
Liam annuisce e continua a sorriderle, poi scompiglia la testa di una ragazzina che gli passa di fianco e rilassa le spalle: “La tua coinquilina è di nuovo impegnata?” s’informa, curioso.
Emma ci mette qualche secondo a collegare, ha appena scoperto che lui possiede una piccola voglia sul collo.
Megan direbbe assolutamente ‘sexy’.

“Già – risponde poi, agitata – Non è un problema, comunque. Mi piacciono i bambini”
Non è vero, ma chissenefrega ancora.
“Mi fa piacere – le sorride ancora Liam – Adesso scusami ma devo parlare con la madre di un mio alunno. Spero di rivederti, uno di questi giorni”
Non si avvicina, non l’abbraccia. Aspetta solo che lei annuisca – come un’imbecille – e poi si allontana.
Emm ha appena perso quarantacinque sterline.
Forse se gli avesse chiesto come stava...
Forse.

 

 

 

 

 





Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Un capitolo molto ricco, vero?
Sinceramente non mi dispiace, sarà per le tematiche che affronta, non lo so. L'importante, comunque, è che possa piacere anche a voi.
Non mi voglio soffermare troppo come le volte passate, perché vorrei lasciare a voi lo spazio necessario per analizzare tutto, per comprendere i fatti e i personaggi.
Per quanto riguarda Candice e Zayn, beh, dovevate aspettarvelo!
Non ci sarebbe stata una quiete continua, e lui scappa. O si dimentica.
Il disorso di Harry vi dovrebbe aiutare a capire il suo carattere, nonostante sia abbastanza complesso anche per me.
E Liam ancora non chiede il numero di telefono ad Emma! Ahaah
Grazie di cuore per i commenti che mi lasciate ovunque, è sempre un piacere sapere ciò che pensate di questa storia!
Vi avviso che dopo il prossimo capitolo, ci sarà la one-shot a parte anche per Olivia :)
Non vedo l'ora!
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto almeno un po' di come è piaciuto a me scriverlo :)
Vi lascio un'immagine di Olivia!
A presto,
Caterina



  
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