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Autore: NoNnY88    20/03/2008    0 recensioni
Fine del XVI secolo, in un’Italia agricola e ancora scossa dalle guerre le vicende di una ragazza tenace e ribelle che vivrà la sua avventura in una società che la vuole come lei non è…
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo undicesimo



Su una collina nei dintorni del paese se ne stava immobile, seduto sul suo cavallo pezzato a guardare il paese andare a fuoco, un uomo tutto chiuso nel suo mantello porpora e nero. Il pesante cappuccio gli copriva il volto ma si potevano chiaramente intravedere le labbra contratte in un sorriso sadico e compiaciuto.


Gli si avvicinò trafelato uno dei suoi generali e, sceso da cavallo, gli si inginocchiò di fronte – mio signore, i vostri uomini hanno colpito i punti strategici del paese, i contadinotti sono ormai finiti e le perdite del nostro schieramento si possono contare in una mano. In sostanza, signore, sta andando tutto secondo i vostri piani. Il paese ormai le appartiene. Diamo l'ordine all'esercito di fermare l'attacco?-


L’uomo si abbassò il cappuccio e scoprì il viso. Due occhi blu notte penetrarono la figura inginocchiata dinnanzi a lui. Con un elegante balzo scese da cavallo e si avvicinò all’uomo che iniziò a tremare come un foglia. Gli prese il mento con due dita e si avvicinò al suo volto


-Perché mai? La gente dei paesi circostanti deve capire che gli conviene arrendersi, allearsi oppure decidere di fare la fine di questo sciocco paesucolo. Ma questa volta mi voglio divertire un pochino, voglio vedere il paese ridursi ad un cumulo di cenere. Dovranno morire tutti. Tutti!- fece una roca e bassa risata. I suoi occhi erano brillati di una luce folle e sinistra. Lasciò il volto del generale e si issò di nuovo sulla sua cavalcatura per godersi meglio il paesaggio infernale che gli si presentava di fronte.


Il generale Crinea guardava agghiacciato il suo signore issarsi a cavallo. Se i suoi pensieri fossero arrivati fino a lui sarebbe stato infilzato come suino. Infatti il povero generale in realtà si era dovuto unire all’esercito Druida solo per convenienza. Meglio amico che nemico, no? Ecco che cosa pensava realmente quell’uomo di tutto quello che stava facendo.


**********


-quanto manca di grazia?-


-è subito in fondo a questa contrada. Non sente il rumore della battaglia?- in effetti Rebecca aveva ragione. I rumori della battaglia si facevano sempre più forti e il rumore degli zoccoli dei cavalli al galoppo non bastavano a renderlo un rumore di sottofondo.


-molto bene signora, molto bene- il generale Ferri serrò ancora di più la presa sulle redine. Il sangue iniziava a ribollirgli esattamente come gli capitava prima di ogni battaglia, ma questa volta era diverso, c’era qualcosa che gli rendeva molto più complicato del solito concentrarsi sull’imminente scontro…posò involontariamente lo sguardo sulla donna seduta di fronte a lui. I suoi lunghi capelli d’oro erano sbatacchiati dal vento e una ciocca gli sfiorò ripetutamente una guancia, questo provocò in lui una reazione che non si sarebbe mai aspettato: sulle labbra si disegnò poco a poco un sorriso rilassato, il primo dopo tanto tempo. Eppure lui ne aveva avute di donne.


La battaglia fece prepotentemente la sua comparsa svoltato l’angolo della grande contrada appena percorsa a gran velocità.

I corpi che giacevano a terra erano, chiaramente, solo di contadini, anche se qua e la al suolo si scorgeva anche qualche tonaca di un soldato Druida, anche se quasi tutti uccisi da piccoli dardi appuntiti lanciati da chissà dove...


-voi due- disse il generale rivolto a due suoi soldati -presto portate questa donna in un posto sicuro dove non possa essere in pericolo, in tal caso saranno le vostre vite ad esserlo- i due soldati si staccarono dal gruppo e, issata Rebecca su un loro cavallo, ripresero la corsa verso la contrada percorsa poc’anzi per ricongiungersi al resto dell’esercito che aspettava fuori dalle mura.


Appena i due soldati ebbero girato l’angolo il generale Ferri volle subito annunciare l’arrivo del suo gruppo al nemico. L’urlo di battaglia risuonò per tutta la piazza e per un attimo sembrò immobilizzarsi tutto. L’effetto sorpresa dell’esercito del Re era perfettamente riuscito.


L’esercito Druida per i primi secondi rimase spiazzato e questo permise al generale e ai suoi uomini di fare piazza pulita dei primi dieci uomini che gli erano capitati a tiro. Alcuni si diedero alla fuga, come se avessero previsto la loro entrata in scena. Altri formarono rapidamente delle file di fronte ai nuovi arrivati per coprire la fuga dei loro compagni focalizzando l’attenzione esclusivamente sull’esercito del Re che sembrava improvvisamente diventato un avversario più interessante che quattro campagnoli messi in croce.


Gli uomini del paese feriti o sfiniti dalla battaglia si ritirarono di corsa infilandosi nelle viuzze collegate alla piazza del mercato approfittando della confusione. Purtroppo alcuni Druidi parvero essersene accorti perché partirono subito al loro inseguimento, ma prontamente qualche uomo dell’esercito del Re abbandonò la lotta per andare in soccorso dei fuggiaschi.


**********


Sembrava averci preso gusto a usare quel lungo e affilato pezzo di ferro che ormai era inzuppato di sangue nemico. Molti dei suoi fendenti andavano a segno. Ogni movimento del braccio, ogni contrazione del muscolo, ogni passo, ogni colpo, tutto pareva essere sotto il suo controllo.


Con un ultimo colpo finì uno degli uomini in abito porpora e nero, ma non ebbe neanche il tempo di spostarsi una ciocca di capelli dalla fronte sudata che un fendente gli mancò il naso per pochi centimetri. Si girò di scatto per scoprire che il suo aggressore aveva assunto una posizione di assalto conosciuta, così come lo era il sorrisetto che spuntava da sotto il cappuccio. Quella smorfia irritante gli ricordava maledettamente una persona…


-ehi Timoteo! Che fai? Ti fai trovare impreparato? Lo sai che è da un’eternità che ti sto cercando tra la mischia? Eh, piccolo campagnolo senza cervello?!- lo sbeffeggiò il misterioso soldato Druida.


A Tim non interessava chi fosse o se assomigliava così tanto a quel presuntuoso damerino, un nomignolo che aveva affibbiato di recente a Ruben, ma non permetteva a uno di quei mostri mascherati da monaci di prenderlo in giro. Gli avrebbe tappato la bocca e lo avrebbe fatto per sempre.


-forza signorino Barda, non mi piace quando ve ne state li fermi a guardarmi…ne ho già fatti secchi quattro in questo modo e non mi sono divertito neanche quando hanno iniziato a rantolare- a Tim si gonfiò una vena sulla tempia, la sua sopportazione era ormai al limite. Prima o poi gli avrebbe strappato di bocca quella linguaccia tagliante.


Si mise anche lui in posizione di assalto e, dopo interminabili secondi durante i quali si studiarono a vicenda, il misterioso Druida, che sembrava conoscere molto bene il suo avversario, fece la prima mossa.


Sfortunatamente per lui sottovalutare un avversario è uno dei peggiori errori che si possano commettere, infatti, convinto che il colpo andasse a segno, portò tutto il peso su un piede, e, quando Tim schivò il fendente facendo un balzo di lato, quasi rovinò a terra.


Tim si concesse una rapida smorfia di derisione tirando un solo angolo della bocca, poi tornò subito serio e concentrato. Il suo avversario non pareva aver gradito perché partì subito con il secondo assalto con una furia che sembrava aver maturato in pochi attimi. Per poco non fu tagliato in due. Fortunatamente Tim possedeva ottimi riflessi


-te la cavi bene per essere solo un piccolo campagnolo ignorante a selvaggio- trattenersi era diventato ormai impossibile e Tim si liberò di quel poco di lucidità mentale che aveva cercato di mantenere e iniziò a menare fendenti in tutte le direzioni cercando di mandarne a segno almeno uno.


Ma la stanchezza si faceva sentire e gli impediva di rispondere agli attacchi del Druida con la forza che aveva all’inizio della battaglia. Questo gli costò un profondissimo taglio sul fianco sinistro che iniziò a colare sangue copiosamente.


Le spade si incrociarono sopra le loro teste e il Druida avvicinò il suo volto a quello di Tim per parlare facendosi sentire soltanto da lui -ops! Ma come hai potuto pensare anche per un solo secondo che saresti riuscito ad abbattere me, l’erede di tutta la grande potenza e ricchezza Druida?! Sei un illuso Timotiuccio! La prossima volta ti consiglio di scappare come un coniglietto attraverso le gallerie sotterranee…oh no, che sciocco!! Dimenticavo che saresti morto lo stesso…-


Tim mollo per un attimo la presa sull’elsa e quasi gli scivolò di mano la spada –ma come Timotiuccio, non hai capito?! Una buona parte del nostro esercito è partito all’inseguimento delle donne e dei bambini lungo i condotti che apparentemente dovrebbero rappresentare la loro salvezza…purtroppo, però, penso che a quest’ora siano già tutti ridotti in cenere. Sai, i nostri dovevano dare fuoco alle gallerie, ed è difficile che qualcuno sia riuscito a sopravvivere…- si finse per un attimo pensieroso e poi scoppiò in una risata maligna.


Tim con un fortissimo colpo allontanò la spada del Druida dalla sua e iniziò a combattere con ancora più foga di prima. La ferita però gli impediva di compiere alcuni movimenti e la parte sinistra rimaneva spesso scoperta.


Ad un tratto si sentì un forte urlo di battaglia e tutto si fermò, anche i due giovani combattenti. Tim osservò attentamente i nuovi arrivati e riconobbe a malapena che si trattava dell’esercito reale e si lasciò scappare un sorriso a fior di labbra. Ma quando si girò per annunciare al suo avversario che lui e i suoi erano spacciati, stava già battendo in ritirata come molti altri appartenenti al suo esercito.


Con un urlo di rabbia si lanciò a capofitto tra la mischia al suo inseguimento, evitando soldati e fendenti volanti. Ogni tanto si fermava anche ad aiutare compagni in difficoltà. In questo modo, però, il suo nemico ebbe un vantaggio non indifferente ma non se lo sarebbe lasciato scappare.


Il bruciore provocato dalla ferita al fianco ormai gli annebbiava la vista ed il male era così intenso che non fece molti metri perché si dovette accasciare al suolo per riprendere le forze.


Intanto la battaglia intorno a lui infuriava ed era molto contento di notare che l’esercito imperiale stava avendo la meglio sugl’invasori. Sempre più Druidi stavano assaggiando le lunghe e affilate spade dei soldati dell’esercito imperiale e alcuni di loro riuscirono a raggiungere i nemici che inseguivano i contadini in fuga permettendo loro di mettersi al sicuro.


Nell’angolo dove si era accasciato non riusciva ad avere una visuale precisa della battaglia e raccolte le ultime forze iniziò a correre, ferita permettendo, verso il campanile che suo padre aveva consigliato ad Amelia come rifugio.


Con orrore si rese conto che la porta d’ingresso dell’alta torre era stata sfondata da qualcuno e la ripida scala a chiocciola era sporca di sangue. Si precipitò su per le scale più in fretta che poté. Mille pensieri gli attraversarono la mente in quel momento “l’ hanno trovata, si, si, l’ hanno sicuramente scoperta e ora l’ hanno uccisa ed è tutta colpa mia e della mia testaccia dura”.


Appena arrivò in cima alle scale trovò una scena che gli fece arrivare il sangue in testa dalla rabbia, un soldato Druida aveva afferrato Amelia per i fianchi tirandola verso di se nel tentativo di farla scendere dalla scaletta che portava al piano superiore, quello da dove lei lanciava i dardi.


Osservando meglio il soldato si accorse che aveva una spalla ferita e sanguinante ed era ancora presente il corpo esterno che aveva procurato il taglio, una piccola freccia spezzata a metà. Tim trasse le sue conclusioni in un lampo, il soldato, colpito dal dardo si è accorto del nascondiglio di Amelia dopo aver visto altri due o tre colpi partire dalla stessa direzione e colpire i suoi compagni.


Sentì il sangue arrivargli alla testa per la rabbia ma quando decise di intervenire in difesa dell’amica si accorse che non avrebbe dovuto dare una mano ad Amelia ma al Druida.


Infatti Amelia stava tranquillamente tenendo testa al soldato che l’aveva attanagliata nella morsa delle sue braccia. La teneva stretta a se e nel frattempo la tirava giù un gradino per volta, ma non era per nulla un’impresa semplice perché la ragazza continuava a scalciare e ad agitarsi come un’anguilla e il Druida stava cominciando a perdere la pazienza.


-sta ferma maledetta ragazzina. Ahia! Piccola insulsa contadinotta, ora te la faccio pagare- con uno strattone più forte degl’altri fece perdere l’equilibrio ad Amelia che fece gli ultimi quattro gradini di sedere cadendo ai piedi del soldato, il quale la raccolse e la girò verso di se per vederla finalmente in faccia.


-accidenti! Sei carina nonostante il tuo caratteraccio. Però sei troppo sporca per i miei gusti. Bhè, che potevo aspettarmi da una contadina?!- Amelia approfittò del fatto che di fronte a se aveva trovato un soldato poco sveglio e oltre tutto notò che era pure piuttosto magrolino, così rifilò un pestone al piede del Druida il quale si piegò in due per afferrarsi il piede, ma, appena piegò un po’ la testa, la ragazza gli ruppe il naso con una potente ginocchiata.


-ma brava! Adesso non hai più bisogno neanche della mia protezione?!- Amelia girò la testa di scatto perché aveva riconosciuto la sua voce e anche se avesse avuto voglia di saltargli al collo decise di stare al gioco e di punzecchiarlo un po’.


-e quando mai io ho avuto bisogno della tua protezione?! Te l’avevo detto si o no che sono perfettamente in grado di cavarmela da sola?!-


-hai ragione, sei una piccola guerriera. Davvero brava oltre tutto. Sono molto fiero di conoscere una signorina come te-

-sei molto carino, grazie- fece un sorrisone che gli si spense in un attimo appena si accorse che Tim perdeva sangue da un fianco


–oddio Tim, e quello?!- il ragazzo seguì il suo sguardo e fece un sorriso stanco


-oh, questo? Non ti preoccupare per il mio graffietto. Ora dobbiamo andarcene, va tutto a fuoco qui nel caso tu non te ne sia accorta-


-ma ce la fai con quello squarcio?-


-squarcio, ma smettila! Te l’ ho detto, è solo un graffietto. Ora andiamo, presto!- fece due passi e perse l'equilibrio


-Tim!- Amelia si precipitò ad aiutarlo a rimettersi in piedi


-è..è solo la testa...mi gira un po'-


-chissà quanto sangue hai perso. Bisogna curare quella ferita. Dai, appoggiati a me- uscirono il più in fretta possibile dal campanile e si infilarono nelle strette viuzze che li avrebbe portati al più presto fuori da Viale Bardato.


Appena fuori dalle mura si nascosero dietro un ammassamento roccioso con un piccolo ruscelletto che l’attraversava, solo in quel momento tirarono un sospiro di sollievo.


**********


-mettetemi giù-


-come dite prego?-


-ho detto di mettermi giù, ora-


-sentitemi bene signorina, non so come gliele abbiano insegnate le buone maniere ma io sono sicuro che saprà bene come rivolgerti ad un uomo, soprattutto se è un soldato e ancora più importante, se sta eseguendo gli ordini del suo generale. Quindi non ritengo di essere obbligato a starla a sentire. Sono stato chiar…- il soldato non riuscì a finire la frase che Rebecca era già saltata giù dal cavallo con il quale stava cavalcando e aveva preso a correre in direzione della battaglia.


-vuole farci uccidere entrambi? É una sciocca. Verrà uccisa nella mischia e io verrò impiccato dal generale in persona per non essere riuscito ad eseguire un compito così semplice e per avergli disubbidito. Ehi, mi sta sentendo?!- ma Rebecca era già lontana e il soldato non poté fare altro che fermare il compagno con il quale stava tornando dal resto delle truppe e avvertirlo che andava a recuperare la giovane fuggiasca.


**********


-adesso me la fai vedere questa ferita?- Tim fece una smorfia infastidito, ma poi ubbidiente si sfilò la casacca rimanendo a torso nudo per far controllare il taglio all’amica. Amelia sussultò nel vedere la ferita così profonda, coperta di sporcizia e ormai infettata a dovere.


-è davvero ridotta male. Sei un incosciente se non mi permetti di fare qualcosa-


-andiamo Amelia quando mai hai imparato a l'arte medica? Cerchiamo un cerusico, ti prego- disse Tim viola in faccia dalla vergogna, ma Amelia non se ne accorse minimamente.


-fossi in te mi accontenterei anche della sottoscritta, anche perché non vedo nessuno presente oltre me in grado di aiutarti, no?!-


-e va bene,va bene. Fai quello che puoi, ma ti prego…non farmi male…-


-oddio mio! Gli uomini sono proprio dei bambini-


-ma che pretendi la ferita mi fa un male cane e poi non mi fido delle tue cure-


-grazie tante! Sei proprio la tipica persona che ogni neo-medico desidererebbe! Sai che ti dico? Arrangiati!-


-no, no. Amelia andiamo non ti volevo offendere. Davvero. Ti prego ora…se puoi fare qualcosa falla subito, sento che sto per perdere i sensi-


Amelia fece un sorrisetto e dopo essersi strappata un lembo della larga casacca che indossava e averlo imbevuto nel ruscelletto lo guardo negl’occhi e gli disse semplicemente –meglio! Così non sentirai troppo dolore…-


**********


Il terribile rumore della battaglia sembrava essere diminuito ma la paura che si era insidiata nel cuore di Rebecca era di ben altro tipo che quella di essere uccisa da un nemico. La sua paura era proiettata tutta per il generale Ferri che aveva avuto così tante premure verso di lei che si sentiva decisamente in debito.


Smise di correre, perché i polmoni in fiamme non le permettevano più di respirare, ma mantenne il passo svelto perché si sentiva terribilmente inquieta e prima avrebbe visto il generale stare bene, prima sarebbe riuscita a tranquillizzarsi.


Non appena raggiunse la piazza del mercato ormai diventata campo di battaglia cercò di passare il più inosservata possibile camminando rasente ai muri delle case o nascondendosi dietro agli alberi, ma quando si rese conto che gli unici soldati rimasti in vita erano quelli dell’esercito reale uscì allo scoperto e si rasserenò.


Corse loro incontro e ignorò i richiami e gli inviti a restare nascosta per evitare attacchi a sorpresa dei nemici. Notò che le perdite non erano moltissime, infatti l’antipatico sergente che aveva incontrato prima dello scontro era ancora vivo e vegeto insieme al suo piccolo gruppo d’assalto. Però mancavano molti uomini del gruppo del generale, ma soprattutto di lui non c’era traccia.


-ehm…scusatemi ma…- fece al primo uomo che gli capitò a tiro –dov’è il generale Ferri?- il soldato era molto stanco, glielo si leggeva in volto, e Rebecca era sicura che se fosse stato più fresco e riposato l’avrebbe guardata come un reietto, ma non avendone la forza non lo fece


-mi spiace signora ma il suo gruppo è andato all'inseguimento di alcuni Druidi. C'è stata un'imboscata e purtroppo non ... non lo so- Rebecca sentì come uno schiaffo in pieno volto, poi si accasciò a terra nascondendosi il volto con le mani “No! Non è giusto! Perché proprio lui. Un’ uomo così buono, così gentile…l’unico uomo che non mi ha guardata male perché sono una donna o una contadina…lui era così, così ... perché…?”.


Si rialzò di scatto e si precipitò in mezzo al campo di battaglia senza dire una parola e iniziò a cercare il volto del generale Ferri tra i morti stesi al suolo o i feriti gravi che ancora rantolavano appoggiati ai muri o alle proprie spade. Dovette scavalcare più volte grossi ammassi di pietre crollate dai palazzi durante l'attacco.

Ovviamente non lo trovava perchè l'imboscata era avvenuta in un luogo distante dalla piazza, ma era troppo sconvolta per rendersene conto.


Ad un tratto vide due corpi ormai privi di vita muoversi in modo innaturale e del tutto sospetto. Si lanciò in quella direzione spostò di poco i due corpi perché era sicura che ci fosse qualcuno vivo schiacciato dal loro peso. Il volto che gli comparve davanti agl’occhi era quello di un ragazzo molto giovane, forse un po’ più grande di lei. Aveva un’espressione di dolore dipinta in faccia e sembrava anche piuttosto spaventato, aveva una spalla rotta e un grande e profondo taglio sulla tempia che colava sangue copiosamente.


-presto, venite ad aiutarmi c’è un ferito!- due soldati riconobbero il loro compagno ed aiutarono Rebecca a spostare i cadaveri e a portare il ragazzo in un posto dove poterlo stendere e visitare. Un cerusico raggiunse il gruppo a grandi passi e, allontanata la folla iniziò a visitare il paziente controllando polso e respiro, poi passò alla tempia e con uno straccio imbevuto in una sostanza nauseabonda gli tamponò la ferita. Poi presi ago e filo iniziò a cucire abilmente i due lembi di pelle.


Mentre il medico spogliava il ragazzo dell’armatura per controllare la spalla si rivolse a Rebecca e le fece un gran sorriso –è stata lei a trovarlo vero?! È un ragazzo fortunato sa? Gli ha salvato la vita- la ragazza gli rivolse un grande sorriso e si avvicinò un po’ di più al cerusico –se volete mi posso offrire per aiutarla. Si…insomma c’è tanta gente che ha bisogno delle sue cure, quindi mi dica come posso finire di curarlo io- l’uomo ci rifletté un po’ poi le spiegò velocemente come sistemare la spalla e le lasciò delle erbe per la tempia, poi si allontanò frettolosamente.


Rebecca si diede subito da fare. Il medico le aveva spiegato che doveva rimettere la spalla a posto perché era uscita dal proprio cardine o era quello che lei aveva capito, così con un movimento rapido e secco fece rumorosamente tornare la spalla a posto. Questo svegliò il ragazzo che lanciò un urlo di dolore iniziando poi ad agitarsi e a guardarsi intorno –d…do…dove sono?- Rebecca cercò di tenere fermo il ragazzo che continuava a muoversi rischiando di peggiorare le sue condizioni.


-state calmo o non riuscirò a fasciarvi la spalla- il ragazzo la guardò in volto e cambiò espressione, la trovava molto bella ma non capiva come mai gli dovesse fasciare la spalla


-che mi è successo?-


-il cerusico mi ha spiegato che molto probabilmente siete stato colpito da un macigno durante la frana di uno dei palazzi. Siete molto fortunato, se io non vi avessi trovato ora non vi potrei fasciare la spalla-


-vi ringrazio…- il ragazzo non sembrava molto turbato, anzi, la presenza di Rebecca lo rasserenava molto. Si fece fasciare la spalla anche se era un po’ in imbarazzo e si lasciò scappare qualche lamento mentre la ragazza gli spalmava un impacco di erbe per accelerare la cicatrizzazione della ferita alla tempia.


-ora riposatevi. Hanno bisogno di me altrove, ma se avete bisogno chiamatemi pure- fece un sorriso poi si congedò, ma dovette tornare indietro –scusatemi sono una sciocca…mi chiamo Rebecca. È questo il nome con il quale mi dovete chiamare se avete bisogno. Ora scusatemi- e si allontanò di fretta.


**********


La ferita di Tim era davvero profonda e infetta. Più che tamponare con il lembo imbevuto di acqua Amelia non sapeva proprio che fare. Non aveva mai imparato l'arte curativa dei medici e quindi cercava di aiutare l'amico agendo d'istinto. Però sembrava non funzionare perché il suo sfortunato paziente era ormai bianco come un cencio e necessitava di riposo.


-...melia? ..evo riposare-


-cos...? Ah, devi riposare. Va bene ma fai in modo di svegliarti se no sarò costretta a percuoterti a lungo-


-..hissà che dispiacere...- Amelia accenno un sorriso che si spense non appena Tim girò gli occhi indietro e chiuse le palpebre. Ora era ufficialmente impanicata. Non sapeva certo come comportarsi ma poteva trovare il modo di trasportarlo da qualche parte oppure trovare aiuto. Allontanarsi da Tim o esporre entrambi al nemico lasciando un posto apparentemente sicuro e provvisto di acqua? Che fare? Che fare? Che fare?


Alla fine pensò che fosse più sicuro per Tim restare nascosto nell'ammasso di sassi ed esporre solo se stessa al pericolo. In questo modo, forse, uno dei due poteva cavarsela.


Prima di andare si soffermò alcuni secondi sul suo volto: era rilassato ma pallido, le palpebre erano serrate e nascondevano gli occhi verde smeraldo, la bocca era leggermente aperta e biancastra e i riccioli biondo grano solitamente spettinati dal vento ora erano appiccicati alle tempie. Non lo aveva mai visto ridotto in questo stato nonostante lo avesse assistito ad alcune febbri prese da bambino. Il ragazzo forte e affascinante con il quale era cresciuta ora era ridotto parecchio male.


Prese coraggio e si allontanò di qualche passo, ma dovette fermarsi. Sentiva la testa girarle e lo stomaco era come strizzato da mani invisibili. Si girò e, tornata indietro, si chinò su di lui quel tanto che le bastò per baciargli dolcemente la fronte.



**********

To Be Continue…

**********


EH EH EH..OK CHI VUOLE PICCHIARMI PRENDA UN TRENO E VENGA A FARLO...SONO IMPERDONABILE!VI GIURO CHE NON MI SONO MAI DIMENTICATA DELLA STORIA..NON AVREI POTUTO..SOLO CHE..IL TEMPO E' TIRANNO!!!MALEDIZIONE SE SAPESTE PER QUANTO TEMPO MI SONO ARROVELLATA IL CERVELLO PER RIUSCIRE A FAR COMBACIARE STORIA E RESTO DELLA MIA VITA..UFF..SE MOLTE DI VOI SI SONO DIMENTICATE DELLA MIA STORIA E' PIU' CHE COMPRENSIBILE..ME LA SONO CERCATA..SIGH SOB!!!

VA BHE'..DIAMO SPAZIO ALLE RECENSIONI.....


Recensioni:


*Sarah*: carissima sara,sono stata davvero una caccola! Hai ragione, non avrei dovuto abbandonare la storia per così tanto tempo. Ora sono andata un po' avanti, ma ho paura che per il prossima capitoo dovrete aspettare ancora molto...che pizza avessi tempo di fare solo questo dalla mattina alla sera avrei già finito la storia!!! Se puoi perdonare la mia sparizione te ne sarò supergrata!!^_^


Joenna: grazie! Mi fa piacere che la mia storia ti entusiasmi tanto..spero solo che la distanza di tempo che separa il capitolo 10 dal capitolo 11 non abbia fatto appassire il tuo entusiasmo...ciauuuuuuuu^_^


Fr@: Ciau fr@! Lo sai che hai perfettamente ragione??!! le tue recensioni sono chilometriche! E soprattutto hai ragione per il fatto che mi merito una superpunizione! Non ti ho neanche più postato il trailer della mia storia..che merdaccia che sono!! Se mi spieghi bene come farti avere tutto provvedo in un attimo..Baciooo^___^



ANCORA MILLE SCUSE A TUTTI!!!!!

VI HO PREPARATO UNA SORPRESA CHE SPERO CHE TUTTI POSSIATE VISUALIZZARE..IN CASO CONTRARIO FATEMI SAPERE E IO CERCHERO' DI RIMEDIARE...CIAU CIAU A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!



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