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Autore: dilpa93    14/09/2013    8 recensioni
"Il mondo è pieno di sofferenze, ma è altrettanto pieno di persone che le hanno superate".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Un semplice bambino che trae respiri leggeri e sente la vita in tutti gli arti che ne può sapere della morte?”
Wordsworth

 
 

Richiama la sua attenzione carezzandogli la schiena, mentre porta la mano in cui stringe il brico di caffè caldo davanti ai suoi occhi.
Lui inspira e riconosce il suo inconfondibile profumo mischiato all’aroma della bevanda.
“Grazie, mi ci voleva.”
Si volta incontrando il suo sguardo, sorridendole grato afferrando il contenitore.
È rimasto lì tutta la notte e da allora non si è mosso dall’ospedale. Per dodici ore non ha sentito parlare che di aghi, valori di globuli bianchi e piastrine, medici e infermiere nominare malattie dai nomi impronunciabili e, nonostante questo solitamente gli avrebbe dato buoni spunti per il nuovo romanzo a cui sta lavorando, quella mattina la sua mente è stata completamente altrove.
Più volte, nelle notti trascorse lì su di una scomoda sedia pieghevole, gli era venuta alla mente una frase di Burton Grebin.
“Perdere un figlio è perdere una parte di se stessi”.
E ogni volta che vi pensava non poteva fare a meno di ringraziare la vita per non avergli fatto scoprire quanto fosse vera.
“L’ho preso alla caffetteria qui di fronte, ma ormai sarà freddo. Qualcuno si è dimenticato di dirmi che non eravate più in camera.”
“Hai ragione, mi dispiace.” La bacia dolce sulle labbra, senza approfondire troppo quel contatto, consapevole che così facendo riesce sempre a farsi perdonare tutto. “Com’è andato il rientro al distretto?”
“Non mi sarei dovuta lasciar convincere da te ad andare.” Lo accusa colpendogli la spalla con un pugno.
“Ahio! È andata così male?”
“N-no...” balbetta a stento. “Ma non sono riuscita a concentrarmi come avrei dovuto. Continuavo a pensare a lei. Sarei potuta rientrare tranquillamente tra un paio di giorni invece che fare delle figuracce tremende imbambolandomi fissando il vuoto durante un interrogatorio o sul luogo del delitto.”
“La tua squadra aveva bisogno di te Kate e poi... un nuovo omicidio, non ti senti esaltata?”
“Affatto.” Risponde cinica arricciando le labbra ed inclinando lievemente la testa. “Piuttosto, come mai a questo piano?” Chiede guardandosi intorno in cerca di una spiegazione. “Credevo che Madison non potesse lasciare la sua stanza.”
“È così infatti, ma ha preso da me, mi ha guardata con quei suoi grandi occhioni verdi e non ho potuto dirle di no.”
“Mi stai forse dicendo che hai portato nostra figlia fuori dalla sua stanza senza alcun consenso medico? Hai idea di quello che potrebbe succedere? È debole, ancora a rischio di infezioni, tu, tu... tu stai ridendo.” Farfuglia confusa. “Rick perché diavolo stai ridendo?”
“Perché sei adorabile quando sei così apprensiva.” Le sorride sornione prima di fornirle un chiarimento. “Il dottor Harrison ha detto che possiamo portarla a casa domani in mattinata e Maddie lo ha letteralmente implorato di poter andare nella stanza dei giochi.”
“In questo ha preso da te.”
“Non direi. Lo sguardo da cucciolo abbandonato non ha funzionato, ma quando ha usato quello intimidatorio che mi hai riservato pochi istanti fa... beh, ha capitolato.”
Sorride compiaciuta dal caratterino della loro bambina e dal fatto che si stia riprendendo così in fretta.
Si girano entrambi verso il vetro, guardandola giocare impegnata e concentrata. I boccoli castani le sfiorano il viso ora un po’ più colorito, le dita ancora piccole e sottili porgono un giocattolo a chi le sta accanto.
“E lui chi è?” Domanda indicando con un cenno del capo il bambino che ride divertito con la sua piccolina.
“Oh, lui è Philip.”
“Ora si che è tutto più chiaro.”
“Il nuovo amico di nostra figlia. Le loro mani si sono incontrate su un pezzo blu dei lego finito sul tappeto con stampata la faccia di Winnie the Pooh. Da quel momento non hanno smesso di giocare insieme. Fanno costruzioni, le distruggono... hanno creato un club esclusivo, ignorano completamente gli altri bambini, è come se ci fossero solo loro due, come succedeva a noi.”
“Qualcosa mi dice che sarà dura quando dovrà tornare nella sua stanza.”
“Solo quando dovrà tornare in camera sua? Immagina quando domani ci chiederà di andare a giocare ancora con lui e noi dovremo dirle che invece la riportiamo a casa.”
“E pensare che odiava stare qui.” Sussurra mentre il viso le si rabbuia e il luccichio dei suoi occhi la tradisce.
“Ehi, che succede? Credevo saresti stata contenta, torna a casa con un paio di giorni di anticipo. È un buon segno.”
Il trapianto era andato nel migliore dei modi, ogni cosa si stava lentamente aggiustando e vedere di nuovo il sorriso sul volto di Madison era il regalo più bello che avrebbero mai potuto ricevere. Ma il mese che era seguito era stato particolarmente lungo. Pochi contatti, giornate passate nel corridoio dell’ospedale, vederla giù di morale a causa dell’impossibilità di uscire. Ma i sacrifici fatti avevano dato i loro frutti e la loro piccola guerriera era stata premiata.
“Lo so, è solo che sono così...” La lacrima scivola indisturbata sulla sua guancia seguendo la linea del suo viso e allo stesso modo, con estrema naturalezza, il pollice di Rick la accarezza portandola via con sé.
“Non piangere Kate. Ehi, vieni qui.” La stringe al suo petto, massaggiandole la schiena con movimenti circolari facendo passare il calore dalle sue mani al suo corpo.
“Sarà così bello riaverla casa. Io-io non so perché faccio così.”
“Sono lo stress e la stanchezza accumulati in questi mesi. Andrà meglio.”
“O forse peggio, il tornado Maddie sta per tornare.” Ridacchia felice tra le lacrime trattenute a stento.
“A tal proposito, ho sentito Alexis poco fa, mi ha detto che con Matt saranno qui tra un’ora. Avremo così l’occasione di andare a casa, farci una doccia.”
“Va avanti.” Mormora voltandosi, poggiando la schiena a ridosso del suo petto ondeggiando così al ritmo del suo respiro, improvvisamente interessata alla piega che sta prendendo la conversazione.
“Potremmo riposarci, farci una bella dormita, oppure...”
“Oppure?” Lo incoraggia con quel pizzico di malizia in grado di fargli girare la testa, e in pochi secondi la sua risposta le arriva vicino all’orecchio in un sospiro che le accarezza, avvolgendola in un brivido, il suo punto più sensibile.
“Non saprei, ma scommetto che qualcosa da fare ci verrà in mente.”
 
 
 
Diletta's coroner:
Questa volta è finita davvero :)
In fondo un pizzico di ottimismo non fa male... giusto?

 
  
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