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Autore: mari_maru    14/09/2013    2 recensioni
‘’E se i ruoli s’invertissero?’’
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Garrett, Jacob Black | Coppie: Edward/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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‘’one hand to heaven’’
 
 
Sono  diventato la cosa che odio di più al mondo.
Non ho mai creduto nel soprannaturale, vampiri, fantasmi, streghe..insomma, cose così.
Ma mi sbagliavo.
 
 
Da piccolo mio padre mi raccontava storie. Pura fantasia, pensavo.
Per spaventare noi bambini e indurci a fare i bravi.
Qualche anno fa ho capito che mi sbagliavo. Tutto quello che popola i vostri incubi (si,proprio voi che state leggendo) è vero. E quando dico tutto,intendo veramente tutto.
Ricordo tutto di quella sera, come se fosse ieri.
Ero andato al cinema, con Bella, all’epoca impazzivo per lei. L’avevo riaccompagnata a casa,era tardi e non volevo che girasse per la città da sola. Ero riuscito a strapparle un bacio sulla porta di casa, facendola sorridere. Mi ero preoccupato per lei, ma non sapevo che ero io quello che aveva bisogno di protezione. Ero arrivato ad un centinaio di metri da casa, potevo vedere le luci accese in cucina. Mia madre mi stava aspettando, ancora sveglia. Ma non riuscì a vederla quella sera, né nei giorni successivi. Un uomo mi aveva aggredito,prendendomi alla sprovvista. Non lo avevo sentito arrivare.
Come avrei potuto?
La fitta di dolore che mi arrivò dal collo fu terribile. Come fare un tatuaggio,moltiplicando il dolore all’ennesima potenza. Mi sentì bruciare, come se mi avessero dato fuoco.
Non so perché non completò il suo pasto, ma so che mi lasciò agonizzante sull’asfalto.
Mi risvegliai qualche giorno dopo, a detta di Garrett.
Mi aveva trovato poco dopo attratto dall’odore del sangue, togliendomi dalla strada.
I due giorni che mi sono serviti per trasformarmi sono stati i due giorni più brutti e dolorosi della mia vita. Più dolorosi anche della volta in cui caddi dalla moto in corsa e mi frantumai più ossa di quelle che pensavo di avere.
Ho sempre odiato i vampiri. Fin da piccolo,quando mi venivano raccontate quelle ‘’leggende’’. Il vampiro è sempre stato il cattivo, il freddo dagli occhi rossi.
E giustamente,fra tutte le cose che potevo essere,mi è toccato il vampiro.
Ero il ragazzino dalla pelle perennemente abbronzata che era una schiappa in educazione fisica, a scuola e nella vita normale. Senza amici e sfigato con le ragazze. Ma proprio quando riesco a strappare un appuntamento alla ragazza più carina della scuola,puff….la sfortuna perseguita Jacob Black,io l’ho sempre detto.
Non vedo quasi mai i miei genitori, da quella sera, né Bella. Ho paura di non riuscire a controllarmi, quando sono con loro. Ho detto ai miei che mi trasferivo a casa di Embry, per poter raggiungere la scuola più facilmente. Hanno protestato per un po’, ma poi se ne sono fatti una ragione.
In realtà vivo in una casetta sperduta alla periferia di Forks, con Garrett. Anche se non lo si può chiamare coinquilino, visto che non c’è quasi mai. In verità non avrei bisogno nemmeno di una casa. Non dormo e non mangio. A cosa mi servono una manciata di mobili? Ma, comunque, ne ho bisogno, perché ho bisogno di poter definire un luogo ‘casa’.
Da quando sono un vampiro, un mostro, sento sempre la sete pizzicarmi la gola, come se non bevessi da giorni mentre cammino per il deserto del Sahara con il sole che mi picchia sulla testa. La sete di sangue mi opprime, diventando sempre più forte quando cerco di reprimerla. Ma è sempre più difficile.
Cerco sempre di prolungare il momento della caccia, quel momento in cui vedrò la vita di una persona abbandonare il suo corpo, la sua anima volare via, lontano da questo mondo popolato da mostri. Ma meglio morire che diventare come me.
Ma adesso non ce la faccio,non resisto più. Sono due settimane che non mi nutro, il mio nuovo record. Non posso aspettare altro tempo. Devo agire adesso prima di combinare qualche disastro.


Preferisco cacciare nei boschi vicino Forks, dove c’è sempre qualche escursionista che cerca pace fra gli alberi. Piaceva anche a me camminare fra i boschi. Mi dava un senso di tranquillità e di serenità che nessuno era in grado di trasmettermi.
Oggi sembra di stare in un canile. C’è un intenso odore, anzi è proprio una puzza, di cane bagnato. Sono confuso. Anche se ci fossero cani in giro, non piove.
Poi sento qualcosa. O meglio, qualcuno. Si muove tra il sottobosco con sicurezza ed agilità. Posso percepirlo. Mi dirigo nella direzione giusta, verso ovest, senza far rumore. Ad aspettarmi, inconsapevole, c’è un ragazzo. È pallido, come se fosse malato, ma da come si muove si capisce che è in salute. È alto, ma non più di me, sul metro e ottantacinque. Gli occhi verdi, che scrutano fra le foglie, spiccano sul viso incorniciato da capelli castani.  Annusa l’aria, con sospetto, come se stesse cercando qualcuno.
Poi si volta. Verso di me.
Nonostante il fitto fogliame a nascondermi, sembra che si sia accorto della mia presenza. Dalla bocca gli esce una specie di ringhio. Nel giro di qualche secondo vedo pezzi di vestiti volare per aria e un cane enorme, o è un lupo?, puntare verso di me. Inizio a correre, ma lui mi raggiunge facilmente. Apre le fauci, pronto ad azzannarmi, ma riesco a saltare su un ramo appena in tempo. Salta alla base dell’albero, cercando di arrampicarsi. Ma non ci riesce. Il mio istinto mi dice di svignarmela.
Seguo il consiglio.
Correndo verso casa, mi ritornano alla mente le parole di Garrett, quando m’introdusse al mio nuovo mondo.
Era intento ad immobilizzare un uomo, la sua preda, quando disse ‘I licantropi sono nostri nemici naturali. Inciampa fra le zampe di un licantropo e sei morto.’ Quindi la puzza di cane bagnato era lui. Poi ricordo un’altra cosa. ‘I veri licantropi si trasformano solo con la luna piena, ma ci sono i mutaforma, che sono la stessa cosa. Solo più pericolosi. Si trasformano quando vogliono.’ Aveva detto, mentre affondava i denti nel collo di quel povero cristo.
I miei pensieri corrono e il mio naso cattura un nuovo odore. Mi lascio guidare dalle gambe e affondo i denti in un collo, non so se sia una ragazza o un ragazzo, un uomo o una donna, ripensando a quegli occhi verdi che mi hanno penetrato per un misero e lungo secondo.


Sono passati dieci giorni da quando ho incrociato la mia strada con un mutaforma, ma il ricordo di quegli occhi è ancora vivido dentro di me.
Ho indagato, naturalmente senza far percepire la mia presenza.
Si chiama Edward Cullen e ha diciassette anni. Abita nella riserva naturale di La Push a circa quindici/sedici miglia da Forks. A quanto pare è l’unico mutaforma del luogo. Ne ho parlato con Garrett.
‘’È un gene presente nel DNA. È una specie di protezione. Non so da dove viene, quale sia l’origine, ma la usano per proteggersi da noi. È una cosa antica. Ma per il momento, credo, sia l’unico ad averlo. Siamo solo due vampiri, troppo pochi per far scattare il gene anche in altri. Più vampiri arriveranno nella zona, più licantropi spunteranno.’’ l’esperto è lui, quindi mi fido. Ma vorrei andare più a fondo.


Eccolo lì, da solo. Le mie gambe si muovono prima che io possa realmente rendermene conto. Sento che ho bisogno di parlargli, di rivedere quegli occhi verdi. Si accorge della mia presenza quando sono ancora a qualche metro da lui. Lo vedo irrigidirsi. Quando lui si gira, alzo le mani in segno di resa. I suoi occhi mi scrutarono, provocandomi un inspiegabile brivido, sulla difensiva.
‘’So cosa sei. Una schifosa sanguisuga.’’ la sua voce è melodiosa, ma trasuda rabbia, doloro perfino.
‘’Non sono qui per quello che pensi. Non voglio farti del male, né a te né a nessun altro.’’ continua ad essere guardingo. ‘’Devo sventolare bandiera bianca?’’ i suoi occhi restano duri. Perché nessuno capisce mai il mio sarcasmo?
‘’Cosa vuoi?’’ sembra scocciato. Cosa gli rispondo?Non lo so cosa voglio. So solo che….
Resto in silenzio, fissandolo.
‘’Senti, non so perché ti sto concedendo il beneficio del dubbio. Avrei già dovuto farti a pezzi, sei un pericolo. Per tutti.’’ parlando si è alzato. Deve alzare un po’ la testa per guardarmi negli occhi.
Lo ammiro. Non rabbrividisce davanti al rosso delle mie iridi. Ha fegato il ragazzo.
Mi ci vuole una frazione di secondo per rinchiudere il suo viso nelle mie mani e raggiungere le sue labbra, sottili ma morbide. E un’altra frazione di secondo per essere spedito contro un albero. Volete la verità?Non so perché l’ho baciato. Forse volevo solamente alleviare il dolore nei suoi occhi, o per puro egoismo.
‘’Mi dispiace.’’ riesco a biascicare, prima di sparire.
 

Dopo quel bacio, mi si è acceso qualcosa dentro. È come se adesso avessi una ragione per restare. Quel contatto, se anche minuscolo, c’è stato.
Ed è stato bellissimo. Mi ha riscaldato. Per quella frazione di secondo non ho pensato nemmeno alla sete di sangue, o alle vene che pulsavano sotto le mie mani, sul suo viso. Per quell’attimo non ho pensato alla nostra diversità, alla nostra battaglia (siamo pur sempre nemici naturali). Ho semplicemente pensato al ragazzo che mi stava di fronte.
Edward.


Quel dolore nei suoi occhi mi ha spinto ad indagare. Ho scoperto, dopo numerose ricerche, che sua madre è morta quando lui aveva poco più di undici anni. Trovata in riva al mare, i primi di giugno, prosciugata fino all’ultima goccia di sangue. Sono esattamente sei anni, dal giorno della sua morte. Sei anni da quando sono diventato un immortale.
 Se ci sei dentro non ci metti tanto a capire. Un vampiro.
 

Ormai ho memorizzato i suoi spostamenti. Ogni giorno alle sette a quarantacinque esce di casa per andare a scuola. Esce alle quattordici e quindici. Di corsa a casa per fare i compiti (che bravo ragazzo!) e poi un tuffo dalla scogliera con i suoi amici. Ogni martedì, verso le quatto, s’incammina nel bosco, per una lunga passeggiata. Rigorosamente da solo.
Oggi è martedì.
 La puzza di cane bagnato mi circonda. Lo sento arrivare, senza preoccuparsi di nascondere il rumore. Gli do la schiena, quando comincio a parlare.
‘’È per questo che odi i vampiri?’’ anche a me risulta difficile da dire, ma ormai è quello che sono. Si fa strada sul suo volto un’espressione perplessa, che maschera la rabbia per la mia presenza.
‘’Mi dispiace, per tua madre.’’ e mi dispiace veramente.
‘’Chi sei tu?’’ adesso sembra di nuovo arrabbiato.
‘’Non sono stato io.’’ mi difendo.
‘’Chi sei?’’ ripete.
‘’Jacob.’’ finalmente mi tuffo in quegli occhi verdi che sembrano pietre preziose.
‘’Jacob…Jacob.’’ il mio nome risulta melodioso pronunciato dalle sue labbra. ‘’So chi è stato e…’’
‘’Credo sia stato lo stesso vampiro che ha trasformato me. Sono stato trasformato sei anni fa, nello stesso periodo in cui tua madre è….’’ tentenno, cercando di spiegarmi  ‘’credo che adesso sia lontano da qui. Sapere di non essere solo deve avergli messo ansia, quindi se l’è svignata.’’ cerco di sdrammatizzare. L’atmosfera fra noi è pesante. Passa qualche minuto, imbarazzante per me, in cui nessuno dei due parla.
‘’Perché mi hai baciato?’’ merda!
‘’Ecco, io non so..mi dispiace veramente, non volevo, non so cosa mi sia preso..forse la sete deve avermi tirato qualche brutto scherzo..sai, allucinazioni.’’ rido piano, per il nervosismo. Il suo sguardo si addolcisce, giusto un po’. Ma sembra deluso.
‘’Ehm, posso farti una domanda?’’ è un modo per sviare il discorso, ma è una domanda che m’incuriosisce veramente. Lui annuisce un po’ titubante.
‘’Perché proprio il lupo?Non potevi trasformarti in un orso, o che so, un leone?Sei un mutaforma, puoi scegliere in cosa trasformarti, no?’’ sembra incredulo, come se si fosse aspettato qualsiasi domanda tranne questa. Poi comincia a raccontare.
‘’ Le leggende degli indiani Quileute narrano della nostra discendenza dai lupi e dell'esistenza di esseri metà uomini e metà lupi. La piccola tribù dei Quileute si stabilì nel golfo all'estremo nord-ovest della penisola dell'attuale stato di Washington: dediti alla pesca, erano un popolo pacifico. L'invasione di una tribù vicina più numerosa costrinse i Quileute a far ricorso alla magia: lasciati i corpi, gli spiriti dei guerrieri potevano scatenare venti poderosi, urlando in modo spaventoso. Gli animali erano in grado di vedere questi spiriti e di comunicare con loro e i guerrieri ne approfittarono per scacciare il nemico dalle loro terre. Anni dopo, la tribù viveva in pace sotto il capo Taha Aki: solo un uomo non era felice, Utlapa. Questi era uno spirito guerriero tra i più forti ed era invidioso del potere del capo tribù. Taha Aki poteva leggere nei pensieri degli altri spiriti guerrieri e vide i desideri di conquista che animavano Utlapa: per questo decise di allontanarlo dalla tribù. Utlapa si rifugiò nei boschi, meditando vendetta. Un giorno, Utlapa scoprì il corpo di Taha Aki abbandonato in un posto sicuro mentre il suo spirito era lontano a sorvegliare la tribù. Utlapa lasciò il suo corpo e si impossessò di quello del capo, troppo lontano per ritornarvi prima del rivale. Giunto al luogo segreto, Taha Aki trovò il corpo di Utlapa senza vita e intuì che questi avesse preso il suo posto nella tribù. Approfittando di questo potere, Utlapa iniziò a dettare leggi a proprio vantaggio, primo tra tutte il divieto di entrare nel mondo degli spiriti: se un guerriero avesse abbandonato il proprio corpo infatti, avrebbe scoperto l'inganno. La tribù conobbe un periodo di tristezza e desolazione e lo spirito di Taha Aki ne soffriva: a questo si aggiungeva il dolore di una non-vita, senza speranza né di poter tornare tra i vivi né di raggiungere l'aldilà. Un giorno, lo spirito di Taha Aki si imbatté in un grosso e bellissimo lupo. Stupefatto da tanta forza e fierezza chiese al lupo di poter condividere il suo corpo con lui, e il lupo accettò. Come lupo si diresse al suo villaggio e, simulando un canto Quileute con l'ululato riuscì a convincere uno degli uomini ad entrare nel mondo degli spiriti: qui gli spiegò quello che era accaduto, ma nel frattempo Utlapa sopraggiunse e uccise il traditore. Per la rabbia scatenata da questo gesto, lo spirito di Taha Aki prese il sopravvento sul lupo e riuscì a trasformarsi in un essere umano perfetto, la gloriosa interpretazione del puro spirito di Taha Aki. I guerrieri lo riconobbero subito nonostante le diverse sembianze. Il potente Taha Aki uccise Utlapa e tornò a governare la tribù mantenendo il divieto di entrare nel mondo degli spiriti per evitare che altri cercassero di rubare l'identità altrui. Taha Aki visse come uomo per molti anni trasformandosi in lupo quando doveva proteggere la propria tribù e questa capacità si trasmise ai suoi figli e al resto della sua discendenza.
Molti anni dopo, una donna vampiro decimò la tribù dei Quileute e quelle vicine. Prima che i licantropi riuscissero a capire come sconfiggerla, uccise la moglie del capo tribù, i suoi figli e molta altra gente. Dopo uno scontro sanguinoso, il vampiro venne ucciso (dato che il primo figlio di Taha Aki scopri che i denti dei lupi ferivano i vampiri). Le conoscenze acquisite malgrado questo scontro si tramandarono a tutti i lupi per generazioni e i vampiri che osavano avvicinarsi al territorio dei Quileute venivano sconfitti.’’ ascoltavo la storia narrata da Edward come se fosse il più bello dei romanzi. Nella mia testa si formavano le immagini descritte dalla sua voce melodiosa.
Era affascinante. Adesso mi chiedo quale sia la vera storia di noi vampiri.
‘’Sei soddisfatto adesso?’’ la domanda di Edward mi riporta alla realtà.
‘’Si, molto, a dire la verità. Ero davvero curioso.’’
 
 

È passato qualche giorno dalla nostra chiacchierata nel bosco, ma noi ci siamo rivisti. Edward all’inizio era un po’ titubante, non si fidava molto. Poi, credo che conoscermi meglio sia servito, si è rilassato. Abbiamo parlato molto. Gli ho raccontato della mia trasformazione, della mia vita in generale dopo quel giorno. Gli ho detto della mia solitudine. Anche lui mi ha parlato di sé. Mi ha raccontato che è difficile per lui, essere un licantropo, o mutaforma, come preferite. Avere questa grossa responsabilità sulle sue spalle gli pesa. Gli uomini del villaggio, ormai troppo vecchi per trasformarsi, si affidano a lui. Ma nonostante questo, non vuole che altri ragazzi sacrifichino la loro vita. ‘’È difficile, soprattutto all’inizio, quando ancora non sai cosa ti sta succedendo. Rischi di trasformarti in qualsiasi momento, anche in quelli meno opportuni. Basta che tu ti arrabbi un po’ e puff.... Non sai quanti soldi ho speso in vestiti.’’ Mi ha anche spiegato che durante la trasformazione lui non invecchia. O meglio, invecchia molto, ma molto lentamente. Fin quando continuerà a trasformarsi, avrà sempre l’aspetto di un diciassettenne.
E poi mi ha detto dell’imprinting. Cosa alquanto affascinante.
‘’ L'imprinting per i lupi Quileute è simile a un "colpo di fulmine", ma molto più potente. È eterno, e, al contrario del colpo di fulmine, l'imprinting si può avere anche con un bambino di due anni o, non si sa mai, con un neonato. In realtà non c'è niente di romantico, è più che altro uno "spostamento di gravità". Basta guardare per un attimo negli occhi una persona, la metà che si cerca per tutta la vita e niente, mai e poi mai, sarà più importante di lei. In un istante ci si può trasformare in tutto ciò di cui lei ha bisogno, che sia un protettore, un fratello, un amico o un amante.’’ mentre parlava, guardandomi a tratti negli occhi, forse troppo imbarazzato, è arrossito. Mi è sembrato estremamente tenero e sexy.
 


Da quando ho conosciuto Edward ho smesso di cacciare, di uccidere. Non avevo mai pensato che le persone che morivano per mano mia sarebbero state piante da una famiglia, magari un figlio, un genitore, un marito, una moglie. Ho smesso col passato. Mi nutro con le sacche di sangue che rubo negli ospedali. Il mio preferito è lo 0 negativo. Credo che Edward sia fiero di me, anche se non lo dice apertamente. Ogni volta che mi osserva bere, ha, si, la faccia disgustata, ma sorride. E per me è una cosa importante. Lui è importante. Da quando l’ho conosciuto qualcosa è cambiato dentro di me. Quelle poche volte in cui mi sfiora, per sbaglio o no, mi sento attraversare da un brivido e ogni volta che i suoi occhi si posano su di me, sento le farfalle svolazzare nello stomaco. Adesso non faccio nemmeno più caso alla puzza di cane bagnato che lo accompagna, anzi sta iniziando a piacermi. Ricordate ciò che ho detto della sfortuna? Secondo voi poteva mai abbandonarmi proprio adesso? No,naturalmente. Il problema non è essere un vampiro gay, anzi, credo che sia figo. La cosa che mi preoccupa è Edward. Lui non prova per me quello che provo io. Abbiamo lottato tanto per essere amici, siamo andati contro la nostra natura, ma ce l’abbiamo fatta. Adesso non voglio rovinare tutto.
 


È la prima volta che lo porto a casa mia. Si guarda in torno, osservando ogni minimo dettaglio. Anche se, a dire il vero, non c’è molto da vedere. Le uniche cose veramnete importanti, per me, in questa casa sono la libreria enorme e l’angolo in cui tengo lo stereo e tutti i miei cd.
‘’Li hai letti tutti?’’ sembra sbalordito.
‘’Devi pur fare qualcosa, quando non dormi. Perché sei così sorpreso?’’
‘’Non ti facevo un tipo da libri, ecco tutto.’’ sorride leggermente, come a volermi prendere in giro.
‘’E io non ti facevo un tipo da scogliere.’’colpito e affondato.
‘’Come..?’’ indaga.
‘’Ho studiato.’’ Si siede sul letto e m’invita a fare altrettanto. Quando siamo vicini sembra che l’aria si carichi di elettricità. Mi sento formicolare quando sfioro il suo braccio. Mi sta guardando diritto negli occhi, ed io non riesco a trattenermi. Mi avvento sulle sue labbra come se non ci fosse un domani. S’irrigidisce e, a malincuore, mi stacco dalle sue labbra. Dio, è così invitante. Faccio per allontanarmi da lui, anche se in realtà sembra tutto il contrario, visto che tengo ancora il suo viso fra le mie mani, disegnando ghirigori sulle sue guance, quando lui mi trattiene.
‘’Scusa.’’ biascico,sapendo di aver rovinato tutto, ma lui mi sorride, inspiegabilmente. Appoggia la fronte alla mia e mi bacia, prendendo l’iniziativa. Finisco con lo sdraiarmi sul letto, la testa appoggiata al cuscino e il suo petto a premere contro il mio. Respiriamo all’unisono.
La sua bocca è calda, accogliente e, oltre ogni aspettativa, mi concede l’accesso. Le farfalle nello stomaco fanno le capriole. Quando ci stacchiamo, a corto di fiato, possibile?Io non ho bisogno dell’ossigeno, in teoria, lui ride sulla mia bocca, lasciandomi un piccolo morso. Nonostante la felicità che provo in questo momento, non posso che chiedermi ‘’Che…?’’
‘’Bhè, è una cosa da lupi. Sai, l’imprinting..’’ lo interrompo con un piccolo bacio.
‘’Quindi, fin dalla prima volta?’’
‘’Si. Non potevo accettarlo, o meglio, non volevo. Non riuscivo a crederci. Ho provato ad odiarti, a non pensarti..tutto. Ma poi, mi sono arreso. Ti ho conosciuto meglio, e più stavo con te, più m’innamoravo, con o senza l’imprinting. Ho provato a fartelo capire, forse non in tutti i modi, ma…’’ mi guarda malizioso, lasciandomi un bacetto sul collo ‘’A quanto pare ho fatto bene ad arrendermi.’’ Non posso fare a meno di sorridere come un’ebete. Ero così preso dai miei sentimenti da non accorgermi di quello che Edward cercava di dirmi.
Non resisto e lo bacio di nuovo, cercando di trasmettergli tutto quello che sento per lui. Lo abbraccio, ribaltando le posizioni. Gli mordo il collo, forse con un po’ troppa forza, visto che spuntano due puntini rossi. Guardo i suoi occhi, che mi hanno ipnotizzato fin dal primo momento, e non c’è dolore, n’è rabbia.
‘’Fallo.’’ Sono talmente pieno di emozioni in questo momento, che non sono in grado di distinguerne nessuna, tanto che mi sento vuoto.
‘’Ed, non credo sia il caso..è stato, diciamo, un incidente. Io non..’’
‘’Non ti sto obbligando a fare niente, te lo sto chiedendo io. Fallo, voglio che tu ti nutra da me.’’
‘’Non sono sicuro..’’cerco di dissuaderlo.
‘’Ti prego!’’ mi guarda negli occhi, dandomi un tacito ok. Guardo i rivoli di sangue che gli stanno sporcando la camicia e, quasi immediatamente, mi lascio sopraffare dalla sete. Molto lentamente, stando attendo ad ogni suo, anche minimo, movimento, avvicino la bocca al suo collo. I denti affondano lentamente, non voglio fargli male. Ma dalle sue labbra esce un sospiro di soddisfazione. Il sangue scorre dalle sue vene alla mia bocca, caldo ed invitante. Dissetante.
Nutrirsi col sangue della persona che ami è una cosa privata, intima. Molto più intima di fare l’amore. Magicamente riesco a controllarmi, e mi stacco dal suo collo, prima di prosciugarlo completamente.
‘’Grazie.’’ sussurra al mio orecchio.
‘’Sei stanco?’’ m’informo. Non vorrei avergli succhiato via troppo sangue ‘’Aspetta, com’è che non ti stai trasformando?Basta un morso per..’’ adesso ho davvero paura.
‘’Sono un licantropo, ricordi?E questo vale per entrambe le domande.’’ mi sorride, mostrando i denti, come un bambino.
Adesso sto davvero bene. Dio, se ne esiste uno, mi ha dato qualcosa per cui vivere, o morire. Fino a qualche mese fa più che un vampiro, sembravo uno zombie. Vagavo senza meta, l’unica cosa per cui vivevo, più o meno, era il sangue. Adesso invece, ho un ragazzo splendido che amo, ma soprattutto che mi ama, che mi ha dato un motivo per affrontare ogni giorno con un sorriso. Un motivo per non arrendermi. Per cambiare, per continuare. Edward mi ha dato un passaggio per il Paradiso.
Continuiamo a coccolarci, restando su quel letto, occupandoci solo del nostro pezzo di eternità.
 
 

 



Allora, prima di tutto, ciao a tutti. Come state? So che questa ‘cosa’ è un po’ una cagata, ma l’ho scritta per la mia ciccina, Kevin. La dedico a lei che l’ha vista nascere e mi ha dato lo spunto (io ci ho lavorato parecchio su,lol) e che, non so come, la adora. Ti amo cucciola, forevah. 
  
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