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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    15/09/2013    5 recensioni
(Questa fanfic non tiene conto del corso del manga a partire dal cap.575)
Tobi ha vinto, Naruto è stato sconfitto e assieme a Killer Bee è imprigionato in un luogo segreto e assolutamente inaccessibile, introvabile, dove i due demoni aspettano solo di essere prelevati dalle loro forze portanti e aggiunti alla preziosa collezione dell’uomo mascherato.
Madara ha vinto, i cinque Kage sono suoi prigionieri e tenuti in pessime condizioni affinché non si ribellino, mentre l’ultimo Uchiha spadroneggia su Konoha e ha tutte le intenzioni di piegare i rappresentanti delle cinque terre al suo volere.
Kabutomaru non accenna a disattivare la sua tecnica, che gli permette il controllo delle forze portanti e di tutti gli alleati defunti di cui necessita, senza contare che sia riuscito a distruggere i sigilli sui resuscitati sigillati e li abbia riportarti sotto il suo volere.
Le Cinque Terra ninja sembrano essere in ginocchio, mentre i suoi Shinobi sono imprigionati, schiavizzati e tenuti sottomessi con qualsiasi forma brutale di repressione.
Ma nonostante tutto, nessuno di loro ha la minima intenzione di permettere che esseri tanto oscuri e spregevoli vincano sulla loro dignità e sulla terra dei loro cari.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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Note Autrice:
Questo capitolo è una sorta di "sequel" di quello precedente, poichè vede gli Uchiha protagonisti.
E' più breve degli altri semplicemente perchè mi serve come "collegamento" a quello successivo, che sarà più complesso.
Ho inserito un "colpo di scena" che spero faccia piacere...
Recensite in tanti =D

 

Armi


Lui, differentemente dagli altri, non si trovava in un luogo né lugubre né particolarmente luminoso.
Era nella biblioteca del palazzo dell’Hokage, stretto in una specie di gabbia fatta di fasciature che gli impedivano qualsiasi movimento, bloccandogli ogni arto sino al volto, escluso.
Poteva parlare e vedere, ma era impotente dinnanzi a qualsiasi cosa e per lui non poteva che essere logorante.
Le iridi chiarissime si guardavano intorno alla ricerca disperata di qualcosa che potesse aiutarlo a reagire, se non propriamente a fuggire, ma quei volumi di sapienza non potevano essergli utili in alcun modo.
Stringeva i denti di tanto in tanto, nonostante sul suo volto perennemente impassibile non comparisse alcun tipo di emozione.
Continuava a ripetersi che era stato fortunato, alla fine, rispetto agli altri kage. Che probabilmente, essendo il più giovane, Kabutomaru non aveva voluto esagerare con gli esperimenti per evitare il rischio di una sua morte precoce, che non avrebbe dato alcun frutto per i suoi scopi.
Era entrato solo qualche ora prima, iniettandogli una serie di sostanze che avevano un solo e preciso scopo: distruggere tutti coloro che possedevano la capacità di modellare la sabbia, poiché essa era parte integrante del loro chakra.
E considerando che quella linfa energetica e vitale scorresse in tutto il corpo, ogni singola vena, ogni singola cellula o cromosoma veniva colpito, distrutto lentamente e dolorosamente, sino a diventare inutilizzabile.
E così quella lenta agonia aveva avuto inizio: una nuova arma di sterminio per il Paese della Sabbia, considerato il più pericoloso dopo la Foglia.
Le altre tre terre erano ritenute governabili, manipolabili per svariati motivi, ma quelle due avevano avuto due esempi troppo eclatanti per essere sottomessi facilmente.
Una Forza Portante che aveva sempre dato tutto per il suo paese, superando l’odio di tutti, ed un bambino aggredito dal padre che aveva saputo mettere da parte il rancore per il proprio paese: Naruto Uzumaki e Gaara Sabaku No.
I loro nemici erano stati astuti e per questo Kabutomaru aveva deciso di sperimentare quella nuova arma letale contro il Kazekage: se avesse distrutto lui, il ninja di Suna più forte, tutti gli altri non avrebbero avuto scampo.
Per quanto riguardava Konoha, Tsunade era il miglior ninja medico al mondo perciò non vi erano possibilità di prenderla come un parametro di valutazione.
Si sentiva rodere dall’interno, senza poter fare nulla per arrestare un simile declino.
Kabuto aveva parlato di una settimana, come tempo impiegato per distruggerlo completamente, renderlo un involucro vuoto, ma dal dolore che stava patendo probabilmente ne avrebbe impiegati molti meno, di giorni.
Fu in quell’attimo che avvertì qualcosa di insolito, di estraneo a quella stanza: una presenza alle sue spalle, immobile da quello che riusciva a percepire, i nervi che si tesero dolorosamente nonostante fosse consapevole di essere stato reso innocuo.
 

- Non ti agitare, Kazekage.-
 
La voce era fredda, da gelare il sangue nelle vene.
Gaara non la sentiva da molto, molto tempo… e ad essere sincero non gli era mancata per niente.
 

- Sasuke… -
 
Biascicò a denti stretti, l’espressione che cercava di mantenersi il più impassibile possibile, per quanto il corpo ed il dolore gli concedessero.
Lo sentiva chiaramente alle proprie spalle, il chakra gelido e nitido, e ciò gli imponeva una maggior diffidenza, oltre ad un esagerato autocontrollo: era lì, avrebbe potuto ammazzarlo senza che potesse difendersi.
Eppure non accennava ad attaccare, né a muoversi.
 

- Sono qui per proporti un accordo.-
 
Secco e deciso al punto, senza tanti mezzi termini.
Gaara aggrottò appena la fronte, cercando di sforzare al massimo i suoi sensi: conosceva le enormi potenzialità degli Uchiha, non aveva intenzione di sottovalutarlo, per quello che poteva.
 

- A quale pro? Mi sembra che voi non abbiate necessità di stringere alleanze…-
- Dipende a chi ti riferisci. –
 
Rispose Sasuke con la medesima indifferenza di poco prima, come se l’argomento quasi non gli interessasse.
Gaara tacque dinnanzi a tale risposta ed attese che l’Uchiha proseguisse nella spiegazione, non comprendendo dove volesse arrivare.
 

- Non sono in accordi con Madara Uchiha, se è questo che intendi. Verso di lui ho solo il rancore della morte della mia stirpe e, come voi, tutte le intenzioni di annientarlo. –
 
Quelle parole furono più fredde di prima, taglienti quanto una lama affilata.
Il Kazekage non riuscì completamente a comprendere la situazione, anche se l’odio che Sasuke sembrava provare per il suo capostipite pareva sincero, sentito, ben radicato in quel cuore di pietra che ormai non sembrava poter essere scalfito.
Eppure, al contempo, quella situazione gli pareva assurda.
 

- Non sono uno sciocco, Sasuke. Se anche tu volessi schierarti con noi, ciò che hai fatto e sei stato mi impedirebbe di crederti. Ed un patto richiede fiducia. –
 
Sapeva di giocare col fuoco, ma al contempo sapeva anche di avere delle enormi responsabilità: il proprio paese prima di tutto, la sua famiglia, i suoi amici…
Non poteva pensare di accettare di trattare con un assassino squilibrato come l’Uchiha che si ritrovava davanti.
Era rimasto immobile per tutta la durata della guerra, si era vociferato di un suo incontro col fratello resuscitato da Kabutomaru ma non si avevano mai avuto precise notizie sulla sua posizione, sulle sue idee che parevano sempre più lunatiche.
Calò il silenzio per qualche attimo.
 

- Non credo che tu sia nelle condizioni di poter parlare di fiducia, Kazekage. –
 
Fu la sua immediata risposta, le iridi scure che fissavano intensamente la figura imprigionata del rosso.
Se lo ricordava, ai tempi degli esami chunin. Ed ora non lo riconosceva, se non per la fama e la posizione che aveva ottenuto.
E tutto questo opponendosi all’odio.
 

- Ma su una cosa hai ragione: non sono qui per schierarmi con voi. I vostri litigi non mi interessano, così come questa guerra. –
 
Quelle parole non sembravano nemmeno appartenergli, Gaara socchiuse appena le iridi, mostrando una lievissima smorfia.
 

- Parli come Orochimaru… -
 
Non disse nulla, inarcò semplicemente un sopracciglio.
Se Gaara lo avesse visto in volto, si sarebbe accorto di un improvviso cambio di espressione dell’Uchiha, che avrebbe palesato un’informazione di cui non voleva renderlo partecipe.
Ma tutto questo il Kazekage non poteva saperlo, dandogli involontariamente le spalle.
Sasuke attese ancora qualche istante, il tempo che il suo tono tornasse ad essere identico rispetto a prima.
 

- La mia proposta è molto semplice. Io ti libero e ti porto dai tuoi alleati, aiutandovi nella rivalsa. In cambio, una volta che questa guerra sarà finita io ed un mio alleato saremo liberi cittadini. Nessuna terra ninja ci considererà più nunkenin, ogni nota sporca verrà eliminata dal registro. Saremo liberi di agire senza essere braccati. –
 
Parole precise e dirette, che mettevano in chiaro la situazione.
Scendere a compromessi con colui che era da sempre considerato un nemico.
Non rispose, la sua mente si chiuse in una riflessione profonda:  dare una possibilità alle sue terre di vincere significava poi lasciare campo libero a due presunti criminali, anche se l’identità del secondo ancora non era stata rivelata.
 

- Ho una domanda. –
 
Esordì prima di rispondere, catturando di nuovo l’attenzione dell’Uchiha.
 

- Perché sei venuto da me? –
- Il motivo è semplice. Il Raikage non mi ascolterebbe, lo Tsuchikage probabilmente è già morto, la Mizukage è troppo debole e l’Hokage non è più in mano a Madara. Quindi nessuno dei quattro mi sarebbe stato utile, né a me né alla resistenza. -
 
Soppresse le ulteriori domande che avrebbe voluto fargli, era consapevole che il tempo fosse limitato e che avesse ben altro a cui pensare: per quanto tenesse agli altri kage, erano in secondo piano rispetto ad una scelta che avrebbe condizionato la sorte delle sue terre.
Socchiuse gli occhi, il cuore avvampò, l’anima e l’orgoglio gli implorarono di fermarsi…
Ma ormai lui aveva già scelto, o meglio, l’amore aveva preso la sua decisione, come ogni volta si sarebbe affidato soltanto ad esso.
 

- Accetto. –
 
Non un’espressione diversa dall’indifferenza comparve sul volto dell’Uchiha.
Questione di una frazione di secondo, le bende che lo avvolgevano, immobilizzandolo, andarono in mille pezzi dopo un rapidissimo frusciare.
Davanti a lui, ora, Sasuke riponeva la spada nel fodero sul fianco, lo sguardo deciso e freddo puntato su di lui.
E le iridi chiare del Kazekage rifletterono soltanto una figura vuota, priva d’anima e di sentimenti. Solo di rancori sempre più laceranti.
 

- Cosa mi garantisce che non ci tradirai, ancora? –
 
Calcò quell’ultima parola, facendola volontariamente pesare più delle altre.
Voleva che quel ricordo si imprimesse ulteriormente nella mente dell’Uchiha, fargli intuire quanto quella ferita non si fosse minimamente rimarginata.
E Gaara non lo diceva per sé, in quel momento si sentiva portavoce di qualcuno che per quell’Uchiha avrebbe dato anche l’anima.
Sasuke non sembrò cogliere quell’allusione palese, eppure dentro di lui qualcosa si mosse: ciò che era stato, nel bene e nel male, non poteva essergli indifferente.
 

- Se ti avessi voluto morto, ti avrei lasciato qui. La mia volontà di aiutarvi sta soltanto nella sicurezza che tu, dandomi la tua parola, manterrai il nostro patto a guerra finita. Non ho nessun vantaggio a vedere Tobi e Madara governare indisturbati, darebbero molti più problemi di voi. –
 
Cercò di non lasciarsi condizionare, di non stupirsi più nel sentire quelle parole tanto vuote e lontane, distanti anni luce dal ragazzo che aveva fatto parte di un team della Foglia, molti anni prima.
Una smorfia amara comparve sul volto del Kazekage, mentre scuoteva appena il capo e la sabbia cominciava a circondarlo, per aiutarlo a restare in piedi.
 

- Per te, allora, è davvero tutto finito… Sasuke? –
 
Alzò lo sguardo, gli gettò addosso tutte le sue responsabilità, tutte le sue consapevolezze in quello sguardo.
Il riferimento non era nemmeno da esplicitare, entrambi sapevano bene a chi si riferisse.
Sasuke non disse nulla, non reagì, ma quell’ondata lo aveva investito in pieno.

 
****
 
 
Sbatté un pugno sul tavolo, le provette che vi erano sopra caddero rompendosi in vari pezzettini, sporcando il pavimento già sudicio con svariate tonalità di colori.
 

- Maledizione! –
 
Le iridi gialle vennero puntate con fare accusatorio in direzione del capoclan Uchiha, un misto di irritazione ed aggressività mentre reggeva l’indifferenza dell’altro.
 

- Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere?! Consegnare Tsunade, l’ultima erede Senju, proprio a lui… E’ un’imprudenza che ci costerà cara. –
 
Era arrabbiato, particolarmente infuriato.
Ma questa sua reazione di fronte a ciò che Madara gli aveva appena raccontato non lo sfiorava minimamente, anzi se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate, come se nulla fosse.
 

- Perché ti scaldi tanto? Hai forse paura? –
 
Gli domandò provocatorio, lo sguardo che si fece più tagliente mentre la tensione saliva alle stelle, eppure entrambi sapevano di doversi dare una controllata.
Fin quando sarebbe stato necessario, avrebbero dovuto collaborare.
 

- Sono io che comando le forze portanti. Io che ho l’Akatsuki dalla mia parte. Non vedo perché dovrei avere paura di un’unica persona. –
 
Ricambiò con il solito tono saccente e carico di ironia: Madara era libero dall’edo tensei, libero di poter tornare a rivivere, libero dalle costrizioni a cui Kabutomaru lo aveva costretto fino a quel momento…
Eppure, al contempo, sapeva di avere non poche carte favorevole dalla sua parte, e la sua sapienze, le sue tecniche proibite, erano la certezza che l’Uchiha non avrebbe mai potuto attaccarlo.
E Madara tutto questo lo sapeva molto bene… eppure non sembrava minimamente intimidito dall’idea di poter essere messo da parte: era pur sempre l’Uchiha più forte mai esistito, un incubo al solo essere nominato.
 

- Eppure sembra che tu tema profondamente Orochimaru. –
 
Schietto e deciso, l’intelligenza e l’intuitività dell’Uchiha erano qualcosa che sorprendeva fin troppo spesso Kabutomaru, ed era forse uno dei motivi per cui lo riteneva un pericoloso nemico quanto un prezioso alleato.
Non negò l’evidenza, la sua espressione tornò leggermente seriosa, mentre gli voltava le spalle per sistemare alcune provette cadute, ma ancora intatte, sul bancone.
 

- Conosco bene il mio maestro, e proprio per questo so che non è possibile prevedere le sue mosse. –
 
Disse semplicemente e quella era un’amara verità: chi meglio di lui poteva conoscere una mente contorta e malata come quella di Orochimaru, se non colui che lo aveva servito e riverito per moltissimi anni?
Eppure persino lui non aveva previsto questo suo misterioso ritorno in scena, non se lo sarebbe mai aspettato e reprimere un simile stupore non era stato affatto semplice.
E poi sì, non sapeva spiegarsi perché il suo maestro non fosse tornato da lui, non si fosse presentato né gli avesse mostrato un minimo segno: lo aveva servito, aveva continuato le sue volontà, aveva appreso e migliorato ogni sua tecnica…
Per quale motivo sembrava nascondersi da lui?
Tutto ciò lo mandava in bestia e lo disorientava al tempo stesso, ma naturalmente tutto questo non poté palesarlo in presenza dell’Uchiha.
 

- Dobbiamo solo sperare che questo tuo azzardo non ci costi troppo. –
 
Madara sbuffò sonoramente, assottigliando appena lo sguardo delineando più nettamente la figura goffa e tutt’altro che agile di Kabutomaru, i serpenti bianchi che continuavano a soffiare, impedendo a chiunque di avvicinarsi troppo.
Quel tizio lo irritava profondamente, ma anche se aveva ottenuto l’indipendenza da lui al momento doveva restargli alleato.
Restarono in silenzio per qualche attimo, sin quando le iridi scure dell’Uchiha non si posarono quasi casualmente su una cassa abbandonata in un angolo di quella stanza.
Era di un marrone marcio, un legno vecchio e stantio eppure il chakra che vi si percepiva era vivo, quasi rinato… Ed immediatamente gli ricordò il momento in cui era stato evocato, era sceso in battaglia senza domandarsi subito cosa stesse accadendo.
 

- Quello cosa sarebbe? –
 
Domandò leggermente diffidente, ma al contempo tranquillo nella propria posizione.
Kabutomaru non interruppe le sue mansioni, eppure un sorriso beffardo e soddisfatto gli comparve sul volto.
 

- Il nostro asso nella manica contro Uzumaki Naruto, caro collega. Ci sarà utile nel momento più opportuno.
 
Affermò con un tono decisamente diverso da quello di poco prima, come se la rabbia e la paura fossero scemate via al pensiero di quella carta vincente.
Madara inarcò un sopracciglio, perplesso e ben poco convinto: per lui Naruto non era ancora un problema, era diventato forte collaborando col Kyubi ma non per questo lo avrebbe intimorito.
Senza domandare oltre si avvicinò a quella cassa, appoggiò la mano sul bordo e con un gesto sgarbato l’aprì.
La figura ancora immobile che vi si trovava all’interno era massiccia, le iridi ancora chiuse, i lunghi capelli bianchi che scendevano sciolti sulle spalle.
 

- E lui sarebbe? –
 
Domandò senza comprendere appieno la situazione.
Era morto molto prima dell’arrivo di quel ninja, della sua fama e delle sue gesta, soprattutto della sua morte.
Eppure, il chakra che lentamente ricominciava a fluirgli nelle vene non era indifferente, ed il volto così come il corpo particolarmente segnati dalle battaglie e dall’esperienza gli conferivano l’aspetto di uno shinobi esperto, di un rango certamente elevato.
 

- Allievo del Terzo Hokage. Detentore del titolo di Sennin leggendario con Orochimaru e Tsunade. Maestro del Quarto Hokage e di Naruto Uzumaki. –
 
Madara inarcò un sopracciglio, non colpito, ma certamente incuriosito.
 

- L’Eremita dei rospi: Jiraiya. -
  
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