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Autore: marialovezayn    15/09/2013    0 recensioni
Zain Malik Jawaad è un pakistano emigrato a Londra che sbarca il lunario come musicista. Zayn fa la conoscenza di Maria, una giovane ragazza di cui il padre ha fatto fortuna in Inghilterra. Durante le ripetizioni di canto che Zayn dà a Maria, i due giovani si innamorano ma ben presto la vita li separa. Zain rientra in Pakistan dove si arruola nell'Esercito. Tantissimi anni dopo, Aisha, una reporter di Discovery Channel, gira per il Kasmir alla ricerca di un buon soggetto per un documentario fino a che sente parlare "dell'uomo che non può morire", così incontra Zayn di cui conoscerà la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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 Il tardo  pomeriggio , del giorno dopo mi ritrovai nella splendida città di Londra, a cantare la mia canzone preferita ormai. Il viandante.
 Mentre ero nell’angolo della piazza, seduto, a contare le monete che avevo guadagnato oggi, mi ritrovai davanti delle bellissime gambe chiare. Le riconobbi in un batter d’occhio. Alzai lo sguardo ed era lei. Maria.
Mi porse sulla mano delle banconote.
“Sono 500 £. Per un’ora del tuo tempo ogni giorno, per un mese”.
Mi spaventai guardando quelle banconote. Non avevo mai visto così tanti soldi.
“Chi devo uccidere?” le chiesi in tono scherzoso.
Lei mi sorrise. Quello ,era il sorriso più bello che avevo visto in vita mia.
“Dovrai insegnarmi a cantare.”
Sorrisi. Mi alzai e le sorrisi di nuovo.
“Perché vuole imparare a cantare da  me?”
“Mio papà è di Lahore, e ha sempre voluto che parlassi il Punjabi , ma non sono mai stata in grado di imparare. Il mese prossimo sarà il suo 50° compleanno, e voglio fargli una sorpresa cantando una canzone in Punjab. Come..come quella che canti tu.”
“Oh,haha.”
“Allora, mi insegnerai?”
“500 £ mi cambierebbero la vita, ma se prendessi questi soldi, potrebbe andare anche peggio. “
 Lei m guardò, incarando un sopracciglio.
“Mi spiego.” Dissi, e continuai ” mia madre mi ha insegnato ,mai prendere soldi per insegnare a qualcuno, ha capito il mio problema?”
“Quindi , se è così insegnami senza prendere soldi.” Disse con tono soddisfatto.
“Signora, le posso sembrare stupido ma io non lo sono.”
“Ok.” Ripose lei con tono freddo, girando i tacchi.
“Ok, un minuto, un secondo, possiamo fare un accordo?” le corsi dietro prendendole la mano.
“Io le insegnerò bellissime canzoni in Punjabi, e in cambio lei m’insegna a parlare come un gentiluomo.  
È un bel affare vero?”
Rimase un po’ confusa per, quelle parole. Ma annuì sorridendomi.
Da quel giorno in poi, passavamo molto tempo insieme.
Ogni pomeriggio ci trovavamo nel parco della città, e ci insegnavamo canzoni e farsi da gentiluomo a vicenda. L’accompagnavo spesso anche in chiesa.
 
 
“Quanto si da è quanto si ottiene. L’ho imparato nella vita, ma se ognuno a chiedere di più e nessuno dà indietro, allora non ci sarà niente da condividere?” disse la mia ragazza dei sogni accendendo una candela in chiesa, mentre io ero seduto su una di quelle panchine di legno.
“Per ottenere qualcosa devi perdere qualcosa” disse avvicinandosi pian piano a me.
“Ah, quindi è per questo che continui a fare i patti col signore Gesù? – le chiesi divertito.
Mi alzai e mi misi di fianco a lei mentre camminavamo verso l’uscita.
“Non sono patti..sono preghiere che faccio seriamente, ed è per questo che il tuo signore Gesù mi ha accontentato in tutto quello che gli ho chiesto.”
Feci una brevissima risata.
“ok, digli di insegnarti a cantare.” Le dissi divertito.
“Non ti preoccupare, ne ho già parlato con lui.”
“Davvero…il signor Gesù sa parlare il Punjabi?” le chiesi divertito.
Lei mi diede una spinta col gomito e si mise a ridere pure lei. Mi piaceva vederla ridere. Era bellissima.
 
 
Io, grazie a lei ero diventato più bravo a parlare in inglese.
“Ho cantato bene?” mi chiese poggiando la mia chitarra contrò il tronco della grande quercia. Eravamo seduti su un tovagliolo, rosso a scacchi. Io mi divertivo a mangiare le patatine fritte, mentre lei era troppo impegnata a cantare il “Punjabi”.
Scossi la testa, in segno di no.
“Ma che cazz? Questo è così ingiusto! Io ti ho insegnato così tante cose, e tu non sei in grado di insegnarmi  una canzone?”
“Hai già imparato a cantare. Stai anche parlando un perfetto Punjabi, la melodia va anche bene.”
“Qual è il problema allora?”
“Il problema è che non prova gioia quando canta, solo paura!” le confermai.
“Paura di disturbare quella donna vestita di bianco” dissi indicando l’anziana ,che ci passava vicino.
“Se non riesce a cantare di fronte a due o tre sconosciuti, come farà per cantare per un centinaio di persone alla festa?”
“Vaff..!” borbottò , prendendo e lanciandomi la chitarra quasi sulla mia bellissima faccia.
“Ora questo ti è piaciuto faro, eh? Signorina Maria, la ragazza dalle buone maniere, che in realtà, non è.
Lei è quella ragazza che scappa fuori a fumare una sigaretta, e che continui a imprecare varie parolacce.”
“Non sono quella ragazza.” Mi disse con una faccia da cucciolo, a poco dir dolcissima.
“Mi serve il suo telefono per favore, mi scusi. “ dissi prendendo il suo cellulare di ultima generazione.
Composi il numero.
“Ciao, Danielle. Sono io Zayn. Voglio portare una amica alla tua festa ok? Ok, ti chiamerà lei, quando sarà giunta alla festa. Lei è un tipo timido...rendila un po’ come te. Insomma sexy, ecc… Ok? Ci sentiamo sta sera. Ciao.” Misi giù il suo telefono e la guardai soddisfatto per quello che avevo fatto.
“Daniell, lavora con me al ristorante con il suo ragazzo Liam. Ogni domenica andiamo in qualche locale a bere un po’, telefonale dopo le sei.” Dissi alzandomi da lei, prendendo la mia bella chitarra classica in mano.
“Ah, li non ti conosce nessuno. Per una notte ascolti solo il suo cuore, signorina.”
“Perché stai facendo questo?”
Portai il mio volto vicino al suo .
“Perché voglio mostrarle chi lei è veramente.” Le dissi soffiandole le labbra.
La lasciai lì da sola, e mi incamminai verso l’altra parte del parco cantando la mia solita canzone. Ma questa volta non cantavo per le mance, ma solo per me stesso.
 
Andai alla festa verso la tarda sera. C’erano troppe ragazze sexy, troppi che ci provavano e infiniti ubriachi.
Vidi , Liam che aveva preso in braccio Danielle, e si divertiva a farla girare su se stesso. Io ero in cerca della mia fanciulla e finalmente la trovai. Tutti la mangiavano con gli sguardi. Lei era agitata e spaventata. Mi andava di abbracciarla, per farla sentire al sicuro, ma rimasi al bancone per guardare che combinava. Pian piano guardandosi mille strane facce strane attorno, raggiunse il bancone dove c’ero seduto io. Lei non mi notò, e continuò a guardarsi attorno. Avevo bevuto un po’, visto che ero arrivato, , prima alla festa, e non sapevo che fare,  ma, ero ancora ben cosciente della situazione, o almeno credo.
“Ehi, ciao principessa!” la salutai.
Lei si girò verso di me e fece un respiro di sollievo.
“Piacere Pitbull!” le dissi porgendole una mano. Ok, forse ero un po’ ubriaco.
Lei mi guardò con un sopracciglio incarnato.
“Piacere Maria Stella Gelmini.”  Rispose lei, dandomi la stretta di mano, divertita.
“Italiana?” le chiesi divertito.
“No. Pakistana.”
“Non sembri, assolutamente pakistana.”
“ Tu invece sì, sembri completamente un pakistano. “ disse divertita.
“Ah, non ti piacciono i pakistani?” le domandai.
“Neanche un po’.” Disse lei facendomi una faccia disgustata.
“Come mai?”
“Sono molto noiosi. A me piace un po’ di pericolo in un uomo.” Disse lei con un sorriso malizioso.
“Quindi, allora questo posto è come un buffet per te, e comunque, da quando sei arrivata sono tutti , in attesa della tua scelta. Fai la tua scelta.” Le dissi, portandomi la cannuccia del cocktail in bocca.
Lei si guardò attorno, e notò tutti gli occhi dei ragazzi puntati su di lei.
“Non vedo nessuno di interessante qui. Nessuno che cammini fianco a fianco con me, e che mi guardi negli occhi e rubi il mio cuore.” Mi disse guardando.
“Buona fortuna, bambina pakistana.” Le dissi posando il bicchiere di alcol sul bancone e allontanandomi da lei.
“Ehi, Pitbull!” mi richiamò Maria.
Mi girai verso di lei .
“Ti arrendi troppo facilmente!” disse lei divertita.
Alzai le spalle dicendole:
“Non stavo nemmeno provando.”
“Perché, non ti piaccio?” mi chiese lei con un sorriso divertito sulla faccia, scuotendo i suoi capelli con la mano.
“Mi piaci, ma al momento stai cercando qualcos’altro. Quando ti stancherai, tornerai qui.”
“E se non lo faccio?”
Feci una breve risata.
“Tu tornerai.”
Lei rimase di pietra per quella frase.
“Perché di uomini che camminerebbero al tuo fianco, che ti guarderebbe negli occhi, e che ruba il tuo cuore… non c’è nessun altro qui…”  le dissi sorridendole, andando via da lei ,poi.
Dopo essermi allontanato dal bancone, vidi una ragazza correre verso di me.
“Ehi, Zayn!” mi salutò Eleanor, una mia vecchia amica.
“Ehi, ciao!” la salutai abbracciandola.
“Vieni a ballare?! Ti prego! “ mi chiese Eleanor.
“Lo chiedi alla persona sbagliata. Io non so ballare.” Le ricordai.
“Non c’entra niente! Stiamo facendo dei balli di strada! Perciò puoi muoviti come vuoi! Dai! “ mi prese la mano e mi costrinse andare verso la folla che ballava.
Tra folla, c’era una ragazza che mi sembrava di averla già vista.
Aveva un top nero, e una gonna cortissima, con un capello da cowboy nero in testa e degli occhiali da sole. Riconobbi gli stivaletti della giovane ballerina. Era Maria. Non mi sembra che aveva questi vestiti, di sicuro glieli avrà prestai Danielle.  Andai verso di lei e iniziai a fare il ballo di strada con lei. Si divertiva tantissimo, e non era ubriaca. Stava muovendo il bacino divertendosi fregandosene del giudizio degli altri. Ballammo per molto, finchè il locale non decise di chiudere.
 
 
“Oh, Zayn! Grazie, grazie, tantissimo! Grazie a te ora ho più autostima in me stessa! Non mi sono mai divertita così tanto!” continuava a dirmi Maria, mentre aspettavamo la metro.
“lo sai che in realtà sei una dura, come sei nata in una famiglia così, non riesco proprio a capirlo. Comunque mi ha fatto piacere, per il fatto che tu ti sia divertita!” le dissi sorridendole.
“Se sono così dura, allora non essere mio amico!”
Mentre lei camminava sulla linea gialla, divertendosi, poco distante dal binario, io mi sedetti su una panchina fredda.
“Chi vuole essere amico? Ora che mi sono innamorato di te, che ci posso fare eh?”
Sentì Maria ridere forte.
“Non sto scherzando, ci sono cascato per davvero…amore”  dissi.
Vidi Maria, che aveva smesso di camminare sulla linea gialla e mi ascoltava.
“ e questo tuo atteggiamento da dura, che nascondi dietro a questa persona educata, chi mi ha intrappolato?” dissi guardando il soffitto .
“Zayn.” Sentì la sua voce tremare.
“Sì, lo so..Ti stai per sposare con quel  ragazzo inglese, e ora il nostro contratto di insegnarti a cantare è finito, quindi non c’è alcun motivo per incontrarsi ancora… quindi tranquilla…il tuo treno è qui tra qualche secondo, tu vai per la tua strada e io per la mia… fine. “
Maria rimase in silenzio a guardarmi. Non era più la ragazza che pochi minuti fa’ ballava per la stazione, di felicità. No. Era triste, e silenziosa. Pian piano se ne andò a sedere su una panchina poco distante da me. Rimanemmo in silenzio. La metro, dopo qualche minuto si fermò alla nostra fermata. Maria mi guardò. Pian piano si alzò e andò verso la metro. Stava per salirci, quando le chiesi :
“Maria!”
Lei si girò di scatto.
“ se ti baciassi… mi daresti uno schiaffo?”
Maria era di sasso. I suoi occhi neri, continuavano a fissare i miei castani.
Mi alzai con le mani nella tasca dei jeans.
“Non penso che mi darai uno schiaffo. “ le dissi camminando lentamente verso di lei.
Le porte della metro si erano chiuse, ed era partita.
Maria non se accorse della metro, e continuò a fissarmi.
Cominciai a camminare verso di lei. Più mi avvicinavo e più lei sembrava che avesse paura.
Quando la raggiunsi, la fissai nei occhi.
Avvolsi la sua schiena con il mio braccio e la tirai a me. Sentì il suo respiro pesante.
Le accarezzai il viso e portai le mia labbra, vicino le sue. Prima di baciarla, le guardai di nuovo gli occhi. Ed erano ancora lì nella sua stessa posizione, lì che fissavano ancora i miei.
Le leccai il labbro inferiore e subito dopo la baciai. La mia lingua giocava con la sua.
Dopo averla baciata, le diedi un bacio sulla fronte.
“Non mi ha dato uno schiaffo…Non mi ha dato uno schiaffo.” Le dissi soddisfatto e me ne andai via, lasciandola lì da sola.
Ero felicissimo quel giorno.  Ero ritornato a casa, con un enorme sorriso stampato sul mio faccino.
  
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