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Autore: Yuna Shinoda    20/03/2008    2 recensioni
Ciò che avviene dopo Eclipse... Secondo me.
Bella resterà fedele alle sue scelte, oppure cambierà idea?
Soprattutto... Otterrà ciò che vuole, cioè diventare una vampira e vivere con Edward per il resto dell'eternità?
Oppure deciderà di restare umana e vivere il resto della sua vita rinunciando all'immortalità?

[Attenzione!Spoiler Eclipse!]
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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E rieccomi ad aggiornare anche qui... Visto che avevo tempo...

Ed ecco il matrimonio di Bella e Edward... Sperando di non deludervi... Grazie delle recensioni e grazie a coloro che l'hanno aggiunta ai preferiti! ^^

Alla prossima con il prossimo capitolo!





Quella mattina mi svegliai un po’ frastornata.

Da vero tradizionalista, Edward preferì non passare quella notte con me – intendo a dormirmi accanto, non in quell’altro senso – poiché diceva che era bene che lo sposo e la sposa fossero separati fino al momento in cui non si fossero visti sull’altare. Contento lui…

Mi svegliai alla buon’ ora, sapevo che di sicuro non avrei potuto scampare un aiuto per vestirmi da parte di Alice oppure un aiuto per farmi i capelli da parte di mia madre. Già, mia madre.

La notizia l’aveva quasi sconvolta, però confidava in Edward visto che aveva avuto prova che lui ci tiene davvero a me. Quando la visitammo due mesi fa in Florida, mi disse che le sembrava che Edward vivesse tutto in funzione di me, che fosse molto protettivo nei miei confronti come se avesse paura di farmi male.

In effetti era così. Da quando stavamo insieme, fin da quando mi presentò ai suoi quella maledetta domenica in cui iniziò la caccia di James, faceva di tutto per non farmi del male. Era molto protettivo nei miei confronti, quasi come uno scudo per il gladiatore. Cercava sempre di farmi fare la cosa giusta, anche se quella giusta per me era un’altra.

Mi ha sempre preservata da chiunque fosse poco raccomandabile – come lo stesso Jacob, cosa che poi lo ha fatto ricredere – e cosa non fosse propriamente “umano”.

Poi, mi ha fatto promettere di sposarlo.

Poche settimane fa è stata la seconda volta che me lo ha chiesto. La prima gli dissi un no categorico, un no perché ero troppo giovane e perché non ne ero sicura.

La seconda volta mi sono fatta piegare. No, non è il termine giusto. Volevo che lui esaudisse una mia richiesta, forse questo è il motivo che mi ha spinto a non ridergli in faccia quando si è inginocchiato ai miei piedi per chiedermi di sposarlo.

Volevo lui. Lui e solo unicamente, lui. Ho iniziato a non farmi bastare i baci e le deboli carezze che ci scambiavamo. Volevo di più. Volevo lui. Il suo corpo. La sua anima. Anche se lui dice di non possederne una, io ci credo davvero poco… Un uomo senz’ anima a mio parere non è nemmeno in grado di amare.

E lui mi ama. Tanto. Troppo. Troppo da non accettare la mia semplice richiesta di averlo anche in senso più profondo, più intimo. Inizialmente mi sembrava sciocca come pretesa, una cosa da ragazzine, però sono fermamente convinta di volerlo.

Si, lo voglio. Ma prima devo sposarlo.

E’ stata una scelta che ho imparato a digerire giorno per giorno sperando non venisse mai quel giorno, ma anzi, di convincere Edward a soddisfare la mia richiesta prima di sposarci ma mi sono arresa. Ed eccoci qui.

Io, Bella Swan, che mi sto preparando per il mio matrimonio, chi l’avrebbe mai detto. Forse nemmeno mia madre ci avrebbe scommesso su.

Sua figlia diciottenne si sposa. Sua figlia presto diventerà vampira. Sua figlia presto non la vedrà più… E questa era la cosa che forse mi preoccupava più di tutte. Più del vestito bianco. Più dei tacchi, più del lungo tappeto rosso che Alice avrebbe fatto mettere nel giardino di casa Cullen su cui sarei potuta cadere. Più del “Lo voglio”, che mi avrebbe fatto dubitare che l’idea del matrimonio fosse davvero la cosa giusta.

Avevo paura di non poter più rivedere i miei genitori, i miei amici. Jacob. E questo era l’ultimo problema, dato che mi sono ripromessa di non piangere per lui. E non lo farò. Devo esserne convinta. Edward è la mia scelta.

Edward e solo Edward.

Il suono del campanello blocca i miei pensieri.

Cerco di scendere velocemente per aprire la porta, ma mio padre, già sveglio da alcune ore, và ad aprire prima di me. Mamma.

- Oh, Bella! Meno male che non sei ancora vestita! – Non mi disse nemmeno “ciao” che mi ritrovai stretta in un abbraccio, con lei che mi strillava nelle orecchie.

- Ehm, mi sono appena svegliata – Buona scusa. Meno male che lei non può leggermi nella mente…

- Ottimo, tesoro! Saliamo su che hai bisogno di un bagno! Mica puoi sposarti e puzzare? –

Mia madre aveva davvero un sarcasmo pungente quella mattina.

Sta di fatto che mi porto subito al piano superiore, nel bagno, e mi fece spogliare, mentre lei riempiva la vasca da bagno con acqua e bagnoschiuma alla fragola.

Prima di entrare nell’ acqua, senza vestiti, si osservò a guardarmi e mi bloccai due secondi prima di sprofondare nelle bolle.

- Mamma? – le dissi.

- Eh? Scusami, Bella. E’ che non riesco a non pensare a quanto il tuo corpo sia perfetto. –

- Ehm? – Ma che stava dicendo? O ci vedeva male oppure la storia del matrimonio l’aveva fatta ubriacare senza alcol. Non ero mai stata una che disprezzava il suo corpo, ma mai da pensare che esso sarebbe stato perfetto. Anzi, penso di essere nella norma, a parte la pelle albina e la mia bassa statura.

- A lui piace, vero? –

- Mamma! –

- Scusami, non pensavo non volessi parlare di queste cose con me. –

- No, è che… Lui non l’ha mai visto. –

Rimase un po’ allibita.

- Vuoi dire che… Non l’avete mai fatto? -

Diventai rossa come un peperone. Ma sono domande da farsi? E’ giustificata solo perché è mia madre.

Feci di no con la testa.

- Ah. Allora dopo le nozze sarà la prima? -

Annuì. Era così strano parlare di queste cose con Reneè. Lei incarna la classica madre non cresciuta, la madre che passa metà del suo tempo a divertirsi e a fare cose strambe. Dubitavo che a volte facesse la seria.

Mi aiutò a farmi il bagno, quasi come se fossi una bambina inesperta.

Non appena mettemmo piede nella mia stanza, sussultai: Alice era seduta sul mio letto con un espressione soddisfatta, quasi compiaciuta.

- Embè? Faccio così paura? -

- Ma no è che… non ti aspettavo così presto. – Mi giustificai.

- Bella, non mi presenti la tua amica? – Fece mia madre con la solita curiosità.

- Mamma, lei è Alice. E’ la sorella di Edward. –

Le due si strinsero la mano. Reneè rabbrividì quando Alice le offrì la sua.

- Molto piacere di conoscerla -

- Il piacere è mio. Sei il primo membro dei Cullen che conosco. Dopo Edward, s’ intende. –

Le due risero divertite. Mha. Mamma e le sue battute, chi le capisce. Poi iniziarono a parlare fittamente.

Era risaputo che Alice avesse una parlantina veloce, ma che Reneè le riuscisse a stare dietro era una novità. Dalle poche parole che compresi, si misero d’accordo sull’acconciatura e sul trucco. Reneè faceva la truccatrice, Alice la parrucchiera. Cominciamo bene…

Mi fecero sedere su una sedia un po’ scomoda e si misero al lavoro. Non potei che apprezzare la velocità: iniziarono alle 7.20 e terminarono circa due ore dopo. Tutto merito di Alice. Forse mia madre non era goffa, ma direi che non era nemmeno veloce.

Mi chiesero di guardarmi allo specchio.

Raggiunsi lentamente la parete dove si trovava a causa dei tacchi alti che mi avevano costretto a mettere…

Quando mi specchiai, pensai di non essere me.

Nello specchio non era riflessa la timida e goffa Bella Swan, la ragazzina, Bella Swan. Nello specchio c’era una donna. Una donna che si apprestava a sposarsi con il suo vestito bianco di seta e i suoi capelli acconciati da principessa. Il trucco leggero ma d’effetto che mi faceva sembrare una donna matura, magari una venticinquenne.

Reneè e Alice rimasero quasi estasiate nell’ ammirarmi.

- Sei bellissima, Bella. – disse la mia amica folletto. Le fece eco mia madre.

- Adesso andiamo – E scendemmo le scale fino al piano di sotto, dove ci furono altri sconvolgimenti.

Mio padre mi fissava, nel suo smoking nero, con sguardo meravigliato.

- Non posso crederci – disse.

- Stupenda, no? – fece eco Reneè. Lui annuì.

Mi aiutarono a scendere le scale che portavano all’esterno così che non caddi.

Fuori ci aspettava la Mercedes Benz di Carlisle che mi avrebbe portato a casa Cullen.

 

 

 

Fu davvero strano il tempo che ci impiegammo per arrivare.

Alice guidava come una pazza ma i vetri scuri dell’ auto non facevano intendere nulla ai miei poveri genitori, mentre io sorridevo seduta sul posto del passeggero.

Adesso attraversavamo il lungo viale che ci avrebbe portati a casa, abbellito di varie decorazioni floreali di vari colori. Dominava il bianco tra tutti.

- Un modo utile per non far perdere il guidatore – commentò Charlie, mentre il viale fuggiva alle nostre spalle e il grosso edificio bianco si intravedeva sempre di più, finchè Alice spense bruscamente il motore dell’auto.

- Eccoci. – disse.

- Caspita, che casa – Reneè era sempre affascinata dalle cose strane. E casa Cullen lo era…

- Voi iniziate ad andare – intervenì Charlie – io devo portarla all’ altare –

Le due donne sogghignarono, Alice mi fece l’occhiolino e la vidi muovere in fretta le labbra, come se volesse dirmi qualcosa. Avrei giurato che volesse dire “Attenta a non cadere” o qualcosa del genere.

- Bella – Charlie richiamò la mia attenzione non appena Reneè e Alice furono andate nel grande giardino della casa.

- Si –

- Sei sicura? –

- Mai stata più sicura. Te lo posso assicurare. –

- Sai che… Non vorrei… -

- Si, lo so. Non vuoi che faccia lo stesso sbaglio tuo e della mamma. Papà, Edward mi ama ed io lo amo. E’ tutto ciò che voglio. –

Non rispose, ma si limitò a capire. Era stato davvero difficile per lui, ma quando mi offrì il braccio, compresi che se n’era ormai fatto una ragione. La cosa più difficile sarebbe stata dopo… Ma adesso non volevo pensarci.

Ci avvicinammo al giardino.

Alice aveva fatto mettere un corridoio di rose bianche, rosse e rosa sotto il quale noi e tutti gli invitati saremmo dovuti passare. Anche se andavamo piano, riuscivo a scorgere le altre cose che quella mia piccola amica aveva fatto: aveva fatto mettere delle sedie bianche a destra, ed altre a sinistra, tutte con attaccato fiori di tutti i colori.

Inoltre, aveva fatto mettere un tappeto rosso per terra su cui adesso stavo camminando.

C’era dell’altro, ma lo notai solo quando arrivammo alla fine del corridoio, dove iniziava la strada che mi avrebbe condotto all’altare, che era rappresentato da un’ archetto di rose bianche.

Accanto all’archetto, c’era un grande pianoforte nero che riconobbi essere quello di Edward. Sotto all’arco di rose, c’era il pastore che avrebbe celebrato le nozze. E poi, davanti al pastore c’era lui.

Più bello di tutte le rose, più luminoso di qualsiasi luce. Edward splendeva anche se non c’era la luce del sole a farlo brillare nel suo abito nero che lo rendeva ancora più irreale di quanto non sembrasse.

Appena mi vide mi sorrise, ed io lo ricambiai.

Colui che stava al piano mi notò, e con lui tutti gli invitati si voltarono quando iniziò ad intonare le prime note della marcia nunziale.

I miei passi tradivano mille emozioni incontrollabili, non riuscivano a stare fermi mentre mi avviavo verso il mio futuro sposo a passo lento. Poi lo raggiunsi.

Mio padre mise la mia mano in quella di Edward, e si andò a sedere in prima fila, vicino a Reneè.

Edward mi lanciò uno sguardo d’intesa, dolce e caldo allo stesso tempo, mentre il pastore cominciò la solita formula.

“…Chi è contrario a questo matrimonio lo dica ora o taccia per sempre.”

Su queste parole sentì il rombo di una moto.

Sussultai, Edward mi strinse più forte la mano che quasi mi si bloccò il sangue, e quando lo guardai in volto, non prometteva nulla di buono. Poi mi girai verso ciò che lo aveva attirato, e ciò che vidi mi sbalordì: una moto nera, un volto che conoscevo ormai da sempre… Jacob.

- Che vuoi qui? – fece Edward, adirato.

- Bella, hai ancora tempo per decidere –

Fissai Edward. Non sapevo che fare, chi seguire. Poi le mie emozioni decisero per me.

Lo guardai negli occhi, e subito capì. Mi lasciò la mano e gli sussurrai “Solo un’ora. Ti chiedo solo un’ora.” . Mi guardò con amarezza, ma annuì. Corsi dietro la moto di Jacob e ci saltai su.

Avevo un’ ora di tempo per scegliere cosa fare della mia vita.

 

  
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