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Autore: RaggioDiLuna    21/03/2008    14 recensioni
SEGUITO DI "IL LAGO DELLE FATE". LEGGETE PRIMA QUELLA...per chi l'ha già letta, beh, buona lettura, spero vi possa piacere, visto che me l'avete chiesto in tante.
1) Ad un tratto, una cinquantina di metri davanti a lei, Hermione vide dei puntini luminosi librarsi nell’aria, come legati da fili invisibili che li facevano fluttuare piano, al ritmo degli aliti di vento. Avanzò in quella direzione fino a ritrovarsi di nuovo di fronte alla piccola radura attorno al lago. Riconobbe l’albero a cui si era appoggiata mentre Malfoy le si scagliava contro, furioso, e quello lungo il quale lui si era lasciato scivolare, togliendosi la corazza che fino a quel momento lo aveva protetto dalla forza delle emozioni che avrebbero potuto travolgerlo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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lago delle fate 2 sono le due di notte, quindi non vi dico nulla, sole di lasciarmi un commentino per dirmi se è una degna continuazione del "lago delle fate".
grazie a Crazy_Fra per essermi venuta in soccorso durante la stesura!!!
buona lettura!!
Stefania

Draco ed Hermione coprirono la distanza che li separava dal castello camminando in silenzio, tenendosi per mano.
Hermione non sapeva cosa aveva spinto il ragazzo a fidarsi di lei fino a confessarle quella verità orribile
“mia madre è morta”. Sentì un brivido percorrerla pensando a come avrebbe potuto sentirsi lei al suo posto, non riusciva neanche ad immaginare l’orrore di quella perdita…
era rimasta sorpresa quando lui le aveva preso la mano, non se lo sarebbe mai aspettato, non dal bastardo che fino a poche ore prima la chiamava mezzosangue. Lo guardò di soppiatto, cercando di non farsi scorgere, e osservò per qualche lungo secondo il profilo del suo viso pallido. Teneva la testa china a terra, gli occhi bassi e rossi di pianto, le ciglia lunghe e scure, molto scure rispetto alla sua carnagione e al colore dei suoi occhi e dei suoi capelli…Hermione pensò che non si era mai accorta di quel particolare, nonostante si conoscessero da anni, ormai. Sorrise perché non riusciva a capire come mai la sua mente avesse formulato quel pensiero stupido in un momento come quello.
-ho qualcosa di orrendo in faccia?- le chiese lui senza nemmeno girarsi
-come, scusa?-
-mi stai fissando-.
-oh…ecco, io…-
Venne interrotta dalle dita fredde del ragazzo che stringevano più forte le sue e non potè impedirsi di spostare lo sguardo sulle loro mani intrecciate, arrossendo un poco.
Malfoy se ne accorse e mormorando delle confuse parole di scusa sprofondò con  decisione entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni e cominciò a fissare un punto dritto avanti a sé, aumentando il passo.
Hermione lo guardò stupita e un po’ ferita da quel cambiamento improvviso. Sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo, conosceva Malfoy…
“sicura di conoscerlo davvero?”
no, la sua coscienza aveva ragione, non lo conosceva, e quello che era successo tra loro poco prima, nella foresta,  ne era una conferma.
L’unica cosa che sapeva con certezza era che la sensazione della pelle della sua mano contro la sua aveva avuto l’effetto di calmarla, di farla sentire bene, e ora che quel contatto era finito avrebbe voluto avvicinarsi e riprendersi quello che voleva, incatenare di nuovo quegli occhi di solito così freddi ai suoi per farli sciogliere, perché lui la guardasse ancora in quel modo, come se fosse un bimbo spaventato e lei il suo rifugio.
Ma tutto quello che le rimaneva era solo un grande vuoto…

Perché mi sono staccato da lei, perché mi sto allontanando? È così difficile sostenere il suo sguardo, così limpido innocente e per questo così pericoloso…
Nella tasca trovo un fazzoletto di seta e senza tirarlo fuori so che è lilla, coi bordi di pizzo macchiati di sangue ed inchiostro. Il fazzoletto di mia madre. La macchia d’inchiostro è colpa mia, ma lei non l’ha mai tolta perché era il segno che la mia mano di bambino aveva tracciato cercando di disegnare un cuore, tanti anni fa. Il sangue invece è suo, ed è recente, troppo recente. È il sangue uscito da una ferita a quel cuore che non batterà mai più. Neanche il fazzoletto che le ho premuto sul petto è riuscito a salvarla…
Sento le lacrime che ancora una volta si spingono fuori dagli angoli dei miei occhi, ansiose di buttarsi giù, nel vuoto.
Rallento istintivamente il passo perché le lacrime mi offuscano la vista…o forse perché vorrei ancora che tu mi consolassi, Hermione.
Stringo quel fazzoletto e lo sento freddo sotto le mie dita. Non riesco a trattenere un singhiozzo, non ce la faccio più, per favore, aiutami…Seta fredda, elegante, asettica, pregiata.

Malfoy rallentò l’andatura e la ragazza ne approfittò per avvicinarsi di nuovo a lui, mentre stavano per varcare la soglia  del castello.
Sentì che cercava di reprimere di nuovo il pianto e gli porse un fazzoletto di carta prendendolo dal pacchetto che teneva nella tasca della felpa, all’altezza dello stomaco.
Lui lo prese e lo tenne in mano per un secondo osservandolo con un’espressione strana, un po’ stupita.
-che c’è?-
-è un fazzoletto…di carta?-
-non ne avevi mai visti??- fece lei incredula
-no, si usano raramente da noi maghi…e MAI nella mia famiglia. Noi usiamo solo materiali pregiati-  il suo tono oscillava tra l’orgoglio e l’amarezza. Hermione roteò gli occhi al cielo.
Uno stupido fazzoletto di carta. Carta comune, carta che però sembrava piacevolmente tiepida, avendo assorbito il calore del corpo della grifoncina. Si asciugò le lacrime col dorso della mano e infilò il fazzoletto in tasca ancora intatto, usandolo per avvolgerci quello di seta, come se la dolcezza di Hermione potesse nascondergli la vista del sangue e allo stesso tempo proteggere  i suoi ricordi più belli.
-è quasi ora di cena- era una cosa stupida da dire, Hermione se ne rendeva conto, ma non sapevo davvero cosa dire per riempire quel silenzio che si era fatto di nuovo pesante.
-hmm…-
-senti, Draco…-
-che c’è?-
-non lo so-  ammise, imbarazzatissima. Come faceva a spiegargli che lo aveva chiamato solo per farlo girare per un attimo verso di lei, per incrociare di nuovo il suo sguardo???
Il ragazzo scoppiò a ridere facendola sentire ancora più stupida.
-non lo sai?-
-no- fece lei imbronciata.

Come sei riuscita a farmi ridere, non lo so, ma ci sei riuscita ed è questo che conta, perché mi sembra di non ridere da secoli.  Merlino, sei così buffa, con quel leggero broncio stampato sul viso, le labbra stirate in una smorfia che ti fa assomigliare ad una bimba, sei così dolce e…bella. Sei semplicemente bella, ma non credo lo saprai mai. Non da me.
Sento i tuoi passi appena dietro di me, la tua presenza è rassicurante…

-hai fame, Draco?-
-non molta, tu?-
-insomma…-
-mi accompagni in infermeria un attimo?-
Hermione lo guardò sgranando gli occhi, la preoccupazione che le stava dilatando le pupille.
-non ti senti bene?-
-sto benissimo-
-è per la mano?-
-no-
-ma…-
-è per Blaise- fece una pausa per prendere fiato e coraggio –è lì dentro per colpa mia-
ecco, lo aveva detto, aveva confessato una delle cose che più lo tormentavano in quei giorni , ma che non aveva ammesso con nessuno, nemmeno con se stesso.
-ok, andiamo- avrebbe voluto chiedegli di più, farsi spiegare che cosa era successo, se avevano litigato e perché, ma soprattutto voleva sapere perché le aveva chiesto di andare con lui.
Si era fidato di lei, di nuovo. Era tutto così strano quel giorno, cominciato già in modo così particolare e finito…finito bene, concluse. Ripensò a quello che era successo, alla pioggerellina che l’aveva accompagnata tra gli alberi della foresta fino a scoprire l’esistenza di quel lago magico, di quel posto da fiaba, alla creatura vestita di luce che le aveva indicato il ragazzo che ora le stava camminando a fianco…e poi le sue urla, la stretta della sua mano e il dolore bruciante che aveva provato, la sensazione del contatto della sua schiena contro la corteccia e poi fortissimo, il pugno che le aveva quasi sfiorato le tempie, andando a scaricare la sua rabbia sul legno nodoso.
La sua mano coperta di sangue, ferita come i suoi occhi, come la parte più intima della sua anima. Aveva curato la sua pelle ferita, ora avrebbe voluto fare lo stesso con il resto di lui. Ma perché? Perché tutta quella voglia di vederlo sorridere? Voleva vederlo felice forse perché si rendeva conto che lui non lo era mai stato

Guardo nei suoi occhi castani e vedo affiorare mille domande a cui non ho voglia di rispondere, almeno per ora, perché vorrei stamparmi nella memoria l’immagine del suo volto preoccupato mentre mi chiedeva se mi sentivo bene. Nessuno si è mai preoccupato in quel modo per me, nessuno mi ha mai guardato col terrore che potessi star male. La sua preoccupazione mi riscalda il cuore.
Grazie.
Vorrei fermarmi un attimo in questo corridoio per abbracciarti, sì, proprio per tenerti stretta qualche secondo, il tempo  di sentire di nuovo il profumo dei tuoi capelli solleticarmi il naso. Ma non si può.
Non riesco a trattenere un sospiro e nonostante tutta questa situazione mi sento sollevato, come se parlare tranquillamente con te di cose normali, come la cena, possa allontanare gli avvenimenti più brutti dalla porta della memoria…

-Draco?... dici che Blaise è sveglio???-
-potrebbe essere, perché?-
-portiamogli qualcosa-
-in che senso, scusa?-
Hermione sorrise divertita
-come in che senso? Le solite cose che si portano ad un degente…a te cos’hanno sempre portato?-
“niente” pensò il ragazzo con tristezza, ma non disse nulla
-allora, cosa gli portiamo?- insistette lei
-io non ho nulla…-
-ok, facciamo così, andiamo a prendere dei dolci su nel nostro dormitorio e poi ritorniamo in infermeria-
-…-
-che c’è, non va bene?-
il ragazzo la studiò per un attimo
-no, no, va benissimo-
“grazie” aggiunse mentalmente.

Non ho davvero più parole, non so cosa risponderle, riesco solo a fissarla. L’aria fredda le ha arrossato le guance accese ora anche dall’entusiasmo che la sta scuotendo mentre si affanna a trovare qualcosa per allietare il soggiorno del mio amico in infermeria. Non di Potter o Weasley, ma di Zabini, un serpeverde con cui avrà parlato si e no tre o quattro volte. Si sta dando tanto da fare per una persona che conosce a malapena. Ed è fantastica mentre mi saltella allegramente a fianco con gli occhi accesi dalla speranza di riuscire a risollevarmi l’umore e di risolvere il problema dei dolci.
Sorrido senza neppure accorgermene, contagiato dal suo buon umore, e in un attimo perdo di nuovo il controllo sul mio corpo. La mia mano afferra il suo polso tirandola dietro di me mentre sento la mia voce urlare
-chi arriva ultimo al ritratto della Signora Grassa domani offre una burrobirra al Paiolo magico !!!-
comincio a correre e mi sento leggermente idiota, perché sto giocando come un bambino…a dire la verità come non ho mai fatto neppure da bambino, ma mi sento libero e mi viene di nuovo da ridere a vedere la sua espressione stupita.
Dopo pochi secondi sento che comincia anche lei a correre e mi fiondo su per le scale che portano al suo dormitorio.
Sono più alto e troppo allenato perché lei possa superarmi, così arrivo per primo davanti al ritratto e mi blocco di scatto, girandomi per prenderla, perché, come avevo previsto, o forse sperato, lei mi finisce addosso. Ed è di nuovo meraviglioso averla così vicino. Non so definire quello che sta succedendo, è come se la sua voglia di vivere scacciasse l’aria di morte che da un po’ di tempo a questa parte sembra alleggiare padrona tra i miei pensieri.
 
Hermione corse attraverso i corridoi, divertita dall’atteggiamento della serpe…era successo tutto troppo in fretta, non riusciva ancora a crederci.
E poi… -ahia!!!-
La ragazza si sentì circondare dalle braccia di Malfoy che la trattenne per non farla cadere e si chiese per quanto poteva restare così senza incappare in una delle sue solite battute sarcastiche.
La migliore difesa è l’attacco:
-ma non fare il cretino!!!-
lui si limitò a fissarla.
-aspettami qua fuori, prendo una scatola di biscotti e arrivo-
lui annuì mentre lei veniva inghiottita dal buco lasciato dal ritratto, fissandole la schiena.
Si appoggiò al muro sotto lo sguardo ostile di due grifondoro del quinto anno che evidentemente non gradivano lì la sua compagnia. Quelle occhiate fecero defluire un po’ del suo improvviso buon umore, perché erano il simbolo dell’odio che il cognome Malfoy ispirava  a chiunque lo ascoltasse. Era come un marchio. Era IL marchio. Simbolo di crudeltà e freddezza, le stesse caratteristiche che avevano permesso a suo padre di uccidere la donna che per anni era stata sua moglie, che gli aveva donato un figlio.
Un’ombra oscurò di nuovo gli occhi chiari e dipinse il suo volto cospargendolo con un manto di tristezza.
Sperò che la mezzosangue si sbrigasse, perché sentiva lo strano desiderio di prenderla di nuovo per mano, di andare via, loro due da soli.
In quel momento sentì le voci di Potter e Weasley  avvicinarsi e dopo pochi secondi li vide sbucare dall’angolo del corridoio. Li osservò mentre loro ancora non lo avevano notato; sembravano molto agitati.
-possibile che non sia neppure venuta a cena?-
-ma si, Ron, vedrai che si sarà persa leggendo un libro particolarmente interessante, la cena è appena iniziata, sono sicuro che se andiamo in Sala Grande la troviamo lì ad aspettarci-
-forse hai ragione…Malfoy, cosa ci fai tu qui?-
-non ti devo nessuna risposta, Weasley-
-Ron, Harry, ciao!!! Come mai non siete a cena? Tutto bene?-
-Hermione, ti abbiamo cercato dappertutto, dov’eri finita?-
Malfoy osservò quello scambio di battute, stupendosi della preoccupazione dei due ragazzi vedendola uscire dal buco del ritratto.
-ero andata a fare un giro in giardino, a leggere-
la ragazza sentì su di sé lo sguardo del serpeverde.
-potevi dircelo!!-
-dai, Ron, lasciala respirare. Hermione vieni a cena con noi o non hai fame?-
Hermione fece per rispondere ma si sentì afferrare gentilmente il braccio e trascinare verso la sala Grande.
-arrivo Ron, arrivo…-
non poteva dire di non sentirsi bene, dubitava che i suoi due amici l’avrebbero mai creduta, ma le dispiaceva non poter accompagnare Malfoy in infermeria. Si voltò verso di lui ma lo sguardo che lui le rivolse la fece gelare.
Era uno sguardo freddo, distante. Lo aveva deluso proprio quando lui aveva abbassato le difese. Gli lanciò la scatola di biscotti e poi seguì i due grifondoro giù dalle scale, senza che lui dicesse una sola parola.

Una scatola di biscotti, e per giunta di una marca sconosciuta, probabilmente babbana.
Se ne è andata lasciandomi solo con una stupida scatola di biscotti. Ed io povero illuso che pensavo volesse davvero venire in infermeria.
Ma non importa, ci andrò da solo, farò prima e sarà decisamente meno difficile.
“no, non è vero.”
 Importa eccome, importa perché lo avevo chiesto io, importa perché ha ritirato quella mano calda che credevo avesse allungato verso me come un’ancora di salvezza. LEI era la mia ancora di salvezza, ed ora io sono libero di affogare. Di nuovo, come prima, nel buio della solitudine. Più a fondo di prima, perché ora so cosa sto perdendo. E fa male, male da morire, ritrovarsi nel silenzio di questo corridoio che mi è estraneo ed ostile, con l’illusione che ancora si fa strada nel mio cuore, l’illusione che per un momento mi aveva fatto uscire dal buio, mi aveva fatto dimenticare il dolore…l’illusione che ora vola con ali spezzate, sul procinto di schiantarsi a terra e morire.
Mi dirigo verso l’infermeria sperando che almeno Blaise non mi guardi con odio e con sospetto, cosa che avrebbe anche il diritto di fare.
Quando apro la porta riconosco la sua sagoma sotto le lenzuola, i capelli eccezionalmente fuori posto e gli occhi chiusi. Dorme.
Poso la scatola di biscotti sul comodino vicino alla testata del letto e faccio comparire una piuma e un pezzo di pergamena per scrivergli due righe. Non so cosa mi spinga, cosa guidi la mia mano mentre gli porgo le mie scuse.
Non ho mai chiesto scusa a nessuno, neanche a lui, anche perché sapevo che lui mi conosceva bene e mi avrebbe in ogni caso capito e perdonato. Ma questa volta è diverso, sono io ad essere diverso.
Poso la penna senza neppure firmarmi, la scrittura la conosce e io ho solo voglia di scappare, scappare lontano da tutto e da tutti, fare luce tra i miei pensieri, piangere senza nessuno che possa spiare il mio dolore e deridermi per queste mie debolezze.
In un attimo sono di nuovo all’aperto e l’aria , rinfrescata dalla pioggia che è caduta durante il giorno, mi investe in pieno viso, dandomi nuovo ossigeno.
Ripenso a quello che ho scritto al mio amico e sorrido: vorrei vedere la sua faccia quando si sveglierà. Ora sono sicuro che mi perdonerà, ma ancora qualcosa mi spinge a camminare, a mettere un piede avanti all’altro in un movimento ritmico che continua a lungo.
Finalmente mi fermo, ho trovato il mio posto, il luogo che è ormai impregnato delle mie lacrime ma anche del mio sangue e che nonostante tutto continua a sembrarmi il paradiso…

Nel frattempo, in Sala Grande, Ron ed Harry stavano osservando Hermione ingozzarsi di cibo ad una velocità impressionante.
-hey, Herm? Hai fretta?- chiese leggermente ironico il rosso osservando la ragazza finire il suo dolce mentre lui e l’amico si servivano il secondo.
-già…non ho ancora finito di riguardare il tema per Piton e temo di aver dimenticato il libro che stavo leggendo oggi da qualche parte, devo assolutamente trovarlo!-
Harry sollevò un sopraciglio in segno interrogativo, ma la ragazza lo ignorò e raccogliendo velocemente le sue cose si alzò di corsa e si diresse verso l’infermeria.
Attraversò i corridoi correndo mentre gli occhi grigi di Malfoy la guardavano ancora con aria tradita e spalancò la porta che si apriva sul regno di Madama Chips, trovando Blaise intento a mangiare i suoi biscotti.
Di Malfoy nessuna traccia.
-ciao, Blaise- azzardò
il ragazzo voltò verso di lei gli occhi blu intenso, stupito di vederla lì.
-ciao Hermione, che ci fai qui?-
-cercavo…no, niente. Ti piacciono i biscotti?-
-sono tuoi?-
-si…Dr…Malfoy non ti ha detto nulla?-
-no, quando mi sono svegliato non c’era già più, mi ha lasciato solo un biglietto.-
la ragazza annuì per dirgli che aveva capito, delusa dal non averlo trovato lì.
-non è da Draco né scusarsi, né portare dei dolci, né tantomeno chiederli a una mezzosangue- sbottò lui pentendosi subito dopo delle sue parole.
-scusa, Hermione, sai che non la penso come lui su queste cose, ma sai anche che è così che lui ha sempre ragionato…-
-si, lo so…-
-Hermione, posso farti una domanda?
-hm…-
-perché sei venuta qua?-
-come scusa?-
-andiamo, Hermione, non sei venuta fin qui solo per chiedermi se mi piacevano i biscotti o sbaglio?- fece lui con un sorriso.
La ragazza lo guardò cominciando a capire come mai quello fosse l’unico amico di Malfoy: sapeva leggere dietro le righe, guardare oltre l’apparenza.
 E non si arrendeva tanto facilmente:
-allora? Prima lui ti chiede dei biscotti da portarmi e poi tu piombi qui come una furia…che sta succedendo?-
-non è stato lui a chiedermi i dolci-
-oh, insomma, non cambia le cose!! Perché mai tu gli hai offerto dei biscotti e poi sei piombata qui?- riformulò paziente osservandola da sopra il bordo del bicchiere da cui stava sorseggiando un antidolorifico.
-stavamo semplicemente parlando mentre ritornavamo al castello- fece una pausa –l’ho incontrato mentre camminavo nella foresta-
il ragazzo la guardò per invitarla a continuare, ma lei non disse nulla, chiudendosi nel silenzio. Non voleva tradire Malfoy, non sapeva quanto poteva rivelare al serpeverde seduto su quel letto, ma lui sembrò capire, e forse apprezzare, il suo atteggiamento.
-hai detto che si è scusato?-
-si…non me lo aspettavo, cos’è, mentre parlavate gli hai fatto il lavaggio del cervello?-
Hermione rise, sorpresa dalla prontezza di spirito di Zabini.
-lo stavi cercando?.- chiese lui ritornando serio.
-già- alzò gli occhi per guardarlo in faccia  –credi sia tornato al vostro dormitorio?-
-no, non credo…quando è scosso, e per scusarsi credimi lo è, esce e va a farsi un giro, non chiedermi dove, non me lo ha mai detto-
la ragazza annuì
-non credo riuscirai a trovarlo, il parco è grande-
-oh, io invece credo proprio di poterci riuscire…tu vieni con me?-
-no, non credo che le mie gambe siano d’accordo…-
-ok, allora…allora io vado, ciao, Blaise!- fece lei voltandosi e cominciando ad avviarsi.
-buona notte!-
-hey, hermione, aspetta!-
-che c’è?-
-se non riesci a trovarlo prima di andare a letto avvisami, ok?-
-ok-
-tieni questi!- Hermione prese al volo la scatola mezza vuota dei dolci che lui le aveva lanciato –magari si addolcisce un po’-
sentendosi gli occhi di Zabini fissi sulla schiena, uscì dall’infermeria ridendo.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle appellò un maglione leggero e si avviò verso la foresta proibita: sapeva benissimo dove trovare Draco Malfoy, sperava solo di ritrovare la strada.
Camminò velocemente fino al limitare degli alberi, prese un bel respiro e si addentrò tra i folti rami, cercando di riconoscere il sentiero che aveva seguito quella mattina prima di avanzare letteralmente a caso tra la vegetazione e trovare il lago…e lui.
Attorno a lei si stava facendo buio e se fuori la luna cominciava a sostituirsi al sole, dentro la foresta era difficile scorgere qualcosa a pochi passi da sé.
Tutto, lì, le foglie, i germogli, tutto trasudava umidità, in lontananza si sentivano fruscii e battiti d’ali che raccontavano storie vicine eppure lontane, storie di animali che si nascondevano tra gli arbusti, prede e predatori che vivevano il loro dramma quotidiano, piccoli insetti o gufi maestosi, abitatori della notte che piano piano si stava avvicinando, lenta e inesorabile.
Ad un tratto, una cinquantina di metri davanti a lei, Hermione vide dei puntini luminosi librarsi nell’aria, come legati da fili invisibili che li facevano fluttuare piano, al ritmo degli aliti di vento.
Avanzò in quella direzione fino a ritrovarsi di nuovo di fronte alla piccola radura attorno al lago.
Riconobbe l’albero a cui si era appoggiata mentre Malfoy le si scagliava contro, furioso, e quello lungo il quale lui si era lasciato scivolare, togliendosi la corazza che fino a quel momento lo aveva protetto dalla forza delle emozioni che avrebbero potuto travolgerlo.
Lasciò vagare lo sguardo attorno a sé osservando la leggera nebbiolina che si stava alzando dalle acque del lago; era una foschia appena palpabile, a tratti trafitta dai raggi della luna che oltrepassavano la barriera dei rami più alti, ma era abbastanza densa da nascondere gran parte delle fate che svolazzavano lì attorno e che al suo arrivo si erano nascoste, rifugiandosi tra le molecole di vapore in sospensione.
Solo una di loro uscì da quel sipario naturale sbattendo piano le ali nella sua direzione e la ragazza la riconobbe come la creatura con cui aveva parlato quel pomeriggio.
-Hermione, sei tornata! Che bello! È una strana ora per uscire, però…-
-già, dovrei essere dentro al castello in questo momento-
-stai cercando lui, vero? …Dra…Drato, no…Draco?-
-si, è venuto qui?-
la fata annuì mentre cominciava a volteggiarle attorno alla testa, sempre più velocemente, fino a confonderla, poi ad un tratto si fermò proprio all’altezza del suo viso, in modo da fissarla negli occhi.
-perché lo stai cercando?- fece con un pizzico di malizia
“già…perché?”
-perché neanche lui dovrebbe rimanere fuori a quest’ora. Dobbiamo rientrare entrambi.-
la fata alzò le sopracciglia, per nulla convinta di quella spiegazione, ma non disse nulla e sorridendo cominciò a sbattere più forte le ali fino a quando dal suo corpo si sprigionò una piccola spirale di polvere a tratti dorata e a tratti come impregnata di riflessi di luce, come piccoli cristalli in cui i raggi luminosi si riflettevano mandando bagliori colorati.
Hermione spostò stupefatta lo sguardo dalla creatura che aveva davanti alla strana spirale, che si muoveva nell’aria avanti a lei come se stesse galleggiando; a guardarla bene sembrava pulsare leggermente, come contraendosi ritmicamente su se stessa  e alla ragazza ricordò le meduse che vedeva al mare, d’estate, leggere ed impalpabili  eppure così vive e potenti.
La fata richiamò la sua attenzione e le face un cenno in direzione della spirale, poi inclinò la testa sorridendo dolcemente e si dileguò nella nebbia, raggiungendo le compagne sopra il pelo dell’acqua.
Nell’istante in cui la fata sparì la spirale cominciò a muoversi verso gli alberi, dall’altra parte del lago.
La ragazza la seguì e dopo poco la vide fermarsi illuminando la figura addormentata di Draco Malfoy, sdraiato sull’erba umida, gli occhi chiusi e il respiro lento e profondo. Sembrava dormire.
Hermione si inginocchiò per osservarlo meglio e vedendo la spalla della sua leggera camicia impregnata di lacrime si sentì come se qualcosa dentro di lei provasse il suo stesso dolore, la sua stessa dilaniante solitudine, la sua inquietudine e la sua rabbia.
E questa volta era in parte anche colpa sua; forse se lo avesse seguito sarebbe riuscita a dare una tregua alla sua anima stanca.
La stessa forza invisibile che poche ore prima l’aveva costretta a camminare fino a lì, la stessa che aveva spinto Malfoy a scrivere quelle righe per Blaise, ora la spinse a sdraiarsi accanto a lui, di schiena, in modo da intravedere il cielo punteggiato da milioni di stelle.
Sentiva il ragazzo tremare leggermente.
“deve avere freddo, solo con la camicia indosso” pensò lei.
Dopo un attimo sentì il corpo del serpeverde farsi più vicino, stringersi più al suo. Hermione si voltò per guardarlo in viso, ma lo trovò ancora immerso nel sonno. Si era solo mosso istintivamente alla ricerca di calore.
Si mise anche lei più comoda, girandosi su un fianco e dandogli la schiena e chiuse gli occhi, aspettando il sonno, ma qualcosa dentro di lei si agitava, non la faceva dormire, non la lasciava in pace e non le permetteva di abbassare definitivamente le palpebre.
Senza neanche accorgersene cominciò a sussurrare piano nel buio, parlando con il ragazzo che ancora dormiva dietro di lei.
Si scusò di non averlo seguito in infermeria, si scusò per non aver mai guardato oltre l’apparenza, si maledisse perché non aveva mai capito nulla, non si era neppure accorta della perdita che aveva subito.
Prese fiato e continuò il suo monologo, ormai prossima alle lacrime.
Gli disse che poteva solo cercare di capire il modo in cui si sentiva, i sentimenti che era costretto a reprimere ogni giorno, le emozioni che doveva affogare nell’indifferenza. Cercò di spiegargli che si stava davvero sforzando di capirlo, perché voleva capirlo, perché avrebbe voluto cancellare tutto il male possibile.
-so di non avere il potere che vorrei, so di non poter cancellare le ferite che ti lacerano l’anima, vorrei solo provare a tamponarle, a far sì che smettano di sanguinare…vorrei poterti vedere negli occhi lo sguardo che ti ho visto oggi, perché era uno sguardo diverso da quello che ti ho sempre visto, non importa se ti sei arrabbiato con me, anche la rabbia è un’emozione, serve a sfogarsi, a volte, serve a scaricare tutto il dolore, a svuotare il cuore e la mente dai pensieri più tristi ed ingombranti, serve a far posto alla voglia di qualcosa di nuovo, serve a scacciare per un attimo l’orgoglio e a trovare il coraggio di appoggiarsi a qualcuno, di chiedere aiuto. Sono felice che tu l’abbia fatto, Draco, e che tu l’abbia fatto con me; non so ancora perché hai scelto proprio me, forse è stato soltanto perché passavo di lì, ma non importa, anche se non te ne sei reso conto sei stato tu ad aiutare me, perché mi hai fatto sentire finalmente importante per qualcuno, mi hai fatto sentire viva perché avevo un motivo vero per vivere, ed era quello di insegnare a te come si fa ad amare questa vita nonostante tutto. Ma ho rovinato tutto, ormai, lo so…-
sospirò piano
-lo so- mormorò ancora mentre il sonno la trascinava con sé.
Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, fu che senza accorgersene aveva chiuso gli occhi, mentre parlava. Quello di cui non si accorse fu che nello stesso momento in cui le sue palpebre la trascinarono nel buio, un paio di occhi grigi si apriva e rimaneva a fissarle le spalle, ormai scosse dai singhiozzi.

Non hai rovinato proprio nulla, Hermione, proprio nulla.
È vero, mi hai fatto male, lasciandomi solo con quella scatola di biscotti in mano, scomparendo giù da quelle scale a braccetto con Weasley, ma ora sei qua, lontana dai tuoi amici, lontano dalle lenzuola del tuo letto, accanto a me. PER me.
Vorrei dirti che ho sentito tutto, vorrei parlare con te, raccontarti davvero cosa è successo a mia madre, ma non voglio svegliarti. Ho sentito il tuo respiro farsi più lento via via che ti allontanavi da me sul treno che porta al regno dei tuoi sogni, quel regno di cui mi è negato l’accesso.
Neppure vedendoti piangere ho avuto il coraggio di chiamarti per fermare le tue lacrime, quelle piccole gocce calde e salate che stavi versando per me.
Sono rimasto immobile, perché se avessi anche solo mosso un muscolo ti saresti accorta che ero sveglio e non avresti parlato a quel modo.
Ti ho ingannato, è vero, ma di quelle parole ne avevo bisogno come ora avrei bisogno di stringerti un pochino di più, sentirti calda contro di me.
Un po’ mi avvicino, non troppo, per non svegliarti, per non svegliare entrambi da questa magia.

“Sta venendo sonno anche a me.” Fu l’ultimo pensiero che la mente di Malfoy riuscì a formulare per quella notte.

La mattina il sole sorse trovandoli ancora vicini e tremanti di freddo, gli abiti e i capelli fradici per l’umidità e la rugiada.
Il serpeverde fu il primo ad aprire gli occhi e rimase per un attimo ad osservare le gocce d’acqua intrappolate tra i ricci della ragazza che stava ancora placidamente dormendo contro di lui.
Diede una sbirciata all’ora e vedendo che era quasi ora di colazione  allungò una mano per scuoterla, ma Hermione nello stesso istante sbattè due o tre volte le lunghe ciglia e si alzò a sedere senza smettere di fissarlo, leggermente rossa in viso.
-buongiorno, dormigliona!- disse lui, sentendo per la prima volta che quelle parole avevano un significato: quello sembrava davvero essere destinato ad essere un buon giorno per lui e sperava di riuscire a farglielo capire. Fargli capire che era merito suo, della sua dolcezza, della sua comprensione.
Lei lo guardò, sorpresa.
-buongiorno, Draco-
sorrise a sua volta mentre il ragazzo si alzava e le porgeva la mano per aiutarla. Questa volta Hermione l’afferrò e si lasciò tirare su.
Lui la attirò un po’ più vicina.
-Draco, ti devo delle scus-
-lascia stare- la interruppe lui  -ieri sera ho sentito tutto-
la grifoncina spalancò gli occhi e si scostò da lui, arrossendo ancora di più.

Merlino, quanto sei buffa, così, Hermione…

-che vuol dire?-
-esattamente quello che ho detto: ho sentito tutto-
-e?-
-e grazie- sussurrò avvicinandosi e affondando la testa nell’incavo del suo collo –grazie-.
-di niente. Grazie a te.-
Malfoy sollevò la testa e le prese il vino fra le mani, accarezzandola lentamente e incatenando ai suoi gli occhi lucidi della ragazza.

È forte la voglia di baciarla, ora, di tenerla stretta fino a far aderire ogni centimetro della nostra pelle, fino a fondersi e ritrovare il calore disperso dalle lacrime e dal dolore di tanti anni. Ma non si può. Una frase che mi sto ripentendo continuamente, in queste ore. Non si può.
Ho paura di mandare in frantumi quel delicato equilibrio che si è appena creato tra noi, perché è come una ragnatela di cristallo, una rete che frenerà la mia caduta quando e se verrò di nuovo scagliato verso la bocca dell’inferno. Tu ci sarai, ho bisogno di sapere che ci sarai, non voglio spaventarti e farti fuggire lontano.

Hermione sentì il viso del ragazzo farsi più vicino, sempre più vicino, tanto da far pensare che volesse imprigionare le sua labbra in un bacio. Hermione non si ritrasse, forse perché un po’ lo desiderava, forse perché in qualche modo sapeva che lui non avrebbe osato lasciarsi andare così tanto, non così in fretta.
Ed aveva ragione.
Sentì le sue mani accarezzarle la pelle e poi le sue labbra posarsi sulla punta del suo naso, senza staccarsi. Aprì gli occhi che aveva chiuso istintivamente e si ritrovò a fissare quelli di Malfoy, circondati dalle ciglia scure, grigi come la nebbia che alleggiava sopra il lago la sera prima.
Lo vide sorridere e poi si sentì avvolgere da un bagliore accecante e da un caldo inaspettato.

“ma che sta succedendo?”
i nostri occhi si sono appena incontrati e intorno a noi vedo volteggiare una polvere dorata e strani bagliori di luce, riflessi di ogni colore.
Mi allontano a malincuore da te e leggo nei tuoi occhi la mia stessa sorpresa.
Improvvisamente vedo le particelle allontanarsi da noi e formare una strana spirale che volteggia ora sopra le nostre teste.

La spirale luminosa si riformò per un attimo sopra le loro teste, ma cominciò a pulsare più forte, quasi vibrando, fino a dividersi in due spirali identiche, ma più piccole della prima, che andarono ad avvolgersi attorno al collo dei due studenti, cominciando a vorticare fino a ridursi ad un velo sottile, una catenella ed un ciondolo.
I due ragazzi osservarono i gioielli che si erano appena formati al loro collo.
Le catenine sembravano d’oro, ma era l’oro più lucente che avessero mai visto, e i ciondoli erano delle piccole sfere di cristallo trasparente e sfaccettato, che se investito dai raggi del sole mandava bagliori sui loro vestiti. Guardando meglio si accorsero che dentro alla sfera vorticava velocemente una polvere d’oro leggera e luminosa, che muovendosi formava ogni tanto delle forme, o meglio, delle lettere.
D e H.
Draco ed Hermione.
La ragazza sorrise e questa volta fu lei ad allungare la mano per stringere quella di lui
-torniamo al castello, Hermione? Ho fame…-
-intanto se vuoi ho dei biscotti-
Draco guardò la scatola che lei gli porgeva e sorrise mentre afferrava uno degli unici due biscotti rimasti, lasciandole l’altro.
Quando ebbero finito di mangiare la guardò, le labbra ancora sporche di cioccolato, e non potè impedirsi di sorridere di nuovo.
Infilò una mano in tasca e srotolò il fazzoletto di carta che lei gli aveva offerto quel pomeriggio usandolo per pulirle la bocca.
Nella sua tasca il fazzoletto di seta lilla rimase scoperto, ma non importava, ora la cosa più preziosa da proteggere era lei.
Erano loro.


volevo ringraziare le persone che hanno lasciato una recensione, mi ha fatto davvero piacere:

Crazy_Fra: immagino che il fatto che tu abbia scritto che ho fatto bene a posticipare il bacio significhi che vuoi un seguito? non ci avevo pensato...ma ci penserò!!! tranquilla, il blocco è passato, comunque tengo in considerazione la propostadi aiuto...un bacione!!!

kithiara : se puoi continuare a seguirmi??? ma cara....DEVI!!! ...anch'io amo Draco un pochino bastardo, però volevo fare il seguito del lago delle fate in cui Draco era cosìe non mi sembrava giusto farlo cambiare...comunque, se ti va di leggere di un biondino un po' meno sdolcinato, diciamo un po' più Malfoy, perchè non passi da Rivelans??? Dramione, ovviamente!!!!!

_AqUa PrInCeSs_ : ti prendo in parola e continuo a scrivere allora???? ma si, nessuno mi ferma ormai!!! che ti posso rispondere? sei stata tu a lasciarmi senza fiato nè parole con la tua recensione....grazie davvero tesoro!!!1

ferao: ahhhhhhh....una delle mie commentatrici più fedeli...ciao!!!!...poesia in quello che scrivo? oddio, mi sto sciogliendo!!!!

iaiaMalfoy_4ever: aggiornare? beh, ci penso su...che dici? sono contenta di averti colpito...sto leggendo "due cuori e una peste"...davvero stupenda!!!

yuyutiamo: ciao fata smemorina...anche tu mi proponi un seguito? beh, ci penso su...ok?
sono contenta che ti sia piaciuta, anche se so che farti commuovere non è poi così difficile... :)...bacione cucciola!!!

allora....grazie davvero a tutte, siete state dei tesori veri!!!!!

tre di voi, se non sbaglio, mi hanno chiesto di continuare la ff...non saprei...ora che viene l'estate avrei anche tempo...
io rimetto la ff come non completa, voi ditemi cosa fare, ok??????
fatemi sapere, NON SO DAVVERO COSA FARE!!!

continuare o non continuare, questo è il problema!!!!

bacione

Stefania.






  
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