Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Qilqax    16/09/2013    1 recensioni
Si racconta che diverse centinaia di anni fa, la razza umana fosse sull’orlo dell’estinzione… di nuovo. Questa volta, però, era colpa dei Giganti. Un gruppo di sette valorosi guerrieri vengono inviati a risolvere la situazione: riusciranno a salvare la Terra?
Ma soprattutto... chi sono?
Ma soprattutto... Dov'è Goku?
Una storia senza senso, con alcuni momenti di serietà. Ma anche no.
Genere: Avventura, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rivaille, Un po' tutti
Note: Cross-over, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non è vero che tutti sono bravi a parlare. Alcuni sì, però.

Boa era stata sul punto di vomitare più volte, sia per gli sballottamenti cui il suo corpo era sottoposto dalla frenetica corsa di Naruto, sia per le immagini che i suoi begli occhi notarono in alcuni punti della foresta: corpi spiaccicati come formiche tappezzavano le cortecce secche di vari alberi.

Ma Boa non si sentiva male per l’ atrocità della scena, tanto meno provava tristezza o paura, la principessa serpente era solo disgustata. Si chiedeva se non fosse possibile morire con un viso meno deformato. Lei, del resto, che era bellissima e tutto quanto, non pensava mai alla sua morte, perché non pensava mai alla vecchiaia e a quelle terribili schifezze chiamate rughe. Non sarebbe successo a lei, avrebbe pietrificato la Natura stessa, se fosse stato necessario.

No, Boa Hancock non era il tipo di donna che provava compassione per gli altri; infatti, dopo un po’ si addormentò. Si sarebbe risvegliata solo poi, per colpa delle urla di Naruto: se non gli avesse ricordato di quel poco Rufy, Boa lo avrebbe fatto a pezzi all’istante.

“Ci sono delle mura, delle mura!” proruppe trionfante Naruto, dando per scontato che a tutti gli altri fosse sfuggita una simile evidenza.

Light si sforzava di guardare solo i piedi della donna che lo trasportava, ma anche nel caso avesse visto altro, non avrebbe fatto molta differenza, tanto lui era moralista, corretto, giusto e Dio del Nuovo Mondo, e come ogni divinità moderna che si rispetti, un po’ asessuato.

Nel mondo dei sogni per adulti, Gintoki era ancora preso da spasimi: anche per uno come lui, c’erano cose più emozionanti di Jump. Già, e che cose.

Yourouichi se ne fregava di tutto e continuava a correre con la naturalezza di qualcuno che è vestito. O di Adamo ed Eva prima che mangiassero la mela.

Sadaharu… non preoccupare, tra poco arriviamo ed io dare acqua.”

Il cane abbaiò in risposta. In realtà, voleva solo morsicare un po’ il cranio di Gintoki, ma per quanto si affannasse nel raggiungerlo, quella testa argentata si allontanava con velocità. Era davvero un uomo frivolo, se giocava così con i sentimenti di un cane.

“Oh! Ma sono altissime!” esclamò Kagura sorpresa.

I titani, qualche metro più in là, li inseguivano ancora, correndo in maniera scoordinata: ricordavano vagamente un gruppo di adolescenti impazzite per i saldi estivi.

“Già, troppo…” Light doveva –era un bisogno fisiologico per lui- dire la sua e descrivere qualche stupendo piano che avrebbe sorpreso tutti e salvato l’umanità intera. “Le pareti sono lisce, quindi scalarle a mani nude è fuori questione.”

“Io ho un’idea!” esclamò all’improvviso Naruto. Light ne fu sorpreso, perché -a parte la ragazzina- sembrava il più stupido di tutti. “Fidatevi di me!” e la cosa messe inquietudine a tutti, perché detta da un tipo che non sapeva nemmeno dove si trovasse il cuore.

Erano ormai a ridosso delle mura.

Naruto lasciò andare Boa che lo fissava stizzita.

Ichigo, in posizione da combattimento, teneva d’occhio i giganti: non credeva che sarebbe mai stato possibile, ma quegli esseri facevano più impressione degli hollow.

Yourouichi fu estremamente veloce: lasciò andare Light e adagiò Gintoki a terra; in meno di mezzo secondo era di nuovo un gatto nero.

“Tecnica della moltiplicazione del corpo!” comparvero altri dieci Naruto.

Light si chiese se non fosse diventato schizofrenico all’improvviso o se, in caso, i funghi del pranzo non fossero allucinogeni. Le droghe pesanti non fanno bene a nessuno, questo è bene ricordarlo.

“Si parte!” Ogni Naruto caricò una persona a caso e prese a correre sulla parete.

Ma la realtà che gli attendeva oltre quelle mura sarebbe stata devastante.

 

~~~

 

L’umore di tutti i soldati della legione esplorativa era piuttosto depresso, il che non aiuta certamente la narrazione, ma non poteva essere altrimenti, dato l’ingente numero di caduti quella mattina, nel giro di poche ore. Benché Erwin e Levi occupassero, senza dubbi di sorta, i primi posti nella classifica delle anime tristi, erano anche i più bravi a nasconderlo: il comandante, con l’espressione seria del suo volto, mentre Levi sembrava uno in piena crisi di diarrea, in assenza di un bagno disponibile. Non solo gli era morta l’intera squadra, ma aveva pure dovuto salvare la amica di Eren -che aveva il tatto di un elefante- ed Eren stesso, facendosi male, ma soprattutto sporcandosi di bava di titano. Levi era in uno stato d’animo tale, che avrebbe fatto a pezzi chiunque, persino il re in persona, se si fosse avvicinato di quel tanto, anche solo per dirgli “ciao”.

Per di più, la popolazione intera sembrava essere imparentata con Mikasa Ackermann e avere la sua stessa sensibilità: vendendo tornare poveri, piccoli e traumatizzati soldati, non avevano perso occasione per lamentarsi delle tasse e farsi beffe della legione. Levi era troppo abbattuto e non ci aveva fatto caso sul momento, ma ora che ci ripensava, lo assalì una cieca voglia assassina: desiderò che quelle fottute mura precipitassero e morissero tutti quanti. Almeno dentro lo stomaco dei giganti non avrebbero pagato tasse.

Ah! E poi quella Mikasa! Le avrebbe strappato la lingua a morsi, col senno di poi.

“Chiariamo una cosa, se lei avesse svolto il suo compito correttamente, ora non ci troveremo in una situazione come questa!”

Ricordò quelle parole e si lasciò invadere nuovamente dalla rabbia.

Ma Levi lo sapeva che non era quello, non erano i cittadini, né le frasi di Mikasa, tanto meno lo sporco sul suo corpo o la polvere che vedeva sul pavimento della sala d’attesa dell’ambulatorio. Non era affatto niente di tutto ciò. E quei corpi, quegli occhi vuoti, quelle bocche spalancate tornarono alla sua mente e tutto gli fu chiaro. Nel suo profondo, ad una profondità che superava gli abissi del mare, Levi era distrutto.

Ma non poteva ammetterlo, perché se lo avesse fatto, sarebbe diventato ancora più reale, più annientante, e la distruzione nuoce alla fermezza. Esitare significa morire e Levi non aveva intenzione alcuna di lasciare quella vita, non ancora.

Erwin…” ringhiò. “avresti almeno potuto lasciarmi fare la doccia, prima di trascinarmi qui.”

“Voglio sapere esattamente quanto è grave la ferita e quando guarirà.”

“Ti stai cagando addosso, eh, Erwin? Ti faranno il culo, quegli stronzi.”

L’espressione del comandante divenne più aspra, ma Levi non riuscì a contenersi.

“Se ne fotteranno le palle di tutti i tuoi ragionamenti, si prenderanno Eren e lo squarteranno come se fosse un topo albino.” Ci godeva, sì, quanto ci godeva. Dopotutto, forse pure lui era un cugino di settimo grado dell’amica di Eren.

“Caporale Levi? Prego, è il suo turno.”

Tsk, pure questo mi tocca.” Mormorò, mentre si alzava, seguito da Erwin.

Sperava che non gli iniettassero niente. Levi odiava gli aghi, le pastiglie, le erbe e i medicinali in genere. Anche i dottori e le infermiere.

 

~~~

 

Kagura aveva incrociato lo sguardo di una guardia, quando erano atterrati sulle mura. Aveva comunque ignorato la cosa: l’idea di saltare giù da cinquanta metri di altezza l’entusiasmava molto più che il viso smagrito, pallido e terrorizzato dell’omiciattolo che l’aveva osservata per qualche secondo.

Naruto si strofinò, con l’indice, la pelle sotto il naso, sorridendo.

“Ce l’abbiamo fatta!”

Light, che stava per vomitare il pranzo, annuì. Sport estremo? Poteva depennare una delle esperienze umane da esperimentare prima di diventare divinità.

Ma i sette eroici protagonisti –più un cane alieno e uno shinigami invisibile- non ebbero il tempo di perdersi in festeggiamenti, perché una mandria di spaventati, quanto adirati soldati si parò davanti a loro, sfoderando spade e cannoni. Si erano lasciati titani alle spalle, ma ora si trovavano dinanzi alla specie più nefasta del mondo, l’homo sapiens sapiens.

“CHI SIETE?! CO-COSA CI FATE QUI?! SIETE AMICI DEI TITATI?!” urlò un signore con la faccia più sfigurata degli altri e l’aspetto del più inetto del gruppo: insomma, non c’erano dubbi che fosse il capo dell’allegra brigata di feroci uomini.

Light capì che bisognava agire subito. Intanto le coppie di Naruto si dissolsero, liberando del fumo che sembrò allarmare ancora di più i simpatici soldati. Light –da impareggiabile genio- si ricordò che durante la rigenerazione degli arti, era fuoriuscito del vapore dal corpo del titano. “Bella merda” pensò, prima di cercare di risolvere la situazione. Dietro di lui, Ryuk seguiva con enorme interesse l’evolversi dei fatti.

“VENIAMO IN PACEEE!” urlò, senza rendersi conto di quanto ridicola fosse la sua affermazione.

“NON VI CREDO! VOI SIETE AMICI DEI TITANI, TUTTI QUANTI!” sentenziò l’altro. “VI UCCIDERO’ PER IL BENE DELLA RAZZA UMANA!”

Ichigo si guardò intorno in cerca di una via di fuga, che non c’era: da ogni parte, i soldati li accerchiavano e perfino dalle finestre delle abitazioni vicine, spuntavano teste di persone curiose, che avrebbero certamente indicato da che parte stavano andando. Erano fregati. Dovevano affidare tutto alle loro capacità oratorie e persuasive… Decisamente, non avevano speranze.

“Mi avete stancata, voi e tutte le vostre sciocchezze!” Boa Hanckoc agitò la sua lunga chioma e si fece avanti.

Aspetti… può essere pericoloso…” balbettò Light, quando venne superato dalla principessa serpente.

Lei si mise a ridere, una risata che sembrava solleticare in maniera libidinosa le orecchie di chi ascoltava.

“Pericoloso? Pensi veramente che sparerebbero su di me?” Boa parlava al signorino Yagami, rivolgendosi in realtà all’intera platea, che adorante, osservava in ogni sua parte l’avvenenza insolita della donna. “Non importa chi io sia, né cosa faccia… questi uomini, tutti gli uomini non mi farebbero mai del male. E sai perché? Perché io sono… BELLISSIMA!”

L’eco delle sue parole si propagò in tutte le direzioni.

“Ma cosa dire quella? Chi importare se è bellissima? A me sembrare solo brutta troia, vero Gin-chan?”

Sìsì, sei proprio bellissima!” balbettava il samurai, unendosi ai coretti che partivano da ogni dove.

Boa sorrise soddisfatta.

“Che i vostri turpi desideri vi incatenino alla freddezza della roccia… MERO MERO MELLOW!”

All’istante, quasi un centinaio di soldati fu pietrificata.

“Io me ne vado” annunciò, incamminandosi tra gli spazi vuoti delle malcapitate statue umane.

As-aspetta!” Naruto le corse dietro. “Non puoi semplicemente lasciarli così!” come al solito, l’eroe in tenuta arancione doveva annoiare i suoi compagni con il suo grottesco e inutile senso morale. Più che allenare il corpo, sembrava che Naruto levigasse sempre di più la sua lingua e la sua capacità di argomentare teorie banalissime, come “i legami di amicizia non muoiono mai” o cose simili, che, ad esempio, Light Yagami aveva solo usato come esercizio per la sua calligrafia.

Un calcio fortissimo raggiunse il viso del ninja, che diventò per metà di pietra e volò fino ad atterrate sulle braccia di Kagura. In tempi recenti si usa dire, “dalla padella alla brace”, allora si coniò –nel piccolo gruppetto dei sette coraggiosi- “Dal serpente al toro” o molto più direttamente “dalla Boa alla Kagura”.

“Provate a seguirmi e vi pietrifico tutti!” così dicendo, la donna più bella del mondo si dileguò tra le statue.

Come ebeti senza più la mamma da seguire, i restanti impavidi salvatori del pianeta restarono a bocca aperta, senza muoversi, benché ora avessero una possibilità di scappare. E quando si risvegliarono dal torpore, con la giusta convinzione di muoversi da lì e nascondersi da una qualsiasi parte, era ormai troppo tardi. Come al solito.

Altri rinforzi piovvero letteralmente dal cielo, strappando in un batter d’occhio, il gatto dalle braccia di Kurosaki, Kagura dal fianco di Gintoki, Naruto dalle braccia di Kagura –liberandolo in realtà, perché la sua stretta lo stritolava-, e sbattendo il bel corpo di Light sul pavimento. Nessuno badò a Gintoki, perché aveva una spada di legno e un cane sulla sua testa.

“WAAAAAAA! ERWIN… VIENI UN PO’ A VEDERE QUIIII!” una donna dai capelli rossi saltellava dall’uno all’altro dei nostri protagonisti, tastando, annusando e facendo un insieme di cose del tutto prive di senso.

“Lasciami andareeeee!” Kagura si mosse, incurante della lama che aveva puntata alla gola. “GIIIIN-CHAAAN” ululò quando essa penetrò di un poco nel suo candido collo.

As-aspettami Kagura, arrivo.” I suoi passi erano lenti per via del peso di Sadaharu, che, però, vedendo la sua adorata padrona in pericolo, lasciò andare il cranio di Gintoki e corse in direzione della bambina. Purtroppo, in direzione del cane correva anche Hanji, e Sadaharu non poté trattenere il suo istinto.

“AHHHH COMANDANTE ERWIN! QUEL CANE SI STA MANGIANDO IL CAPITANO HANJI!”

Una risata dal suono cavernoso li raggiunse.

“Niente panico… niente panico, ragazzi, sto esaminando la sua dentatura!”

“Capitano Hanji…” fu il rassegnato sussurro generale.

Gintoki vibrò un potente colpo contro l’uomo che tratteneva Kagura.

Gin-chan… fa maleeeeeeeee!” disse indicando il collo. “IO SPACCARE CULO DI TUTTI!”

“Su su…” la consolava il samurai con i capelli da nonna.

“Siete arrivati qui oltrepassando queste mura… e quello è territorio dei giganti, mi domando, Come?” era la voce di un uomo biondo e alto. Erwin Smith.

Light rispose subito.

“Non lo sappiamo nemmeno noi… signore. Non ci conosciamo nemmeno, solo… ci siamo ritrovati in mezzo ad una foresta, inseguiti da giganti, e quando abbiamo visto queste mura… abbiamo pensato di essere salvi.”

“Come avete fatto?”

Light arrossì un po’, imbarazzato dall’assurdità che doveva dire.

“Quel ragazzo biondo… sembra essere un ninja… e… si è moltiplicato, pare essere in grado di camminare su superfici verticali e così… ci ha portati qui. E’ la verità, ci deve credere.”

Erwin lo fissò come se fosse un cretino e Light non ebbe il coraggio di dargli torto: era tutto una situazione ai limiti del possibile.

“Io sono Erwin Smith, comandante della legione esplorativa…” disse rivolto a tutti. “Se siete umani, non avete nulla da temere. Seguiteci senza opporre resistenza… e liberate i nostri compagni.” Aggiunse indicando le statue.

“Quello signore… non siamo stati noi a farlo… ma una donna che era con noi, ed ora è andata via.”

Erwin aggrottò le sue anomale sopraciglia. Che diavolo stava succedendo?

“Uhm, comandante, credevo che Levi sarebbe venuto con lei. È davvero così grave il braccio?” chiese Hanji, liberandosi dalla morsa del cane.

“Abbastanza. Ha detto che sarebbe stato solo d’impiccio e così, è andato a casa.”

Hanji restò in silenzio per un po’, pensierosa.

“Andrò a dargli un’occhiata più tardi…” diede dei colpetti sul muso di Sadaharu, scatenando la furia aggressiva di Kagura, che Gintoki cercava di trattenere con tutto se stesso: ci mancava solo picchiare qualcuno di importante, e gli avrebbero lanciati giù dalle mura, cibo pronto per titani. “Speriamo che non accada quella cosa.”

Erwin deglutì.

“Hai ragione, dobbiamo evitare che accada di nuovo quella cosa.”

“Sarebbe terribile, il braccio e quella cosa.”

“QUALE COSA?!” ringhiò Kagura. “IO ESSERE CURIOSA ORA, SOPRACIGLIONE!”

Hanji si voltò subito e si avvicinò correndo alla bambina. “Nono, non dirlo più, ci sono cose che non si devono dire… e una di quelle è sopraciglia!”

“E allora raccontami quella cosa!”

Sìsì, raccontaci quella cosa!”

“SMETTETELA DI DIRE QUELLA COSA, DEMENTIIII!” ringhiò Ichigo

“ANCHE TU ORA DIRE QUELLA COSA!

“AHHHHH VOI MI TIRATE MATTO! HO DETTO QUELLA COSA SOLO PERCHE’ VOI LA SMETTESTE DI DIRE QUELLA COSA!”

“MA TU AVERE DETTO UGUALE QUELLA COSA!”

“HO DETTO QUELLA COSA CON UNO SCOPO DIVERSO!”

“BASTAAAAAAA!” il gatto, per l’esasperazione, conficcò le sue graziose unghie nel braccio del malcapitato che la teneva.

A Hanji si illuminarono gli occhi.

“Non ti distrarre, ci devi raccontare quella cosa!” sentenziò Gintoki, serio.

“Già già, altrimenti io dire di nuovo ‘sopraciglione’”

“Ma lo hai già detto stupidaaa!” Ichigo non la smetteva di fare il pignolo, forse perché aveva l’orgoglio ferito, dato che si era fatto prendere così in fretta.

“Giusto, giusto!”

Mike, che tratteneva Naruto –ancora nel mondo delle stelle- , annusò l’aria e sogghignò.

Dunque… quella cos-

Hanji… stavi parlando di quella cosa?” era la voce minacciosa di Levi, dietro le sue spalle. Puntava una pistola alla testa del capitano.“Eh? Quella cosa… cosa, Hanji?”

“Ma niente, niente…

“Ti faccio saltare il cervello, troia…

Levi… credevo avessi detto che restavi a casa, questa volta.” Disse Erwin, per evitare la strage, dopo essersi ripreso dal “sopraciglione” di prima. Per fortuna non aveva sentito il secondo.

Infatti… ma con tutto il baccano che avete fatto, i tre gemelli dei miei vicini si sono svegliati ed è impossibile da sopportare quel piagnisteo…

“Capisco, beh, puoi darci una mano, già che sei qui.”

“Neanche per sogno. Ho cose da fare.” Rimise la pistola al suo posto ed iniziò ad allontanarsi. La sua allegra presenza portava sempre un silenzio tombale, dovunque.

Levi… se devi fare quella cosa, usa le dovute precauzioni!” urlò Hanji, agitando la mano in segno di saluto.

Un proiettile le sfiorò il viso, all’altezza delle tempie. E il vento portò un “puttana” nella sua direzione.

 

 

 

 

Qilqax, the returner

 

Ahem, chiedo scusa per l’immane ritardo. Ho tecnicamente saltato una settimana di aggiornamento e lo farò nuovamente, perdonatemi. La verità è che ho poco tempo –son sempre in giro- e sto facendo le valigie per Tolosa ù.ù vado a sentire il concerto dei GazettE. Quindi sono impegnata. Poi, sono indietro con il prossimo capitolo –neanche la metà- e la cosa mi rattrista un sacco.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, comunque!
Per il prossimo… ci risentiamo a ottobre, non odiatemi troppo, per favore!

Grazie mille a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, la prossima volta vi ringrazierò come si deve… solo che ora devo cucinare! Scusate la fretta, davvero.

 

Alla prossima!

Qilqax.

   
 
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