Capitolo
12.
Rabbia
e combattimenti
“Ciò
che non ti uccide ti rende solamente più forte...”
La
ragazza si sedette al bancone e ordinò un boccale di birra
fresca.
Il barista
la squadrò da capo a piedi, partendo dai lunghi capelli
scuri un po’ arruffati
e terminando con i jeans blu e gli stivali di pelle nera. Poi il suo
sguardo
cadde sulla spada che la giovane portava assicurata alla cintura e si
affrettò
a servirle quello che aveva richiesto.
Kaede bevve una lunga sorsata dal
boccale e sospirò.
“Uffa, ma dov’è finito?” si
chiese seccata “È un’eternità
che lo aspetto”
Per puro caso “captò” una conversazione
tra due ragazze sedute
a un tavolino lì affianco.
-Allora, come va con questo ragazzo?- stava
chiedendo una delle due all’altra.
-Be’... bene, credo- rispose la seconda un
po’ imbarazzata.
-Come “bene, credo”? Che significa?- fece la prima
perplessa.
-Ecco... non sono certa che la cosa funzioni tra noi- ammise
l’altra.
-Ma ti ha baciata?- insistette l’amica.
-Sì!
Un sacco di volte... e pare anche tenerci, a questo rapporto...
ma...-
Kaede
aguzzò le orecchie. In fondo, la situazione di quella
ragazza non pareva troppo
diversa dalla sua.
-...Ma...?- la incoraggiò l’amica, curiosa di
sapere cosa
non andasse in quel rapporto che lei riteneva perfetto.
-Ma... Insomma, non mi ha
mai detto in faccia che gli piaccio, che mi ama... nemmeno che mi vuole
bene-
concluse la giovane abbassando gli occhi.
-Ma dai! Per così poco? Non dar peso
a certe sottigliezze!- esclamò l’altra -Insomma,
ero arrivata a pensare che
fosse qualcosa di veramente
importante!-
La seconda fece per dire qualcosa, per replicare, ma alla fine
tacque. Dopo pochi minuti le due si alzarono e se ne andarono.
Appena uscirono
entrò qualcun altro. E quel qualcuno si sedette al bancone
accanto alla
ragazza, che nel frattempo stava finendo la sua birra.
-Sei in ritardo- disse
Kaede non appena staccò le labbra dal boccale.
-Ma senti un po’ chi parla!-
scherzò Feitan accennando un sorriso.
Ma lei non aveva nessuna voglia di
scherzare.
Si alzò, gettandogli appena un’occhiata e
dirigendosi verso
l’uscita.
-Ti vuoi muovere?- lo riprese irritata, dato che era rimasto seduto
con la bocca spalancata dallo stupore.
Senza aggiungere altro uscì.
Il cielo
era coperto da dense nubi nere e temporalesche.
-Ehi! Kaede! Ma che hai?- gridò
il ragazzo correndole dietro.
Lei non gli rispose e non lo guardò.
-Sei
arrabbiata? Con me? Ma perché? Che ho fatto?-
continuò il poverino, che non ci
capiva nulla.
-Non cosa hai fatto, ma
cosa non hai fatto!-
replicò lei
continuando a camminare decisa senza voltarsi.
-Ehi! Ehi Kaede! Ma ti fermi un
attimo?- fece lui afferrandola per un polso.
Un fulmine squarciò l’aria.
Il
ragazzo gettò un’occhiata preoccupata al
cielo.
La giovane strappò via la mano
dalla sua presa e lo guardò negli occhi, irata.
-Stai zitto- sibilò -Non puoi
far altro che stare zitto-
Feitan spalancò di nuovo la bocca, ma non fece in
tempo ad aggiungere altro che lei fece comparire un falco pellegrino,
lo stesso
rapace che di solito usava per recapitargli i messaggi, e glielo
aizzò contro.
Poi tornò a camminare, ignorando il grido di dolore del
ragazzo.
Lui la seguì,
riparandosi la testa dalle beccate offrendo le braccia.
-Dannato uccello!-
esclamò.
-Aspetta Kaede! Ma che ho fatto?! Ahia! Vuoi far star fermo questo
dannato pennuto? Fa male!- protestò, venendo però
ignorato alla grande.
Camminarono
per qualche minuto, fino a raggiungere il punto concordato con gli
altri. I
ragni osservarono perplessi la scena, non sapendo se ridere o
meno.
Ma capirono
che era meglio evitare le risate.
Alla fine Kuroro decise di prendere in mano
le redini della situazione.
Si chiarì la gola per attirare l’attenzione e
disse: -Bene, ora mettiamo da parte le ostilità. Abbiamo una
missione da
portare a termine. Attaccheremo i Kuruta tra tre ore precise, quindi
state
concentrati.-
Gli altri si guardarono.
-La missione inizia ora.- affermò il
Capo.
Il
ragazzo era così
concentrato nel combattimento che non si accorse
dell’avversario che gli si
avvicinava furtivo, sperando di coglierlo di sorpresa.
Quest’ultimo fu però
raggiunto da una lama sottile e argentea che gli trapassò il
petto.
-Ehi Feitan!
Non distrarti a quel modo!- esclamò Kaede mettendosi schiena
contro schiena con
lui. -Se non ci fossi io a guardarti le spalle...-
Feitan si lasciò scappare un
sorriso: a quanto pareva l’enfasi della battaglia aveva
cancellato la rabbia -
tra l’altro ingiustificata, dato che lui non aveva fatto
nulla - della ragazza.
-Ma io mi distraggo proprio perché ci sei tu che mi guardi
le spalle!- replicò
sorridendo.
-Io non ci sarò per sempre...- disse lei in tono cupo,
parando il
colpo di un nemico.
Combatterono per qualche altro minuto in silenzio, e quando
ebbero concluso si guardarono.
-Uh, sono forti!- fece lei premendo una mano sul
fianco.
Il ragazzo lo notò e corrugò leggermente la
fronte.
-Sei ferita?-
disse. Ma lo disse con un tono che non si capiva se era una domanda o
un’affermazione.
Lei la prese per una domanda. -No, non preoccuparti. È solo
un graffio...-
Lui
la guardò dubbioso, ma non aggiunse nulla. Si avviarono per
raggiungere i
compagni, ovviamente dopo essersi appropriati degli occhi
più rossi tra quelli
che avevano ucciso. Dopo pochi metri, però, davanti a loro
si parò una figura.
Era
un uomo sui trent’anni, vestito con abiti dai colori
sgargianti, che lasciavano
il petto scoperto. Al collo portava una collana composta da pietre
colorate,
zanne d’animali e piume d’uccello, che tintinnava
ad ogni passo.
L’uomo guardò
i compagni a terra senza vita, e i suoi occhi si tinsero immediatamente
di un
intenso rosso scarlatto.
-Maledetti!- urlò, scagliandosi contro Feitan. Il ragazzo
si rese conto che il suo avversario sapeva utilizzare il Nen, quindi lo
attivò
di conseguenza.
Kaede non aveva certo intenzione di starsene a guardare, ma la
ferita al fianco aveva ripreso a sanguinare e non era, come aveva detto
lei, “solo
un graffio”.
I due si scambiarono qualche colpo per sondare la bravura
dell’avversario.
Era forte, ci sarebbe stato da divertirsi... La ragazza lo
capì quando vide Feitan
materializzare la sua arma, e si tenne pronta per aiutarlo nel caso ne
avesse
avuto bisogno. L’uomo invece si sfilò una lunga
frusta di cuoio dalla cintura,
e con quella cercò di prenderlo. Eppure i suoi colpi non
erano troppo precisi e
a Kaede, che osservava con attenzione il duello, questo parve molto
strano. Pareva
quasi che il Kuruta fosse concentrato su qualcos’altro. Poi
notò che l’uomo
rimaneva sempre fermo nello stesso punto, senza muoversi più
di tanto
nonostante gli attacchi del ragno.
Le venne un sospetto.
Imprecando contro la
propria stupidità, utilizzò velocemente il
Gyo.
Ai lati dell’uomo si stavano
addensando due sfere di Nen nero, che vorticava e prendeva rapidamente
forma.
Dopo
pochi istanti divennero due bestie, due chimere, con corpo e la testa
di leone,
le ali e gli artigli d’aquila e per coda un
serpente.
-Feitan!- gridò la ragazza,
per avvertirlo. -Notati!- le rispose lui senza voltarsi e continuando a
combattere.
Gli animali si divisero, ed i ragazzi si trovarono a fronteggiarne
uno a testa.
Kaede evitò un morso di quella “cosa”,
che andò ad abbattere un
albero. Se l’avesse presa avrebbe potuto spezzarla facilmente
in due...
Al
seguente attacco si scansò agilmente e trapassò
la schiena della bestia con la
spada, ma la lama affondò nella nebbia.
“Non si possono uccidere... dannazione.”
pensò mordendosi il labbro. “Ma non è
diverso da quello che faccio io, è lo
stesso principio” si disse poi.
Creò anche lei una chimera dorata di Nen e la
lasciò a combattere contro la sua gemella nera, mentre lei
andò a dare man
forte a Feitan, che era contro il Kuruta e conto una bestia.
Quando lo
raggiunse la frusta gli si era attorcigliata alla caviglia, facendolo
inciampare. La chimera gli si avventò contro, ma lui
appoggiò una mano a terra
e si diede la spinta, tornando in piedi ed evitando di essere
morso.
-Tutto
ok?- chiese la ragazza gettandogli un’occhiata.
Lui grugnì qualcosa che Kaede non
capì. Ma a parte una ferita superficiale ad una spalla, non
era messo tanto
male. Meglio di lei in ogni caso, comunque.
-Tu che sei esperta di Illusioni,
mi dici come ce ne liberiamo? Sono piuttosto seccanti, sai- fece Feitan
evitando
nuovamente le zanne acuminate della bestia.
-Dipende- rispose lei parando un
colpo di frusta -O svolgono il compito a loro assegnato o quello che le
ha
create le richiama-
Diede una spinta al ragazzo, facendogli evitare la frusta.
Mentre
parlavano si proteggevano a vicenda, come avevano sempre
fatto.
-E quale
potrebbe essere il loro compito?- chiese Feitan concentrandosi sulla
battaglia.
-Boh! Ucciderci?- buttò lì.
-Allora troviamo il un’altra soluzione: non ho
voglia di farmi ammazzare!-
Lei sorrise divertita e annuì, scagliandosi poi
contro il Kuruta.
Ok... Non so davvero come scusarmi per questo
super-mega ritardo... Se volete potete anche linciarmi,
sì.
In ogni caso, non sono molto convinta di questo capitolo (soprattutto
della prima parte), e anche per questo motivo ci ho messo
così tanto a pubblicarlo.
Mi spiace tagliare in due la battaglia, ma credetemi: è
necessario. Be'... non ho altro da aggiungere. Spero vi piaccia
questa... ehm... "roba" che ho scritto e che vogliate lasciarmi una
piccola recensione, che avrò tanto, tanto piacere di
leggere. Detto questo, vi auguro una buona giornata e mi dileguo! A
presto!
Keyla
P.S. prometto che non ci metterò così tanto a pubblicare il prossimo capitolo. Promesso!