Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Epicuro    16/09/2013    1 recensioni
Il CLANG del coltello lasciato cadere sul pavimento, dalla mano ormai inerte della giovane, risuonò per tutta la stanza, mentre il sangue sgorgante dalla sua gola tingeva di rosso le candide lenzuola.
Una figura alta e ammantata aveva però osservato la scena:
«Donna, il tuo sangue non sarà stato versato in vano. Porterò il caos al Santuario e l’inferno nel cuore di Atena. Te lo prometto»
La storia è ambientata in un ipotetico post Ade di Lost Canvas.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ritorni inaspettati e raccomandazioni

 

Il piccolo borgo di Rodorio si apriva innanzi a loro. La gente semplice di quel piccolo centro abitato, a cavallo tra passato e presente, si affaccendava nelle botteghe e nelle vie, mentre due donne ammantate e dal passo svelto e discreto, si apprestavano ad attraversarlo, senza dare troppo nell’occhio.

«Sofia, sei sicura che sia cosa saggia presentarsi alle porte del Grande Tempio come se nulla fosse?» chiese una delle due giovani, mentre seguiva l’amica, che invece procedeva spedita e sicura di sé tra le strettoie dell’abitato.

«Non ti preoccupare Meroe, per me è come un ritorno a casa, anche se avrei preferito rimetterci piede per motivi diversi»

«Sarà, ma la tua venerabile madre ti ha portato via dal Santuario quando avevi sei anni, e da allora ne sono passati dodici. Se non si ricordassero più di te o non ti riconoscessero?»

«Che si siano dimenticati della figlia di uno stimato Silver Saint morto gloriosamente in battaglia, lo escludo. La possibilità che non mi riconoscano invece è più plausibile, ma nemmeno di questo devi preoccuparti» e così dicendo Sofia portò istintivamente la mano al ciondolo a forma di civetta.

«Quindi il tuo piano in cosa consiste? Bussare alla porta del Grande Sacerdote ed esclamare “Salve vecchio, la figliola prodiga è tornata, ammazzate il vitello grasso!”?» domandò sarcastica Meroe, mentre Sofia la guidava verso una casupola al limitare della periferia di Rodorio.

«A dire il vero non sono una “figliola prodiga”, ma ufficialmente una dispersa. Comunque, no. Ho in mente un modo meno d’effetto per varcare le soglie del Santuario. Tieni pronte le lacrime Meroe, perché tra poco si va in scena»

«Oh, sai che non vedo l’ora di recitare la parte della vittima!» rispose ironicamente Meroe, mentre Sofia le rivolgeva un sorriso supplichevole e due occhioni dolci, dolci da cerbiatta:

«Per favore!»

«E va bene! Basta che non ti metti a piagnucolare!» la rimbeccò con disappunto la mediorientale, strappando un sorriso all’amica, che però assunse un’espressione preoccupata subito dopo:

«A parte gli scherzi, non posso negarti che questo incarico non mi piace. La mia infanzia l’ho passata qui e non voglio far del male a nessuno di loro»

«La Somma Venere ti ha lasciato libera di agire come meglio credi, Sofia, proprio in virtù del tuo legame al Santuario di Atena. E poi non tutti i mali vengono per nuocere, soprattutto se possono servire ad altre persone per aprire gli occhi; Atena inclusa. Quindi non sentirti in colpa per ciò che fai, ma siine fiera, perché infondo è anche per il loro bene. Alcune regole in vigore al Santuario sono assurde e deleterie»

«So che lo scopo della Somma Venere non è dare una semplice lezione ad Atena, ma ha un obbiettivo più profondo. Questo però non toglie che io sia ugualmente preoccupata. Non tutte le Grazie infatti hanno un animo nobile e preferiscono placare il loro dolore nutrendosi di quello degli altri. In più Rose ha un motivo valido per avercela a morte con Atena» commentò tristemente Sofia.

«Vedrai che andrà tutto bene, ed in caso contrario, cercheremo di aggiustare il tiro. Placare gli animi è la mia specialità» fece quindi l’occhiolino Meroe a Sofia.

«Mi appoggeresti quindi in caso di necessità?» domandò grata Sofia.

«Ovvio, siamo amiche o no? E poi devo sdebitami in qualche modo per il tuo aiuto ad accedere al Grande Tempio»

«Per ora non siamo ancora entrate» constatò però Sofia.

«Allora che aspettiamo?» sorrise Meroe e Sofia bussò sull’uscio di una piccola casupola di legno. 

 

«Arrivo, arrivo!»

Un’anziana signora un po’ troppo in carne, all’ennesimo picchiettare sulla sua porta, decise finalmente di smettere di filare e di mala voglia aprì agli inaspettati visitatori ritrovandosi così di fronte a due donne d’incalcolabile bellezza, che si tolsero i cappucci dei mantelli, scoprendo così i loro volti in segno d’educazione. La più alta delle due aveva la pelle d’ambra, gli occhi d’acqua marina e i capelli d’ebano, ma fu la più minuta, la cui pelle era candida come la luna ed i capelli caldi come il miele ad attirare maggiormente la sua attenzione ed in particolare i suoi profondi occhi d’ametista.

«No… non può essere… i tuoi occhi, i tuoi occhi sono identici a quelli di Krit..» balbettò confusa la donna rimanendo a bocca aperta senza riuscire più a fiatare. A finire per lei ci pensò quindi Sofia, porgendo alla vecchia il ciondolo che nel frattempo si era sfilata:

«Kritios?»

L’anziana con gli occhi lucidi annuì con il capo, rigirandosi il ninnolo che lei stessa le aveva regalato.

«Sì, Olimpia, sono proprio Sofia, la figlia di Kritios della Croce, che voi avete allevato come una nipote» sorrise dolcemente la Grazia.

«Questo è un miracolo! Ormai ti avevamo dato tutti per morta al Grande Tempio! Sia lode ad Atena» esclamò quindi la donna, per poi lasciare sfogo alle lacrime, mentre Sofia l’abbracciava con tenerezza.

«Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sei mancata, tu e tutti gli altri.» sussurrò la Grazia sinceramente felice.

«Oh, Sofia, fatti guardare!» disse quindi l’anziana prendendo il volto della giovane fra le mani: «Come sei cresciuta! Sei scomparsa quando eri una bambina e ora ritrovo dinanzi a me una donna. Una bellissima donna! Tuo padre ne sarebbe stato orgoglioso! Ma cosa è successo, dove sei stata in tutti questi anni? Il Grande Sacerdote ha smobilitato l’intero Santuario per trovarti, ma senza risultati.»

Lo sguardo di Sofia si fece triste e velato di lacrime:

«Sono stata catturata dai briganti durante una mia imprudente uscita dal perimetro del Grande Tempio e venduta ad un trafficante di schiavi, che mi cedette in cambio di denaro ad un sultano per via del colore singolare dei miei occhi. Se sono riuscita a fuggire è solo grazie a Meroe» e Sofia fece cenno all’amica di farsi avanti, per poi tornare a rivolgersi ad Olimpia: «E ora siamo in fuga e senza un posto dove stare»

«Di questo non dovete più preoccuparvi. Qui siete al sicuro e sono sicura che il Grande Sacerdote sarà sicuramente contento di sapere che sei viva e saprà trovarvi un posto dove stare. Quindi ora basta pensare al passato e via le lacrime. Sei tornata è bisogna festeggiare!» e detto questo l’anziana signora si affrettò a dare la lieta novella a Rodorio e al Grande Tempio, portandosi appresso le due Grazie.

 

Nel frattempo un’alta ed elegante figura ammantata di scuro camminava senza fretta per le vie del centro di Atene, con l’intento di raggiungere l’edificio in cui era attesa, incappando in due giovani ubriachi, che puzzavano insopportabilmente di fumo.

«Ehi, bellezza perché non vieni a tenerci compagnia?» gracchiò uno dei due bloccando il passo della donna che si degnò a malapena di scostare leggermente il cappuccio per osservare i due ragazzi che le avevano fermato il passo: due stupidi damerini reduci da una notte brava, che si ritrovarono trapassati da uno sguardo di disapprovazione da occhi di un verde talmente chiaro da sembrare quasi giallo sotto i raggi del sole nascente.

«Questa città sta cadendo in basso, brulica solo di ubriaconi e meritrici. Ma perché mi stupisco? Cambiano le mode, cambiano i governi e cambiano le idee, ma infondo la maggioranza dell’umanità resta sempre uguale» bofonchiò rammaricata tra se la donna, per poi rivolgersi con fare fermo, ma al contempo compassionevole, ai due (che portavano in volto i segni dei danni procurati dal loro insano stile di vita), rimasti inchiodati sul posto dal fare della giovane, che incuteva un senso assoluto di solennità e rispetto:

«Ascoltate bene le mie parole. Dalle mie parti c’è un detto: Bacco, Tabacco e Venere, san ridurre l’uomo in cenere. Quindi fossi in voi cercherei di utilizzare il tempo che vi resta per cercare di salvarvi l’anima, perché di questo passo non vivrete a lungo. I vostri polmoni e il vostro fegato sono infatti già molto compromessi e molte delle donne di mestiere della zona sono affette da sifilide. Ora, con permesso, avrei delle importanti faccende da sbrigare»

«Si signora, ci scusi signora» balbettarono quindi i due, mentre la donna, dopo un lieve inchino, riprendeva il suo incedere.

Il lasciarsi andare in modo dissoluto ai piaceri della carne e agli eccessi erano una cosa che Lia non approvava. Gli uomini essendo stati creati ad immagine e somiglianza degli dei potevano aspirare a molto di più che appagare semplicemente i loro istinti animali, che tra l’altro spesso portavano solo alla morte. Era infatti il piacere della mente e dell’anima che la Grazia anelava di dare e ricevere. Un sorriso le si dipinse sulle labbra sottili e delicate al pensiero di Ginevra, il suo esatto opposto, che invece in quei dedali di perdizione era perfettamente a suo agio. La carne e lo spirito. Ma sapeva anche che lei non era nessuno per poter giudicare. D'altronde non aspiravano entrambe al piacere anche se in modi diversi? L’amore ha molte forme e ognuno era libero di ricercarlo come più preferiva, anche se per lei quell’attaccamento morboso al mondo terreno era tempo sprecato.

Con questi pensieri la donna giunse alla sua destinazione: l’archivio e biblioteca di Atene, dove venne accolta dal direttore e suo ex mentore, un uomo raggrinzito sulla settantina:

«È un piacere averti qui Lia. E sono contento che abbia risposto alla mia lettera»

«Il piacere è mio dottor Senofonte. È stato un onore ricevere la vostra epistola» rispose la Grazia con un lieve inchino, ricambiato da un cenno d’approvazione dall’uomo.

«Tuo padre?»

«Dopo la morte di mia madre si è buttato completamente sul lavoro e ora sta seguendo una campagna di scavi in Egitto.»

«E tu?»

«Risiedo stabilmente a Roma dove finanzio uno studio di ricerca scientifica e filosofica»

«Non dev’essere facile per una donna portare avanti una tale iniziativa, nonostante le brillanti doti intellettuali di cui sei dotata»

«Purtroppo il mondo è ancora troppo ancorato al pregiudizio e alla tradizione, ma non sono intenzionata a mollare, qualcuno deve pur dare il via per una riforma sociale in tal senso. Per il resto ho solo letto qualche libro e girato un po’ il mondo con mio padre. Molti dei vostri allievi sono sicuramente più preparati di me» minimizzò la Grazia.

«Sì, grandi eruditi e completi scemi. Il sapere non sempre è sinonimo di intelligenza ed ancora meno di saggezza, soprattutto se fine a se stesso»

«Vi vedo amareggiato. Cos’è che vi angustia, se non sono troppo indiscreta?»

«Non sei indiscreta, d'altronde è proprio per questo che ti ho chiesto di venire, perché mi è stato dato un incarico dal Grande Tempio di Atena, ma non so più dove sbattere la testa»

«Grande Tempio di Atena? Mai sentito nominare.» Lia fece finta di cadere dalle nuvole.

«È normale, dato che è un luogo sul quale si mantiene il più stretto riserbo, ma non lontano da Atene esiste un Santuario in cui dimorano tutt’ora la dea Atena e i suoi seguaci. Feci fatica anch’io a suo tempo, quando venni assunto come responsabile della biblioteca e dell’archivio storico di Atene, ad accettare l’esistenza fisica degli dei dell’Olimpo, ma non è di questo che ti volevo parlare, anche perché nel caso di assenso potrai verificare direttamente con i tuoi occhi, cosa più utile che mille parole, ed, in caso contrario, passare il tutto come il delirio di un vecchio» sospirò il venerando archivista.

«E quale sarebbe questo incarico?» chiese con una falsa punta di scetticismo la Grazia.

«Vedi Lia, la biblioteca di Atene e quella del Grande Tempio sono collegate. O meglio, sono la loro porta sul mondo dato che per motivi di segretezza il Santuario è un organismo isolato dal resto. Quindi il mio compito è di tenerli aggiornati su ciò che capita loro attorno e reperire documentazione esterna al Grande Tempio in caso di necessità. Ormai però sono vecchio e non riesco più a gestire il tutto ed ho quindi bisogno di qualcuno che mi dia una mano. Il Grande Sacerdote mi ha quindi dato l’incarico di cercare una persona adatta, ma per ora non sono riuscito a trovare nessuno adeguato all’incarico.» sospirò Senofonte.

«E quindi avete pensato a me?» domandò con falsa sorpresa Lia.

«Sì. Sei l’unica in grado di aspirare a quel posto, perché non basta essere colti, ma bisogna anche aver tatto, fermezza e saggezza per riuscire a tener testa al Grande Sage: il Sacerdote di Atena. Saresti quindi disposta a sostenere un colloquio con lui?»

«Se siete voi a chiedermelo, non posso certo rifiutare, sperando di essere all’altezza come dite» la Grazia s’inchinò in segno di profondo rispetto e subordinazione.

«Sono sicuro che non mi deluderai Lia» commentò il vecchio archivista soddisfatto, sicuro di aver trovato la persona più adatta a fare da ponte tra il Grande Tempio e il mondo esterno.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Epicuro