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Autore: Ziseos    16/09/2013    5 recensioni
Un biglietto ed un numero di uno sconosciuto.
Un'appuntamento romantico a sorpresa.
"E così sei tu..Zoro? Roronoa Zoro?"
"E tu sei Nami?"
Sospirai ed annuii con la testa.
"Sono io."
"Dunque..noi due avremmo un'appuntamento oggi,dico bene?"
Mi presi la testa fra le mani con un lampo disperato negli occhi..un'appuntamento con uno sconosciuto, maleducato e rozzo.
Un modo fantastico di cominciare la settimana.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nefertari Bibi, Portuguese D. Ace, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 4
THE DAY BEFORE THE HELL

 
 
“Ho detto di no. E’ inutile che insisti, lo sai benissimo che quando dico una cosa non cambio idea!! Per cui dacci un taglio o giuro che ti porto a casa di zio Crocodile!! Devo farlo, o la smetti ora??”
“Ho detto che voglio venire con te! Non vedo quale sia il problema, scusa!! Oramai sono cresciuta sai??”
“Taglia corto! Ho detto di no, e non si discute. Se non ti sta bene non mi interessa, io a te non ti ci porto a bere.”
“Sei sempre la solita!! Da quando decidi tu per me,eh?”
“Da quando tua madre ti ha mandato a vivere qui..e ringrazio che dovrai restare per pochi mesi!!”
“Nami per favore!!”
“Apis mi stai stancando, vai in camera tua prima che mi venga un crollo di nervi e ti prenda a schiaffi.”
“VA’ A QUEL PAESE!!”
Mi presi la testa fra le mani e sospirai rassegnata; oramai quella ragazzina mi stava facendo perdere la sanità mentale da quando mia zia Hina mi aveva affidato sua figlia Apis, perchè doveva stare lontana da casa per lavoro per circa sei mesi.
Oramai le pastiglie per l’emicrania erano diventate le mie migliori amiche, e mi seguivano sempre nella borsa ovunque andassi con quella piccola peste; non solo Apis aveva otto anni ed una lingua che non stava mai ferma, ma pretendeva pure di comportarsi come un mio pari, come se avesse anche lei vent’anni.
Sospirai e con uno sforzo che mi sembrò disumano, mi alzai dalla poltrona che avevo in salotto ed allungai una mano per prendere il telefono che stava su di un comodino lì accanto.
Composi il numero frettolosamente ed attesi in linea che la noiosa voce dello zio Crocodile si facesse sentire; non appena qualcuno dall’altro lato rispose mi affrettai a dire che avrei consegnato il “pacco Apis” fra dieci minuti e non attesi nemmeno una risposta,tanto che gli chiusi in faccia la chiamata.
Il tempo di tirare un piccolo sospiro di stanchezza che sentii di nuovo che la marmocchia era tornata alla carica:
“Nami..”
“NO.”
“MA NON SAI NEMMENO CHE TI VOGLIO DIRE!!”
Sbuffai ,ormai con i nervi sbriciolati in molecole e chiusi gli occhi tentando di pensare ad un diversivo per portare via la nanetta malefica.
“Vai a vestirti che usciamo fra due minuti. In fretta!!!”
Sul viso le si accese un barlume di speranza, ma da brava ragazza che ero, glielo avrei spento in men che non si dica.
Cominciai a scendere le scale e la vidi seguirmi affannosamente cercando di non inciampare,mentre si teneva allo scorrimano ruvido e consumato; arrivati al piano terra aprii il portone ed una folata di vento gelida,degna del mese di di ottobre, mi investii in pieno.
“Meno male che ho messo la sciarpa per uscire..”-borbottai fra i denti scontenta per il clima freddo e grigio di quel giorno.
Mi accarezzai la sciarpa che portavo attorno al collo, ed avvertii sulla pelle un piacevole calore..proprio quello che mi serviva..Grazie Bellemere. Un’ottimo pensiero come sempre.
Aprii la portiera della macchina e feci salire sul sedile posteriore il “pacco” speciale, ovvero quella rompiscatole di Apis; accesi il motore e lasciai il garage in fretta quasi distruggendo il portone che avevo lasciato ancora mezzo aperto.
“Non ho tempo di chiudere il portone..dannazione la mia sanità mentale è più urgente di un pezzo di ferraglia!!”
Dopo essere passata per tre semafori rossi e avere rischiato almeno dodici frontali con altri autisti, ero arrivata davanti alla tenuta di mio zio: una tenuta di gran lusso, enorme con ampi giardini e una piccola spiaggia accanto ad uno stagno artificiale. Sinceramente non avevo mai capito la sua ossessione per la sabbia,ma che ci vuoi fare, ognuno ha le sue ossessioni chi strane,chi meno.
Feci scendere la adorabile peste e la portai trascinandola per il bavero del cappotto davanti al portone della tenuta, suonai il campanello e non appena vidi avvicinarsi uno dei maggiordomi che risiedevano la tenuta, un tipo con eccentrici capelli il cui colore mi ricordava un bicchiere di chinotto, soprannominato Mr.9, corsi velocemente di nuovo nella mia sicura vettura e diedi gas sgommando via a tutta velocità,lontano da Apis.
Finalmente tranquilla accesi la radio alzando il volume, così che potesse soffocare i miei ultimi pensieri; mancavano poche ore all’appuntamento con una mia amica e tornando a casa ebbi tempo di concedermi un bagno rilassante.
Spalancai la porta del bagno ed aprii le valvole della vasca facendo scorrere l’acqua fino alla temperatura ideale, non appena fu mezza piena immersi un dito per testare la temperatura e sorrisi soddisfatta pregustandomi già quell’acqua tiepida ed invitante, immaginandomi sommersa in un mare di schiuma profumata.
Mi tolsi tutto e mi immersi completamente chiudendo gli occhi, passati pochi minuti già qualcuno tornò a scocciarmi: il telefono squillava insistentemente dalla cucina e sospirando infastidita dovetti alzarmi da quel paradiso,avvolgermi in un’accappatoio e dirigermi a passi veloci a rispondere.
Presi il telefono e feci scorrere un dito sulla tastiera accettando la chiamata:
“Pronto?”
“Nami sei pronta? Sono qui da un pezzo, cos’è ti sei persa nel traffico?”
“Ma..manca più di un’ora al..”-detti un’occhiata all’orologio della cucina e mi sentii mancare quando constatai che ero TERRIBILMENTE in ritardo di almeno venti minuti.
“Cosa stai dicendo? Io sono già qui, datti una mossa che non mi va di stare da sola al bar, lo sai.”
“Arrivo, faccio subito! N-non muoverti di li, CHIARO?? Aspettami,aspettami ancora un’attimo!”-urlavo ormai in preda alla disperazione.
Odio arrivare in ritardo.
Aprii l’armadio e mi infilai le prime cose che mi capitarono nelle mani, poco importa, in situazioni come queste l’eleganza può aspettare.
Corsi di nuovo lungo le scale facendo più veloce che potevo; accesi con rapidità la macchina e partii subito verso il centro, dove avevo appuntamento quella sera.
La giornata era cominciata storta, ma il seguito sarebbe stato peggio, decisamente peggio.
  
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