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Autore: Isa0ic    16/09/2013    0 recensioni
«I nomi sono importanti quando vivi in un mondo come questo», mormorò, il viso adombrato dal chiaro di luna mentre fissava la sigaretta, le dita, la terra. «Un nome può esserti utile. Lo puoi vendere, lo puoi scambiare, lo puoi usare. Sono vere e proprie merci che non dovresti sottovalutare».
In un mondo diverso da quello che conosciamo, gli esseri della notte convivono... non così pacificamente. Le tenebre avvolgono il Bastione in un abbraccio amaro e del sapore del ferro, mentre il sangue scorre e minaccia di interrompere un filo sottile che lega insieme le entità soprannaturali. I Cacciatori ascoltano e il cambiamento sta per arrivare... Sarà un gruppo di ragazzi a dover affrontarlo tra avventura, sangue e passione.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV

Capitolo IV

~Susan~

 

Il Bastione era una delle città più grandi di quello che un tempo era stato un Paese chiamato Italia, ora conosciuto come Tarsia. Lo sapevo perché le biblioteche che alle volte visitavamo, la notte, erano piene di vecchie cartine geografiche e riassunti storici in una lingua che non tutti comprendevano; solo pochi vampiri dall’età estremamente avanzata riuscivano a farlo, e molti di loro erano ormai debilitati per via della perdita del bene più prezioso per qualsiasi essere della notte – la vista.
Ora, nelle ampie stanze del nostro capoclan, io mi soffermavo in piedi di fronte a una vecchia mappa, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso sulla forma allungata del nostro Paese. Cercavo di immaginare dove potesse trovarsi la nostra città, i suoi vicoli stretti e la foresta che, negli anni, aveva divorato gran parte delle zone esterne. L’unica cosa che tutti sapevano per certo, era che la città era stata divisa da alcuni rivoltosi durante l’Ultima Guerra, in una trentina di distretti che si distinguevano tra loro per risorse, tecnologie e popolazione. La parte più interna, comprendente i primi quindici distretti, era stata chiusa agli Esterni per bloccare le razzie che alcuni clan vampiri conducevano nei confronti degli umani. Clan di vampiri capitanati da poveri sciocchi, certamente, perché stentavo a immaginare un Raphael Beaumont alle prese con manie di conquista più grandi di lui. E se non più grandi, sicuramente poco adatte al tipo di divertimento che Beaumont preferiva.
“Non è come sembra.” Il tono tranquillo di Thiago contrastava prepotentemente con la situazione in cui si trovava, i riccioli neri e indomabili che gli scendevano fino alle spalle e lo sguardo di pece puntato verso il nulla.
Mi voltai, dando le spalle alla cartina e osservando un Raphael impegnato a ripulirsi le mani ancora sporche del sangue della donna uccisa qualche ora prima. Non aveva voluto usare l’acqua, ma solo un panno in principio candido come la neve, ben consapevole dell’effetto che qualsiasi liquido tanto puro come l’acqua corrente avrebbe potuto avere a contatto con il sangue della nostra specie.
Tutto è puro per i puri.
Scossi la testa a una delle tante frasi che mi tornavano alla mente, ogni tanto. Quelle frasi che non mi avevano mai davvero lasciata dal Prima, ricordo di una vita passata che avevo ormai dimenticato, nonostante a volte mi chiedessi che tipo di realtà fosse stata.
Nonostante a volte bramassi di sapere se ne fosse mai valsa la pena, di viverla per poi finire… qui.
Raphael teneva gli occhi fissi su un Thiago che, di rimando e non potendo vedere, gettava invece la testa indietro sbuffando, grattandosi una spalla con nonchalance. Insieme con lui c’era il suo inseparabile compagno, El, vampiro unitosi al Clan pochi anni prima e che sostava ora alle spalle della sedia di Thiago, il fianco contro il vecchio legno. Aveva gli occhi chiusi, i capelli scuri che in piccole onde gli ricadevano sulla fronte e una postura all’apparenza rilassata, anche se sapevo come i suoi istinti fossero pronti a scattare in qualsiasi momento.
Per i vampiri privi di vista non esisteva la pace, dicevano.
“Non ho ancora parlato, Thiago. Come fai a sapere cosa voglia da te?” Domandò Beaumont con calma, rigirandosi il panno sporco tra le dita.
“Sono previdente,” fece il vampiro cieco, piegando la testa di lato, verso di me. La sua attenzione sembrò spostarsi sulla mia figura ma non mi apostrofò, preferendo invece accennare un sorriso.
Un sorriso è il mezzo scelto per ogni ambiguità.
Sorrisi a quella citazione di…
Non ricordavo di chi, ma ero sicura di averla già sentita.
Raphael puntò lo sguardo su di me, facendo segno verso un catino pieno d’acqua che si trovava a lato della stanza, vicino alla porta d’ingresso. Mi affrettai a recuperarlo, poggiandolo con delicatezza al centro della scrivania del capoclan e facendo un passo indietro quando quest’ultimo vi gettò dentro il panno. Immediatamente l’acqua iniziò a ribollire, assumendo una sfumatura violacea che ricordava tanto il cielo della città durante i temporali, solo più scura e malata, nera a contatto con la parte metallica del catino e rosea verso il centro.
Un leggero schizzo finì per terra, emanando un bagliore sinistro che studiai con timore.
Thiago fissò gli occhi non vedenti sul liquido bollente proprio quando quello iniziò a fumare, evaporando nell’aria e purificando il panno da quello che era stato il sangue malato di Celiné.
“Tornando a noi,” fece Beaumont, sedendosi sulla scrivania e fissando l’acqua evaporare. “Mi dicono che abbiate una particolare predisposizione per le scappatine notturne.”
El aprì gli occhi, fissandoli verso di noi con espressione impassibile. Il suo amico, invece, alzò gli stivali sul bordo della scrivania, lo sguardo incuriosito che vagava per la stanza e le labbra unite in un broncio infantile. “Se intendi nei boschetti circostanti, sì. Li trovo confortevoli.” Ammise, aggrottando poi le sopracciglia. “La città, invece… posto sgradevole.”
“Sgradevole,” fece eco il capoclan, scettico.
“Sgradevole.” Fu la voce profonda e roca di El a rispondere con tono inespressivo, gli occhi pece fissi su Raphael.
Lo guardai. Ogni volta che gli concedevo un’occhiata una strana sensazione si faceva spazio tra i miei pensieri, confondendomi. Era come se qualcosa cercasse di uscire, spingere tra i recessi della mia mente e mostrarsi alla luce di quel sole che non avrei mai più potuto rivedere.
Inutile a dirsi, sparì prima che potessi indagare.
“Sgradevole come può esserlo il collo di una donna?” Chiese Raphael, muovendo ritmicamente la gamba destra come spesso faceva quando doveva rimanere seduto. Era un vizio rimastogli dal Prima, a quanto aveva più volte dichiarato, un vizio che non mancava di agitarmi e mettermi una certa ansia ogni volta che lo vedevo – davanti ai vampiri che conservavano il Dono tendeva a nasconderlo, ma non appena ne aveva l’occasione riprendeva immancabilmente a muoversi, come se non riuscisse a rimanere immobile, come fosse perennemente sovrappensiero e stranamente umano. “Sgradevole come l’odore del sangue fresco, magari. O ancora vorresti dirmi sgradevole come il canino che potrei spezzarti per le menzogne che non manchi di inventare?”
Thiago sorrise in modo amabile, grattandosi la punta del naso. “Per quanto il collo di una donna possa attirarmi, Ralph, temo di dover andare per il canino.”
Il suo compagno trattenne una risata, mentre Beaumont aggrottava le sopracciglia, “Ralph?”
“Era Philipe?” Domandò Thiago in tono incuriosito.
Raphael distese le gambe di fronte a sé, piegando la testa di lato, “Non troverai nomi che non mi appartengono. Almeno uno, un giorno o l’altro, una donna lo ha gridato pensando a me.”
Mi schiarii la gola nella speranza di richiamare l’attenzione dei presenti. Se fossimo rimasti ad aspettare che le questioni tra maschi alfa fossero finite per vie convenzionali, non saremmo mai giunti al punto della situazione.
Per fortuna, Raphael comprese il messaggio e decise di coglierlo, “Tuttavia, temo la prossima donna dovrà attendere. Vi ho convocati qui per un motivo ben preciso e mi aspetto che entrambi sappiate soddisfarmi come la situazione richiederà.”
Per tutta risposta, El richiuse gli occhi mentre Thiago si alzò in piedi, stiracchiandosi. Aveva un fisico sinuoso nonostante l’altezza moderata, e i capelli scuri sembravano ancora più lunghi e ribelli quando tirava la testa all’indietro.
Si piegò in avanti e poggiò entrambe le mani sulla scrivania, sporgendosi verso Beaumont, “Di solito mi limito a soddisfare le donne, ma per te potrei fare un’eccezione, Rob.”
“Proponi i tuoi servigi a qualcun altro e in un altro momento, Theodore, perché la prossima volta che ci rivedremo potrebbe essere molto lontana.”
Per la prima volta dall’inizio della conversazione, Thiago sembrò turbato. “Non mi chiamo Theodore,” mormorò, mentre Raphael si sporgeva verso di lui, mimando la posizione del vampiro ceco, nonostante quest’ultimo non potesse vederlo. “In mia presenza, Theo, l’unico nome che avrai sarà quello che io ti darò. E se non ti starà bene, non sarà solo un canino che ti strapperò, ma anche qualcosa che potresti trovare molto più prezioso.”
Distolsi lo sguardo nel momento in cui Thiago perse completamente il sorriso, passando a un’espressione impassibile che non vestiva spesso. Le maschere che quel vampiro portava, più e più volte, con più e più persone erano sempre varie, e per questo erano in pochi quelli che si fidavano di lui… e di cui lui si fidava. Io ero una di quelle che cercava di stargli alla larga, visto come la sua sola presenza sapesse mettermi a disagio.
“Sono a conoscenza delle vostre gite notturne, è inutile continuare a negarlo” fece Raphael, ignorando il cambio di comportamento di Thiago. Non era tipo da farsi intimidire dall’improvviso astio di qualcuno a lui ritenuto inferiore: piuttosto tendeva a imporre la sua autorità su tutti quelli che gli dovevano fedeltà, volenti o nolenti. “E non si ripeteranno. Almeno, non senza il mio consenso. Per questo sarete voi a condurre la spedizione fuori dalla città, nell’Area 18,” fece un cenno verso di me, nonostante gli altri non potessero vederlo, “insieme con Susan, che sarà la vostra guida. Lei conosce quelle zone e, ancora più importante, sa come non farsi notare lì dove voi non cercate neppure di nascondervi.”
“E cosa dovremmo fare?” Fu la voce di El a intervenire, stavolta, mentre Thiago si perdeva nei suoi pensieri, lo sguardo che vagava per la stanza. “L’Area 18 è disabitata. Cosa dovremmo andare a cercare?”
Raphael si allontanò dalla scrivania, avvicinandosi a uno degli scaffali straripanti di libri impolverati che si trovavano alle sue spalle. Tirò fuori un tomo dalla copertina lurida e stropicciata, dall’aspetto antico come lo poteva essere qualsiasi altro pezzo di carta – avevo letto in vecchie pergamene scritte nella lingua comune storie di libri un tempo eleganti, da cui le persone attingevano sentimenti, nozioni e storie di tutti i giorni. Mi pareva assurdo che qualcosa di così piccolo e insulso potesse davvero significare così tanto per così tante persone, nonostante la mia mente continuasse a tradirmi, di quando in quando, con frasi rubate a qualcosa che avevo vissuto ma che non riuscivo a ricordare.
Con un gesto rapido, Beaumont lanciò il libro in aria, verso di me, e io lo presi al volo rischiando di cadere in avanti per il peso delle pagine e rovesciando per terra diversi fogli che sfuggirono al tomo, evidentemente infilati tra vecchi capitoli, appunti di un tempo, magari di uno studioso o di uno scolaro, o ancora di qualche vecchio appassionato d’arte tanto immerso nella propria lettura da prenderne appunti scritti. Mi chinai a raccogliere i fogli mentre il capoclan continuava a parlare, spiegando ai miei due futuri compagni come avrebbero dovuto seguirmi e rispettare le mie regole, ignorando le risatine sommesse di Thiago, il quale sembrava aver ritrovato il buon umore, e iniziando a descrivere la persona che avremmo dovuto cercare.
Mi sentii ogni secondo più stanca al pensiero di dovere averlo accanto per giorni interi.
“Non tornate senza avere Bohm,” disse Raphael, mentre recuperavo l’ultima pagina. “E Susan, consegnagli il libro e la lettera al suo interno. Se dovesse sparire, avrò tre nuove lingue da appendere al muro e un paio di occhi in meno; sono stato chiaro?”
“Cristallino.” Fece El, mentre Thiago sorrideva e io posavo gli occhi sulla frase scritta nella lingua comune, a lettere schiacciate ma ancora ben visibili: questo per esperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato.

 

***

Note: quarto capitolo, POV di Susan! Grazie a tutti quelli che mi seguono o anche solo rimangono incuriositi abbastanza da arrivare fin qui ^^ dopo la pausa estiva ho ripreso la storia in mano e la continuerò, con calma e spero sempre con passione :)
Citazioni nel capitolo:

Tutto è puro per i puri – Sant’Agostino.

Un sorriso è il mezzo scelto per ogni ambiguità – Herman Melville.

Questo per isperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato – Leonardo da Vinci

  
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