Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Aurora_Nanana    17/09/2013    0 recensioni
Non sono mai stata brava nelle relazioni. Erano il mio tallone d'achille. Punto. E vi chiederete come è possibile con due genitori come i miei non sapere minimamente come comportarsi in una relazione. Me lo sono chiesta anch'io e sono arrivata alla conclusione che è tutta colpa dei geni, quei maledetti, sono passati tutti a mio fratello, Scorpius, a me nulla. Genitori io ritengo voi responsabili. Comunque, tendo a divagare; torniamo all'argomento principale: le mie relazioni. Ne avrò avute a decine, ma non sono durate mai più di tanto, non ci riesco e basta. La mia libertà ha sempre il sopravvento. Il mio nome è C, si C e basta. Ovviamente non è solo il mio nome, ma a me il mio nome proprio non piace. E non accetto repliche da parte vostra. Tutto ebbe inizio quella sera. E credo che forse, per un volta potrei anche riuscirci... ma non lo so.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO TERZO

 

«Molto bene -disse Teddy a lezione conclusa, sembrava scosso -direi un dieci punti a chiunque sia riuscito a ottenere un Patronus abbastanza corporeo e un cinque a chi ha almeno evocato un' entità. Potete andare» io, Adele, James e Fred fummo gli ultimi ad uscire e lo vidi trafficare su dei libri e borbottare: «Non può essere l'ultima caso documentato sono stati Lily e James Potter...» ma non ci feci troppo caso.

«Beh -fece James, non avevamo altre lezioni quel pomeriggio -io vado devo fare il calendario del Quiddich» spiegò, Fred alzò gli occhi al cielo: «Io ho fame» disse. Noi annuimmo. «Beh ci si vede. Noi andiamo al nostro tavolo» Fred annuì e ci separammo, James si dirigeva già fuori dalla Sala Grande quando mi chiamò, mi voltai: «Ero sicuro che ci saresti riuscita» mi disse prima di correre via.

«Ma che ha, oggi?» domandai ad alta voce «è il terzo complimento oggi» spiegai ad Adele mentre ci siedevamo al tavolo dei Serpeverde.

«E' l'amour!» esclamò lei, beccandosi un'occhiataccia mentre mi riempivo il piatto e cominciavo a mangiare.

«Se mangi tutta quella roba finirai per diventare grassa -disse la voce -e chi lo vuole un Capitano grasso?» incantevole come sempre. Elena Nott, una mia amica d'infanzia, anche se frequentavamo compagnie diverse. Avevamo quel tipo di rapporto in cui si resta amiche pur insultandosi: «Incantevole, Nott -le dissi -ma ho bisogno di energie per fare i provini, dobbiamo rimpiazzare il Cercatore, un Battitore e gli altri due Attaccanti. Greyson mi ha lasciata nella merda» Greyson era il nostro ex capitano, si era diplomato l'anno scorso.

«E James le ruba un sacco di energie» aggiunse con fare innocente Adele, la guardai male.

«Oh cosa sentono le mie orecchie! -esclamò Elena -hai finalmente deciso di dare al poveretto una chance dopo che ci prova da anni?» inarcai un sopracciglio. «Tu! -dissi, indicando Adele con la forchetta -sei una stronza; tu -indicai Elena -hai bisogno di un paio di occhiali, posso chiedere a Harry dove compra i suoi, certo saranno tondi, ma fanno tendenza di questi tempi i gusti retrò.» poi vidi un ragazzino colpire in pieno una Tassorosso con un fagiolo, e i Tassorosso erano a una decina di metri da noi: «E tu! -esclamai indicandolo -devi fare i provini come Attaccante!» le mie due amiche scoppiarono a ridere. Ma qualcos'altro aveva attirato la mia attenzione.

Ad esempio, se ve lo state chiedendo, mio fratello che regalava una rosa rossa a Lily Potter, chiedendole qualcosa e la ragazzina che sorrideva e annuiva, e poi, come se non bastasse che si alzava sulla punta dei piedi e stampargli un bacio sulle labbra. Ei! Quello è mio fratello sorella!

Lanciai uno sguardo verso Albus che ghignava dal tavolo dei Grifondoro, chissà perché avevo l'impressione che lui centrasse qualcosa. Lily prese Scorp per mano e lo condusse al tavolo con lei. Però bisognava ammetterlo! Erano bellissimiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Elena intanto si era seduta e stava mangiando anche lei. Ripresi il mio pasto con tranquillità tanto non avevo lezioni quel pomeriggio.

*

Passeggiavo per i corridoi semideserti; odiavo non avere nulla da fare, poi ebbi il colpo di genio e mi diressi al Settimo Piano. Entrai nella stanza delle Necessità che si era già modificata e adattata ai miei desideri; aveva infatti le pareti ricoperte di oggetti smarriti. Mi divertivo a guardare gli oggetti perduti da altre persone che avevano camminato per i miei stessi corridoi. Mi piaceva immaginare le facce delle persone che avevano erso quegli oggetti, il loro carattere, le storie i ricordi dietro ognuna delle reliquie.

Mi sedetti a gambe incrociate a terra e presi in mano un amuleto. Era una collana, con un ciondolo eburneo che rappresentava un'essere marino, una sirena, di spalle che si pettinava con le lunghe mani i capelli indomabili; sulla schiena nell'essere un tatuaggio che scendeva verticalmente curvandosi leggermente verso l'esterno con fiori dai colori scargianti, formati a una più attenta analisi, da piccolissime pietre preziose: rubini, smeraldi, zaffiri, ametiste e proprio nell'incavo tra i fianchi un diamante grosso quanto il capo di un ago. Doveva essere appartenuto a una donna molto importante e molto ricca, pensai, lo reggevo in mano, con una tenevo la catena a cui era applicato il ciondolo, nell'altra reggevo con attenzione il ciondolo stesso.

Non era né ricca, né importante. Non so se qualcuno effettivamente lo disse o me lo immaginai; non l'avrei mai saputo, comunque, ma questo mi provocò un brivido lungo la schiena tanto che riposi il ciondolo dove l'avevo trovato e quando mi voltai ancora nella direzione da cui l'avevo appoggiato era già scomparso. A volte era meglio non giocare con le cose antiche.. erano più potenti di quanto non sembrassero.

Clarette, ripeté la voce. Perfino nel mondo dei maghi sentire le voci non è un bel segno.. anzi. Stavo forse impazzendo? Clarette. Okay, la cosa non mi piaceva proprio per nulla. Scattai in piedi e girai su me stessa; dov'era la porta, già? Clarette. Ripeté la voce.

«Chi sei?» chiamai, a nessuno in particolare mentre mi avvicinavo alla porta. Clarette. Ripetè la voce, con più decisione sta volta.

«Non puoi essere Clarette -dissi -quello è il mio nome» e con un ultimo scatto uscii dalla Stanza delle Necessità e corsi lungo il corridoio, scendendo le scale più veloce che potevo mentre la voce si faceva mano a mano meno insistente e meno forte, seppur più disperata.

Mi fermai solo nella sicurezza del Quarto Piano, appoggiai una mano alla parete e presi lunghi respiri per calmare il cuore impazzito e il fiatone. Mi lasciai cadere a terra e portai le mani alla testa. Emicranie. Ne soffrivo fin da piccola, ma ormai erano anni che non ne avevo una. Presi lunghi respiri, ma il dolore alla tempie era fortissimo.

Mi ricordai cosa mi diceva sempre mamma, quando ero piccola, ovvero che quando avevo le emicranie dovevo correre da qualcuno che riuscisse a calamarmi, con cui mi sentissi a mio agio, in maniera che riuscisse a distrarmi dal dolore. Ma ero troppo shoccata, e comunque non c'era nessuno che potesse aiutarmi. In genere solo mio padre ci riusciva. E certo non potevo sapere dove fosse con Harry in chissà quale missione, esattamente, mio papà ora era quasi amico del Bambino-Sopravvisuto (o che-semplicemente-non-può-restare-morto, come lo chiama mio padre per prenderlo in giro) e sia Harry che Ron per mia madre sono scesi a compromessi e ora si tollerano anche Weasley e Malfoy. Con quel poco di coraggio che mi rimaneva mi tirai su e mettendo su la mia facciata tranquilla mi diressi con passi lenti e calcolati verso l'aperto. Stare all'aperto mi aveva sempre fatto stare bene.

*

Arrivare al pian terreno era stato più difficile di quanto non pensassi; con tutti quei dannati quadri che sussurravano di qualche strano evento a cui non feci caso, il loro vociare silenzioso mi impediva di prestare attenzione a quello che stessero dicendo. Finalmente mi trovai sotto il porticato e mi appoggiai a una colonna per riprendere il respiro. L'emicrania magica, non era qualcosa con cui scherzare, solo soggetti estremamente sensibili ne erano affetti, era come un allarme che scattava quando l'istinto si sentiva minacciato. Non era un mistero di come mi fosse venuta sta volta. L'ultima volta che mi era successo, era caduta nel torrente vicino a casa e avevo rischiato di morire, seriamente.

«C?» alzai lo sguardo. Erano James e Fred che bardati da Quiddich, scopa in pugno tornavano dal campo. Dovevano aver appena finito una partita tra di loro. Fred mi guardava stranito, ma non riuscivo a mantenere la mia attenzione su di lui. «Ma che ha?» domandò, James scosse la testa, senza staccare gli occhi da me, li sentivo bruciare sulla mia pelle. Dio lo odiavo quando mi faceva questo effetto. Fece un passo verso di me incerto, quando mi vide che mi era tesa impercettibilmente, mollò la scopa a terra e prese un ultimo passo deciso nella mia direzione.

Lo sentii ancora prima di avvertire la sua mano sul mio braccio; ancora prima che mi ritrovassi premuta al suo petto, prima ancora di riuscire a rilassarmi. Mi lasciai quasi cadere lì dov'ero, ma qualcosa, non so esattamente cosa mi diede la forza di non cadere a terra, come una marionetta a cui vengono tagliati i fili.

Sentii che poggiava il suo viso sulla mia testa, era troppo alto, e sentii i miei nervi rilassarsi. Lo sentì anche lui e lo immaginai ghignare per qualche strana battuta che si doveva essere immaginato.

Invece mi stupì prendendomi le braccia e portandole a incontrarsi dietro alla sua schiena, costringendomi a ricambiare l'abbraccio.

«Cosa è sucesso?» mi domandò. James era una delle poche persone a sapere; solo perché era stato presente a una crisi, non erano riusciti a scollarlo dalla sedia che aveva preteso vicino al mio letto, finché non mi ripresi; ci vollero quasi tre settimane, le tre settimane più calde dell'anno e lui non uscì neanche una volta, rimase a tenermi compagnia, quando anche mio fratello era fuori a giocare. Scossi la testa e quando mi sentii abbastanza forte mi allontanai leggermente, arricciando il naso; lui mi guardò interrogativo: «Puzzi Jam» lo rimproverai usando il soprannome che avevo coniato proprio io per lui quando eravamo piccoli (ei non riuscivo a dire “James” era troppo lungo), lui scoppiò a ridere di cuore; aveva ancora le braccia attorno ai miei fianchi notai, anche se la presa era meno ferrea.

«Lo sai -mi disse tra le risa -un sacco di ragazze lo troverebbero sexy» inarcai un sopracciglio e incrociai le braccia al seno: «Sei disgustoso. E non è vero» ma sorrideva come un cretino. Mi liberai dalla sua presa e lo guardai interdetta:

«Che hai da ridere come un ebete?» il suo sorriso si fece ancora più largo. «Lo sai quanti anni erano che non mi chiamavi così?» inarcai un sopracciglio, ma se ne stava già andando. Scossi la testa.

Hagrid insegnava ancora, così quando mi presentai alla sua lezione con un sorriso sornione liberò i poveretti che seguivano le sue lezioni e mi sorrise.

«Eya! -mi salutò -come te la cavi, C?» domandò mentre tornavamo alla sua capanna. Ci sedemmo e lui mise sul fuoco il the. «Bene, grazie. Tu Hagrid? Mamma mi ha detto di ricordarti di prendere le tue medicine» lui annuì sovrappensiero. Tempo che la teiera cominciasse a fischiare un Professor Paciock trafelato entrò di slancio nella capanna. «Hagrid c'è un problema! La preside ti vuole vedere, Malfoy? Che ci fai qui?» alzai gli occhi al cielo: «Professore si dimentica un po' troppo spesso che sono anche la figlia di Hermione Malfoy» lui ignorò la mia frecciatina e disse: «Beh suppongo debba venire anche tu, la cosa ti potrebbe riguardare». Ci alzammo e lo seguimmo.

Mentre raggiungevamo il quinto piano sentii l'emicrania tornare, mi appoggiai al muro e presi lunghi respiri; Hagrid mi guardò preoccupato, ma gli sorrisi e ripresi a camminare. Quando entrammo nella Sala dei Ritratti Proibiti sentii tutto andare buio.

 

Punto di vista di qualcun altro

Mi voltai quando sentii la scarica elettrica attraversarmi il corpo, lungo la spina dorsale. La porta era aperta; notai solo in quel momento che c'era un'altra persona: C. La vidi quando gli occhi le si chiusero e cadde a terra come se avesse perso ogni forza. Un'altra persona alla mia destra cacciò un urlo, ma non ci feci caso.

La dovevo raggiungere in tempo. E lo feci, ricordo di averla afferrata mentre tutti i suoi nervi si tendevano. Quasi un rigor mortis, solo che non era morta. Le spostai un ciuffo castano dal viso e la sentì mentre ilr espiro le si bloccava in gola. Era ricominciato. Come avevo potuto permetterlo? Era stato già abbastanza spaventoso la prima volta. Ma adesso che ragione aveva di sentirsi in pericolo? A meno che, in quel momento mi resi conto di essere ferito e che la McGrannit, Neville e Hagrid mi guardavano preoccupati.

 

C pov

Aprii gli occhi. Una stanza bianca. Fredda. L'unico arredamento era costituito da un enorme specchio dalla cornice dorata. Era ricominciato.  

Che ne dite???

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Aurora_Nanana