Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Shariel Lowely    17/09/2013    17 recensioni
Bella è una ragazza madre, di due splendidi gemelli.
Rosalie è sua sorella gemella, e l’aiuta con i piccoli.
Bella e Rose, si trasferiscono a New York dopo i vari avvenimenti avvenuti nelle loro vite.
Trasferitesi prima a Forks, dopo la morte della madre, le ragazze cercano di farsi una nuova vita, dei nuovi amici, e di passare più tempo con il loro padre.
Le cose vanno bene, per i primi anni.
Bella e Rose, tornano a sorridere, hanno tanti amici e due ragazzi.
Le cose si complicano quando Bella resta incinta e il suo ragazzo, Edward, le dice di non essere pronto
lasciando Bella sola ad affrontare tutto.
Da qui, abbandonano Forks e volano a New York, partendo di nuovo da zero, abbandonando tutto e tutti.
Ma cosa succederà quando una delle due sorelle incontrerà il proprio passato? Bella perdonerà Edward per averli abbandonati? Come cambieranno, ancora, le loro vite?
Non vi resta che scoprirlo ;)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
StayStrong-Prologo

Banner

 Disclaimer:  'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

 

Prologo

 

PovBella

 

Nell’ingresso dell’enorme palazzo si sente solo il rumore frenetico dei miei tacchi.
Sono in ritardo per le lezioni di ripetizione ai figli di Mr.Cartier, sono sacrifici faccio da qualche mese a questa parte e che devo fare fino a quando non prenderò la laurea.
Non mi lamento, Mr.Cartier è uno degli uomini più ricchi di tutta New York e per la buona istruzione dei figli è disposto a pagare qualunque cifra, e quella che mi offre, per ora mi basta, se poi uniamo il mio stipendio a quello di Rosalie, mia sorella, stiamo davvero bene per il momento.
Io e Rosalie siamo gemelle, in vent’anni di vita non ci siamo mai separate, nonostante tutto ciò che è successo, noi continuiamo ad essere unite.
Tre sono cose importanti nella mia vita: La famiglia, gli amici e i miei figli.
Loro sono diventati la mia ragione di vita, il motivo per alzarsi la mattina con un sorriso pur sapendo che non sarà una giornata facile, sarai sempre più stressata, il buonumore andrà a farsi benedire, e arrivi al punto in cui decidi di mollare, ma quando torni a casa vedendo chi c’è ad aspettarti, ti dai della stupida e capisci che ne vale la pena.
Arrivo davanti la porta,trovo Miss Kingston, la colf di casa Cartier, leggermente arrabbiata. Se non fosse impossibile, direi che sta per scoppiare.
 « Signorina Swan è in ritardo! Mr. Cartier l’assunta perché è la migliore che ha trovato, ma non significa che debba approfittarsene! » ripeto, è leggermente arrabbiata.
E’ davvero insopportabile, sembra quasi la signorina Rottermaier, solo che quest’ultima oltre a non esistere, mi sta anche più simpatica.
« Miss Kingston, mi dispiace tanto ma mia sorella stava male, non potevo lasciarla sola senza accertami che stesse bene. La prego di scusami. Se si presentano eventuali problemi, spiegherò la situazione ai signori.» Non potevo di certo dirle che aspettavo Mrs. Coffer, la nostra vicina di casa, per lasciarle i miei bambini. Sono qui per lavorare, non per avere compassione.
Di solito la gente quando scopre che, io ragazza ventenne, sono madre di sue splendidi gemelli, si dispiace per me e prega affinché io abbia un futuro migliore. Stupide oche!
« Va bene Miss Swan, che sia l’ultima volta o avvertirò i signori. Magari, può avvisare che farà ritardo, il numero c’è l’ha no? Adesso vada dai bambini, cosi prima si inizia e prima si finisce! » cosi dicendo gira i tacchi, sempre se tali si possono definire quelli che sembrano avere solo 3 cm, e se ne va.
Raggiungo subito i “bambini” che hanno, precisamente, dodici anni la bambina, Melanie, e quindici anni il ragazzo, Alan, e comincio ad aiutarli.
Spiego la trigonometria al grande più volte, aiuto la piccola in scienze e storia, e poi aiuto ancora il grande sempre in trigonometria e poi geografia.
Per quanto il lavoro mi faccia guadagnare abbastanza per vivere, è anche stressante ripetere all’infinito degli argomenti, affinché entri nelle menti bacate di questi ragazzi, soprattutto nella testa di Alan.
Dopo aver finito di dare ripetizioni, prendo subito le mie cose e vado via.
Non voglio stare in quella casa più del dovuto, soprattutto se c’è Miss Kingston! La sopporto ben poco quella donna.
Posteggio l’auto nel vialetto della nostra piccola casa, scendo e, passando per il giardinetto, vado dalla nostra vicina, Mrs.Coffer, che si occupa dei bambini quando io e Rose non ci siamo.
Suono il campanello due volte e viene subito ad aprire.
« Oh Isabella, hai finito con il lavoro per oggi? » mi chiede mentre mi fa accomodare in casa sua.
Mrs.Coffer è una donna vedova, ha solo una figlia che studia all’estero, per questo è felice di occuparsi dei miei piccoli, cosi si sente meno sola.
« Si Mrs.Coffer, per fortuna! Piuttosto, i miei piccoli le hanno dato fastidio? » chiedo, mentre prendo Renèe dalla carrozzina, che sbatte i piedini tutta felice.
« Isabella tesoro, mi dici che fastidio potrebbero mai dare  due bambini di tre mesi? Non preoccuparti inutilmente tesoro. Vieni con me in cucina, devo darti una cosa. » rimetto Renèe nella carrozzina, e controllo il mio piccolino che dorme sereno.
Mrs. Coffer ha sempre questi modi così gentile e premurosi nei nostri confronti e anche quelli dei piccoli. Forse è perché sa la nostra situazione generale, forse è perché anche lei, come noi, si è affezionata, non lo so. Ma mi fa sentire bene, mi fa sentire come se avessi di nuovo una mamma.
« Li ho sfornati da poco. Oggi arriva mia figlia, ne volevo preparare alcuni per lei, ma ne ho fatti troppi. » mi dice appena entro in cucina, consegnandomi due contenitori con dei dolcetti invitanti all’interno.
« La ringrazio, magari domani passiamo a conoscere sua figlia. Ora sarà meglio che vada, Rosalie tornerà da un momento all’altro. »
Mrs.Coffer mi aiuta a portare i bambini a casa e ci salutiamo con la promessa di cenare tutte insieme domani sera.
Appena metto piede in casa, la prima cosa che faccio è allattare i bambini.
Ogni volta mi emoziono come la prima volta, vedere che queste piccole creature dipendono da me, mi provoca qualcosa di indescrivibile.
Si dice che è da qui che nasce il legame profondo tra una madre e il suo bambino, un legame che cresce e si solidifica andando avanti.
Per me e mia sorella è stato cosi, avevamo un legame davvero speciale con nostra madre, noi tre ci capivamo solo guardandoci. Mamma per noi era tutto.
Ricordo ogni piccola cosa di ciò che faceva, come corrugava la fronte sapendo che le nascondevamo i nostri piccoli casini, o quando ci raccontava qualche aneddoto di quand’era ragazza e si mordeva il labbro imbarazzata, o le piccole abitudini che avevamo fin da bambine.
Le piaceva pettinarci i capelli prima di metterci a letto, diceva che era una cosa tutta nostra e che noi, un giorno, avremmo potuto condividerla con le  nostre figlie.
Questa piccola cosa ci ha accompagnato per anni, fino ai nostri sedicianni precisamente.
Poi il cancro c’è l’ha portata via, e d’allora io e Rose abbiamo perso quell’abitudine.
Ritorno alla realtà sentendo il “paperotto”, come ama chiamarlo Rosalie, piangere.E’ affamato il mio tesoro.
« Ehi piccolo, fa piano. » sussurro al mio ometto. Se Renèe è buona e tranquilla quando mangia, EJ è un ingordo; si attacca al seno timoroso che io mi dimentichi di farlo mangiare, e con la sua boccuccia  riesce a provocarmi leggere fitte.
Sento la porta di casa aprirsi, segno che la mia sorellina è tornata a casa.
Infatti dopo pochi secondi, eccola fare il suo ingresso in salotto; ha il fiatone, sembra che abbia corso.
« Ti allenavi per la maratona? » le dico, mentre faccio fare il ruttino ad EJ.
« Ah? Ehm... no, no volevo solo tornare a casa presto, mi mancavano il mio paperotto e la mia coniglietta. »
« Oh bene, se proprio ti mancavano, resti tu un po’ con loro qui, mentre io chiamo la pizzeria. Ti va bene la pizza per stasera? » non faccio in tempo a dire o fare altro, che ha già tra le braccia Renèe, ed ora reclama anche EJ.
« Rose non sballottarli, hanno appena finito di mangiare. » alza gli occhi al cielo esasperata.
« Fosse la prima volta che li tengo! » mi urla dietro mentre vado in cucina a prendere il telefono.
« Ma io lo dico per te, mica per loro. » le urlo di rimando, ridendo.
Ordiniamo due pizze, una normale con le olive e l’altra con la salsiccia , e quando il fattorino c’è le porta, ci spaparanziamo sul divano, parlando del più e del meno.
« Allora, com’è andata a casa Cartier? I bambini hanno imparato l’alfabeto oggi, o gli hai insegnato le tabelline? » Rose ovviamente, sa della situazione a casa Cartier, di come i signori siano pignoli sull’istruzione dei loro figli e del fatto che, tutti in quella casa, chiamano i ragazzi bambini.
« Ma smettila scema! Non credere che per quei ragazzi sia facile, gli rendono la vita impossibile. E comunque gli ho aiutati in scienze, storia, geografia e ho ripetuto all’infinito trigonometria! »
« Fammi indovinare… il cervello di Alan si è fatto un giro alle Hawaii. » sorride, prendendomi in giro.
« Non ne voglio parlare. Un giorno di questi gli apro la testa in due e gli infilo il libro dentro! »
« Tu piuttosto, qualche nuovo pettegolezzo hai sentito da quelle vecchie bisbetiche? Ian Somehralder è arrivato in città con una nuova fiamma?  » Rosalie fa la commessa in un negozio di abbigliamento abbastanza conosciuto. Le proprietarie sono due comare, se si vuole sapere qualcosa su qualcuno, basta rivolgersi a loro. Diranno vita, morte e miracoli della persona interessata.
« Nessuna nuova fiamma per Ian, lo adoro con Nina! E comunque nulla di nuovo. Erano solo affascinate da un uomo che è entrato oggi nel negozio. » dice, sforzandosi di sorridere.
Non sta bene. So che non sta bene e la colpa è solo mia. Ha dovuto lasciare di nuovo papà, i nuovi amici, quella che lei considerava una seconda famiglia, e il ragazzo che ama. Tutto per non lasciarmi sola. Le devo molto, e so che non sarà mai abbastanza per tutto ciò che lei ha fatto e continuerà a fare per me.
« Ok, io me ne vado a letto. Sperando che i due monelli non si sveglino questa notte. Ah, dì alle vecchie, che sono un po’ troppo avanti con l’età per trovare un uomo. » le dico, mentre ci alziamo entrambe per portare le carrozzine nella mia stanza.
« ‘Notte sorellina. » le dico, dandole un bacio sulla guancia e correre nella mia stanza.
« Sogni d’oro mammina! » urla lei dalla sua stanza.
Chiudo la porta, pensando ancora agli sguardi tristi di Rose. Vorrei poter fare qualcosa per lei…ma cosa?
Controllo i bambini un’ultima volta e poi mi corico a letto, lasciando che le braccia di morfeo mi avvolgano.

 
Sento qualcuno scuotermi, ma ho troppo sonno per aprire anche solo un occhio.
« Bella! Bella svegliati, devo dirti una cosa! »
Sento una voce famigliare chiamarmi, ma non ho voglia di togliere la testa da sotto al cuscino.
« Bella! »
« mmm no, papà non vado a scuola oggi. » sono stata io a parlare? Boh, starò sognando.
« Papà?! Ho la voce di un uomo? Sono diventata un transessuale! »
« Si si, transessuale… »
« L’hai voluto tu. »
Non sento più nulla per qualche secondo, fin quando non sento un dolore alla coscia.
« Ahia! Rose mi hai fatto male con il picchietto!? Ma sei pazza? » urlo, sedendomi di colpo sul letto massaggiandomi la parte lesa, e guardando in malo modo mia sorella e la sua arma.
« Non urlare se non vuoi che i tuoi figli si sveglino nel cuore della notte. » mi dice con una calma innaturale.
« Oh certo! E tu, perché hai svegliato me, nel cuore della notte? » ma tu guarda un po’ che devo sopportare.
« Questa sera, quando mi hai chiesto del lavoro e delle vecchie, e io ti ho parlato di quel ragazzo, non ti ho detto tutto. » dice abbassando lo sguardo sulle sue mani, poggiandosi alla tastiera del letto.
« Rose, sul serio, non possiamo parlarne doman- » ma prima che possa finire di parlare, le mi interrompe. E’ solo un sussurro, ma lo sento bene.
« Era Emmett. » E’ solo un sussurro, ma lo sento bene. Due semplici parole hanno il potere di farmi congelare il sangue nelle vene. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non pensavo cosi presto.


Salve a tutti!
Questo è il primo capitolo della storia, anche se è leggermente corto u_u”
Posterò una volta a settimana, o almeno ci proverò! Sono strapiena di impegni e anche la scuola mi porta via molto tempo.
Se qualcuno nota dei parallelismi con un'altra storia, sappiate che quella storia è mia.
Il mio vecchio account lo cancellerò tra pochissimo, (per alcuni problemi che non sto qui a spiegarvi), quindi sappiate che NON E’PLAGIO, assolutamente! E’ solo una rivisitazione della mia fanfiction.
Tornando alla storia, beh per ora non ho molto da dirvi, ogni cosa si scoprirà pian piano :P
Vi invito a fare un salto su “Shariel Lowely”( <== Clicca) la mia pagina facebook.
Qui potrete trovare spoiler, immagini e/o qualunque cosa voi vogliate sapere sulle storie da me scritte. 
Alla prossima =)

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Shariel Lowely