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Autore: workinprogress    17/09/2013    5 recensioni
Era profondamente convinto che senza quella i suoi quadri fossero solo delle belle tele da appendere al muro. Non importava quanto io amassi il suo dipinto o quanto fosse ben fatto: mancava l'essenza.
Un giorno mi ero svegliata e avevo trovato una valigia già pronta ai piedi del letto.
«Andiamo nel 4», aveva annunciato Peeta.

[Everlark] [One shot]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing back together'
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Due vele.


Zwei Segel erhellend
Die tiefblaue Bucht!
Zwei Segel sich schwellend
Zu ruhiger Flucht!


Due vele nella baia
Ne schiariscono il blu!
Due vele in dolce fuga
Proseguono più a sud!

Wie eins in den Winden
Sich wölbt und bewegt,
Wird auch das Empfinden
Des andern erregt.

Com'una nel vento
S'inarca e vacilla,
Così l'altra ne sente
Del sentimento la scintilla.

Begehrt eins zu hasten,
Das andre geht schnell,
Verlangt eins zu rasten,
Ruht auch sein Gesell.

Se una vuol correre,
L'altra si affretta,
Anela una sosta,
La compagna l'aspetta.

 [Conrad Ferdinand Meyer]



La mia vita era fondata su pilastri di routine e quotidianità. Questo non la rendeva necessariamente brutta, o noiosa. Solo ritmica.

Io e Peeta avevamo ricostruito le nostre intere vite a partire da questa filosofia. Era la nostra protezione, l'ancora contro i momenti in cui il vento soffiava più forte. La nostra quotidianità era il porto in cui potevamo sempre tornare una volta finita la tempesta.
A Peeta piaceva particolarmente usare questa metafora marina. L'oceano per lui era addirittura stato il protagonista di una fase artistica molto sentita. Aveva passato intere ore a fare schizzi a matita, a carboncino, studi sulle sfumature degli acquerelli, pratica con le pennellate intrise di colori ad olio. Si lamentava sempre di non riuscire a catturare veramente l'idea del mare.
Io guardavo i suoi dipinti e i suoi scarti mai completati, e mi sembravano tutti magnifici, alcuni addirittura privi di difetti tecnici. Perfetti.
«Solo stilisticamente», replicava lui stringendo le labbra. Tracciava qualche pennellata decisa ed irritata sulla tela, e poi aggiungeva sempre: «Manca l'essenza».
Era profondamente convinto che senza quella i suoi quadri fossero solo delle belle tele da appendere al muro. Non importava quanto io amassi il suo dipinto o quanto fosse ben fatto: mancava l'essenza.
Un giorno mi ero svegliata e avevo trovato una valigia già pronta ai piedi del letto.
«Andiamo nel 4», aveva annunciato Peeta, già vestito e pettinato.
Io ero rimasta a fissarlo come se fosse stato parte della parete alle sue spalle. Non potevo partire, lo sapeva bene. C'era una sentenza sul mio capo da quando avevo mandato a finire quella freccia dritta nel petto della Coin. In quanto reduce di guerra instabile e pericolosa ero confinata a vita nel 12.
«Ho parlato con Plutarch», aveva risposto Peeta. «Per ottenere il permesso a vita dobbiamo prima lavorarci un po' il Consiglio, ma intanto te ne è stato accordato uno provvisorio». Mi aveva sorriso e aveva accennato alla valigia davanti a me. «Ti va di passare una settimana con Annie e Sean?».
Così eravamo partiti per la prima vera vacanza che io avessi mai fatto. Peeta era eccitato come un bambino, e voleva che io prendessi questa settimana come un viaggio per celebrare il nostro matrimonio. L'avevo accusato di essere un sentimentale senza speranze, ma alla fine avevo lasciato un bacio sul suo sorriso felice.
Era stata una delle settimane più belle della mia vita. Sean ormai aveva tre anni ed era un ometto a tutti gli effetti. Peeta non riusciva a staccarsi da lui, e a sua volta Sean lo considerava di gran lunga lo zio preferito. In conclusione vivevano praticamente in simbiosi e Sean aveva una residenza semi-stabile sulle spalle di Peeta.
Io ed Annie con gli anni eravamo diventate sempre più vicine. Ci trovavamo bene insieme. Spesso restavamo in silenzio, ma non ci pesava. La maternità le aveva donato un istinto protettivo che estendeva su tutti, ed alcune volte si comportava come se io fossi stata la sua sorella minore. Non mi dispiaceva, era un gesto incredibilmente premuroso.
Adoravo anch'io Sean, ovviamente, perché era impossibile non amare quel bambino, ma la cosa assurda era che anche lui mi adorava. Mi chiamava zia Kat, rubando il nomignolo di Peeta, e voleva sempre che lo prendessi in braccio quando non era già sulle spalle del suo zietto.
Lo sguardo con cui Peeta ci osservava interagire era dolorosamente dolce.
Vedevo bene il suo desiderio di avere un figlio, e soprattutto di averlo con me. Nei suoi occhi c'erano la speranza e la paura e l'attesa e la pazienza, ed io non riuscivo a sostenere il peso di quegli sguardi.
Affondavo il viso nei capelli morbidi di Sean e chiudevo gli occhi finché non ero sicura di aver reso di nuovo inespressivo il mio volto. Avevo il terrore che, sotto gli strati della mia paura feroce e animale, Peeta potesse vedere il suo stesso desiderio, e insieme la rassegnazione di fronte all'impossibilità di realizzarlo.
Ogni sera guardavamo il tramonto. C'era un angolino tra gli scogli che era il mio preferito, perché c'era giusto lo spazio per due persone e mi dava un'ottima occasione per stare solidamente accanto a Peeta senza sembrare sentimentale. Qualche volta uscivamo presto e aspettavamo l'alba, imbacuccati nella stessa coperta di lana perché l'aria che veniva dal mare era più fredda di quanto avessimo mai pensato.
A volte nuotavamo, a volte ci sedevamo sulla spiaggia per ore. Se ci veniva fame a orari strani Peeta mi portava da quel piccolo chiosco vicino a casa di Annie e prendevamo due porzioni di minuscoli pescetti fritti.
Ogni volta ero la prima a finire la porzione, e Peeta mi passava sempre qualcosa dalla sua. In risposta sorridevo in un modo un po' storto che mi faceva venire le fossette ai lati della bocca, perché avevo scoperto che quell'espressione lo faceva sempre ridere di gusto, e la sua risata era un suono caldo e avvolgente che non sentivo mai troppo spesso.
Poi il mio permesso era scaduto, e la vacanza era finita. Una volta tornati a casa, Peeta aveva iniziato a dipingere su una tela particolarmente grande, senza accordarmi il permesso di sbirciare prima che l'opera fosse giunta a compimento.
Quando mi aveva annunciato che aveva terminato il dipinto, gli avevo dato un colpetto con il gomito, dicendo: «Allora? L'hai trovata questa essenza?».
Peeta aveva sorriso in silenzio e mi aveva mostrato il dipinto.
Non so cosa mi aspettassi. Forse uno dei tramonti che avevamo visto, o una versione più grande di qualche suo vecchio schizzo.
Non era niente di tutto questo. La tela era occupata da una baia aperta, con il mare tranquillo, il cielo sereno.
La cosa che colpiva di più era la quantità di blu nel dipinto. Nel cielo, nel mare. Una distesa di onde che sembrava infinita.
Poi, in mezzo a tutto quel blu, spiccavano due vele spiegate, bianche come la neve. Procedevano insieme, affiancate, senza il timore di incorrere in una tempesta improvvisa.
Una volta tanto non mi era servita la spiegazione di Peeta per cogliere il simbolismo di un quadro.
Poi lui mi aveva abbracciata da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
«Io credo di averla trovata, tu che dici?».
Avevo sospirato piano, annuendo. Ora che avevo davanti ai miei occhi quell'essenza, capivo perché Peeta l'avesse cercata tanto a lungo.
Perché era bellissima.


_______________



Ma buonasera!

Non so cosa dire a mia discolpa, se non che sono affetta da una diarrea creativa e che ho deciso di assecondarla mettendo da parte lo studio. Che pessima studentessa.

Allora, due informazioncine. I nostri cari PK nella mia testa si sono sposati a 19/20 anni, e qui ne hanno 21.
Sean è il figlio di Finnick e Annie, e io lo adoro. Il suo nome è una gentile concessione di un'ignara Eco. Grazie, cara! ^^
Come potete notare Katniss si è sposata ma è ancora un po' convinta che l'amore possa essere una debolezza, e non vuole farsi vedere come una sentimentalona. Ha. Come se fosse possibile, con Katniss Ghiacciolo Everdeen.
Altra cosa. Io sono convinta che in realtà Katniss voglia dei figli da Peeta, perché lo ama. Ma sa che la sua paura l'avrà sempre vinta e quindi è rassegnata e impaurita e non vuole mostrare a nessuno questo suo desiderio represso perché teme che Peeta possa insistere e per lei sia un conflitto troppo duro. Insomma, una cosa del genere.

Comunque, alla fine, in soldoni... che ne dite di questa storia? Non è certo una delle mie migliori, no no.
Solo che questa poesia mi ispirava troppo, e in più dopo una settimana di mare non ho resistito.
Come avrete potuto vedere è opera di Conrad Ferdinand Meyer, ed è in tedesco. La traduzione è opera mia, udite udite!, e mi sono impegnata per cercare di mantenere un po' l'atmosfera originale. Se volete una traduzione letterale potete trovarla sul web ^^

Devo rispondere e recensire millemila cose, se non mi vedete arrivare sappiate solo che è colpa della scuola.
Un abbraccio a tutti,
wip
  
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