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Autore: Reik93    18/09/2013    3 recensioni
Un'idea un pò usurata, ma spero possa piacere.
21 lettere, 21 flashfic o drabble, 21 momenti ZoRobin.
[...]
#11: Materasso [“Kenshi-san, stai ancora parlando del materasso?”]
#12: Neve [Un semplice istante destinato a non ripetersi, come la neve che, quando si scioglie, non lascia tracce]
#13: Osservazione [“Testa quadra! Come osi portare altre donne sulla nave?”]
#14: Passato [Su quella base, l’inesistenza di un ‘prima’, avevano costruito un equilibrio perfetto]
#15: Quadrifoglio [“Io non credo nella fortuna…”, la sua voce diviene flebile quanto un sussurro, “…e le altre cose me le sto andando a riprendere”]
#16: Rabbia [O forse è solo la presenza della compagna e della sua espressione compiaciuta a renderlo tanto suscettibile]
#17: Sentimenti [Ti piomba addosso come una palla di cannone, lasciandoti tramortito da quella novità quasi inattesa]
#18: Tentazione [Robin sospira e punta uno sguardo arrendevole sul soffitto, chiedendosi dove sia finita la sua determinazione, considerata la facilità con cui i suoi 'no' si trasformano in 'si']
#19: Uhm [Uhm. È il rabbioso borbottio che Robin sente avvicinarsi, dietro alla porta]
#20: Valentino [Se a Sanji toccava cucinare, a lei spettava tutto il resto]
#21: Zero [“È inutile che continui a guardarla. Crescerà”]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Zoro\Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Neve
 
Il freddo s’insinua tra le pieghe del cappotto, sotto la pelle, dentro le ossa che minacciano di spezzarsi ad ogni minima mossa. Anche un semplice respiro costa fatica: l’aria pungente brucia le narici e secca la gola, regalando una spiacevole sensazione di soffocamento.
Tashigi avvicina al volto la ciotola fumante che stringe tra le dite anchilosate e subito un lieve tepore le arrossa le guance.
La zuppa è calda ed ha un profumo invitante. Anche il sapore non è male, ma, quando le sue labbra si schiudono sul bordo, non riesce a sopprimere un tremolio che le fa versare un goccio di minestra a terra, dove il ghiaccio si scioglie in un cerchio irregolare.
Troppo, davvero troppo da sopportare: salvati dai pirati e sfamati dall’abilità del loro cuoco!
Orgogliosa della propria divisa, vessillo di giustizia, è duro, vergognoso, quasi umiliante per lei, infatti, ammettere che senza il loro aiuto la percentuale di sopravvivenza sua e dei suoi uomini sarebbe stata drasticamente vicina allo zero.
Gli occhi le si inumidiscono di rabbia al pensiero, la frustrazione prende voce in un singhiozzo che le impedisce di inghiottire il boccone, la mano impugna la neve che si adatta al suo palmo. Nonostante la vista sfocata scorge perfettamente lo spettacolo che ha di fronte: i suoi uomini festeggiano allegramente con chi, normalmente, avrebbero massacrato, si complimentano per l’ottima cucina, sghignazzano dietro la navigatrice, brindano con lo spadaccino. È proprio lui a catalizzare la sua attenzione.
Fa cozzare il boccale traboccante di schiuma con quello dei marines e ride ad alcune battute, rese divertenti dall’ebbrezza.
Una serie di brividi le percorre la schiena, ma l’ultimo, tanto incisivo da spingerla ad abbracciarsi le spalle, non è frutto del gelo né della neve ormai sciolta che le impregna l’orlo del cappotto. A causarlo è stato il ricordo della sua espressione durante il combattimento: lo sguardo attraversato da un barlume di follia, la bocca deformata da un ghigno diabolico, l’eccitazione della sua voce prima di scagliare il fendente.
Rabbrividisce di nuovo, Tashigi.
Roronoa Zoro è davvero cambiato nei due anni di silenzio che sembravano testimoniare la fine della ciurma più sgangherata ed imprevedibile dei mari. Più veloce di quanto rammentasse, più controllato, più spietato.
Deve riconoscere di averlo ammirato -come spaccino, non come pirata-, in passato; ma ora…
Ora teme che quelle due realtà si siano fuse e che il suo spirito si sia alleggerito degli scrupoli per cui un tempo si era testardamente rifiutato di combattere contro di lei, scrupoli che ha dimostrato di non possedere più falciando in due nette metà l’arpia.
E si sente già sconfitta prima ancora di sfidarlo, perché ha capito di non possedere la sua stessa, feroce, determinazione. Gliela invidia, ma ignora da dove essa provenga, cosa la nutra, in che modo si rafforzi.
Quasi nella speranza di carpirne i segreti, prede ad osservarlo.
Sembra sereno e non rifiuta le braccia che gli si gettano al collo invitandolo a bere ancora.
D’un tratto, però, la linea delle sue labbra si appiattisce e un’ombra scura scende sul suo viso, mentre, puntando i gomiti a terra, si alza, dirigendosi poi verso due bambini, che stanno chiacchierando amabilmente alle sue spalle. Si ferma proprio di fronte a loro.
Parla, ma Tashigi non riesce ad udire nulla, se non l’ululare del vento. Tuttavia intuisce che si tratti di qualcosa di grave, perché il sorriso dei piccoli si spegne ed entrambi si voltano, addolorati: dev’esserci una quarta persona, seduta tra loro e nascosta dalla mole di Zoro.
La marine si sporge incuriosita, raddrizzandosi gli occhiali e sforzando la vista fino a mettere a fuoco due gambe, fasciate in un soprabito maculato, che sbucano tra quelle del pirata. Quando Zoro si scosta, affondando traballante nella neve, la misteriosa identità del suo interlocutore viene finalmente rivelata. È quella donna, Nico Robin, ma anche lei sembra molto cambiata.
Non c’è più traccia della crudele criminale che l’aveva umiliata ad Alabastra.
I suoi occhi vagano incerti sullo strato bianco che ha sotto i piedi per poi tornare a posarsi sul compagno, apparentemente incapaci di scoccare altre occhiate colme di disprezzo come quelle che l’avevano inchiodata al suolo del deserto. Aggrotta la fronte e scuote la testa davanti all’insistenza (?) di Zoro, anche se, in realtà, lo spadaccino non sembra intenzionato a far prevalere le proprie ragioni, ma ha l’aria colpevole di chi vuole scusarsi.
Lo vede borbottare ancora e rivolgere una smorfia alla montagna alla sottile risata della nakama.
Non è un ghigno arrogante o sinistro, bensì un sorriso che - Tashigi stessa fatica a crederci- scalda il cuore. E non solo quello, considerato l’acceso colore che assume il viso di Zoro, mentre urla a gran voce il nome di un compagno.
Chopper. Lo sente chiaramente stavolta. Infatti, pochi secondi dopo, quella specie di procione parlante zappetta tra loro, sollevando una miriade di fiocchi, che volteggiano nell’aria e si sciolgono sui vestiti.
I suoi occhi, vispi e spensierati, si fanno subito enormi, quando Zoro riprende la predica, indicando caparbiamente Nico Robin, in palese disagio. Comincia ad agitarsi, a rimproverare se stesso, a correre da una parte all’altra in cerca del suo zaino, a mutare grandezza apparentemente senza motivo.
Tashigi nota che arriccia il muso in una pessima imitazione di un’espressione minacciosa, tuttavia la compagna si arrende e, mentre un sospiro le sfila tra le labbra in una nuvola di vapore, prende a slacciarsi i primi bottoni del cappotto, scoprendo, infine, la spalla. È coperta di sangue raffermo.
Nonostante lo sguardo più rassicurante di cui è capace, l’archeologa non riesce a far desistere il dottore, che si mette subito all’opera: passa delicatamente una garza imbevuta di disinfettante sulla ferita, ripulendola con cura per poi studiarne la gravità.
Non sembra nulla di serio, anche se, nel momento in cui il tampone sfiora la carne lacerata, Robin emette un sussulto e inclina la testa, nascondendo l’involontaria smorfia di dolore che le ha fatto contrarre le labbra e serrare le palpebre.
Ciò che, però, attira maggiormente l’attenzione della marine, è, ancora una volta, l’atteggiamento di Roronoa.
Appena si accorge di quell’espressione sofferente, infatti, serra la mascella ed espira affannosamente, col petto che, sfidando il freddo, si alza e abbassa frenetico un paio di volte, prima ti calmarsi, a medicazione conclusa.
Tashigi si chiede perché mai lo spadaccino appaia tanto in ansia e, mentre il dottore si allontana, ottiene la sua imprevedibile, sconcertante risposta.
Passando accanto alla donna, Zoro le sfiora, quasi casualmente, il triangolo di pelle bianca che il bavero del cappotto, abbassato, più non protegge.
È solo un momento, dura pochi secondi. La mano si ritrae, i capelli tornano a coprire il collo, alcuni fiocchi di neve si mimetizzano al suolo.
Osserva i suoi sottoposti e i pirati, non sembrano aver notato quel singolo, innocente gesto e continuano, ignari, a banchettare, ma lei si e non può credere a quanto i suoi occhi hanno visto, anche se non ha modo di essere certa che sia realmente accaduto, perché, quando torna a fissarli, lo spadaccino è già lontano.
È stato un attimo, appunto. Un semplice istante destinato a non ripetersi, come la neve che, quando si scioglie, non lascia tracce.
Nonostante questo, Tashigi nutre una certa inquietudine, una colpa che solo i sacrileghi conoscono, perché sente di aver violato qualcosa di sacro con la sua curiosità, l’intimità che unisce due persone: un segreto che non doveva essere profanato da sguardi indiscreti.
All’improvviso la voce di Smoker la ridesta: è ora di salpare.
Impacciata si rialza, lanciando un’ultima occhiata a Nico Robin, le cui guance hanno assunto un pallido rossore, e come la terra, ingrossata dal ghiaccio, sopporta il peso della sua scoperta: se quella è la sua forza, il suo sogno di battere
Roronoa Zoro rimarrà irrealizzabile.





Angolo Autrice
Ciao a tutti! come avevo premesso, ecco una flash (più one shot che flash in effetti...-.-) ambientata a Punk Hazard! ^^
Beh che dire....l'aggressione di Monet a Robin è uno dei miei momenti preferiti della saga, specie per quel che ne consegue...(eh, ognuno è libero di interpretarlo come vuole..no?)...e quindi non volevo perdere l'ooportunità di scriverci sopra qualcosa. Ora:la shot non è esattamente come avrei voluto che fosse, ma sono impegnata in un altro lavoruccio (sempre su One Piece..of course! sempre su Zoro e Robin? ...Maybe...^^) che mi sta risucchiando tempo ed ispirazione...spero comunque che vi sia piaciuta! come sempre alla prossima....già la "O"?!?!?!?!! o___O

besos


Reik93
 
  
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