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Autore: itsveronicaa    18/09/2013    1 recensioni
Come è iniziata veramente la storia di Finnick ed Annie?
Due bambini che si incontrano,la loro amicizia che sfocerà in qualcosa di più quando saranno più grandi.
Due ragazzi che si aiutano,si sostengono e si vogliono bene nonostante le difficoltà.
Due tributi spezzati da Capitol City e solo rimanendo uniti riusciranno a superarlo.
Questa è la storia di Finnick ed Annie.Anche loro amanti sventurati.
Enjoy it!
Foxface&Johanna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     CAPITOLO 8:ESTRAZIONE

 



La Capitolina indossava un vestito giallo fosforescente e cercava di stare in equilibrio sui suoi tacchi vertiginosi. Si avviò verso la boccia contenente i nomi delle ragazze, prese il bigliettino ripiegato con cura e lo aprì con le unghie brillantinate e lunghe come coltelli. Avvicinò la bocca al microfono e scandì con il suo strano accento il nome scritto: “Annie Cresta!”

 

La bambina si svegliò di soprassalto nella sua cameretta rendendosi conto di aver sognato. L'agitazione le chiudeva lo stomaco facendole venire voglia di vomitare e la penombra della sua stanza la opprimeva, quindi decise di alzarsi per fare una passeggiata.

L'alba stava spuntando e l'aria fresca raffreddava le guance e solleticava le gambe nude di Annie. Il vestitino leggero che indossava non la riparava dal venticello che si era alzato ma lei parve non accorgersene. Ovunque per le strade vedeva ragazzi e ragazze persi nei loro pensieri oppure intenti a colpire pietre, a quanto pareva la mietitura imminente aveva turbato il sonno di parecchie persone.

Passeggiò senza meta per alcune ore, poi a mezzogiorno tornò dalla madre per prepararsi ad andare in piazza. Entrò in casa e mangiò solo un pezzo di pane, poi si fece un bagno e indossò un vestitino di cotone blu lungo fino al ginocchio, un paio di sandali color avorio con un medaglione argentato e il cerchietto che le aveva regalato Finnick, si diede uno sguardo veloce allo specchio, sfiorò la conchiglia che splendeva rosea al suo polso e uscì seguita da Crux.

Nonostante mancasse ancora più di un'ora alla mietitura, la piazza era già piena di ragazzi, genitori e cameraman. Annie diede un bacio alla madre, si registrò e andò dalle ragazze della sua età.

Fra le zone adibite ai tributi femmine e maschi c'era un piccolo corridoio delimitato da corde di velluto rosso rubino.

Nella zona dei ragazzi Finnick si stava aggiustando il completo azzurro che era stato costretto ad indossare. Annie si rese conto che quel giorno lui era particolarmente bello: il vestito metteva in evidenza il suo corpo da quattordicenne alto, snello e muscoloso, i capelli incorniciavano il viso ambrato con una serie di ciocche bronzee e gli occhi brillavano per l'ansia e per il sole. Il ragazzo la salutò con un sorriso che lei ricambiò, ma non andò a parlargli perchè altrimenti il senso di panico sarebbe aumentato.

 

 

Finnick non riusciva a staccare gli occhi da Annie: il vestito le abbracciava le forme accennate mettendole in evidenza e nascondendole allo stesso tempo facendola sembrare adulta e bambina. Avrebbe voluto parlarle ma sapeva che lei stava morendo di agitazione, come lui.

 

La capitolina arrivò indossando un vestito fuxia e oro ricco di pieghe e fiocchetti, un trucco pesantissimo e una parrucca blu notte a boccoli. Parlò con la sua voce nasale e una accento molto marcato per salutare tutti i ragazzi e augurare che la buona sorte potesse essere sempre a loro favore, poi lasciò il posto al sindaco perchè leggesse, come ogni anno, le motivazioni degli Hunger Games, quindi riprese parola. “E adesso iniziam! Prima le signore.” Si avvicinò alla boccia di vetro con una lentezza spaventosa, e con la stessa flemma aprì il biglietto: “Sarah Hopkins!”

 

Sarah era una ragazzina di 16 anni minuta e delicata. Essendo figlia di uno dei maggiori esponenti del Distretto 4, Henry Hopkins, non si era mai allenata per i Giochi perchè sapeva che ci sarebbe sempre stata una volontaria per sostituirla, e così sarebbe stato se non fosse cambiata la situazione nel 4: fino a poco tempo prima solo gli abitanti più poveri o in cerca di gloria si allenavano per offrirsi come tributi, mentre i ricchi continuavano tranquillamente a vivere senza preoccuparsi per la mietitura, ma nell'ultimo anno la capitale aveva iniziato a fare ordinazioni di prodotti marini sempre maggiori impiegando nel lavoro ogni singolo abitante e, quindi, impedendo ai meno abietti di allenarsi. Quindi la povera Sarah dovette recarsi verso il palco senza nessuno che la sostituisse. Nel tragitto inciampò nei suoi stessi piedi più volte, il sindaco dovette aiutarla a salire e quando lei si girò verso il pubblico, tutti videro apparire delle ombre bluastre sotto i suoi occhi e sulle labbra carnose.

“E adesso i ragazzi!” La capitolina afferrò un biglietto dalla seconda boccia, lo aprì e lesse ad alta voce:” Finnick Odair!”

 

 

Annie si girò verso Finnick pallida e con le orecchie che ronzavano. Come in un sogno lo vide farsi largo tra i suoi compagni e camminare lungo il corridoio verso il palco anche lui pallido e con gli occhi ingigantiti dal terrore. Strinse la mano a Sarah e poi venne scortato al palazzo di giustizia da due pacificatori.

 

 

Annie ci mise qualche minuto a capire cosa stesse succedendo, il suo amico, confidente, protettore, una delle persone più importanti della sua vita, il SUO Finnick stava per essere gettato in un'Arena a combattere fino alla morte contro altri 23 tributi. Alla ragazza cedettero le gambe per un istante quando le apparì nella testa l'immagine fugace del fratello ferito a morte da un pugnale. Appena riprese stabilità si fiondò al palazzo di giustizia, verso la stanza dove diede l'ultimo addio a Ranor.

 

 

La stanza degli addii era impregnata dell'odore salato del mare che invadeva ogni luogo nel Distretto 4. Un divanetto rosso cercava di tentare Finnick ad accomodarsi, ma lui non sarebbe riuscito a sedersi nemmeno volendo. Il legno che costituiva un tavolino posizionato davanti al sofà era ricoperto da una sottile patina bianca, deposito del sale rapido al mare dal vento negli anni.

Sentì un rumore provenire da dietro alla porta che si aprì di colpo permettendo l'ingresso ai genitori di Finnick.

Dal giorno del sequestro di Sherine, i signori Odair avevano iniziato a dare sempre più importanza all'apparenza che all'essenza, per non dimostrare il dolore della tragedia che stavano vivendo, studiando fin nei minimi particolari i comportamenti che avrebbero dovuto adottare in ogni situazione. Infatti la signora Odair nel suo vestito di seta argentata, per mostrare la sua disperazione per la sorte del figlio, tamponava ogni quindici secondi esatti con un fazzoletto blu gli occhi asciutti simulando un pianto senza lacrime mentre il signor Odair camminava con la testa bassa e cingendo le spalle della moglie. Quando la porta si richiuse i tre si guardarono in silenzio per alcuni istanti, poi il padre fece un discorso incoraggiante al figlio dandogli delle grandi pacche sulle spalle. Dopodiché il pacificatore entrò nella stanza intimando i genitori ad uscire, la signora Odair, prima di voltarsi e andarsene, fissò Finnick negli occhi e con voce piatta e sguardo di pietra disse solo “Fagliela pagare:” La porta si riaprì dopo pochi minuti e il ragazzo venne investito da Annie che si era fiondata tra le sue braccia. Sentendola piangere, la prese in braccio e si sedette sul divano adagiandola sulle sue ginocchia ed accarezzandole i capelli come immaginava avrebbe dovuto fare un fratello.

Tra le lacrime Annie ripetè a Finnick quanto gli volesse bene e quanto le dispiacesse per la sua sorte. Il ragazzo, per un secondo, si sentì felice perchè qualcuno stava davvero male per lui, ma oi gli venne in mente cosa sarebbe successo in poche settimane e lo stomaco gli si chiuse pervadendogli il corpo di piccole scariche elettriche.

Quando la ragazza smise di piangere lo fissò negli occhi e con uno sguardo supplichevole chiese:” Ti prego, fai attenzione! Sei forte e sei bello, sai quanti sponsor potresti conquistare?”

Quella specie di strategia fece sorridere Finnick, anche lui aveva pensato di accaparrarsi sponsor grazie al suo fisico, ma aveva bocciato l'idea, adesso però detta da Annie sembrava una cosa possibile, anzi sembrava l'unico modo per potersi salvare. Appoggiò la propria fronte su quella di lei e, con tutta la convinzione che possedeva, le disse: “Tornerò, Annie, te lo giuro. Non so come ma tornerò.” Annie sorrise, gli prese la mano e gli legò qualcosa al polso, lui abbassò lo sguardo e vide una striscia di tessuto giallo pastello intrecciato con al centro una piccola conchiglia bianca. Guardò Annie con uno sguardo confuso e risentito

“Era un regalo..”

“Tu ne hai più bisogno di me. Quando nell'Arena penserai di volerti abbandonare, quando perderai la speranza di tornare a casa, guarda la conchiglia e ricordati della promessa che mi hai fatto.”
“Annie..” Il pacificatore entrò nella stanza interrompendo il colloquio. Annie diede un piccolo bacio sulla guancia di Finnick che le sfiorò con le labbra la punta del naso, poi la porta si chiuse dietro alle spalle della ragazza e lui si ritrovò da solo.

 

 

Il treno correva talmente veloce sulla sua monorotaia che nel giro di poche ore avrebbero raggiunto Capitol City. Il vagone ristorante era, durante le ore lontane dai pasti, una saletta da buffet disseminata di poltroncine di velluto blu e tavolini inn legno carichi di dolci vari e bevande colorate. Finnick sedeva vicino alla finestra osservando un paesaggio sconosciuto sfilargli davanti agli occhi e sbocconcellando un cupcake violetto ai mirtilli e miele, mentre Sarah con gli occhi arrossati dal pianto divorava una fetta di torta alla panna e crema pasticcera. La capitolina fece il suo ingresso nel vagone ristorante. Aveva cambiato abito, nonostante non ci fossero telecamere a riprenderla, e ora indossava un abito corto, leggero, senza maniche, viola cosparso di brillantini blu e un paio di scarpe blu con degli enormi fiocchi sui talloni e dei tacchi vertiginosi, in faccia aveva stampato un sorriso a trentasei denti, messi in evidenza dal rossetto viola scuro.

“Buongiorno tributi!” La sua voce era acuta e martellante e i suoi modi di fare fin troppo allegri e frizzanti. “Sono Margaret, ma chiamatemi Margie!” Chiamatemi Margie fece svolazzare i capelli per sottolineare il suo nome “Domani mattina presto arriveremo a Capitol City, quindi riposatevi bene,” Secondo svolazzo “E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!” Con un ultimo svolazzamento della chioma blu Chiamatemi Margie uscì dal vagone ristorante, probabilmente per cambiarsi di nuovo d'abito.

Finnick osservò Sarah e si rese conto che gli ricordava vagamente Annie: stessa chioma indomabile, stessa aria indifesa e, soprattutto, stesso sguardo perso.

Lui provò lo strano desiderio di proteggerla stupido si disse tra poco sarai nell'Arena a combattere per la tua vita. Non puoi venire meno alla promessa. Decise di abbandonare il suo cupcake mezzo mangiato e di andarsene in camera. “Buonanotte Sarah, e possa la buona sorte essere sempre a tuo favore!” disse alla ragazza con una perfetta imitazione della voce nasale di Margie, poi imitando uno svolazzo dei capelli, sculettando vistosamente e fingendo di stare in equilibrio su un paio di tacchi altissimi lasciò la stanza accompagnato dalle risate della giovane.

 

 

La sua camera era in fondo al treno ed era composta da un letto, un armadio, un minibar e un bagno. Si fece una doccia e si infilò nel letto in mutande. Nonostante fossero le 22, si addormentò immediatamente.

Venne svegliato da dei colpetti veloci alla porta seguiti da uno stridulo “Sveglia, sveglia! È iniziata un'altra fantastica giornata!” Finnick guardò l'orologio a led che risplendeva vicino al suo letto e segnava le 6:30 del mattino. Come faceva Chiamatemi Margie ad essere così allegra già a quell'ora?

Maledicendola si alzò e, dopo essersi fatto velocemente una doccia, indossò un maglioncino azzurro e grigio di cotone e un paio di pantaloni leggeri. Si presentò nel vagone ristorante con i capelli ancora bagnati che gli ricadevano sugli occhi ricevendo in cambio uno sguardo adorante di Sarah.

Prese da un tavolo da buffet una minicrostata all'albicocca, alcune fragole ricoperte di cioccolato, un bicchiere di succo all'arancia e una tazza di latte e cacao amaro e si sedette su una poltroncina rossa di fronte all ragazza posando la sua colazione su un basso tavolino in mogano. Iniziando a mangiare le fragole lanciò un'occhiata a Sarah. La ragazza indossava una semplice maglietta azzurro chiaro che le abbracciava il corpo e dei pantaloni bianchi attillati, i capelli erano raccolti in uno chignon e alcuni ciuffi sfuggiti al fermaglio le incorniciavano il viso. Gli occhi di lei lo osservavano da dietro una tazza di caffè forte, Finnick le rivolse un sorriso e lei abbassò lo sguardo arrossendo.

Proprio in quel momento entrò nello scompartimento una dona sulla settantina, il ragazzo la riconobbe immediatamente: Mags, la prima vincitrice donna del Distretto 4, una sorta di leggenda vivente. La donna, dalla figura slanciata e una chioma di capelli grigi, era famosa per la sua intelligenza e capacità di fare strategie, qualità che le avevano permesso di vincere gli Hunger Games e di diventare un mentore che poteva vantare un gran numero di vittorie.

Mags prese una piccola meringa rosa, la intinse in una ciotola di cioccolato fondente fuso e si sedette su una poltroncina vicino ai due ragazzi ai quali rivolse uno sguardo pieno di simpatia ed apprensione, quindi iniziò a parlare: “Io sono Mags e sarò il vostro mentore. Eric, il mio collega, è già a Capitol City, a discutere con i vostri stilisti. Il mio compito è quello di riportare a casa almeno uno di voi facendo tutto ciò che è in mio potere per assicurarvi degli sponsor e cercare di non farvi mancare niente quando sarete nell'Arena, il vostro compito è quello di vendere cara la pelle. Ogni mattina e ogni sera per le prossime due settimane faremo una riunione e decideremo una strategia giorno per giorno. A Capitol City inizieranno i vostri allenamenti. Se avrete delle richieste dovrete farle solo a me o a Eric. Io seguirò principalmente Finnick mentre il mio collega Sarah. Ci sono domande?” Mags aspettò qualche secondo in silenzio, poi continuò:”Tra due ore circa arriveremo a destinazione. Il primo consiglio che vi do è di farvi apprezzare dal pubblico quindi tu, Finnick, fai in modo che i capelli ti ricadano intorno agli occhi con dei boccoli così da assumere un'aria innocente, mettiti qualcosa che metta in mostra un po' più di pelle e abbandona quell'aria da damerino e tu,Sarah, mettiti un vestito corto, sciogliti i capelli e truccati un po'.” Detto questo addentò la propria meringa rosa. Finnick e Sarah finirono di corsa la loro colazione e si fiondarono in camera. Dopo circa un'ora e trenta e quarantadue capi diversi, Finnick decise di indossare una canotta verde fintamente rovinata che metteva in mostra i bicipiti, un paio di pantaloni al ginocchio neri e dei mocassini neri in tela, fece cadere alcuni boccoli davanti agli occhi è uscì nel corridoio del treno. Proprio in quel momento la porta della camera di Sarah si aprì. La ragazza indossava un vestito bianco senza spalline che arrivava fino a metà coscia e dei sandali bronzei, i capelli le ricadevano sulle spalle in boccoli ordinati e gli occhi erano ingranditi dall'eye-liner rendendola innocente ed eterea.

Il treno rallentò bruscamente in vista della capitale e Sarah scivolò fra le braccia di Finnick reggendosi a lui per non cadere. Proprio in quel momento comparve nel corridoio Chiamatemi Margie in uno sfavillante abito rosa shocking completo di guanti al gomito coordinati e sandali dai tacchi improponibili argentati che, con la sua solita vocetta allegra, disse ai ragazzi: “Stavo per venire a dirvi che tra pochi minuti arriveremo alla stazione di Capitol City, ma forse è meglio che ripassi dopo..” se ne andò con aria fintamente imbarazzata e i due si staccarono immediatamente mentre le loro guance si dipingevano di rosso.

 

 

La stazione era gremita di capitolini che si spingevano per vedere i tributi del Distretto 4 e giornalisti che con le loro grosse telecamere cercavano di riprendere qualche immagine dei due favoriti. Finnick, seguendo le istruzioni di Mags, ammaliò quante più donne possibili con sguardi irresistibili e sorrisi ambigui, mentre Sarah salutava timidamente.

 

 

La stanzetta dei preparartori era piccola e bianca e ovunque aleggiava l'odore della cera calda. Finnick giaceva sdraiato su un lettino imbottito da estetista completamente nudo mentre i due aiutanti della stilista gli giravano attorno punzecchiandolo con delle pinzette e cospargendolo di un unguento dall'odore forte e acre studiato per non far crescere i peli per almeno tre mesi. La coppia appariva molto singolare agli occhi del ragazzo: il primo si chiamava Otto ed era un ometto basso e tarchiato dall'aria simpatica con la pelle verde acqua, una chioma blu cotonata sulla fronte e un paio di occhialetti tondi appoggiati sul naso all'insù, la seconda era una ragazza di nome Jessamine che non dimostrava più di vent'anni, alta, magra con la pelle chiarissima, una spruzzata di lentiggini sul naso, occhi grandi, verdi, lievemente a mandorla, cerchiati da uno strato di eye-liner e contornati da un tatuaggio a volute che le occupava parte dell'alta fronte e capelli arancioni, lunghi fino alle cosce e tenuti fermi a sinistra da delle forcine in modo che ricadessero solo sul lato destro coprendole la spalla e parte del viso.

Otto chiacchierava in continuazione mentre Jessamine stava praticamente sempre zitta. Quando anche l'ultimo pelo venne strappato dal corpo di Finnick, i due scomparvero attraverso una porticina. Il ragazzo saltò giù dal lettino infilandosi un accappatoio leggero giusto in tempo per coprire il suo corpo all'entrata della stilista.

Brillance, una delle designer di moda più famose e stimate di Panem, era una donna altissima e formosa, il seno era stato ingrandito spropositatamente e la vita ristretta, il naso era stato rimpicciolito e le labbra gonfiate, i capelli a caschetto erano di un verde intenso e la pelle un po' troppo rosata per essere naturale. Sulle clavicole si arricciavano in volute sinuose delle linee nere tatuate con incastonate delle pietre preziose rosse. Lo sguardo della donna, intensificato dal trucco, misurava Finnick e lo osservava come se volesse insinuarsi sotto l'accappatoio, poi con un gesto imperioso gli fece capire di sedersi su una delle due sedie in plastica trasparente situate ai due lati di un tavolino bianco.

Quando iniziò a parlare, la sua voce si rivelò essere forte e fonda.

“Io sono Brillance e sono la tua stilista. Il mio compito è quello di farti brillare, risaltare, oscurando tutti gli altri tributi e con il costume che ti ho preparato sicuramente sarà così. Ora togliti l'accappatoio e mettiti al centro della stanza.”
Finnick fece quanto detto, coprendosi imbarazzato con le mani le parti intime. La donna lo squadrò da capo a piedi, poi con un'aria soddisfatta se ne andò.

 

I cavalli partirono e il carro su cui si trovavano Finnick e Sarah si mosse verso la grande porta del centro di preparazione. Il ragazzo cercò di non pensare al fatto che i capelli gli solleticavano il collo e che calzoncini che indossava pizzicavano le cosce e rivolse la sua attenzione al pubblico che stava per incontrare.

Durante il suo primo incontro con la silista aveva capito che le sue intenzioni non sarebbero state buone quando gli aveva lanciato quell'occhiata famelica e infatti così fu:Finnick indossava solo un paio di calzoncini striminziti di tela bianchi e un mantello blu ricoperto di piccole gemme perlacee che richiamavano la schiuma marina, il viso e il petto erano stati cosparsi di glitter azzurri e fra i capelli erano state inserite alcune piccole conchiglie bianche che risaltavano sulla sua chioma bronzea. Il carro raggiunse la porta e i due giovani vennero investiti dal boato della folla adorante. I ragazzi erano stati venduti al favore del pubblico con facilità perchè entrambi erano molto belli e soprannominati dai capitolini come “Doppia A” in quanto li accostavano alle due divinità greche Apollo e Afrodite.

Le gambe di Sarah, alla vista della vastità del pubblico, cedettero e Finnick lo passò un braccio dietro alle spalle per sorreggerla. A questo gesto il pubblico si sciolse e le guance della ragazza si colorarono di rosso. Il ragazzo, osservandola, si rese conto dell'ottimo lavoro fatto dal socio di Brillance, Gordon: Sarah indossava un abitino bianco tempestato di gemme azzurre,i capelli erano intrecciati e costarsi di piccole perle bianche e il suo corpo era completamente ricoperto di glitter bianchi e azzurri.

 

I carri comparvero sulla lunga via. Gli spalti che costeggiavano il viale della sfilata erano gremiti di gente e tutti gli abitanti di Panem iniziarono ad esultare, tutti tranne uno. Annie era seduta in un ampia poltrona in salotto e guardava la sfilata dal televisore con gli occhi umidi. Quando comparve Finnick iniziò a piangere disperatamente rendendosi conto in quel momento che probabilmente non sarebbe mai più tornato da lei. La vide sorridere al pubblico, ammiccare alle telecamere, mandare baci e abbracciare Sarah “Sta facendo di tutto per farsi apprezzare, sta seguendo la mia strategia, sta facendo tutto quanto in suo potere per tornare a casa..” pensava confortata Annie scossa dai singhiozzi.

Dopo aver ripreso più volte i vari tributi, fecero uno stacco per ascoltare le idee dei presentatori (che come ogni anno erano la coppia Flickerman-Templesmith) ed Annie andò a lavarsi la faccia dalle lacrime. Ritornò giusto in tempo per ascoltare il solito discorso di Snow, nel quale esortava i tributi a dare il massimo ad augurava che la buona sorte fosse sempre a loro favore, e per vedere i carri scomparire dietro la porta del centro d'addestramento.

 

Quando finalmente il carro si fermò, Finnick aiutò Sarah a scendere (dopo aver agilmente toccato il duro pavimento di pietra) e scrutò nella penombra dell'ingresso alla ricerca della forte e sicura figura di Mags. La donna comparve sulla soglia del centro pochi istanti dopo accompagnata da un signore alto, di costituzione media e dall'aria rispettabile. “Siete stati fenomenali!” Mags sembrava pittosto soddisfatta dalla sfilata. Poi, come ricordandosi all'improvviso dell'uomo al suo fianco, disse: “ Oh giusto.. Finnick, ti presento Eric, il tuo secondo mentore”- Eric salutò Finnick con una vigorosa stretta di mano-”Sarah.. beh tu lo conosci già.” L'uomo fece un piccolo inchino in direzione della ragazza che gli rispose con un ampio sorriso, poi con voce gentile disse:2Potete scusarci un momento? Vorrei congratularmi in privato con il mio tributo.” e senza aspettare la risposta parrò un braccio attorno alle spalle di Sarah e la condusse via dicendole: “Sei stata perfetta principessa! Tutta Panem parlerà di te adesso....”
Finnick si rese conto che le gambe della ragazza stavanoa ncora tremando e che Eric stava facendo di tutto per incoraggiarla, provò un senso di gratitudine per quell'uomo e lo ringraziò mentalmente per l'ottimo lavoro cge stava facendo. La voce di Mags riportò il ragazzo alla realtà: “E' un ottimo mentore e una persona molto dolce e sensibile. In teoria sarebbe dovuto spettare a te, ma penso che la sua personalià sia molto più utile a calmare i nervi di quella povera ragazza, spero che non ti dia fastidio avere un mentore donna.” Finnick scosse il capo, in effetti i modi sbrigativi e pratici di Mags gli infondevano una sicurezza che sicuramente la dolcezza e la sensibilità non avrebbero dato.

La donna proseguì: “Molto bene. So che è tardiper una riunione e che in questo momento sei stanco, ma cerca di prestarmi attenzione un attimo. Sarah è debole fisicamente e psicologicamente, quasi di sicuro non riuscirà a superare il bagno di sangue iniziale e ne è consapevole. Passare le sue ultime giornate con colui che potrebbe ucciderla non è facile, se in più tu cerchi di ignorarla è la fine. Vorrei chiederti di starle vicino e rassicurarla in questo periodo di preparazione perchè per lei sarà il più duro mai passato e mi piacerebbe che tu la facessi sentire al sicuro. Pensaci su.” Detto questo se ne andò lasciandolo avvolto da una sensazione di ripudio verso sé stesso.

Quella notte il sonno di Finnick venne disturbato dagli incubi.

Era nell'Arena con Sarah, avevano fatto un'alleanza e stavano facendo la guardia schiena contro schiena quando, dal nulla, cadde su di loro una pioggia di frecce seguita da un'orda di tributi. Ovunque infierivano su di loro pugnali, spade, sassi e pugni. Finnick cercava di difendere sé stesso e Sarah colpendo con un lungo pugnale chiunque si avvicinasse. Quando riuscì a sconfiggere tutti i nemici sentì un gemito alle sue spalle: Sarah era stata colpita al petto e ora si ritrovava in un lago di sangue. Il volto rigato di lacrime lo guardava con disprezzo e dalla bocca uscì questa frase ripetuta all'infinito: “Tu avresti dovuto proteggermi!” Finnick, disperato, cercava di tamponarle la ferita e di medicarla, ma più si sforzava di guarirla più lo squarcio si allargava e il sangue colava sempre più copiosamente. Alla fine spirò e il colpo di cannone fece alzare in volo tutti gli uccelli dell'Arena. Proprio in quel momento il ragazzo sentì un dolore lancinante fra le scapole e una risata acuta, folle dietro di sé. Si girò e vide Brillance vestita da tributo con un pugnale insanguinato in mano e il volto deformato da un sorriso sardonico. Finnick cadde a terra e nella sua testa esplose la voce di Annie che gli urlava: “Mi avevi promesso che saresti tornato!” Quell'accusa si mischiava alla risata della stilista e alle urla di Sarah che aveva ripreso la frase che l'aveva accompagnata fino alla morte con occhi vitrei e fissi nel vuoto. Poi Finnick si svegliò.

 

Le lenzuola lo facevano sentire in prigione e nel buio opprimente della stanza si ripresentavano vividi davanti ai suoi occhi brandelli di sogno, quindi decise di alzarsi nonostante fossero solo le 6:00 del mattino.

Mezz'ora più tardi con i caplli umidi, un paio di pantaloni di cotone, una maglietta e i piedi scalzi si presentò in sala da pranzo dove trovò Sarah che stava addentando una fragola ricoperta di cioccolato seduta al grande tavolo da pranzo.

Finnick si riempì una tazza di latte e cereali, prese due panini spalmati di cioccolato, una fetta di crostata ai mirtilli e andò a sedersi di fronte alla ragazza rivolgendole un grande sorriso. Notando lo sguardo stupito che lei rivolgeva a tutto quel ben di Dio, le disse: “Non faremo delle buone colazioni per un po', e poi se vogliamo qualche speranza di vincere dobbiamo mettere su un bel po' di peso!” detto questo tornò al tavolo da buffet e prese altri due panini al cioccolato, una fetta molto abbondante di crostata, cioccolata calda, due ciotole di insalata d'arance, due mini-torte alla panna e fragole, alcuni cioccolatini e due fette di budino al cioccolato e portò il tutto al tavolo da pranzo.

“Ecco, ora è una colazione degna di due tributi. Buon appetito Sarah!”
La ragazza sorrise e i due iniziarono a mangiare. Dopo un po' Finnick ruppe il silenzio: “Posso farti una proposta?” Sarah posò la tortina che stava per addentare e si fece attenta. “So che non ha senso chiedertelo prima di entrare nell'Arena e che quando saremo laggiù probabilmente cambierà tutto, ma io vorrei che ci alleassimo, e non con gli altri favoriti, ma solo io e te contro tutti i tributi. Voglio provare a proteggerti. Voglio provare a riportarci a casa. Entrambi.”
Sarah lo osservò per qualche istante prima di saltargli tra le braccia e stritolarlo in un abbraccio fortissimo. Poi, sempre stringendolo, iniziò a piagere e gli sussurrò in un orecchio solo una parola: grazie.

Finnick inizialmente rimase stupito da questa reazione, ma dopo qualche istante la abbracciò a sua volta accarezzandole i capelli, proprio come faceva con la sua Annie. Lo sguardo gli scivolò involontariamente sul braccio che cingeva le spalle della ragazza, più precisamente sul bracciale con incastonata la conchiglia che sembrò per un attimo risplendere più vivida, come a ricordargli la promessa fatta ad un'altra ragazza che lo stava aspettando a casa.

 

Questa bellissima scena avvenuta tra i due tributi del Distretto 4 non venne vista da nessuno che abitasse il centro d'addestramento, tranne che da una donna sulla settantina che osservava i due nascosta dietro lo stipite della porta della sala da pranzo. “Ben fatto Finnick” fu tutto ciò che pensò Mags mentre tornava nella propria camera da letto con aria molto soddisfatta.





Questo capitolo è un pochino più sdolcinato.. ma speriamo comunque che vi piaccia!!chiediamo scusa se non abbiamo più pubblicato ma prima la scuola e poi l'estate ci hanno impegnate molto ;) fateci sapere cosa pensate del capitolo con una recensione!! A presto e possa la buona sorte essere SEMPRE a vostr favore ;)
F&J

  
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