Sana&Akito
( alla complicatissima età di 23 anni)
Sana Kurata lo fissava quasi fosse un alieno alla conquista
del pianeta terra. Esterrefatta posò poi lo sguardo verso
l’assurdo panorama
che le si parava di fronte: una piccola casetta faceva capolino lungo
il viale
in cui si trovavano, alla sua destra troneggiava un minuscolo gazebo
bianco
affiancato da un tavolino con due graziose sedie intagliate in legno.
Alberi e
cespugli circondavano l’abitacolo rendendolo più
accogliente di quanto già non
fosse.
<< Ti ha dato di volta il cervello? >> Sana
continuava ad osservare quella casa sinceramente indecisa sulle
svariate e
ancor di più innumerevoli modalità che avesse per
accoppare il suo ragazzo.
Hayama d’altro canto aveva assunto l’espressione
più neutrale e distaccata che
potesse esistere.
<< Razza di cretino si può sapere
perché non rispondi?
>> domandò la giovane massaggiandosi le tempie
nel vano tentativo di
darsi un contegno.
<< Mi dici che bisogno c’era di comprarti
un’altra
casa? L’ultima volta che ho controllato..>> e
fece finta di guardare l’orologio
al polso che in realtà non aveva <<..diciamo
circa un’ora fa, avevi
quella che ti ha lasciato tuo padre! >>
Akito non mostrava alcuna intenzione di proferir parola.
<< A meno che, cosa altamente improbabile, si sia
magicamente volatilizzata o abbia messo su un paio di ali e sia volata
via o,
meglio ancora, l’avessi ceduta al banco dei pegni in cambio
di un nuovo
cervello. In questa caso, fammelo dire, potrei anche chiudere un
occhio!
>> esasperata, abbandonò le braccia sui
fianchi.
<< Perché invece non chiudi quella boccaccia?
Sei
fastidiosa. >> proruppe Akito in risposta al lunghissimo
monologo della
rossa.
Sana strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
<< Fastidiosa? Sei sparito dalla circolazione per
più
di due ore, quando finalmente riesco a rintracciarti mi porti qui senza
neanche
tanti preamboli e nonostante tutte le mie urla te ne stai qui, immobile
come un
pesce lesso senza spiccicare parola. In tutto questo sarei io quella
fastidiosa? >>
<< Non è mica colpa mia se sei tarda.
>> la
canzonò sollevando un sopracciglio.
La rossa oltre che maledire mentalmente il suo ragazzo, si
maledì a sua volta, perché anche il quel momento
non riusciva a fare a meno di
pensare che se non fosse stata così arrabbiata,
probabilmente, avrebbe spudoratamente
approfittato di lui senza neanche molti complimenti.
<< Mi hai appena dato della tarda? Akito, sono
abbastanza sveglia da capire che hai appena fatto una spesa
pressoché inutile
oltre che tremendamente superflua. Non ci vuole mica un genio per
capirlo!
>> il tono di voce due ottave più alte del
dovuto.
<< Smettila di starnazzare come una gallina altrimenti
i nostri futuri vicini capiranno che razza di squinternata esaurita tu
sia!>> rispose con il solito tono esageratamente troppo
calmo.
<< Io non strillo affatto come una gallina sei tu ad
essere…>> e improvvisamente a Sana Kurata
mancarono le parole oltre che
il respiro.
Hayama riusciva benissimo a sentire le rotelline del suo
cervello iniziare ad ingranare.
La vide spalancare gli occhi, notò le sue pupille dilatarsi
e il respiro bloccarsi. Notò le sue bellissime guancie
avvampare, le sue mani
tremare e quasi giurò di riuscire a percepire il battito del
suo cuore
accelerare.
<< Come hai detto scusa? >> chiese con un
filo
di voce.
<< Che sei tarda? >> la prese in giro lui.
<< No >>
<< Che sei una gallina? >> ghignò
<< Dopo >>
Akito allora alzò le spalle con noncuranza e quasi fosse una
molla scattò in avanti parandosi esattamente di fronte a
lei, cercando di
ignorare quel gigantesco nodo in gola che prepotente si era insidiato
dentro di
lui.
<< Riesci a far sembrare complicata persino una
richiesta come questa, Kurata. >>
Hayama chiuse gli occhi per una frazione di secondi, prese
un lungo e profondo respiro e poi li riaprì;
serrò i pugni, irrigidendo
automaticamente le spalle.
<< Che genere di richiesta? >> chiese Sana
non
riuscendo a nascondere il velo di emozione che si celava dietro quella
domanda.
<< C’è bisogno che te lo chieda?
>>
La vide sbattere velocemente le palpebre dubbiosa. Hayama
tirò un secondo respiro e scosse la testa rassegnato.
<< Sei proprio
tarda >> si avvicinò ancor di più
<< Ti ricordi cosa mi hai chiesto
il giorno del mio compleanno? >> continuò poi
il ragazzo.
Sana annuì leggermente, stringendogli con una mano un lembo
della sua giacca.
Lo vide scrutarla minuziosamente e nonostante il vestito e
il soprabito si sentì completamente nuda.
Si concesse un secondo per ammirare quella casetta che aveva
improvvisamente assunto un aspetto familiare e rassicurante, sentendo
gli occhi
inumidirsi. Con un gesto frettoloso cacciò via una lacrima
dispettosa tornando
a fissare il bellissimo ragazzo che le si parava davanti.
<< Ti ho fatto una domanda >>
parlò lei alla
fine, una volta realizzato che Akito non avrebbe più
continuato prima di
essersi accertato che non fosse caduta in uno stato catatonico.
Cosa ti manca per
essere felice?
Non glielo chiese questa volta, conscia del fatto che quella
domanda silenziosa lui gliel’avesse senz’altro
letta negli occhi. Lo capì.
Lei lo capì; lo capì nel momento esatto in cui
notò una
piccola luce illuminare le sue meravigliose iridi ambrate.
Akito, per tutta risposta lanciò una rapida occhiata a
quella casa per poi riposare il suo sguardo su di lei in
un’altrettanta tacita
risposta.
Vieni a vivere con me.
Neanche lui glielo disse, certo che ormai non ce ne sarebbe
stato bisogno.
<< E se poi non sopporterai più le mie urla da
gallina? >> domandò la ragazza sorridendo
felice.
<< Ti costruirò un pollaio Kurata.
>> con un
meraviglioso ghigno le cinse quella vita sottilissima realizzando
l’unica cosa
che avrebbe voluto fare da quando l’aveva vista svoltare
l’angolo, baciarla.
Ammetto che
dall’ultima volta che ho pubblicato l’ultimo
capitolo
è passato un po’ di tempo, vogliate perdonarmi, ma
sto seriamente valutando
l’ipotesi di clonarmi. Nonostante ci siano state le ferie di
mezzo ho a stento
avuto il tempo di respirare. Questo capitolo mi piace particolarmente,
ho
cercato di creare un altro dei momenti che, a mio avviso, sono
importanti per
una coppia. E poi, ho sempre immaginato come sarebbe stato per loro
affrontare
questo passo. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno e come
sempre
aspetto un vostro parere con grande entusiasmo.
Augurandovi una
buona giornata vi saluto.
Orihime.