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Autore: Orihimechan    18/09/2013    7 recensioni
<< Hayama >> distesa lungo un prato verde ricoperto da profumatissime margherite Sana giocherellava con i fasci di luce che, dispettosi, le impedivano di ammirare le nuvole.
Colse il mugugno incomprensibile udito a malapena dalla persone che silenziosa le stacca accanto come un’esortazione a continuare.
<< Cosa ti manca per essere felice? >>> domandò genuinamente.

Questo è un nuovo esperimento. Sarà una raccoltà di one-shot, nelle quali racconterò alcune tappe importanti della loro storia.
Con la speranza che leggendo di loro io riesca a strapparvi un sorriso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sana&Akito
( alla complicatissima età di 23 anni)

 

<< Akito ma che diavolo ti salta in mente? >>
Sana Kurata lo fissava quasi fosse un alieno alla conquista del pianeta terra. Esterrefatta posò poi lo sguardo verso l’assurdo panorama che le si parava di fronte: una piccola casetta faceva capolino lungo il viale in cui si trovavano, alla sua destra troneggiava un minuscolo gazebo bianco affiancato da un tavolino con due graziose sedie intagliate in legno. Alberi e cespugli circondavano l’abitacolo rendendolo più accogliente di quanto già non fosse.
<< Ti ha dato di volta il cervello? >> Sana continuava ad osservare quella casa sinceramente indecisa sulle svariate e ancor di più innumerevoli modalità che avesse per accoppare il suo ragazzo. Hayama d’altro canto aveva assunto l’espressione più neutrale e distaccata che potesse esistere.
<< Razza di cretino si può sapere perché non rispondi? >> domandò la giovane massaggiandosi le tempie nel vano tentativo di darsi un contegno.
<< Mi dici che bisogno c’era di comprarti un’altra casa? L’ultima volta che ho controllato..>> e fece finta di guardare l’orologio al polso che in realtà non aveva <<..diciamo circa un’ora fa, avevi quella che ti ha lasciato tuo padre! >>
Akito non mostrava alcuna intenzione di proferir parola.
<< A meno che, cosa altamente improbabile, si sia magicamente volatilizzata o abbia messo su un paio di ali e sia volata via o, meglio ancora, l’avessi ceduta al banco dei pegni in cambio di un nuovo cervello. In questa caso, fammelo dire, potrei anche chiudere un occhio! >> esasperata, abbandonò le braccia sui fianchi.
<< Perché invece non chiudi quella boccaccia? Sei fastidiosa. >> proruppe Akito in risposta al lunghissimo monologo della rossa.
Sana strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
<< Fastidiosa? Sei sparito dalla circolazione per più di due ore, quando finalmente riesco a rintracciarti mi porti qui senza neanche tanti preamboli e nonostante tutte le mie urla te ne stai qui, immobile come un pesce lesso senza spiccicare parola. In tutto questo sarei io quella fastidiosa? >>
<< Non è mica colpa mia se sei tarda. >> la canzonò sollevando un sopracciglio.
La rossa oltre che maledire mentalmente il suo ragazzo, si maledì a sua volta, perché anche il quel momento non riusciva a fare a meno di pensare che se non fosse stata così arrabbiata, probabilmente, avrebbe spudoratamente approfittato di lui senza neanche molti complimenti.
<< Mi hai appena dato della tarda? Akito, sono abbastanza sveglia da capire che hai appena fatto una spesa pressoché inutile oltre che tremendamente superflua. Non ci vuole mica un genio per capirlo! >> il tono di voce due ottave più alte del dovuto.
<< Smettila di starnazzare come una gallina altrimenti i nostri futuri vicini capiranno che razza di squinternata esaurita tu sia!>> rispose con il solito tono esageratamente troppo calmo.
<< Io non strillo affatto come una gallina sei tu ad essere…>> e improvvisamente a Sana Kurata mancarono le parole oltre che il respiro.
Hayama riusciva benissimo a sentire le rotelline del suo cervello iniziare ad ingranare.
La vide spalancare gli occhi, notò le sue pupille dilatarsi e il respiro bloccarsi. Notò le sue bellissime guancie avvampare, le sue mani tremare e quasi giurò di riuscire a percepire il battito del suo cuore accelerare.
<< Come hai detto scusa? >> chiese con un filo di voce.
<< Che sei tarda? >> la prese in giro lui.
<< No >>
<< Che sei una gallina? >> ghignò
<< Dopo >>
Akito allora alzò le spalle con noncuranza e quasi fosse una molla scattò in avanti parandosi esattamente di fronte a lei, cercando di ignorare quel gigantesco nodo in gola che prepotente si era insidiato dentro di lui.
<< Riesci a far sembrare complicata persino una richiesta come questa, Kurata. >>
Hayama chiuse gli occhi per una frazione di secondi, prese un lungo e profondo respiro e poi li riaprì; serrò i pugni, irrigidendo automaticamente le spalle.
<< Che genere di richiesta? >> chiese Sana non riuscendo a nascondere il velo di emozione che si celava dietro quella domanda.
<< C’è bisogno che te lo chieda? >>
La vide sbattere velocemente le palpebre dubbiosa. Hayama tirò un secondo respiro e scosse la testa rassegnato. << Sei proprio tarda >> si avvicinò ancor di più << Ti ricordi cosa mi hai chiesto il giorno del mio compleanno? >> continuò poi il ragazzo.
Sana annuì leggermente, stringendogli con una mano un lembo della sua giacca.
Lo vide scrutarla minuziosamente e nonostante il vestito e il soprabito si sentì completamente nuda.
Si concesse un secondo per ammirare quella casetta che aveva improvvisamente assunto un aspetto familiare e rassicurante, sentendo gli occhi inumidirsi. Con un gesto frettoloso cacciò via una lacrima dispettosa tornando a fissare il bellissimo ragazzo che le si parava davanti.
<< Ti ho fatto una domanda >> parlò lei alla fine, una volta realizzato che Akito non avrebbe più continuato prima di essersi accertato che non fosse caduta in uno stato catatonico.
Cosa ti manca per essere felice?
Non glielo chiese questa volta, conscia del fatto che quella domanda silenziosa lui gliel’avesse senz’altro letta negli occhi. Lo capì.
Lei lo capì; lo capì nel momento esatto in cui notò una piccola luce illuminare le sue meravigliose iridi ambrate.
Akito, per tutta risposta lanciò una rapida occhiata a quella casa per poi riposare il suo sguardo su di lei in un’altrettanta tacita risposta.
Vieni a vivere con me.
Neanche lui glielo disse, certo che ormai non ce ne sarebbe stato bisogno.
<< E se poi non sopporterai più le mie urla da gallina? >> domandò la ragazza sorridendo felice.
<< Ti costruirò un pollaio Kurata. >> con un meraviglioso ghigno le cinse quella vita sottilissima realizzando l’unica cosa che avrebbe voluto fare da quando l’aveva vista svoltare l’angolo, baciarla.


 

Ammetto che dall’ultima volta che ho pubblicato l’ultimo capitolo è passato un po’ di tempo, vogliate perdonarmi, ma sto seriamente valutando l’ipotesi di clonarmi. Nonostante ci siano state le ferie di mezzo ho a stento avuto il tempo di respirare. Questo capitolo mi piace particolarmente, ho cercato di creare un altro dei momenti che, a mio avviso, sono importanti per una coppia. E poi, ho sempre immaginato come sarebbe stato per loro affrontare questo passo. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno e come sempre aspetto un vostro parere con grande entusiasmo.
Augurandovi una buona giornata vi saluto.
Orihime.

  
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