Salve a tutte, fanciulle care!
So benissimo che ho in corso una
fanfiction (Being different lovers), ma dato che l’ho portata un pò avanti, ho
deciso di iniziare a pubblicare anche questa mia nuova fiction!
E’ anche essa (ovviamente XD)
una RoyxEd, racconta in modo amabile (spero) di un modo simpatico e un pò
insolito per risolvere una crisi di dialogo tra i due protagonisti. Non sono
molto sicura dell’aggancio, ma d’altronde è una fiction basata puramente su
un’analisi interiore, dunque non ho stabilito una gran trama per quanto
riguarda “lo scenario interiore”.
Conterà sedici capitoli, un
prologo ( questo), quattordici capitoli di diario e un epilogo.
Bè, che altro dire? Spero che vi
piaccia!
Un
grazie e un
enorme bacione a chi mi segue, a chi commenta, a chi legge.
Marty
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Il sole tramontava
ancora una volta a Central City, e segnava la fine di un altro giorno.
Ormai le famiglie,
dopo il lavoro e le attività giornaliere, cenavano tranquille avvolte nel
tepore delle loro case, discutendo del più e del meno.
Solo in un complesso
lavorativo le luci erano ancora accese: il quartier generale militare.
A dire la verità, lì
i lumi non si spegnevano mai, o rimanevano parzialmente in funzione:
c’era sempre qualcuno che faceva giri di ronda,
oppure diligenti militari ligi al dovere che sciorinavano il tempo libero in
ore e ore di straordinari, sperando di acquistare i favori dei pezzi grossi.
Un uomo dai capelli
biondi passeggiava tranquillo nel giardino dell’edificio sopra nominato.
Teneva in bocca una
sigaretta che fumava con fare noncurante, come se ormai fosse divenuta
un’abitudine quotidiana, e aveva un’espressione serena.
Indossava la divisa
blu del militare, e questo lo classificava come cane dell’esercito.
Ma i suoi lineamenti
sbarazzini e quegli occhi azzurri profondi gli conferivano un’altra
appartenenza, tanto che sicuramente sarebbe stato impossibile qualificarlo come
un sottotenente quando aveva indosso abiti borghesi.
L’uomo continuò a
camminare fumando beatamente per qualche altro metro, arrivò ad una terrazza, e
lì si fermò, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e ammirando il cielo
stellato.
“Havoc!Che diavolo
fai là? Guarda che gli straordinari li dobbiamo fare in due eh?”
Il fumatore si voltò,
richiamato d’improvviso alla realtà. Jean Havoc, sottotenente della squadra del
colonnello Mustang di Central City, non appena riconobbe la persona che lo
richiamava, sorrise in modo beffardo.
“Maresciallo Vato,
sei tu! Mi hai spaventato, accidenti a te!”
Il maresciallo Vato
Fallman, appartenente alla stessa squadra, sbuffò in modo scocciato,
avvicinandosi ulteriormente. Non era un uomo particolarmente bello, tanto più
che aveva già raggiunto la mezza età. Il suo unico pregio era l’essere magro,
forse troppo: le guance infossate e il volto scavato risaltavano ancora di più
i capelli brizzolati tendenti ormai al bianco.
“ Certo, come no
Jean! La verità è che cerchi sempre una scusa per trascurare ai tuoi doveri e
venire qua fuori a fumarti una sigaretta!”
Una risata
spensierata.
“Sai qual’è il bello
Vato? Che non lo faccio tanto per il fumare, ma più che altro per stare un pò
da solo a pensare! Ultimamente ci sono tante cose che mi hanno fatto
riflettere...”
Fallman contrasse il
volto in un’espressione di educata incredulità.
Quello non era Havoc.
Era uno spaventoso alieno che aveva preso le sue sembianze per spiare gli umani
e ottenere così il controllo di Amestris.
“Ehm...Jean, sei
sicuro di stare bene? Perdona la maleducazione, ma non ti ci vedo proprio a
riflettere! A meno che...”
Da incredulo ora il
viso dell’uomo più anziano assunse un atteggiamento sornione.
“...tu non sia
innamorato, eh Havoc? Dì la verità, chi è la fortunata?”
L’uomo dagli occhi
azzurri inalò un altro tiro di sigaretta, poi espirò lentamente. Stava
assaporando la risposta, sapeva che l’amico era ansioso.
“Mi dispiace Fallman,
ma stavolta hai toppato. Riflettevo sull’amore sì, ma non sul mio...
...che oltretutto per ora nemmeno c’è”
Concluse mentalmente,
con un’espressione corrucciata.
Vato ora apparve
sorpreso.
“A chi stavi
pensando?”
Altro tiro, altro
sospiro che si perdeva nel silenzio di quella sera di inizio primavera. Quanto
si divertiva a far attendere la soluzione al piccolo enigma.
“...tu li hai visti
Mustang e Elric eh?”
“Se
intendi di persona li vedo ogni
giorno...”
“Non
in quel senso, cretino”
Momento
di silenzio.
“Non
ti seguo Jean...”
“Cavolo,
ma come fai a non esserti accorto di nulla? Ma hai visto come si guardano?”
“Veramente
no...con le esperienze che hanno avuto, sono divenuti entrambi molto bravi nel
nascondere ciò che pensano veramente...”
“Verissimo,
ma per alcune cose sono davvero dementi, a volte sembrano bambini”
Nuove
risate si levarono.
“Su
questo ti do ragione Jean, in effetti sono molto
simili di carattere”
“...due
così non potevano che innamorarsi.”
Le
risate cessarono di colpo, così come erano venute.
“Come
scusa?”
“Ma
sì, si amano! E’ così evidente...a dire la verità pensavo che te ne fossi
accorto anche tu!
Alcune
volte, mentre analizziamo gli ultimi rapporti, il colonnello guarda Ed, e lui
sorride e arrossisce, oppure quando si passano un foglio cercano di far
rimanere le loro mani a contatto il più a lungo possibile, oppure ancora tutte
le volte che Mustang se ne esce con quel numerello da circo devo parlare in privato con Fullmetal,
chiudo la porta a chiave, non disturbatemi e se ne rimane nell’ufficio col
nostro biondino per almeno due ore...ma dai, non credo
abbiano così tanto da dirsi...più che altro si devono dar da fare.”
Havoc
ridacchiava beatamente, soddisfatto della sua scoperta. Il suo amico, però, non
faceva altrettanto.
“Ma...sei
sicuro?”
“Avanti
Vato, anche un cieco ne sarebbe consapevole!”
“Ma...sono
due uomini...”
“E
allora? L’amore è amore!”
Fallman
guardò in tralice l’uomo dagli occhi azzurri, che quella sera non aveva proprio
in mente di levarsi quel sorrisetto stampato in faccia ( a quanto pareva, in
modo indelebile)
“Senti
Jean, io non ho pregiudizi di nessun tipo, e se anche fosse
come dici tu, non mi creerebbe nessun problema...ma ammetterai che è comunque
una cosa insolita, come fa a non farti nessun effetto?”
Havoc
non si premurò nemmeno di guardarlo negli occhi per rispondergli.
“Non
lo so...forse perchè ho trascorso buona parte della mia esistenza vivendo in
modo libertino, e sottostando a nessun valore se non a quello della mia
testa...e dato che la mia mente stima dal profondo Ed e il colonnello, non
riesce proprio a stupirsi di questa cosa...e forse un pò se lo aspettava...chiamalo
sesto sento Vato”
E
finalmente tornavano le risate. Il momento di crisi di dialogo era stato
brillantemente superato da una mentalità che galleggiava fuori
dalle convenzioni sociali.
I
due uomini restarono un pò in silenzio, durante il quale anche il maresciallo
accese una sigaretta generosamente offertagli dal sottotenente, godendosi lo
spettacolo di una metropoli silenziosa che si poteva avere solo
quando la luna brillava alta nel cielo.
Poi
Fallman decise di rompere il mutismo, stufo di quell’atmosfera così artificiosa
e innaturale.
“...Mustang
e Elric eh? Certo che questa si che è una chicca!In
effetti ora che me lo fai notare mi era sembrato un pò strano che tutte le
volte che il colonnello stava male doveva essere Fullmetal a portargli i documenti
a casa – e non tornava prima di tre ore – quando c’era disponibile anche
Hawkeye, ma...chi l’avrebbe detto?”
“Già,
e pensare che all’inizio si odiavano così tanto...ma è
anche vero che sono due opposti molto vicini, e poi come si dice? chi disprezza compra! secondo
me l’unica cosa che manca a quei due è un pò di dialogo!”
“Dialogo?
in che senso?”
“Bè,
secondo la mia opinione si amano davvero, ma poichè hanno entrambi una buona
dose di orgoglio ed insofferenza ad apparire deboli, il loro rapporto per ora
si basa solamente sul sesso”
Vato
aprì la bocca in un’espressione di estremo stupore.
“Accidenti
Jean! Ma come puoi dire certe cose con tanta leggerezza? Sembra di star
trattando delle condizioni metereologiche! E comunque secondo me Ed non è quel tipo di pers....”
Le
parole gli morirono in gola sotto lo sguardo di Havoc, finalmente voltatosi per
gettare il mozzicone di sigaretta rimastogli a terra e pestarlo col piede
destro per spengerlo.
“Ma
ci credi davvero? Guarda che Edward è ormai un sedicenne, ed ha un carattere
molto determinato! Sa perfettamente quello che vuole!”
“Eh...d’accordo...però...cavolo,
mi fa effetto vedere Ed sotto quest’ottica!”
“Bè,
era una cosa inaspettata in fondo! Si sono risvegliati i lati segreti di
entrambi! Chissà, magari scopriremo anche un colonnello capace di non correre
più dietro alle donne perchè troppo attento al suo
fagiolino!”
“Eh,
in quel caso Fullmetal avrebbe davvero compiuto un miracolo! E comunque
purtroppo il problema del dialogo è frequente tra le persone
oggigiorno...figuriamoci con due testoni come quelli! Sono dei libri
imperscrutabili!”
Un’espressione
sorpresa.
Un’idea.
“...o
dei diari....”
“Si...anche...era
solo per fare un esempio!”
Havoc
ora rise più apertamente, in modo palesemente soddisfatto.
Diede
un’energica pacca sulla schiena dell’amico, facendogli cadere la sigaretta che
finì a terra, affianco all’altra precedentemente spenta, e gli stropicciò
benevolmente i capelli.
“Vato,
te l’ho mai detto che sei un genio? Andiamo, ho in mente un piano fantastico!”
“Ma
per cosa scusami?”
“Per
aiutarli ad aprirsi!”
“Perchè
muori dalla voglia di aiutarli? In fondo, a te cosa importa?”
“Bè...visto
che io non becco mai la donna giusta, facciamo in modo che almeno loro tengano
con sè la persona adatta per tutta la vita”
Un
ultimo sorriso, prima di incamminarsi all’interno dell’edificio.
“Mi
piace il tuo modo di ragionare Jean...sono con te, dimmi solo cosa dobbiamo
fare!”
“Colonnello,
colonnello, meno male che è arrivato! Sono due ore che il tenente Raven
continua a chiamare per sapere a che punto è arrivato con quel lavoro per le
certificazioni dei registri del sud!”
Un bellissimo uomo,
sulla trentina, i capelli neri come la pece e gli occhi in tinta con essi, di fisico mediamente atletico e dai fini lineamenti
orientali si voltò, mostrando
un’espressione decisamente esasperata malgrado, secondo il suo cartellino,
avesse iniziato il turno solo da 7 minuti.
“Ancora? Ma sono tre
giorni che quell’uomo non mi da tregua! Ti prego Furey, digli che non ci sono!”
“Ma colonnello...”
“Non è colpa mia se è
un lavoro complicato! Non l’ho finito, mi ci vuole tempo! Mentigli ti prego,
altrimenti mi ritrovo per strada!”
“D’accordo, ma
l’avverto che le scuse presto o tardi cominceranno a scarseggiare!”
“ Si
okay, okay, ho capito l’antifona! Cerco di terminarlo al più presto, va bene?”
Il sergente Kain
Furey sorrise in modo accondiscendente, annuì e poi si allontanò.
Nel frattempo si
avvicinò la figura di una donna atletica e dai capelli biondi.
“Buongiorno
colonnello!”
“Salve, tenente
Hawkeye! Allora, cosa abbiamo in programma oggi?”
“A dire la verità
oggi non molto signore, solo qualche incontro formale, ma si terrà nel
pomeriggio! Quindi ci vediamo più tardi! Mi raccomando, non si dimentichi di
firmare i documenti che le ho lasciato sulla scrivania e ...hanno portato un
pacco per lei!”
Il colonnello distese
i lineamenti in un’espressione sorpresa.
“Un pacco? Chi lo
manda?”
“Non lo so signore, è
anonimo. Ma stia tranquillo, se è riuscito a entrare
nel quartier generale, non è nulla di pericoloso”
“D’accordo tenente,
grazie mille. A più tardi!”
“A più tardi signore”
Roy Mustang tirò un
sospiro di sollievo. Mancavano pochi metri al suo ufficio, poi avrebbe potuto
riposarsi in pace e far finta di lavorare...e poi voleva sapere chi diavolo era
che si divertiva a mandargli pacchettini a lavoro. Non gli piacevano i
pettegolezzi della gente, e posta del genere di certo non favoriva ad
eliminarli.
Chiuse finalmente la
porta del suo mondo e si accasciò beatamente
sulla poltrona.
E poi iniziò a
fissarlo. Rettangolare, abbastanza robusto, grande come un
foglio, il pacco prima nominatogli stava incartato in un involucro
marrone, appoggiato sulla scrivania.
Non vi era emittente
nè alcun timbro postale, solamente una scritta che recitava
per il colonnello Roy Mustang, sole
proprie mani.
...Sole proprie mani?
Doveva essere qualcosa di privato allora.
Lo scartò
febbrilmente, come un bambino la mattina di natale che riporta alla luce i suoi
misteriosi regali, e quello che si trovò davanti lo lasciò stupito per due
minuti buoni:
era un diario. Uno di quelli pregiati, però.
Aveva la copertina robusta, con ricami raffinati, che recavano un tribale complicato e incomprensibile, sicuramente lavorati
a mano, e sembrava dotato di un gran numero di pagine.
Lo aprì, e con enorme
stupore notò che la prima pagina era già scritta a mò di lettera. Lesse con una
faccia sempre più incredula:
Salve
colonnello!
Chissà,
forse vedendo la mia scrittura capirà chi sono, anche se sinceramente ne
dubito, non ha mai fatto caso a come scrivevo!...
...che fosse stato Edward?
No, non era
possibile. Lui aveva una scrittura molto più
disordinata e discontinua ( glielo aveva spesso rimproverato) e comunque non
era nel suo stile un regalo anonimo.
Bè, in effetti non era nel suo stile fare regali.
Ma senza volerlo, un
regalo grande glielo aveva fatto comunque, e continuava a farglielo ogni
giorno. Quel pensiero lo fece sorridere teneramente, poi scosse la testa e si
disse mentalmente di continuare: se si metteva a pensare a Fullmetal non
avrebbe smesso prima di ore e ore.
...Sa
cos’è il diario? è un quaderno, un libro, o anche solo
un foglio, dove una persona annota giorno per giorno le cose che gli succedono,
le sue esperienze, il suo modo di vivere, le cose che lo hanno colpito. Dal
diario si capisce tutto di una persona! Per questo ho deciso di fare un piccolo
regalo alla sua relazione con Edward ( stia tranquillo,
non dirò nulla a nessuno!). Spesso le persone decidono di tenere un diario in
comune per conoscersi meglio, capirsi nel profondo. E io credo che questo sia
ciò di cui lei e Fullmetal avete più bisogno. Usate questo
diario per almeno due settimane, in modo da riempire almeno sette giorni
ciascuno, e conoscetevi. Vi amate troppo per lasciarvi, ma ancora troppo poco
per mostrarvi deboli.
Se
vuole può anche buttare questo diario nel cestino e mandarmi a quel paese, ma
sappia che in questo modo manderà al diavolo anche un aiuto sincero.
Un uomo di liberi principi morali...e vostro amico.
Il Taisa era più
incredulo che mai, credeva persino di aver letto male.
Dopo aver esaminato
accuratamente per tre volte la lettera, tuttavia, si convinse che le parole
scritte erano proprio quelle.
Sorrise in modo
sghembo, mentre si apprestò a compiere due nuove azioni contemporaneamente:
iniziò a comporre al telefono il numero di un
biondino di sua conoscenza per informarlo delle nuove, mentre con l’altra mano
prendeva una penna e si apprestava a scrivere sul quaderno finemente rilegato.
Ma si, sarebbe stato al gioco.
Roy Mustang adorava giocare.