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Autore: Alchemist Fan    22/03/2008    11 recensioni
Amore raccontami, amore racconta l'inverno che c'è.
Tu distante, sei così grande da farmi perdere.
Sono qua, a rincorrere parole, inventare ancora scuse.
Accorgermi che sembra impossibile.
Piove e ormai non ho più domande e poi...
ora è tardi ci sentiamo più avanti se vuoi.
Amore dove sei?
(Francesco Renga - Amore Raccontami)
[RoyxEd][EdxRoy]
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: OOC, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il sole tramontava ancora una volta a Central City, e segnava la fine di un altro giorno

 

 

Salve a tutte, fanciulle care!

So benissimo che ho in corso una fanfiction (Being different lovers), ma dato che l’ho portata un pò avanti, ho deciso di iniziare a pubblicare anche questa mia nuova fiction!

E’ anche essa (ovviamente XD) una RoyxEd, racconta in modo amabile (spero) di un modo simpatico e un pò insolito per risolvere una crisi di dialogo tra i due protagonisti. Non sono molto sicura dell’aggancio, ma d’altronde è una fiction basata puramente su un’analisi interiore, dunque non ho stabilito una gran trama per quanto riguarda “lo scenario interiore”.

Conterà sedici capitoli, un prologo ( questo), quattordici capitoli di diario e un epilogo.

Bè, che altro dire? Spero che vi piaccia!

Un grazie e un enorme bacione a chi mi segue, a chi commenta, a chi legge.

Marty

 

 

 

 

 

**********************************************************************

 

 

 

Il sole tramontava ancora una volta a Central City, e segnava la fine di un altro giorno.

Ormai le famiglie, dopo il lavoro e le attività giornaliere, cenavano tranquille avvolte nel tepore delle loro case, discutendo del più e del meno.

Solo in un complesso lavorativo le luci erano ancora accese: il quartier generale militare.

A dire la verità, lì i lumi non si spegnevano mai, o rimanevano parzialmente in funzione:

c’era sempre qualcuno che faceva giri di ronda, oppure diligenti militari ligi al dovere che sciorinavano il tempo libero in ore e ore di straordinari, sperando di acquistare i favori dei pezzi grossi.

Un uomo dai capelli biondi passeggiava tranquillo nel giardino dell’edificio sopra nominato.

Teneva in bocca una sigaretta che fumava con fare noncurante, come se ormai fosse divenuta un’abitudine quotidiana, e aveva un’espressione serena.

Indossava la divisa blu del militare, e questo lo classificava come cane dell’esercito.

Ma i suoi lineamenti sbarazzini e quegli occhi azzurri profondi gli conferivano un’altra appartenenza, tanto che sicuramente sarebbe stato impossibile qualificarlo come un sottotenente quando aveva indosso abiti borghesi.

L’uomo continuò a camminare fumando beatamente per qualche altro metro, arrivò ad una terrazza, e lì si fermò, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e ammirando il cielo stellato.

 

 

“Havoc!Che diavolo fai là? Guarda che gli straordinari li dobbiamo fare in due eh?”

 

Il fumatore si voltò, richiamato d’improvviso alla realtà. Jean Havoc, sottotenente della squadra del colonnello Mustang di Central City, non appena riconobbe la persona che lo richiamava, sorrise in modo beffardo.

 

“Maresciallo Vato, sei tu! Mi hai spaventato, accidenti a te!”

 

Il maresciallo Vato Fallman, appartenente alla stessa squadra, sbuffò in modo scocciato, avvicinandosi ulteriormente. Non era un uomo particolarmente bello, tanto più che aveva già raggiunto la mezza età. Il suo unico pregio era l’essere magro, forse troppo: le guance infossate e il volto scavato risaltavano ancora di più i capelli brizzolati tendenti ormai al bianco.

 

“ Certo, come no Jean! La verità è che cerchi sempre una scusa per trascurare ai tuoi doveri e venire qua fuori a fumarti una sigaretta!”

 

Una risata spensierata.

 

“Sai qual’è il bello Vato? Che non lo faccio tanto per il fumare, ma più che altro per stare un pò da solo a pensare! Ultimamente ci sono tante cose che mi hanno fatto riflettere...

 

Fallman contrasse il volto in un’espressione di educata incredulità.

Quello non era Havoc. Era uno spaventoso alieno che aveva preso le sue sembianze per spiare gli umani e ottenere così il controllo di Amestris.

 

“Ehm...Jean, sei sicuro di stare bene? Perdona la maleducazione, ma non ti ci vedo proprio a riflettere! A meno che...”

 

Da incredulo ora il viso dell’uomo più anziano assunse un atteggiamento sornione.

 

“...tu non sia innamorato, eh Havoc? Dì la verità, chi è la fortunata?”

 

L’uomo dagli occhi azzurri inalò un altro tiro di sigaretta, poi espirò lentamente. Stava assaporando la risposta, sapeva che l’amico era ansioso.

 

“Mi dispiace Fallman, ma stavolta hai toppato. Riflettevo sull’amore sì, ma non sul mio...

 

...che oltretutto per ora nemmeno c’è”

 

Concluse mentalmente, con un’espressione corrucciata.

 

Vato ora apparve sorpreso.

 

“A chi stavi pensando?”

 

Altro tiro, altro sospiro che si perdeva nel silenzio di quella sera di inizio primavera. Quanto si divertiva a far attendere la soluzione al piccolo enigma.

 

“...tu li hai visti Mustang e Elric eh?”

 

“Se intendi di persona li vedo ogni giorno...

 

“Non in quel senso, cretino”

 

Momento di silenzio.

 

“Non ti seguo Jean...”

 

“Cavolo, ma come fai a non esserti accorto di nulla? Ma hai visto come si guardano?”

 

“Veramente no...con le esperienze che hanno avuto, sono divenuti entrambi molto bravi nel nascondere ciò che pensano veramente...

 

“Verissimo, ma per alcune cose sono davvero dementi, a volte sembrano bambini”

 

Nuove risate si levarono.

 

“Su questo ti do ragione Jean, in effetti sono molto simili di carattere”

 

“...due così non potevano che innamorarsi.

 

Le risate cessarono di colpo, così come erano venute.

 

“Come scusa?”

 

“Ma sì, si amano! E’ così evidente...a dire la verità pensavo che te ne fossi accorto anche tu!

Alcune volte, mentre analizziamo gli ultimi rapporti, il colonnello guarda Ed, e lui sorride e arrossisce, oppure quando si passano un foglio cercano di far rimanere le loro mani a contatto il più a lungo possibile, oppure ancora tutte le volte che Mustang se ne esce con quel numerello da circo devo parlare in privato con Fullmetal, chiudo la porta a chiave, non disturbatemi e se ne rimane nell’ufficio col nostro biondino per almeno due ore...ma dai, non credo abbiano così tanto da dirsi...più che altro si devono dar da fare.”

 

Havoc ridacchiava beatamente, soddisfatto della sua scoperta. Il suo amico, però, non faceva altrettanto.

 

“Ma...sei sicuro?”

 

“Avanti Vato, anche un cieco ne sarebbe consapevole!”

 

“Ma...sono due uomini...”

 

“E allora? L’amore è amore!”

 

Fallman guardò in tralice l’uomo dagli occhi azzurri, che quella sera non aveva proprio in mente di levarsi quel sorrisetto stampato in faccia ( a quanto pareva, in modo indelebile)

 

“Senti Jean, io non ho pregiudizi di nessun tipo, e se anche fosse come dici tu, non mi creerebbe nessun problema...ma ammetterai che è comunque una cosa insolita, come fa a non farti nessun effetto?”

 

Havoc non si premurò nemmeno di guardarlo negli occhi per rispondergli.

 

“Non lo so...forse perchè ho trascorso buona parte della mia esistenza vivendo in modo libertino, e sottostando a nessun valore se non a quello della mia testa...e dato che la mia mente stima dal profondo Ed e il colonnello, non riesce proprio a stupirsi di questa cosa...e forse un pò se lo aspettava...chiamalo sesto sento Vato”

 

E finalmente tornavano le risate. Il momento di crisi di dialogo era stato brillantemente superato da una mentalità che galleggiava fuori dalle convenzioni sociali.

I due uomini restarono un pò in silenzio, durante il quale anche il maresciallo accese una sigaretta generosamente offertagli dal sottotenente, godendosi lo spettacolo di una metropoli silenziosa che si poteva avere solo quando la luna brillava alta nel cielo.

Poi Fallman decise di rompere il mutismo, stufo di quell’atmosfera così artificiosa e innaturale.

 

“...Mustang e Elric eh? Certo che questa si che è una chicca!In effetti ora che me lo fai notare mi era sembrato un pò strano che tutte le volte che il colonnello stava male doveva essere Fullmetal a portargli i documenti a casa – e non tornava prima di tre ore – quando c’era disponibile anche Hawkeye, ma...chi l’avrebbe detto?”

 

“Già, e pensare che all’inizio si odiavano così tanto...ma è anche vero che sono due opposti molto vicini, e poi come si dice? chi disprezza compra! secondo me l’unica cosa che manca a quei due è un pò di dialogo!”

 

“Dialogo? in che senso?”

 

“Bè, secondo la mia opinione si amano davvero, ma poichè hanno entrambi una buona dose di orgoglio ed insofferenza ad apparire deboli, il loro rapporto per ora si basa solamente sul sesso”

 

Vato aprì la bocca in un’espressione di estremo stupore.

 

“Accidenti Jean! Ma come puoi dire certe cose con tanta leggerezza? Sembra di star trattando delle condizioni metereologiche! E comunque secondo me Ed non è quel tipo di pers....”

 

Le parole gli morirono in gola sotto lo sguardo di Havoc, finalmente voltatosi per gettare il mozzicone di sigaretta rimastogli a terra e pestarlo col piede destro per spengerlo.

 

“Ma ci credi davvero? Guarda che Edward è ormai un sedicenne, ed ha un carattere molto determinato! Sa perfettamente quello che vuole!”

 

“Eh...d’accordo...però...cavolo, mi fa effetto vedere Ed sotto quest’ottica!”

 

“Bè, era una cosa inaspettata in fondo! Si sono risvegliati i lati segreti di entrambi! Chissà, magari scopriremo anche un colonnello capace di non correre più dietro alle donne perchè troppo attento al suo fagiolino!”

 

“Eh, in quel caso Fullmetal avrebbe davvero compiuto un miracolo! E comunque purtroppo il problema del dialogo è frequente tra le persone oggigiorno...figuriamoci con due testoni come quelli! Sono dei libri imperscrutabili!”

 

Un’espressione sorpresa.

Un’idea.

 

“...o dei diari....

 

“Si...anche...era solo per fare un esempio!”

 

Havoc ora rise più apertamente, in modo palesemente soddisfatto.

Diede un’energica pacca sulla schiena dell’amico, facendogli cadere la sigaretta che finì a terra, affianco all’altra precedentemente spenta, e gli stropicciò benevolmente i capelli.

 

“Vato, te l’ho mai detto che sei un genio? Andiamo, ho in mente un piano fantastico!”

 

“Ma per cosa scusami?”

“Per aiutarli ad aprirsi!”

 

“Perchè muori dalla voglia di aiutarli? In fondo, a te cosa importa?”

 

“Bè...visto che io non becco mai la donna giusta, facciamo in modo che almeno loro tengano con sè la persona adatta per tutta la vita”

 

Un ultimo sorriso, prima di incamminarsi all’interno dell’edificio.

 

“Mi piace il tuo modo di ragionare Jean...sono con te, dimmi solo cosa dobbiamo fare!”

 

 

 

 

 

 

“Colonnello, colonnello, meno male che è arrivato! Sono due ore che il tenente Raven continua a chiamare per sapere a che punto è arrivato con quel lavoro per le certificazioni dei registri del sud!”

 

Un bellissimo uomo, sulla trentina, i capelli neri come la pece e gli occhi in tinta con essi, di fisico mediamente atletico e dai fini lineamenti orientali  si voltò, mostrando un’espressione decisamente esasperata malgrado, secondo il suo cartellino, avesse iniziato il turno solo da 7 minuti.

 

“Ancora? Ma sono tre giorni che quell’uomo non mi da tregua! Ti prego Furey, digli che non ci sono!”

 

“Ma colonnello...”

 

“Non è colpa mia se è un lavoro complicato! Non l’ho finito, mi ci vuole tempo! Mentigli ti prego, altrimenti mi ritrovo per strada!”

 

“D’accordo, ma l’avverto che le scuse presto o tardi cominceranno a scarseggiare!”

 

Si okay, okay, ho capito l’antifona! Cerco di terminarlo al più presto, va bene?”

 

Il sergente Kain Furey sorrise in modo accondiscendente, annuì e poi si allontanò.

Nel frattempo si avvicinò la figura di una donna atletica e dai capelli biondi.

 

“Buongiorno colonnello!”

 

“Salve, tenente Hawkeye! Allora, cosa abbiamo in programma oggi?”

 

“A dire la verità oggi non molto signore, solo qualche incontro formale, ma si terrà nel pomeriggio! Quindi ci vediamo più tardi! Mi raccomando, non si dimentichi di firmare i documenti che le ho lasciato sulla scrivania e ...hanno portato un pacco per lei!”

 

Il colonnello distese i lineamenti in un’espressione sorpresa.

 

“Un pacco? Chi lo manda?”

 

“Non lo so signore, è anonimo. Ma stia tranquillo, se è riuscito a entrare nel quartier generale, non è nulla di pericoloso”

 

“D’accordo tenente, grazie mille. A più tardi!”

 

“A più tardi signore”

 

Roy Mustang tirò un sospiro di sollievo. Mancavano pochi metri al suo ufficio, poi avrebbe potuto riposarsi in pace e far finta di lavorare...e poi voleva sapere chi diavolo era che si divertiva a mandargli pacchettini a lavoro. Non gli piacevano i pettegolezzi della gente, e posta del genere di certo non favoriva ad eliminarli.

Chiuse finalmente la porta del suo mondo e si accasciò beatamente sulla poltrona.

E poi iniziò a fissarlo. Rettangolare, abbastanza robusto, grande come un foglio, il pacco prima nominatogli stava incartato in un involucro marrone, appoggiato sulla scrivania.

Non vi era emittente nè alcun timbro postale, solamente una scritta che recitava

per il colonnello Roy Mustang, sole proprie mani.

...Sole proprie mani? Doveva essere qualcosa di privato allora.

Lo scartò febbrilmente, come un bambino la mattina di natale che riporta alla luce i suoi misteriosi regali, e quello che si trovò davanti lo lasciò stupito per due minuti buoni:

era un diario. Uno di quelli pregiati, però. Aveva la copertina robusta, con ricami raffinati, che recavano un tribale complicato e incomprensibile, sicuramente lavorati a mano, e sembrava dotato di un gran numero di pagine.

Lo aprì, e con enorme stupore notò che la prima pagina era già scritta a mò di lettera. Lesse con una faccia sempre più incredula:

 

Salve colonnello!

Chissà, forse vedendo la mia scrittura capirà chi sono, anche se sinceramente ne dubito, non ha mai fatto caso a come scrivevo!...

 

...che fosse stato Edward?

No, non era possibile. Lui aveva una scrittura molto più disordinata e discontinua ( glielo aveva spesso rimproverato) e comunque non era nel suo stile un regalo anonimo.

Bè, in effetti non era nel suo stile fare regali.

Ma senza volerlo, un regalo grande glielo aveva fatto comunque, e continuava a farglielo ogni giorno. Quel pensiero lo fece sorridere teneramente, poi scosse la testa e si disse mentalmente di continuare: se si metteva a pensare a Fullmetal non avrebbe smesso prima di ore e ore.

 

 

...Sa cos’è il diario? è un quaderno, un libro, o anche solo un foglio, dove una persona annota giorno per giorno le cose che gli succedono, le sue esperienze, il suo modo di vivere, le cose che lo hanno colpito. Dal diario si capisce tutto di una persona! Per questo ho deciso di fare un piccolo regalo alla sua relazione con Edward ( stia tranquillo, non dirò nulla a nessuno!). Spesso le persone decidono di tenere un diario in comune per conoscersi meglio, capirsi nel profondo. E io credo che questo sia ciò di cui lei e Fullmetal avete più bisogno. Usate questo diario per almeno due settimane, in modo da riempire almeno sette giorni ciascuno, e conoscetevi. Vi amate troppo per lasciarvi, ma ancora troppo poco per mostrarvi deboli.

Se vuole può anche buttare questo diario nel cestino e mandarmi a quel paese, ma sappia che in questo modo manderà al diavolo anche un aiuto sincero.

Un uomo di liberi principi morali...e vostro amico.

 

 

Il Taisa era più incredulo che mai, credeva persino di aver letto male.

Dopo aver esaminato accuratamente per tre volte la lettera, tuttavia, si convinse che le parole scritte erano proprio quelle.

Sorrise in modo sghembo, mentre si apprestò a compiere due nuove azioni contemporaneamente:

iniziò a comporre al telefono il numero di un biondino di sua conoscenza per informarlo delle nuove, mentre con l’altra mano prendeva una penna e si apprestava a scrivere sul quaderno finemente rilegato.

 

Ma si, sarebbe stato al gioco. Roy Mustang adorava giocare.

  
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