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Autore: FindingDarcy    19/09/2013    2 recensioni
Gwendaline Winter è soddisfatta della sua vita. Ha un lavoro che adora, un fidanzato che piace a tutta la famiglia e che presto la porterà all'altare, un appartamento spazioso affittato a prezzo d'occasione, una sorella adorabile e un pò eccentrica che sa sempre quando correre in suo aiuto.
Ma.. una nuvoletta grigia penderà presto sulla sua testa, portandole via fidanzato, appartamento e forse anche il lavoro. Ecco che vediamo la nostra protagonista barcamenarsi tra un bizzarro episodio e l'altro, per cercar di rimettere in piedi la sua vita. In fondo si dice sempre "chiusa una porta, si apre un portone". Ma Gwen sarà in grado di individuare il portone giusto a cui bussare?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi affretto a cercar di raccogliere tutti i pezzi il prima possibile. Nessuno dovrà avere ricordarsi di questa mia uscita di scena così imbarazzante. Speriamo che la sfortuna faccia in fretta ad abbandonarmi e trovi una nuova vittima da puntare con il suo radar. Dimentico totalmente i miei doveri morali verso il povero Vlad disteso a terra a meno di mezzo metro da me, dove ce lo lascio senza nemmeno chiedere a qualche passante di soccorrerlo.
Gli slip! I reggiseni! Oddio. Tutti si stanno divertendo per la scenetta, tranne me. Questo è un incubo. Non sarà un segno del destino, vero?! Giusto la settimana scorsa ho finito di leggere Saper leggere i segnali, forse mi sto lasciando un tantino impressionare. Con i paraocchi, continuo a raccattare pezzi alla meno peggio e a rimetterli negli scatoloni, prima me ne vado da qui e meglio è.
Un paio di ragazzine sui tredici anni apprezzano i miei gusti a quanto pare; lo capisco dal modo in cui osservano ammirate il mio push up in pizzo rosa e rosso fragola di Victoria’s Secret. Ne vado molto fiera anche io ma a Paul non piaceva; diceva che fragola non era un colore di classe e quel reggiseno non gli faceva venire voglia di… insomma, ci siamo capiti. Beh, per quanto ne so, il reggiseno avrebbe dovuto strapparmelo di dosso, non di certo starlo a guardare in contemplazione mistica.
Le due non si decidono a darmi una mano per raccogliere la roba. Restano ferme a osservarmi mentre un ragazzo si prodiga verso Vlad, cercando di farlo alzare da terra.  Poi, con fare molto cortese, allunga una mano anche verso di me ma sono troppo concentrata a cercare gli slip a pois rosa per poter accorgermene ed accettare l’offerta di aiuto.
Gli do le spalle; sarebbe più opportuno dire che gli offro, inconsapevolmente, la vista del mio sedere dal momento che sono a carponi per strada a curiosare in giro come un cane nella spazzatura.
Ad un tratto sento picchiettarmi sulla spalla sinistra.
«Cosa sta cercando?»
«Un paio di slip a pois!» dico senza voltarmi a vedere il volto dell’interlocutore.
«Ci sono decine di slip a pois, qui. »
«Ma non quelli glicine a pois rosa antico!!» sbuffo, innervosita.
«Glicine e rosa antico … suppongo siano due colori.» Mi dice, ironico.
«Ovviamente.»  
Mi sta prendendo in giro o cosa? Mi volto a dar un’occhiata a chi fosse tanto spiritoso da fare domande del genere. Non male, il ragazzo. Non male. Non più di trentacinque anni, al massimo trentasei, completo grigio scuro di gran classe, cravatta blu oltremare e camicia con colletto e polsini molto inamidati. Un tipo da ufficio, con fermacravatta e borsa portadocumenti in pelle, sapientemente tenuta stretta sotto il braccio e non appoggiata in giro a disposizione di mani scaltre e disoneste.
Disastro. Ricordo di aver addosso una felpa viola, talmente scolorita da sembrar che avesse vomitato colore per giorni, e jeans vecchi di anni con una macchie di smalto per unghie mai più andate via. Anche i miei capelli sono completamente in disordine; a dirla tutta, non mi sono nemmeno pettinata stamattina. Li ho legati in una sciatta coda di cavallo nascosta da un berretto da baseball di Paul. Amavo indossare le sue cose; questo berretto mi ricorda uno dei nostri primi appuntamenti, in cui mi lasciò scegliere dove andare ed io, a sorpresa, e grazie all’impagabile aiuto di mio cugino Brad che mi procurò i biglietti, lo portai allo stadio a vedere la sua squadra preferita, dal momento che per uscire con me aveva rinunciato a un “grande partitone”, come aveva detto lui. Quella volta lo aveva detto senza volermi far pesare nulla; le recriminazioni e i sensi di colpa sarebbero cominciati non molto tempo dopo.
Vabeh. Quel che è stato, è stato. The show must go on… così cantano, così dicono.
Mi tolgo il berretto, non curandomi di quanto spaventosi sarebbero apparsi i miei capelli, e lo getto in un cassonetto esibendomi in un tiro da basket da due punti.  Canestro... mancato! Ovviamente.
Cerco di sistemarmi e darmi un aspetto quantomeno passabile, così torno al mio soccorritore che con aria trionfante mi indica, con una semplice alzata di sopracciglio, le ragazzine di prima e noto che i miei slip erano magicamente finiti nella tasca posteriore dei jeans di una delle due, le quali, colte in flagrante, iniziano ad allontanarsi a passo svelto.
«Hey, ragazzina!!» urlo «Hey, dico a te!!» accelero il passo, fin quasi a correre, e la strattono per un braccio. «Ridammi i miei slip!»
«Non so di cosa tu stia parlando, amica!» 
Mi aspettavo una reazione tutt’altro che così insolente; avrei gradito delle semplici scuse, un faccino un po’ rammaricato, degli occhioni dolci da gatto degli stivali in Shrek. Io mi sarei ammorbidita e le avrei lasciato tenere i miei slip. Che cosa rivoltante, poi. Io, di certo, non avrei mai indossato biancheria di un altro individuo. Tantomeno quella di Paul! Anche se nei film fanno vedere spesso scene del genere, dove la ragazza indossa i boxer del fidanzato. Ma che schifo è mai questo!??!
L’espressione maliziosa della ladruncola mi fa volere indietro i miei slip ancora più fortemente.
«Di questi!!» e glieli sfilo dalla tasca posteriore, sventolandoglieli sotto il naso.
Mi ritrovo a farle anche una smorfia indispettita, con la stessa maturità - devo ammettere a malincuore -  di una bimba di quattro anni. La ragazzina mi strappa le mutandine di mano e iniziamo un tiramolla che mi costa l’elastico dei miei slip; si è talmente slabbrato che adesso potrebbe indossarlo anche Depardieu travestito da donna al sesto mese di gravidanza.
L’amica, che stava assistendo alla scena, le fa cenno di alzare i tacchi ed entrambe scappano via, lasciandomi a sventolare in aria i miei adorati slip oramai andati.
«Gioventù bruciata!! Puah!!» dico ad alta voce «Si comincia dagli slip rubati per strada, poi si passa ai vestiti nei negozi infilati in borsa, e si finisce con gioielli e rapine a mano armata! Bonnie & Clyde, fuggite che è meglio!! -  ma le ladruncole sono troppo lontane per sentire il mio chilometrico presagio.
Torno indietro e finisco di metter la biancheria raccolta nello scatolone da riporre sul camion per il trasloco.
Lo sconosciuto soccorritore in suit è ancora qui.
«Bonnie e Clyde erano una donna ed un uomo. Sarebbe stato più consono dire Thelma e Louise» mi ammonisce.
«E’ lo stesso! Son sempre due criminali… o aspiranti tali!!»
«Un po’ troppo frettoloso il Suo giudizio, signorina o signora….» e lascia che termini la frase.
«Winter, Gwendaline Winter. Mancata signora per molto poco. Per colpa di un lurido bastardo e traditore. Paul, si chiamava Paul. Anzi… si chiama ancora Paul.. ma lasci che gli metta le mani addosso…. Paul il viscidone! Signorina, comunque… oh, mi scusi…» quando sono nervosa, rilascio sempre troppe informazioni. Inutile il mio tentativo di ridarmi un po’ di contegno. Oramai la figuraccia è fatta. «E comunque ho ragione. La gente fa schifo, il mondo fa schifo. Ma poi… che schifo!! Indossare la biancheria intima usata da un’altra persona?!?! Oddio, è uno schifo!!» 
Dal tono con cui dico queste parole, sembro molto sicura di esser arrivata alla più difficile delle deduzioni e sbalordisco da sola di quante volte sia riuscita ad usare la parola “schifo” in un periodo così breve.
«Non tutte le persone fanno.. schifo.»
Lo sconosciuto sembra voglia ironicamente citarmi, come se non avesse mai usato parole del genere in vita sua. Cosa c’è di male nel dire “schifo”?! Credo sia presente anche nei vocabolari, oramai. Ma forse il signorino viene dai quartieri alti.. oppure è abituato a frequentare persone di un certo tipo..
Si perde in una serie innumerevoli di ipotesi che avrebbero potuto giustificare la condotta della ladruncola, come ad esempio il fatto che la ragazzina aveva perso una scommessa e doveva dar dimostrazione di coraggio agli amici, rubando qualche sciocchezza. Pertanto, aveva semplicemente approfittato del caos che io avevo generato in strada per poter compiere quel gesto indisturbata e senza danni eccessivi.
Colpa mia e dei miei slip volanti, dunque!
A me sembrava una ladruncola e basta.
E rubare degli slip da trentaquattro dollari e novantanove non è una sciocchezza!!
«Ora devo proprio andare.» si congeda da me. «Ma se volesse fare causa alle due criminali, non esiti a contattarmi. Grant Cooper. E… sono un avvocato, vedremo di incastrarle.»
Sorride e mi porge un bigliettino da visita. So bene che la sua è stata una battuta, un modo come un altro per lasciarmi il suo numero di telefono. Andiamo… è palese, no? Rispondo cortesemente e lo saluto, lasciando che veda che ho riposto in tasca il suo bigliettino. Non male per una che ha appena concluso una relazione di tre anni ed ha l’autostima di un’oca zoppa in un giardino pieno di pavoni e cigni.
Vlad, un po’ acciaccato, nel frattempo aveva finito di sistemare gli ultimi pacchi sul camion e Tony, che aveva già preso posto sul sediolino anteriore, di fianco al posto di guida, mi fa un cenno dal finestrino per farmi avvicinare.
«Allora, signorina Winter. Dove vuole che portiamo le sue cose?»
Gli lascio il foglietto su cui avevo provveduto ad appuntare l’indirizzo prima che arrivassero a smantellarmi casa. Lì troveranno il portiere ad attenderli e dar loro una mano ad individuare l’appartamento in cui riporre il tutto. Registrata l’informazione, Tony fa un rapido calcolo mentale e poi mi annuncia che nel giro di tre ore saranno di ritorno per caricare quanto resta, oltre ai mobili che porterò con me.
Per le sette di sera, sono nel nuovo appartamento con tutta la mia vita e miei scatoloni da sistemare.
E così mi lascio alle spalle Paul e quanto sarebbe potuto essere.
 
   
 
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