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Autore: Lusio    19/09/2013    5 recensioni
"Romeo e Giulietta. Uno dei drammi di Shakespeare più conosciuti e più rappresentati al mondo, assieme ad Amleto e a Riccardo III. La storia d’amore di due giovani che, dopo una serie di vicissitudini, si tolgono la vita."
Così esordisce Isabelle Plessis, professoressa di Letteratura alla Dalton Academy, durante una sua lezione. E alla fine assegna ai suoi alunni un compito: dovranno "vivere" la storia dei due amanti di Verona, trovare nella loro vita i tanti sentimenti racchiusi nell'opera di Shakespeare. Non è facile, soprattutto per Kurt e Blaine, decisi a mantenere viva la loro amicizia senza troppi scossoni ma con l'anima in subbuglio per emozioni che li stanno consumando dentro, facendoli desiderare qualcosa di più ma di cui hanno paura.
Ma il compito della professoressa Plessis sarà loro più utile di quanto credono, anche se in maniera indiretta e inconsapevole. Tra amici che si improvvisano Cupidi, notti bianche e bottoni azzurri, Kurt e Blaine inizieranno a comprendere cosa vogliono realmente e a capire che la paura, in certi casi, può essere un incentivo per la vita.
(Gli avvenimenti qui narrati si svolgono durante la seconda stagione, dopo S. Valentino, con qualche rivisitazione dell'autore)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Nuovo personaggio, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Atto II° (Notte bianca)

 

 

 

- Per quanto possiamo, concediamoci una botta di vita – aveva detto Nick Duval quando aveva proposto l’idea della notte bianca. I Warblers si sarebbero riuniti nella sala prove passata la mezzanotte per divertirsi “senza eccedere”. Per evitare problemi avevano corrotto Neil, il custode, con una confezione di lattine di birra e una stecca di sigarette per tappargli occhi e orecchie, almeno fino alle tre di notte, massimo le quattro. L’ideale sarebbe stato far entrare qualche ragazza alla Dalton ma ciò avrebbe richiesto più tempo solo per ideare un piano e quella festicciola era una scusa per il compito della professoressa Plessis, o meglio, il compito era una scusa per la festicciola; la professoressa aveva detto loro di “vivere” Romeo e Giulietta? Be’, la festa c’era nel dramma; mancavano le ragazze ma era pur sempre una festa – Aiuterà la componente gay ufficiale e non del nostro gruppo – aveva scherzato Jeff; il resto di loro avrebbe rimediato nel week end quando sarebbero usciti fuori, nel “mondo libero”.

Comunque sia, la notte tra venerdì e sabato, a mezzanotte, tramite messaggi di “via libera” sul cellulare, i componenti dei Warblers uscirono dalle loro rispettive stanze in pigiama, vestaglia e pantofole. Nei corridoi bui, illuminati dal bagliore lunare riflesso sui pavimenti e sulle pareti attraverso le ampie finestre, risuonarono passi leggeri e risatine soffocate lungo il tragitto che portava nella sala prove; a quell’ora di notte, senza le luci, sembrava molto più ampia e spaziosa. Forse ciò dipendeva anche dal fatto che non tutti erano presenti: alcuni avevano ceduto al sonno sopra i libri e i quaderni.

- Bene Warblers – sussurrò Nick modulando la voce in modo da dare l’impressione di una persona con la raucedine che cerca di urlare – Diamo inizio alla nostra “Notte Bianca Shakespeariana”.

- Vediamo di non farci scoprire – intervenne Thad, l’unico del Consiglio presente – Siamo già ai limiti del consentito.

- Per me questo è ancora troppo poco – disse Sebastian, alzando un po’ troppo la voce – Non è una vera festa se non ci sono luci stroboscopiche, birra a fiumi, fumo e bei ragazzi disponibili.

- Sebastian vuoi chiudere la bocca?! Ci sentiranno – gli andò contro Thad.

- Potresti chiudermela tu la bocca, Thaddino caro – sussurrò con voce più bassa Sebastian, riducendo ancora di più la distanza tra lui e Thad – Ti ho mai detto quanto io ti trovi particolarmente invitante quando sei arrabbiato?

- Deficiente – sbottò Thad, spingendolo via.

- Problema risolto, gente – disse Jeff, come se quel breve scambio di battute non fosse avvenuto – Io ho tenuto da parte qualche birra – e posò sul tavolino al centro della sala una confezione di bottiglie di birra.

- Io ho portato gli snack – disse Trent lasciando cadere accanto alle birre il suo carico di biscotti e patatine varie.

- Cerchiamo di non sporcare – intervenne nuovamente Thad.

- Thad, non rompere! – lo liquidò Nick che aveva già afferrato una birra.

- Al fumo ci ho pensato io. Se avete voglia di rollarvi qualche sigaretta, eccovi accontentati – disse James Kirk mostrando una confezione di tabacco ed una di cartine e filtri. A quell’invito risposero Sebastian, Nicholas e, dopo un po’, anche Thad; Nick, impegnato a bere, fece capire con un gesto della mano di lasciarne anche per lui.

Si trovarono quindi divisi in piccoli gruppi dispersi per la sala buia. Chi presso la finestra a fumare, chi al tavolino a mangiare e chi stravaccato sul divano a bere birra e in ogni punto si chiacchierava. E le chiacchiere, come ogni festicciola che si rispetti, vertevano sugli argomenti più futili che potessero esistere.

- Devo ricordarmi che siamo in una scuola maschile; e il mio nuovo abbigliamento da notte non può essere apprezzato come merita – disse Kurt stiracchiandosi sonnacchiosamente sul divano, passando le mani lungo il petto coperto da pigiama nuovo e vestaglia – Credo che lo userò per il prossimo pigiama party con Mercedes e Rachel.

- Per quel che vale la mia opinione – gli rispose Blaine seduto accanto a lui; a differenza di Kurt, aveva una canottiera e i pantaloni della tuta – ti trovo molto elegante; perfettamente intonato con l’ambiente.

- Più di altri sicuramente – commentò sottovoce Kurt guardando gli assurdi boxer di Jeff che venne verso di loro con una bottiglia di birra in mano.

- Ehy, ragazzi – disse porgendo loro la birra – volete favorire anche voi?

- No grazie, io passo – si schernì Kurt – Non riesco proprio a farmi piacere la birra.

- Io ne prendo giusto un poco – disse invece Blaine, prendendo la bottiglia – Solo questa. Preferirei non strafare, non sono un bello spettacolo quando mi ubriaco.

- Allora, visto che vi fate buona compagnia anche tra di voi – fece Jeff, ridacchiando – vi lascio da soli; fate pure quello che volete, tanto non c’è illuminazione e… be’, sapete anche voi cosa ci ha assegnato la professoressa Plessis – e ritornò al tavolo degli snack, non prima di aver fatto loro l’occhiolino.

“Prima Mercedes, adesso Jeff” pensò Kurt; non riusciva a capire per quale motivo sembravano comportarsi tutti come degli aspiranti assistenti di Cupido con lui e Blaine. “Ma una vita sentimentale tutta loro non ce l’hanno?”

- Ti piace Romeo e Giulietta? – gli chiese Blaine, bevendo la sua birra a piccoli sorsi, per riprendere la conversazione – O magari preferisci un’altra opera di Shakespeare?

- Mi piace Romeo e Giulietta ma devo confessare di essere uno di quelli che la ritengono un po’ sorpassata, per colpa dell’eccessivo utilizzo che ne hanno fatto in film e parodie, più che altro.

- Per non parlare degli sketch pubblicitari! – ridacchiò Blaine, facendo ridere anche Kurt – La penso anch’io così, deve essere per questo che preferisco “La Tempesta”: è l’ultima, ha il dramma, ha la commedia, ha il fantastico, ha tutto. Ed è poco utilizzata il che la rende ancora più accattivante. Tu, invece, quale preferisci?

- In tutta sincerità – rispose Kurt, mordicchiandosi il labbro inferiore – non sono molto affezionato alle opere teatrali shakespeariane.

- E perché?

- Prova tu ad apprezzare qualcosa del genere quando ti costringono ad indossare una testa d’asino in una rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate” alle elementari.

Blaine rischiò di strozzarsi con la birra al pensiero di un Kurt bambino in giubba e calzamaglia e con una testa d’asino di cartapesta che rendeva ogni suo movimento precario e impacciato. Un’immagine divertente e tenera… ma soprattutto divertente. Kurt rispose a quello scoppio di ilarità con un calcio sulla gamba di Blaine che si chiuse a riccio sul divano, cercando di soffocare le risate che rischiavano di diventare troppo rumorose, la mano che sosteneva a fatica la bottiglia.

- Smettila di ridere! – fece Kurt incavolandosi.

- Sì, sì, scusami. Adesso la smetto – disse Blaine cercando di ricomporsi – Ma allora, Shakespeare non ti piace proprio?

- Mai detta una cosa simile. Non vado matto per le sue opere teatrali.

- Ti piacciono i Sonetti, allora – non era una domanda. Blaine precedette Kurt con quell’affermazione.

- Sì, molto – si limitò a dire Kurt, stendendo le labbra in un sorriso al ricordo di qualche verso che più di tutti l’aveva colpito e che teneva conservato nella sua anima. Frusciante come i lembi della sua vestaglia. Gorgogliante come le bollicine nella birra, in quel momento molto più apprezzabile per il contrasto tra il verde scuro della bottiglia e dell’ombra olivastra della mano di Blaine che la stringeva.

- Me ne fai bere un po’? – si permise di chiedergli.

- Avevi detto che non ti piace la birra – disse Blaine.

- Mi è venuta voglia di riassaggiarla. Magari i miei gusti sono cambiati.

Blaine gli allungò titubante la bottiglia, mentre tanti pensieri gli si accavallavano in testa: non c’erano bicchieri, nessuno aveva pensato a portarli, come avrebbe fatto Kurt a bere? Ma Kurt, a differenza di lui, questa volta aveva la testa semi vuota, piena solo di stanze semibuie, bottiglie verdi e occhi nocciola con sfumature d’oro. Prese la bottiglia dalla mano di Blaine senza indugio e se la portò alla bocca. Solo allora ebbe come un risveglio: stava toccando con labbra e lingua una cosa che era stata toccata dalle labbra e dalla lingua di Blaine, ne cercava il sapore attraverso quello acre della birra ma ne avvertiva solo un accenno ferroso che, però, si perdeva. Poteva sentirlo solo perché sapeva che doveva esserci. Senza rendersene conto, aveva bevuto più di quanto era nelle sue intenzioni e, con la stessa velocità con cui aveva preso la bottiglia, la restituì a Blaine che lo guardava con occhi spalancati.

- Ti è piaciuta questa volta? – si informò, incuriosito dal modo in cui Kurt aveva bevuto.

- No – rispose il ragazzo, arricciando le labbra – Confermo quanto ho detto prima: non mi piace – si lasciò poi andare sullo schienale del divano passandosi una mano sulla fronte – Oh, Dio! Mi gira la testa. Temo stia iniziando a venirmi sonno.

- Non sei abituato a bere birra, e ne hai anche bevuta una bella sorsata – disse Blaine strofinandogli una spalla con la mano – Tra un po’ ti passerà, tranquillo. Non credo nemmeno che vomiterai. Se vuoi mi alzo così puoi stenderti un poco.

- No, non voglio rischiare di addormentarmi. E poi, mi sta già passando.

Senza accorgersene, intanto, Blaine si era portato nuovamente la bottiglia alle labbra e l’immagine di Kurt che aveva bevuto a sua volta da quella stessa bottiglia solo due minuti prima lo investì in pieno come un’onda. La saliva di Kurt mischiata alla sua. Tutte e due unite alla birra. Questa volta toccava a lui sentire la testa che gli girava. Un po’ fu contento che Kurt avesse gli occhi chiusi; si sarebbe sentito fin troppo depravato e perverso a bere davanti a Kurt, ora come ora. Ma, forse per l’orario, forse per lo studio dell’intera giornata, forse un po’ per la birra, iniziava a sentirsi stanco anche lui. Chissà tutti gli altri come facevano ad essere ancora lucidi e pimpanti… ok, magari non proprio lucidi.

- Bene, ragazzi – disse Nick tutto ad un tratto – Diamo inizio alle danze.

- Non avrete intenzione di accendere la radio, spero! – saltò su Thad, tossendo, una sigaretta tra le dita.

- Per favore, Thad! – gli rispose Nick, ridendo, indice del fatto che doveva aver alzato un bel po’ il gomito – Siamo o non siamo Warblers? Non abbiamo bisogno della radio. Forza ragazzi.

Con un caos, e una tremenda mancanza di coordinazione nelle loro voci e nelle loro bocche, alcuni ragazzi iniziarono ad intonare, o almeno ci provarono, un motivetto a cappella ma non essendosi messi d’accordo tra di loro vennero fuori tanti motivi diversi. Ma il misto di birra, fumo di sigaretta, snack e sonno rendeva quella confusione armoniosa alle loro orecchie.

- Suonate, gorgheggiate – continuò Nick, euforico – O se non state facendo né l’una né l’altra cosa, ballate, che qui nessuno giudica – e afferrando Jeff per un braccio iniziò a fare con lui la parodia di quello che doveva essere un romantico ballo da sala. L’effetto era quanto mai ridicolo e comico.

- Ti va di ballare? – chiese Kurt a Blaine approfittando della libertà mentale che quella dose di alcol assunta gli aveva dato.

- Perché no? – rispose Blaine incoraggiato dallo stesso senso di libertà. Lasciò scivolare sul pavimento la birra ormai vuota e si tirò su, incespicando lievemente, aiutando Kurt ad alzarsi a sua volta prendendolo per mano.

Colto da una leggera vertigine, Kurt si aggrappò alle spalle di Blaine; in quel momento gli venne da pensare quanto fosse più basso di lui, anche se non esageratamente, e il pavimento in parquet sembrava avesse intenzione di ballare assieme a loro. “Se sollevo entrambi i piedi potrei ritrovarmi sospeso a mezz’aria” pensò “Se anche Blaine lo fa con me, magari potremmo volare insieme come in Casper. Quanto mi piace quel film; e quanto amo quella colonna sonora. Ma i ragazzi cosa stanno cantando? Non importa, fingerò che stiano facendo quella musica. E’ più bello così.”

Quei pensieri si persero nello spazio circostante la sua testa, svuotandola. Si appoggiò completamente a Blaine che lo cinse a sua volta lasciando che i suoi muscoli facciali si rilassassero in un sorriso beato. L’odore di Kurt lo tranquillizzava e lo faceva sentire più allegro; doveva essere il suo bagnoschiuma alla vaniglia. Quanto era morbida la vestaglia che indossava. Non sentiva cosa stessero cantando gli altri, nella testa aveva una di quelle litanie che conciliano il sonno, le note di un carillon, i tasti di un pianoforte. E quell’odore di vaniglia. La curva del collo. La lieve peluria poco prima dei capelli. Il lobo dell’orecchio. La guancia. Era tutto caldo e palpitante, più sensibile. La sua pelle sembrava illuminata eppure la stanza era in penombra. Blaine aveva l’impressione di passare le labbra su una pesca. Una dolce, soffice, calda pesca al profumo di vaniglia. Era tutto così morbido. Tra le sue braccia.

Un mugolio lo riscosse.

Ma cosa stava facendo? Stava abbracciando Kurt? No, anche Kurt lo stava abbracciando; insomma, stavano ballando. Ma Blaine aveva fatto un’altra cosa, senza rendersene conto. Lo aveva baciato. Tra il collo e l’orecchio. Lo aveva baciato!

“Maledetta birra!” pensò con un misto di rabbia, vergogna e frustrazione.

Sollevò la testa e, attraverso gli occhi appannati, scorse, nella penombra della luna, il viso di Kurt a pochi centimetri dal suo; sembrava un bambino, smarrito e disorientato. Blaine si sentì male. Pensò al bacio che Dave Karofsky aveva rubato a Kurt; a quello che Sebastian gli aveva dato, senza veri sentimenti, solo per gioco, l’altro giorno nei corridoi. Adesso anche lui, che gli era amico, che lo rispettava, che gli voleva bene. No, non sopportava di non vedere il sorriso sul volto di Kurt; non sarebbe riuscito a sopportare nemmeno la delusione.

- Dio Santo, scusami – biascicò, lasciandolo andare e allontanandosi verso la porta che conduceva alla toilette. Voltandogli le spalle non si accorse che Kurt teneva ancora le braccia tese verso di lui.

Quando ebbe acceso la luce in bagno rimase per un po’ frastornato dal bianco delle piastrelle dopo quelle ore passate al buio. Sentì un dolore martellante alle tempie e un senso di nausea salirgli alla gola. Brancolò fino al lavandino e iniziò a sfregarsi il viso con acqua fredda portandosi qualche goccia alla bocca per poi sputarla. Era stanco. Adesso aveva solo voglia di andare a dormire, anzi si sarebbe addormentato lì in bagno probabilmente, con la testa appoggiata al lavandino se non avesse sentito la porta aprirsi e, dopo un istante, veder comparire Nick e Jeff dietro di lui, riflessi nello specchio.

- “Buon pellegrino, tu fai torto alla tua mano” – recitò pomposamente Nick buttandosi a peso morto sulla schiena di Blaine – “che ha dimostrato solo devozione e”… e… e la mia memoria si ferma qui, e non credo nemmeno di averlo detto correttamente.

- Nick, per favore, non ho proprio voglia di sentirti scimmiottare Shakespeare – disse Blaine, scrollandoselo di dosso.

- Vorremo solo sapere perché hai mollato il povero Kurt in mezzo alla stanza senza nemmeno aver concluso il vostro ballo – disse Jeff – Eravate così carini.

- Avete visto cosa ho fatto? – sbottò Blaine, che iniziava ad innervosirsi seriamente.

- Cosa? – chiesero gli altri due all’unisono.

- L’ho baciato – rispose Blaine a denti stretti – L’ho baciato sul collo.

- Capirai! – esclamò Nick – Io e la mia ex al nostro primo appuntamento abbiamo fatto sesso.

- Che problema c’è, Blaine? – chiese Jeff – Non mi sembra che a Kurt sia dispiaciuto.

- Non capite – fece Blaine – Kurt non ha dei trascorsi felici con questo genere di cose e che sia proprio io ad oltrepassare il suo spazio personale senza che lui lo voglia… non voglio rischiare di fargli male.

- Te le ha dette lui queste cose? – chiese Jeff.

- Be’, no… ma io penso…

- Blaine, tu non devi pensare! Sappiamo tutti che non è il tuo forte. Pensi davvero che Kurt sia questo essere indifeso che sembra essere a vederlo? Non credo proprio. Fidati, ho lottato contro di lui per un assolo e stava per sbranarmi, letteralmente. Forse lo hai baciato perché hai bevuto qualche birra di troppo, forse perché volevi farlo, comunque la cosa migliore che puoi fare è ritornare in sala e chiedere a Kurt se gli va di parlarne. Parlarne non potrà che farvi bene, in ogni caso.

- E faresti bene a prendere una decisione alla svelta – disse Nick che si era appoggiato allo stipite della porta del bagno lasciata semi aperta e guardava nella stanza con interesse – Sembra che Sebastian abbia intenzione di infilarsi nei pantaloni di Kurt.

E a quelle parole, Blaine sentì il sangue andargli alla testa.

 

* * *

 

A Kurt quella situazione non piaceva per niente. Non capiva nemmeno come si fosse trovato in una situazione del genere. Un momento prima stava ballando con Blaine e quello dopo si trovava, senza capire come, con Sebastian Smythe avvinghiato a lui. Pur con la mente leggermente intontita dall’acol, sentiva benissimo la differenza che c’era tra l’uno e l’altro. Il mondo dolce, delicato, col quale Blaine lo aveva tenuto a sé, facendolo ballare, le mani che gli accarezzavano pigramente le scapole, il modo in cui le sue labbra gli avevano accarezzato il collo, il suo respiro lieve come se avesse avuto paura di turbarlo troppo. E adesso c’erano le mani di Sebastian che tastavano il suo corpo senza tanti complimenti, avvicinandosi un po’ troppo al suo sedere, e la sua voce roca che mormorava sconcezze, che Kurt sperava di dimenticare il giorno dopo, anche se non riusciva a stargli dietro e a capirlo.

- … questa serata da sfigati… la mia stanza… ho voglia… il mio… la tua bocca… culo spettacolare…

- Lasciami stare – biascicò Kurt stancamente, tentando di liberarsi dalla presa di Sebastian; ma quest’ultimo non mollava la presa, anzi sembrava divertirsi.

- Mi eccita… innocenza…

Poi “esplosero” altre voci. Riconobbe subito quella di Blaine che lo strappò dalla presa di Sebastian.

- Razza di idiota! Si può sapere che ti passa per la testa?

- Ehy Anderson, come siamo violenti – replicò Sebastian facendo le fusa – Che ne diresti di una cosina a tre? Tra me, te e Hummel la cosa potrebbe farsi molto interessante.

- Vaffanculo Sebastian! – sbottò Blaine, mettendo in allarme tutti i Warblers ancora lucidi che cercarono di farli stare zitti. In quel momento, una confezione di birra e una stecca di sigarette non sembravano più una sicurezza bastante contro la paura di essere scoperti da qualche professore.

- Ragazzi, basta! Fate silenzio! – sibilò uno di loro, agitatissimo; non Thad che era nell’angolo tra la parete e la finestra con una sigaretta consumata tra le dita e uno sguardo spento negli occhi fissi al centro della sala dove prima stavano Sebastian e Kurt.

Fregandosene altamente, per la prima volta in vita sua, del suo lato serio, composto e maturo, Blaine mandò mentalmente a fare in culo tutti, compreso Neil che si era lasciato corrompere da un gruppetto di adolescenti, e quella “notte bianca”. Continuando a sostenere Kurt, che per fortuna non era poi così alticcio da non riuscire a camminare, pur essendolo abbastanza per essere intontito, girò i tacchi e abbandonò la sala. Per sicurezza zittì Kurt per evitare che facesse rumore, anche se lui si limitava a fissarlo in silenzio, come se lo vedesse per la prima volta.

- Sei più basso di me – biascicò pigramente.

“Sei più basso di me”. “Sei più basso di me”. “Sei più basso di me”. Visto lo stato emotivo in cui si trovava, Blaine avrebbe potuto facilmente lasciarlo lì in mezzo al corridoio, al buio, ma non c’era alcuna cattiveria nella voce di Kurt; aveva semplicemente fatto una constatazione. Sarebbe stato lo stesso se avesse detto “Hai i capelli neri”, “Dovresti usare meno gel”, “Non vedo bene di che colore hai gli occhi”.

- Sì, hai ragione – gli rispose Blaine – Dai, ti accompagno in camera tua – e Kurt gli rispose a sua volta con un infantile verso di assenso.

Dopo altri corridoi e scale in penombra che ebbero il fatale effetto di conciliare il sonno ad entrambi i ragazzi, raggiunsero la stanza di Kurt; era ordinata quanto quella di Blaine (come notò quest’ultimo); aveva lo stesso odore di legno delle altre stanze e teneva le sue particolarità nascoste nell’armadio o sulla scrivania in maniera più discreta e anonima. Blaine fece sedere Kurt sul letto.

- Dormi un po’ – gli sussurrò – Domattina vengo a vedere come ti senti e, se ne hai bisogno, ti porto anche qualcosa per il mal di testa – gli strinse delicatamente le spalle e lo fece stendere, gli tolse le pantofole e lo coprì con il plaid che era sulla coperta. Per lui sarebbe stato naturale, in quel momento, dargli un lieve e fugace bacio sulla tempia ma il ricordo di quello che gli aveva dato sul collo e di quel tentativo di Sebastian di mettergli le mani addosso lo frenò. “Per stasera ha già avuto abbastanza prove del suo magnetismo animale” pensò con un sorriso divertito.

Fece per allontanarsi, credendo di lasciarlo già addormentato ma con il gesto lento e maldestro di chi vorrebbe essere veloce nella stanchezza, Kurt gli afferrò un braccio.

- Dormi con me.

Era stato come “Sei più basso di me”. Semplice e basta. Punto.

- No, non posso – disse Blaine, con il sangue che gli andava alla testa – Non sta bene.

- A me sta bene e anche a te – concluse Kurt trascinandolo su di sé con uno strattone abbastanza forte per la stanchezza di Blaine che prese il sopravvento a contatto col morbido materasso e il plaid.

Kurt lo guidò dietro di sé per poi andare a raggomitolarsi di schiena contro il petto di Blaine e incrociando le braccia di quest’ultimo sul suo di petto, di modo che le dita accarezzassero ancora i bottoni azzurri del suo pigiama nuovo – Tu resti con me stanotte e, se vedrai che mi agito per un incubo, mi sveglierai e poi mi canterai una canzone per farmi fare bei sogni. Sognerò un paesino di villeggiatura, una grande casa d’epoca sul mare, un paesino medievale con un negozio di giocattoli, una piccola bottega di souvenir e una libreria a due piani con le scale di vetro, e una strada di pietra, il cielo un po’ nuvoloso e ci saranno mio padre assieme a mia madre e ci sarai anche tu.

- Sembra bello – sussurrò Blaine nell’orecchio di Kurt.

- Ti piacerà. Ti farò vedere il negozio di giocattoli dove mi portava mia madre; è piccolo ma ci sono tante belle cose… - e si addormentò.

- Ci vediamo lì – sussurrò un’ultima volta Blaine prima di seguirlo.

Poteva già vedere quei luoghi che Kurt gli aveva descritti.

 

 

 

Nota dell’autore

Salvando giusto due o tre paragrafi, non lo ritengo un capitolo all’altezza degli altri. Spero che riusciate ad apprezzare lo sforzo e se trovate degli errori, fatemeli notare senza problemi.

E questa è stata la Notte Bianca dei Warblers. Ammetto che per i loro standard sia stata meno distruttiva del previsto ma, ammettiamolo, nessuno vorrebbe rimetterci il suo posto di studente per una festicciola notturna.

Due cose a random.

Sì, c’è una certa tensione tra Sebastian e Thad.

No, Nick e Jeff non sono una coppia; sono solo una coppia di amiconi fuori di testa.

Non penso di avere molto altro da aggiungere. Spero, naturalmente, che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Se invece l’avete trovato noioso, prometto che mi rifarò con il prossimo, pieno di cose e “cose”.

A proposito, forse il prossimo capitolo arriverà con un po’ di ritardo, visto che è abbastanza lungo e in quei giorni saremo tutti presi dalla 5x01. Non sto nella pelle!!!!!!!!!!! Quindi ho la giustificazione che può e deve essere accettata XD Mi faccio vivo io, comunque.

Ultima cosa. Riguardo al delirio finale di Kurt.

Io do sempre una certa importanza ai sogni e molte volte tendo ad “innamorarmi” di alcuni di loro, nel senso che torno a sognare più e più volte gli stessi luoghi (quelli descritti da Kurt), che non so nemmeno se esistono nella realtà. Diciamo quindi che quando sogno di trovarmi in questi luoghi (reali o immaginari) mi sento tranquillo, sereno e felice. E qui chiudiamo questa parentesi che sicuramente non sarà stata di alcun interesse per voi XD

Per qualsiasi cosa, mi trovate sulla mia pagina fb:  https://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483

E per curiosità e domande: http://ask.fm/LusioEFP

A presto

   

Lusio

  
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