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Autore: Lione94    19/09/2013    3 recensioni
Un nome,
una profezia,
una guerra millenaria fra Angeli e Demoni.
Allie Fox, come ogni comune adolescente, ha smesso di credere alla magia dei bambini, ma sarà costretta a ricrederci dopo aver messo la sua firma su un libro incantato: mai sottovalutare il potere delle parole!
Sarà così coinvolta in un conflitto tra Bene e Male e, tra profezie, diavoli guastafeste, gatti parlanti, angeli custodi e un affascinate Principe dei Demoni, la sua vita cambierà completamente.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16. Il rapimento







 Fare l’amore con Layo era stato meraviglioso.

 E non lo pensavo solo perché la mia prima e unica esperienza con Theodore, il ragazzo con cui ero stata l’anno passato, era stata un vero disastro.
 Io e Layo ci completavamo: la sua metà umana era abbastanza dolce per la mia metà angelica e la sua metà da demone era così dannatamente eccitante per la mia metà da umana.
 Erano passate due settimane dalla nostra prima volta e, ogni volta che ci vedevamo, ancora non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra. Cercavamo ogni momento per stare insieme e ogni scusa era buona per baciarci. Le vacanze di Natale erano passate tutte così e per mia fortuna né Gwen né mio padre si erano accorti di nulla, tutti e due erano troppo presi dalle rispettive metà, Gabriel e Alexandra. Ero felice che mio padre avesse trovato una compagna, anche se adesso sapevo che la mamma era con noi. Per lui non sarebbe più tornata, era la regola di Grimorio… ed era così triste.
 Sapevo che la storia di Layo era molto rischiosa: non avrei voluto ripetere l’orribile esperienza di mio padre ma purtroppo sapevo che mi stavo innamorando di lui (o forse già lo ero totalmente) e non avevo scampo…
 Che cosa sarebbe successo adesso che la Tregua era finita?
 << Allie! >>
 Una voce mi risvegliò dai miei pensieri. Mi ritrovai a osservare il cielo grigio sopra di me mentre seduta sugli scalini della scuola osservavo gli altri studenti del liceo che approfittavano del pranzo per un’ultima battaglia a palle di neve. Quest’anno a Heyl aveva nevicato pochissimo ma il cielo era sempre così plumbeo, sapevo che le nuvole si addensavano ogni giorno di più per via delle forze del Male sempre più potenti.
 << Forza Al, vieni anche tu! >> mi richiamò Genevieve.
 Evitai la sua grossa palla di neve e scossi la testa. Per fortuna Jo desistette perché troppo presa a scappare dai gemelli Keyl che volevano riempirla di neve.
 Non riuscivo proprio a pensare di divertirmi con tutti i pensieri tormentati che mi vorticavamo nella testa per via di Grimorio.
 Rabbrividii ma subito il gelo fu sostituito da una sensazione di calore e capii che Layo si era seduto dietro di me abbracciandomi la schiena e circondandomi la vita con le mani.
 << Che cosa stai facendo? >> domandai quando riuscii a riprendermi dalla sorpresa (il batticuore non sarebbe rallentato lo stesso) e notai che alcuni ci guardavano stupiti. Jo era estremamente curiosa.
 << Saluto il mio angelo >>> disse lui ridendo e baciandomi sul collo.
 << Così ci vedono tutti >> protestai senza però trattenere un sorriso << E inizieranno a spettegolare >>
 << E tu lasciali fare >> rispose lui sprezzante.
 << E se i pettegolezzi arrivano anche a mio padre? >> rabbrividii delle mie stesse parole. A papà sarebbe venuto un infarto e non avevo idea di come avrebbero reagito Gwen e mia madre (Gwen l’avrebbe sicuramente informata).
 << Sta tranquilla. I pettegolezzi del liceo non arrivano in tutta Heyl. Credi che il padre di Violet la lasci ancora libera di uscire la sera sapendo con quanti è stata? >> disse sicuro con un sorrisetto malizioso.
 << Compreso il sottoscritto? >> ribattei gelosa girandomi per colpirlo su una spalla ma mi fermò.
 << Attenta o dovrai subirti le ire delle Cheerleader per avermi rovinato >> disse indicando avanti a noi.
 Alzai lo sguardo e notai quelli indignati e infuriati delle oche bionde, tra cui quello profondamente assassino di Violet nei miei confronti. La salutai e mi sembrò quasi di vedere il fumo nero di rabbia uscire dalle sue orecchie.
 << Quelle vogliono uccidermi solo perché le ho rubato il bello di Heyl >> ribattei.
 Layo rise e si chinò a darmi un vero bacio, trattenendomi per prolungarlo.
 Lo guardai negli occhi neri. << A volte desidero di non aver mai scritto il mio nome su Grimorio >> sussurrai sfiorandogli le labbra con un dito << Saremmo stati due ragazzi normali>>.
 << Ma tutto questo non sarebbe avvenuto. Io sarei rimasto lo stesso il figlio del diavolo e allora chissà se ci saremo mai avvicinati. Per me saresti stata uguale alle altre e io quello con il grande segreto da custodire, ma tu sei diversa Allie >>
 << Quando hai scoperto la verità? >>
 << Avevo sette anni. Demon voleva prendermi con lui dopo aver saputo dei miei poteri. Sarei stato molto utile tra le sue file >>
 << Ma è terribile! Insomma eri solo un bambino >>
 << Già >> mormorò con lo sguardo lontano, perso chissà in quali ricordi.
 << Ehi piccioncini! >> ci interruppe la voce di Genevieve. Poteva essere solo lei, quell’impicciona. << La campanella è suonata da un bel po’. Allie ci aspetta il compito di trigonometria… ma prima abbiamo la lezione di spagnolo tutta per noi >> aggiunse tutta contentai e poi mentre entravamo mi sussurrò maliziosa: << Io lo sapevo che c’era qualcosa tra di voi. L’avevo fiutato >>
Sentii la risata di Layo echeggiare nei corridoi mentre si allontanava verso la sua classe.
Jo mi prese sotto braccio e capii che non sarei riuscita nemmeno per un minuto a sentire la lezione, perché mi aspettava una valanga di domande che avrebbe avuto solo menzogne come risposta.



<< Ehi Allie >> bisbigliò una voce << Allie svegliati! >>.
Qualcosa di duro di colpi il braccio su cui avevo poggiato la testa per dormire.
<< Mmm >> mormorai stiracchiandomi sul banco.
<< Réveillés! >> continuò la voce, adesso agitata << Svegliati! >>.
 Qualcuno diede un calcio alla sedia su cui ero seduta.
 << Al! Sei a scuola, non è il momento di dormire! >> disse la voce che riconobbi come quella Genevieve. Era vicina al mio banco e continuava a dare calci alla mia  sedia.
 << A scuola?! >>.
 Strabuzzai gli occhi e misi a fuoco il volto della professoressa Hobes sopra di me. La sua fronte era aggrottata in un cipiglio irritato che non aveva proprio niente di amichevole e che faceva presagire che ero nei guai. In guai grossi.
 Avevo preso la brutta abitudine di ficcarmici troppo spesso in questi guai.
 << Complimenti Fox >> esclamò infuriata prendendo un foglio dal banco su cui mi ero addormentata << Questa sarà un’altra insufficienza >>.
 Sventolò il compito di trigonometria di cui avevo svolto solo un esercizio su quattro… e non ero sicura nemmeno che quello fosse giusto.
 << No, la prego, me lo ridia >> la supplicai disperata mentre alcune risatine percorrevano l’aula << Prometto che lo farò benissimo >>.
 La professoressa guardò l’orologio che aveva al polso. << Mi dispiace Fox, il tempo per il compito è scaduto. Adesso è tempo di andare a fare una passeggiatina dal preside >>.
 Oh no!
 Mi alzai al suono della campanella, prendendo lo zaino, e invece di seguire gli altri verso l’uscita, seguii la Hobes dal preside.
 << Ci sentiamo dopo, Al? >> mi domandò Genevieve passandomi accanto.
 << Forse. Se sono ancora viva >>> risposi affranta.
 In quel momento avrei preferito affrontare la furia di diecimila demoni invece che quella dei professori e forse anche quella di mio padre. Ero sicura che lo chiamassero.
 << Aspetta qui Fox >> mi disse la professoressa quando arrivammo davanti alla presidenza. Lei entrò e mi sedetti su una sedia vicino la porta.
 E, dopo un quarto d’ora, come temevo, arrivò mio padre, trafelato e con ancora il camice bianco indosso.
 << Allie >> mi raggiunse con grandi falcate per il corridoio << Che cos’è successo? Il preside mi ha chiamato… ha detto che doveva parlarmi di te >>.
 Abbassai lo sguardo sul pavimento per osservarmi le scarpe, senza il coraggio di guardarlo. << Dovresti entrare >> dissi.
 Nathaniel bussò e la porta della presidenza si aprì.
 << Signor Fox, prego si accomodi >> lo saluto la testa della Hobes facendo capolino dalla soglia.
 Avvertii lo sguardo di mio padre su di me prima che entrasse. Appena la porta si chiuse alle sue spalle mi guardai intorno e con un sospiro notai che il corridoio era deserto tranne che per uno studente ritardatario che stava girando l’angolo per dirigersi in mensa. Così m’inginocchiai sul duro pavimento e poggiai un orecchio sulla porta, curiosa di sapere quello che stavano dicendo dentro la stanza.
 << Ha subito iniziato ad andare male >> stava dicendo la professoressa di trigonometria. Per fortuna aveva una voce alta e acuta. << Eppure alcune volte arriva preparata in tutte le materie e offrendosi volontaria per le interrogazioni riesce a prendere bei voti che però non bastano a recuperare tutti gli altri >>.
 Una voce profonda e maschile, che doveva essere quella del preside Perkins aggiunse qualcosa e sentii mio padre rispondere senza riuscire bene a capire di cosa parlassero. Le loro voci erano troppo basse per essere udite.
 << Sembra come se ci fosse qualcosa, o qualcuno, che non le permettesse di studiare >> riprese la voce della Hobes.
 Sentii dei passi arrivare dal corridoio dei bagni e mi rialzai da terra per mettermi nuovamente seduta sulla sedia.
 Chiusi gli occhi e poggiai la testa sul muro dietro di me.
 La Hobes aveva indovinato il motivo del perché non studiavo ma non aveva capito la causa, non l’avrebbe mai capito, purtroppo.
 Sospirai.
 Sapevo che papà sarebbe rimasto deluso da quello che gli avrebbero raccontato sul mio comportamento e il mio rendimento scolastico. Già la pagella era stata un vero disastro. Ma lui non sapeva tutta la verità altrimenti mi avrebbe capito: c’era passato anche lui in tutto questo casino.
 Ero così stanca…
 Qualcuno si schiarì rumorosamente la voce sopra di me interrompendo i miei pensieri.
 Aprii gli occhi di scatto e vidi mio padre serio in volto, insieme al preside Perkins che mi sorrise condiscendente.
 << Allora arrivederci dottore >> disse il preside stringendo la mano a mio padre << Porti sua figlia a casa a fare una bella dormita >>.
 << Arrivederci preside Perkins >> disse Nathaniel stringendo la mano di rimando.
 Il preside rientrò nel suo ufficio e io mi alzai per seguire mio padre nel corridoio fino a Dessy, la nostra vecchia macchina, posteggiata nel parcheggio della scuola. Lo imitai, sedendomi nella macchina e lui in silenzio accese con un brusco gesto la macchina che protestò cigolando.
 << Papà mi dispiace… >>
 Era arrabbiato. Lo capivo da come si muoveva rigido e da una sottile ruga che gli solcava la fronte. Gli veniva ogni volta che era turbato per qualcosa.
 << Sono molto, molto, molto deluso da te, Allie >> m’interruppe Nathaniel inchiodando la macchina, ma continuando a guardare la strada.
 << Lo so, ma ti prometto che… >>
 Papà si girò e finalmente mi guardò. << Non so che cosa ti ha preso Al. Non ti eri mai comportata così e ora rischi di perdere un anno di scuola >> esclamò dando una botta al volante, facendomi trasalire. << E’ colpa di quel lavoro che hai accettato durante le vacanze, lo so (era l’ennesima bugia che avevo inventato per giustificare le mie lunghe assenza da casa). Avevi promesso che avresti recuperato e invece ogni pomeriggio esci e torni tardi la sera… >> s’interruppe per un attimo e poi digrignò i denti: << E poi c’è quel ragazzo >>.
 Lo guardai orripilata.
 Aveva forse visto me e Layo? Lo aveva riconosciuto?

 << Non fare quella faccia Al, ti ho visto l’altra sera mentre uscivi con lui… Ancora non so chi sia… >> lanciai un piccolo sospiro: per fortuna che non gli era venuto in mente Layo << Ma non sono d’accordo di quello che stai facendo. Ti proibisco di vederlo ancora >>.
 Le sue parole mi colpirono. << Cosa? >>
 << Mi hai sentito benissimo >>.
 << Tu non puoi impedirmi di vederlo >> esclamai e questo per mio padre valse come una confessione in piena regola di tutte le colpe.
 Stupida!
 << Da oggi passerai tutti i pomeriggi in camera a studiare. Resterò personalmente a controllarti, a costo di fare sempre il turno di notte >> mi minacciò Nathaniel puntandomi contro l’indice.
 << Non… non puoi farlo >> balbettai.
 Ero preoccupata. L’avrebbe fatto davvero e così sarebbe stato in pericolo, in grave pericolo.
 << Tu non puoi farlo! >> gli urlai contro.
 La sua mano mi colpì la guancia. Prima di allora non l’aveva mai fatto.
 << Se tua madre fosse qui non avrebbe mai approvato il tuo comportamento! >>.
 << Tu non sai niente della mamma >> esclamai arrabbiata, con le lacrime agli occhi << E se non fosse per te, lei adesso sarebbe ancora qui! >>.
 Nathaniel rimase senza parole. Prima che potesse reagire, uscii veloce dall’abitacolo dell’auto, sbattendo forte lo sportello dietro di me. Iniziai a correre lungo la strada della città senza sapere bene dove andare.
 Sentii la voce di mio padre che mi chiamava: << Allie, torna qui! >>.
 Corsi ancora più forte, girando in un vicolo stretto per sparire alla sua vista.
 Non avrei dovuto dirgli quelle parole, ma ero arrabbiata.
 Avrei tanto voluto dirgli la verità.
 Continuai a correre per Heyl senza fermarmi finché le gambe non mi fecero male e il fiato si fece corto, così fui costretta a fermarmi.
 Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti all’unico palazzetto del ghiaccio della città. Sapevo che a quest’ora era chiuso ma la porta era sempre lasciata socchiusa dal guardiano Reid perché c’era sempre qualcuno che voleva pattinare a Heyl.
 Entrai all’interno. Tutto era silenzioso e le luci erano spente. La piccola pista era illuminata solo dalle enormi finestre. Presi un paio di pattini dal magazzino e mi sedei a bordo della pista.
 M’infilai i pattini ai piedi e poi scivolai sul ghiaccio senza esitazioni. I pensieri liberarono la mia mente e pattinai veloce con la sensazione di sentirmi libera. Adoravo quella sensazione. Fin da piccola mi era sempre piaciuto pattinare.
 All’improvviso, nel ghiaccio si aprì una crepa che corse scricchiolando veloce davanti a me fino a fermarsi in un punto in cui si aprì un varco di fuoco da cui sbucò Demon.
 << Tu?! Come fai a essere qui? >> ero terrorizzata di vederlo apparire così all’improvviso. Era da tempo che non mi trovavo faccia a faccia con il Re dei Demoni in persona. Era ancora più inquietante di quanto lo ricordassi.
 << Senza la protezione di Evangeline è stato veramente facile trovarti >>.
 << Che cosa le hai fatto? >> urlai.
 << Non preoccuparti, adesso si trova al sicuro, nelle confortevoli e calde, soprattutto calde, prigioni dell’Inferno >>.
 Sobbalzai e per poco non caddi sul ghiaccio. << L’avete rapita! >>
 << Uh che termine volgare e inappropriato >> commentò Demon con un sorriso << Direi piuttosto che si tratta di un soggiorno piuttosto lungo e non voluto >> il suo sorriso si allargo fino a mostrare i canini appuntiti rendendolo diabolico << Mi farebbe molto piacere se tu le facessi compagnia >>.
 Il diavolo puntò un lungo dito contro la pista e le fiamme intorno a lui avanzarono veloci per tutto il ghiaccio, sciogliendolo. Mi ritrovai a nuotare in quella gelida acqua cercando di raggiungere disperatamente l’uscita della pista che sembrava così lontana. La risata di Demon echeggiava malefica intorno a me.
 Un ululato vicino, mi fece capire che ero salva. Layo si avventò su Demon e gli graffio il volto con un artiglio, ferendolo. Continuai a nuotare finché non sentii una forte presa al braccio e urlai di dolore quando i denti di Layo mi perforarono la pelle. Il lupo mi lanciò con forza fuori dalla pista e mi abbaiò contro. Capii che mi stava dicendo di scappare.
 Mi strinsi il braccio dolorante e sanguinante e uscii dal palazzetto di ghiaccio, correndo per la strada. Mi girai spaventata al rumore di una finestra infranta da cui sbucò Layo inseguito da Demon.
 Continuai a correre digrignando i denti ad ogni passo. Non sapevo dove andare.
 All’improvviso sentii dei passi pesanti dietro di me e Layo m’issò sulla sua groppa. In pochi secondi fummo davanti casa e il lupo saltò nella finestra della mia camera, atterrando senza fare rumore.
 Si ritrasformò in umano e notai che aveva una ferita sul petto.
 << Mi dispiace per il braccio >> disse con il respiro ansante, la voce roca.
 << Non preoccuparti >>.
 << Presto Allie non c’è tempo, tra poco Demon sarà qui. La casa non è più sicura. Usa il biglietto che ti ha dato Evangeline e porta anche il libro >>.
 << Mio padre? >> domandai preoccupata.
 << Lui starà bene. Loro sono qui per te >> disse Layo << Adesso vai! >>.
 Mi strinse fra le sue braccia per un attimo e in quel momento avrei voluto che il tempo si fermasse per rimanere nel suo abbraccio. Layo mi baciò la fronte e poi senza guardarmi si girò per uscire nuovamente dalla finestra. Un ululato furibondo squarciò l’aria.
 Con il respiro affannato corsi per il corridoio e raggiunsi la soffitta dove avevo nascosto Grimorio. Posai il biglietto di Evangeline sulla copertina del libro e il portale per il Cielo comparve su un muro della stanza.
 << Oddio! >> mormorò una voce dietro di me.
 Mi voltai e vidi la faccia sconvolta di mio padre.
 Lo presi per mano e lo trascinai con me nei Cieli.
 


 Preoccupata, diedi dei buffetti sul volto di mio padre, cercando di farlo rinvenire.

 Appena eravamo arrivati nei Cieli era crollato, svenuto dalla sorpresa, che forse non era stata poi tanto bella. Insomma, sapere che tua figlia era minacciata di morte doveva essere stato un brutto colpo per lui, soprattutto se quei diavoli che la minacciavano erano gli stessi che più di diciassette anni fa avevano tentato di uccidere anche lui e avevano portato via la mamma.
 Quando era svenuto, insieme a Gwen, l’avevo portato nella casa vuota di Evangeline e steso sul suo morbido letto di nuvole azzurre.
 Gwen si mosse vicino a me, chinandosi a sentire il battito del cuore di papà. 
 << Come sta? >> le chiesi, agitata.
 << Bene >> decretò l’angelo rialzandosi e cercando di fare un flebile sorriso per tranquillizzarmi << Si riprenderà tra qualche minuto. Adesso fammi vedere il tuo braccio >>.
 All’improvviso Layo comparì vicino a noi.
 << Che cosa gli è successo? >> domandò perplesso, con il fiatone.
 << Layo! >> mi tuffai su di lui, stringendolo, e lui gemette. Notai che aveva, oltre la precedente ferita sul petto, un lungo taglio sull’occhio destro e la spalla destra gli ricadeva inerte lungo il fianco. Doveva essere rotta. << Scusa >>.
 << Allie >> mi guardò mentre la rabbia gli scuoteva il corpo << Mi dispiace ma hanno preso la casa >> sospirò, cercando di calmarsi << Senza la protezione di Evangeline sono troppo forti >>.
 Lo abbracciai di nuovo, questa volta con più delicatezza e lui mi strinse con il braccio sano. << L’importante è che adesso sei qui >> mormorai sfiorandogli la guancia con un bacio.
 << Allie >> mi chiamò Gwen << Credo che tuo padre si stia riprendendo >>.
 Mi girai di scatto e mi chinai su mio padre che si stava lentamente risvegliando, sbattendo più volte le palpebre mentre apriva gli occhi.
 << Papà? Come ti senti? >>.
 << Allie >> disse con voce fioca << Credo di aver sognato >>.
 Si alzò piano dal letto e si guardò intorno, e per poco non risvenne.
 << Hai scritto il tuo nome sul libro >> strepitò poi con voce acuta, gli occhi fuori dalle orbite << Non dovevo tenerlo… >> sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
 E solo in quel momento sembrò notare il ragazzo che si trovava accanto a me. Layo ritirò svelto il braccio che aveva poggiato sul mio fianco e arretrò di diversi passi spaventato dallo sguardo infuocato di Nathaniel.
 << Tu! >> esclamò, e quel suono arrivò alle mie orecchiette come una fucilata << Non osare toccare mia figlia! >>.
 Gwen mi lanciò un’occhiata preoccupata. << Allie, fallo calmare o credo che gli verrà un accidente >>.
 Decisi di intervenire: << Papà, calmati! Va tutto bene, Layo è con noi >>.
 << Non m’interessa… >> sbraitò ma poi sembrò per un attimo stordito quando ripensò alle mie parole << Davvero? >>.
 Sentimmo dei passi veloci percorrere la casa e una voce chiamarmi. << Allie! Tesoro! >>.
 Mamma mi travolse, abbracciando e baciandomi sulla fronte. << Allie ho saputo solo adesso quello che ha fatto Demon, per fortuna stai bene! >>.
 S’immobilizzò quando guardò un punto oltre alle mie spalle, dove si trovava papà.
 << Ivoene >> mormorò Nathaniel con voce incredula.
 Mi liberai dall’abbraccio di mia madre, la quale si avvicinò con passo incerto verso papà continuando a osservarlo con attenzione.
 << Nathaniel >> sussurrò infine abbracciandolo.
 Vidi papà chiudere gli occhi e con un sospiro ricambiare la stretta della donna che aveva tanto amato e sentii una lacrima scivolarmi lungo la guancia. Mamma mi fece un cenno e mi unii anch’io al loro abbraccio. Uno starnuto e una soffiata forte di naso interruppero il momento e ci girammo per vedere Gwen che si asciugava le lacrime.
 << Scusate ma è così commovente! Lo so che sognavate questo momento da sempre >>
 Layo alzò gli occhi al cielo e borbotto qualcosa molto simile a un “mammoletta!”. Gwen gli lanciò un’occhiataccia.
 << Ivoene sono diciotto anni che aspetto questo momento. Mi dispiace tantissimo di averti perso >> disse mio padre prendendo la mano di mia madre tra le sue << E’ colpa mia se Allie adesso è in questo pasticcio! Ti avevo promesso che l’avrei protetta e invece non l’ho fatto! Ho conservato il libro perché sapevo che tu eri lì…>>
 << No papà, non è colpa tua! >> dissi con fervore.
 Ivoene gli fece una carezza su una guancia. << Ha ragione Allie, Nat. Questo era il suo destino. Non potevamo tenerla lontana da Grimorio. Adesso non dobbiamo perdere altro tempo però, bisogna salvare Evangeline. Lei è la nostra unica speranza >>
 << Com’è successo? >> domandò Layo, riferendosi al rapimento.
 << E’ stata una trappola ben congegnata >> risposte Gwen << Nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Non era mai successo che uno dei due Capi venisse toccato. A questo punto ho l’impressione che Demon abbia deciso di vincere questa battaglia a tutti i costi e scrivere la fine di Grimorio>>
 Un sordo rumore di battito d’ali interruppe il mio angelo custode. Qualcosa di molto pesante si posò sulla terra e poi la testa di un grosso drago dorato fece capolino dalla porta della casa.
 << E’ orribile! >> esclamò il drago in tutta agitazione.
 << Il regno dei Cieli è nel caos! >> aggiunse Salem entrando di soppiatto dalla porta, evitando l’enorme corpo del drago.
 << Cos’è successo? >> domandò Ivoene cercando di mantenere la sua solita compostezza.
 << Gabriel… >>
 << Cosa? >> saltò subito su Gwen al suono di quel nome.
 << I diavoli hanno preso anche lui >> annunciò tetro il gatto mannaro.
 Layo lanciò un’imprecazione e papà si sedette sul letto dal quale si era appena alzano, scuotendo la testa sconsolato. Non avevo mai visto mia madre così preoccupata dall’inizio di Grimorio.
 << E’ la fine! >>
 Il drago emise uno sbuffo di fumo azzurro che ci ricoprì per qualche secondo e quando si dissolse notai che era sparito. Mi girai a guardare Gwen. Era sbiancata e si era portata le mani sulla bocca come per trattenere un muto urlo di orrore. Mi lanciò uno sguardo terrorizzato che ricambiai senza riuscire a trovare alcun modo per consolarla. Il Richiamangeli che suonava da quando Demon era comparso davanti a me ancora non aveva smesso di tintinnare.
 Aveva ragione il drago? Era forse finita? Era davvero giunta la fine per il Bene?
 

  
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