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Autore: Lil_chan    19/09/2013    4 recensioni
Sotto la pioggia battente, una sigaretta ormai spenta tra le labbra, uno sguardo che avrebbe incenerito anche i sassi, le mani frementi.
Primo tentativo di scrivere una storia sentimentale e malinconica sul passato di Gokudera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, che dire?
Salve! Dopo ere geologiche di assenza eccomi di nuovo qui su efp. Vi dirò che sono un po’ emozionata dopo tanto tempo. Ma siamo qui per parlare d’altro ahahahah
Allora la fanfic è una GokuderaxYamamoto (mi ispirano da pazzi questi due), temporaneamente siamo qualche anno avanti rispetto alla conclusione del manga, quindi i personaggi hanno circa 18/19 anni.
La trama: cosa dire?  Volevo trattare del passato di Gokudera e mi sono inventata questa cosa senza senso.
Il titolo comunque è molto esplicito, per il resto dovrete aspettare e leggere. Ho cercato di mantenere il carattere dei personaggi il più simile possibile ma nemmeno in TYL si riesce a capire come sono esattamente i caratteri, si capisce soltanto che sono cambiati quindi io credo di essere andata OOC perché ho dato un carattere leggermente diverso (più adulto) ai personaggi. P.S. Capitolo pubblicato con la collaborazione (o meglio "pubblica il capitolo altrimenti ti do un paio di calci") della mia beta, nonché sorella nonché moglie KaoriAihara. :)
Mmh ok, la confusione in testa ve l’ho creata mi sembra, quindi siete pronti.
Buona lettura minna-san.





 
Sotto la pioggia battente, una sigaretta ormai spenta tra le labbra, uno sguardo che avrebbe incenerito anche i sassi, le mani frementi.


Gokudera era un fascio di nervi e tutto per colpa sua, anzi, per colpa loro; no, Bianchi questo non doveva farlo. Era un colpo troppo basso anche per lei.
Sempre più arrabbiato si riparò sotto la pensilina di una fermata dei bus lì vicino e si accese una sigaretta. Stavolta il sapore amarognolo del fumo non lo aiutò a calmarsi. Sospirò pesantemente e fissò un punto imprecisato dall’altra parte della strada, una coppia con bambino al seguito correva cercando riparo.
“Proprio una bellissima giornata” pensò prima di voltarsi, e la sua irritazione aumentò ancora di più – nei limiti del possibile – quando vide avvicinarsi il perenne sorriso di colui che era diventato l’idiota del baseball, o almeno per lui.
Disperato, ma anche rassegnato a passare il resto della serata all’inferno, sospirò e rispose al cenno di saluto di Yamamoto.
- Anche tu bloccato? Io mi sono inzuppato arrivando qui – Rise appena.
 
Un ennesimo sospiro e una nuova sigaretta, Smoking Bomb non lo degnò più di uno sguardo.
 
- Non è giornata, idiota -
Il moro continuò a sorridere.
– Si, l’ho notato dai tuoi occhi. Oggi sono più scuri del solito. -
L’italiano arrossì, non osando chiedere spiegazioni. Notò poi l’altro sedersi vicino.
- Casa mia non è lontana, possiamo fare una corsa e darci una sistemata. Potrai anche stare tranquillo per un po’, mio padre non c’è e io sarò occupato al ristorante. –
 
Inarcò un sopracciglio e, scettico ma comunque allettato dalla prospettiva di quelle ore di pace, il Guardiano della Tempesta annuì infine in assenso. Una volta arrivati, uno iniziò a lavorare mentre l’altro si concesse qualche ora di meritato riposo. Si svegliò solo a sera inoltrata, sentendo il padrone di casa entrare e si strofinò gli occhi, non potendo impedire a un sospiro di sfuggire dalle sue labbra.
- Buongiorno! Anzi, buonasera. – Si corresse immediatamente. - Dormito bene? Sembravi davvero averne bisogno, avevi una faccia! – Si lasciò sfuggire un piccolo commento e sorrise. -  Tutto okay? Mi sono preoccupato quando ci siamo visti, non ho fatto che pensare a te tutto il tempo. Mi sono anche tagliato, guarda. Comunque mio padre è  tornato e dice che sei invitato a cena. Fuori pare ci sia una tempesta. Gokudera…  -
 
Il ragazzo si era coperto gli occhi con entrambe le mani, ma le lacrime scorrevano libere e le spalle erano scosse dai singhiozzi.
- Sei un idiota! La vuoi smettere di parlare a vanvera?! Sto benissimo e non ho bisogno di stare qui. Razza di stupido! –
 
Anche se soffocate, quelle parole erano arrivate come un pugno allo stomaco di Yamamoto che, per la prima volta un’espressione seria in volto, abbracciò il compagno carezzandogli i capelli e la schiena per calmarlo.
- Lo so. – Annuì col capo. -  Lo so molto bene, ma sono io a stare male senza di te. Quindi che ne dici di farmi felice? Solo per oggi. Ho bisogno di te. –
 
Il ragazzo si lasciò calmare dai tocchi gentili dell’altro, non più padrone di sé. Chiuse gli occhi e per un tempo imprecisato spense definitivamente il cervello, concentrandosi solo sulle mani calde che lo carezzavano dolcemente; riusciva a percepire il sorriso dolce dello spadaccino, pur non vedendolo: non aveva il coraggio di guardarlo in faccia in quel momento.
Quando si staccarono gli occhi di Gokudera erano rossi, come anche le guance colorate per l’imbarazzo, e scesero solo dopo che i segni del pianto non furono più tanto evidenti.
 
Non era la prima volta che il dinamitardo mangiava a casa del moro, ma quella volta aveva notato un particolare che forse prima aveva ignorato: la complicità che legava padre e figlio, il loro affetto reciproco, ciò che lui era sempre stato negato.  I due si somigliavano molto.
Espansivi, passionali e tanto, tanto intuitivi, forse troppo. E anche discreti: mai un accenno al suo sfogo o ai suoi occhi rossi.
Smise quasi subito di mangiare, lo stomaco chiuso, e li osservò attentamente ridere e scherzare o parlare di questo e di quello. Guardandoli si domandò mentalmente se in un altro universo lui e i suoi genitori avrebbero avuto la possibilità di essere una famiglia. Una di quelle vere.
Immaginò i compleanni, i concerti fatti con sua madre, suo padre che gli insegnava tutto su come essere un degno braccio destro per il suo Decimo.
 
- Visto che domani non avete scuola e dopodomani è domenica, Gokudera potrebbe stare qui tutto il fine settimana e voi potreste andare insieme da qualche parte. –
 
Il sopracitato guardò il signor Yamamoto a bocca aperta, stupito.
 
- Posso davvero? - chiese con una punta di speranza nella voce; non se la sentiva di tornare a casa sua.
- Certo! Sei sempre il benvenuto ragazzo. Prendete la moto e andate a recuperare qualche vestito mentre io stendo il futon. –
 
I due furono spinti fuori dall’uomo e in una ventina di minuti circa arrivarono davanti all’appartamento dell’italiano, presidiato da un gruppo di uomini in giacca e cravatta dall’aria sospetta.
Gokudera strinse forte la spalla al moro, fissava quegli individui con puro odio misto a paura.
- Andiamo via. – Disse. - Veloce, prima che mi vedano. Vai! -
Sgommando si allontanarono fino ad arrivare di nuovo a casa dell’altro che non gli toglieva gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
 
- Go… -
- Yamamoto posso approfittare del tuo armadio? - chiese il bianco interrompendolo. Lui annuì, arrendendosi al mutismo dell’amico, e rientrarono.
Dopo un imbarazzato – La serratura di casa è rotta - I ragazzi diedero la buonanotte al padre dello spadaccino e salirono in camera.
Il moro si mise a frugare nei cassetti in cerca di due pigiami mentre il compagno fumava seduto vicino alla finestra. La luna ne illuminava il profilo e il guardiano perse un battito vedendolo: era un incanto.
 
-Tieni, ecco a te. - disse tornando in se.
 
Il dinamitardo si voltò e prese gli indumenti, buttando la cicca spenta per strada e accennando un sorrisino molto tirato.
Rimasero svegli fino a tardi a parlare, o meglio, Yamamoto parlava e Gokudera rispondeva e/o insultava ogni tanto, e solo a notte fonda si misero sotto le coperte. Il Guardiano della Pioggia guardò pensieroso l’altro, di spalle, che tremava leggermente. Era preoccupato, tanto, ma non voleva costringerlo a parlare se non se la sentiva.
- Gokudera vuoi dormire con me? Ho un po’ di freddo. -
Il ragazzo si alzò di scatto, rosso e boccheggiante, fissando l’idiota che aveva appena parlato.
-…ma che sta dicendo?! Hai delle coperte no? - chiese con voce acuta.
- Sì ma… dai Gokudera che ti costa dormire con me? Non ho mica intenzione di morderti. -
Imbarazzato e titubante, spinto non si sa da quale forza sovrannaturale (forse dall’insistenza del temporaneo coinquilino, chissà!), l’italiano si alzò lentamente e si coricò di fianco a un sorridente Yamamoto che l’abbracciò possessivo, non badando ai deboli tentativi dell’altro, sempre più rosso in viso, per liberarsi. Nel silenzio che seguì si potevano chiaramente sentire i battiti accelerati dei due ragazzi.
Gokudera si strinse di più allo spadaccino sussurrando un flebile
– Grazie. - Il moro non rispose, ma aumentò la stretta sul corpo vicino, convinto più che mai a non volerlo lasciare.
Nell’aria pesavano i mille significati nascosti dietro quell’unica parola.
 
“Grazie per avermi trovato.
Grazie per avermi portato qui.
Grazie per non aver fatto domande.
Grazie per essermi vicino.
Grazie, volevo solo un abbraccio.
Per tutto, grazie.”
   
 
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