Eternamente
(Para Siempre)
Il mio sentimento
per te è grande come la giovinezza,
senza tremiti, o baci, o pie discolpe.
Alda Merini.
C’era un caldo
insopportabile fra i campi quell’agosto del millenovecentocinquanta, si
respirava a malapena.
Morena guardava al cielo
domandandosi che ne sarebbe stato di lei quando Javier sarebbe andato via.
Il ragazzo le
era sdraiato accanto, su un vecchio sacco di stoffa grezza che
utilizzavano spesso come coperta, guardava al cielo anche egli, sognando la
capitale; era stato ammesso all’accademia militare più importante
del paese, avrebbe avuto l’opportunità di proseguire l’antica
tradizione di famiglia che vedeva i membri maschi arruolati nella gendarmeria,
si sarebbe costruito un futuro.. se questo non fosse stato così
insopportabile perché lontano da lei, Morena. Erano cresciuti insieme,
lui figlio dei più ricchi possedenti delle
terre che vedevano intorno e oltre l’orizzonte, lei l’emarginata delle
barracas, nella sperduta Fuentesauco
una piccola frazione di quella Spagna dimenticata da Dio. E dagli uomini.
Non si trovavano mai d’accordo
nel ricordare come cominciò la loro amicizia, ma da quel giorno non si
erano più lasciati; Morena viveva per le ore passate lontano da casa insieme al suo Javier ed egli bramava vederla alla
stessa maniera perché insieme, seppure per poco, riuscivano a
dimenticare tutto. Il tempo, le guerre, le impostazioni della rigida educazione
della famiglia di lui, il sudiciume, la trascuratezza
della matrigna e la puzza di alcool che aleggiava nella baracca di lei.
Se era amore
non lo sapevano ancora, i loro giovani cuori pulsavano tumultuosi e non sempre
avevano le risposte.
Oppure non c’era mai
stato bisogno di trovarle.
Javier conosceva a memoria il
suo viso a cuore incorniciato da morbidi capelli neri, il corpo voluttuoso
cresciuto un’estate in cui avevano smesso di
fare il bagno nudi al fiume, il suo temperamento forte e gli occhi nocciola
striati d’oro, perdendo battiti ogni qual volta lei lo guardava maliziosa
da sotto le lunghe ciglia scure, quando lo canzonava sugli inaspettati rigonfiamenti
nei pantaloni, le rare volte che era vestita da signorina o si trovavano a
dormire abbracciati a cucchiaio.
Dal suo canto Morena poteva
asserire lo stesso, i tratti somatici di Javier le facevano strappare un
pensiero ambiguo molto spesso; il volto squadrato dagli zigomi alti, le labbra
carnose posate su denti di porcellana bianca, le spalle larghe e il portamento
dritto frutto di un duro addestramento fisico che suo padre, fin da bambino, lo
indusse a compiere per ritrovarsi un corpo formato e forte. Ma se c’era
una cosa che la faceva impazzire erano i suoi occhi
verdi e profondi, un contrasto di pura bellezza con la pelle bruna.
Si, probabilmente si amavano.
Ma il loro amore era qualcosa che andava oltre i comuni
mortali.
Erano certamente l’uno la parte complementare
dell’altro.
Insieme o divisi per sempre.
«Non voglio sentirti parlare così, mi hai
capito? Nulla ci terrà divisi per sempre.»
Javier si era alzato dalla coperta e le si era parato di fianco al bordo del fiume, allacciando
la mano nella sua; la ragazza aveva girato debolmente il capo, gli occhi lucidi
e un sorriso sterile.
«Sei così infantile Javier, credi ancora nelle favole. Sposerai
una ricca ragazza della capitale e tuo padre sborserà milioni di pesetas pur di tenerti lontano da Fuentesauco.. lontano da me.» Calciò un sasso che con un
tonfo profondo finì nelle torbide acque del fiume, slegò le loro
mani e proseguì con voce amara. «Lui vede in noi il pericolo, la
minaccia per il tuo futuro.. ed anche tu sai che
è così, infondo.»
La scrollò per le spalle,
offeso. «Tu sei la mia migliore amica, quello che pensa lui non mi interessa.»
Migliore amica,come era dolceamara la verità; strinse forte i pugni, prima di
spingerlo via con rabbia e rassegnazione. «Oh,
vattene via Javier! Lasciami in pace!»
Guadagnò passi verso il campo ma
la rincorse trattenendola per un braccio. «Aspetta!»
Ella girò il viso e lo scoprì arrossato
da lacrime. Lacrime sommesse che gli annegarono il cuore per sempre. «Non
piangere ti prego.»
La tirò a se baciandole una ad una, leccandole via come quando faceva da bambino. «Hai
il visino tutto sporco..» Con la manica della
camicia asciugò infine l’umido, guardandola intensamente. «Sei così bella Morena. Vorrei tanto sapere cosa
ti passa per la testa.»
Lei non rispose ma si allungò
con le punte dei piedi alle sue labbra e vi si posò delicatamente;
restarono a fissarsi con occhi aperti e increduli, fino a quando Javier non
schiuse le sue e iniziò a giocare con la lingua nella sua bocca prima
timido e incuriosito, poi affannato, vorace, intenso. Si divisero solo quando
l’apice della passione toccò tinte inesplorate, Javier
guardò terrorizzato al viso di Morena accaldato, al suo petto che si
alzava ed abbassava in un ritmo impazzito.
Indietreggiò.
«Io..
non so che mi è preso.»
«Io si.»
Lo riportò ancora alla sua bocca, stavolta aggiungendo mani lungo il suo
corpo scolpito; Javier riscosso la prese a se stringendola forte fino a farla
gemere, la sollevò da terra tenendosela addosso come una bambina per poi
posarla dolcemente sulla coperta sdraiandosi accanto.
Morena lo guardò agognante. «Voglio
che sia tu.. il primo.» Il ragazzo si irrigidì, scostandosi. «Non c’è
altro uomo che io desideri più di te Javier.»
Prese la sua mano e se la portò alle labbra; impacciata
passò le sue dita forti lungo il contorno e ridiscese per il collo,
lungo il profilo del seno, giù per il fianco. Il respiro anelante
copriva il silenzio di Javier e il tremito del suo labbro mentre scorreva sul
quel corpo a cui aveva guardato inconsapevole con
profondo desiderio, camuffato negli anni dall’affetto reciproco che si
scambiavano.
Ma il tempo delle fiabe era cessato.. e la desiderava tantissimo.
Approvò con un bacio da subito
incalzante, premendo le dita su quel fianco fino a farsi diventare le nocche
bianche.
La ragazza incoraggiata da tanto ardore
si tirò su con il busto, sfilando la veste dal capo e gettandola via;
era già nuda, scandalosa, perfetta.
«Oh Morena..»
Si avventò sui seni pieni e desiderò posarvi su le labbra, molto
delicatamente, provocando nella giovane dei singulti quando li leccò e
titillò i capezzoli fra i pollici; con mani a coppa li strizzò e
scese giù verso le cosce aperte per accoglierlo, fino alla fessura
bagnata che lo fece fremere d’ansia e stupore. «Non voglio farti
male.»
«Baciami. Besa ella.» Rispose
lei con uno sguardo vacuo e la voce roca, baciala.
Ubbidì frastornato da tanto
fervore posandosi con bramosia fra le gambe; le mani di Morena si avventarono
nei suoi capelli dirigendo quel capo bellissimo e nero corvino in un assillante
movimento godurioso.
Pieno e soddisfatto dal suo sapore si
tirò per le braccia risalendo alla sua bocca con lentezza disarmante.
Si guardarono consci e inesperti, ma sicuri di appartenersi.
Javier le fu dentro e niente fu
più come prima.
«Sii mio, Javier. Eternamente.»
«Tuo, Morena. Para siempre.»
Ma sapevano entrambi fosse
una bugia.
*
NDA:
La mia mente ha bisogno di storie d’amore come il corpo di cibo.
Sono ossessionata dalle mie stesse
fantasie, che se non scrivo mi martellano fino alla nausea.
Ho riflettuto più e più
volte sull’ipotesi di non scrivere l’ennesima storia di amore
interrotto/disastrato/tragico, ma non ci posso fare niente..
lo faccio.
Se come inizio pensate possa
piacervi, o incuriosirvi, lasciatemi pure un vostro commento.
Voi non sapete quanto mi
fareste felice!
Grazie,
Lunadreamy.