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Autore: callistas    20/09/2013    7 recensioni
Ciao!
Eccomi tornata come promesso a postare il primo capitolo di una nuova storia con gli immancabili Draco e Hermione.
Draco è il titolare di Hermione, la quale lavora presso di lui come centralinista. Grazie a una piccola diatriba con la fidanzata di Draco - leggete e saprete fin dal primo capitolo chi è - per Hermione inizia un calvario senza fine, fatto di dispetti e punizioni immeritate.
Spero vogliate darmi ancora l'occasione di sapere cosa ne pensate.
Vi aspetto numerosi!
Un bacio,
callistas
P.S.: La magia non c'è.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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03 - Mettiamoci al lavoro Fosse per me salterei tutti questi capitoli e andrei dritta al sodo ma, si sa, che callistas è un gran bel pezzo di… stronza e MAI!!! farà una cosa simile.
*se la tira.*

Detto ciò, andiamo avanti.

Nel precedente capitolo, Draco ha ragionato con la seconda testa che gli è stata data in dotazione, ma non temete, balde fanciulle: anche Draco tornerà a ragionare con la testa che ha sulle spalle, ma solo mooooooolto più avanti…

Vi aspetto alla fine del capitolo, che ho un paio di cosette da spiegarvi…


Un bacio,
callistas.









“Malfoy Home buon giorno, sono Michelle. Posso aiutarla?” – la momentanea sostituta di Hermione sorrise. – “No, Hermione non è ancora arrivata, posso aiutarla io? Sì, certo, glielo passo subito. Devon?, ti passo Koster, ciao. Oh, Hermione! Buon… giorno…” – la salutò Michelle, sconcertata per l’abbigliamento.

L’unica spiegazione possibile era che avesse le allucinazioni da Lunedì.

“Ciao Miky, buon giorno!”
“Ma… come sei vestita?” – chiese la centralinista che, ancora incredula, si era alzata addirittura in piedi per guardare meglio il suo vestiario.
“Nuove mansioni.” – rispose Hermione con un sorriso tranquillo. – “Da oggi fino a nuovo ordine sarò in magazzino. Anzi scusa, ma devo scappare. Ci vediamo!” – disse Hermione, salutando la collega come se le avesse detto che aveva vinto alla lotteria.
“Cia-ciao…” – disse Miky, sconcertata.
Poi il telefono suonò.
“Malfoy Home…”




Hermione, quel lunedì otto settembre, si presentò al suo nuovo lavoro in una comoda tuta da ginnastica corredata di scarpe, ovviamente, da ginnastica. Per la prima volta si sentì veramente se stessa. Non disdegnava di certo vestirsi in modo elegante, ma lei era come un camaleonte: cambiava in base all’ambiente in cui veniva posta.
E quel giorno, Hermione, era in un ambiente decisamente a lei più congeniale.

Era come tornare a casa.

“Josh?”
“Sì? Posso aiut… Hermione?!”
La ragazza rise divertita dalla faccia di uno dei magazzinieri addetti allo scarico con il quale, quando scendeva in magazzino, scambiava quattro chiacchiere.
“Che… tu… in tuta… oh, ma che hai combinato?” – chiese, riuscendo a fare una frase dal senso completo.
“Per un po’ starò con voi ad aiutarvi. Sai dov’è Roger?” – chiese, allungando il collo in cerca del responsabile del magazzino.
“Sta nella solita baracca.” – rispose Josh, indicando il famoso punto di ritrovo con il pollice.
“Ok grazie.”
“Hermione?”
La ragazza si girò. Era seria.
Il tempo dei giochi era finito.
“Va tutto bene?”
Gli sorrise.
“Tutto bene.” – confermò.
Poi si diresse da Roger.


“Roger?”
Un uomo che aveva ridato un nuovo significato alla frase “armadio a due ante” si girò sulla sedia e sorrise, mezzo divertito, mezzo impacciato verso Hermione.
“Ciao Hermione. Ho sentito la notizia.” – disse, riferendosi al fatto che era stata trasferita in magazzino.
“Visto che salto di qualità?” – chiese la ragazza, facendo ridere l’uomo.
“Dai entra.”
Hermione entrò nell’ufficio e chiuse la porta.

Discussero fittamente, mentre chi era riuscito a farsi scucire da Josh quelle poche informazioni sul perché Hermione fosse in magazzino, e non al centralino, e vestita con una tuta, anziché con quei completini che facevano girare parecchie teste, si ritrovava a fissarla, nella speranza di riuscire a leggere almeno il labiale.
Poi uscirono tutti e due e si diressero dagli altri.




“Ragazzi, lei è Hermione, quella nuova.” – disse Roger con una mano sulla sua spalla, presentandola ai magazzinieri che ancora non la conoscevano.
“Ciao Hermione…” – salutarono gli altri.
“Ciao!”
“Viene dai piani alti e deve imparare questo lavoro. Aiutiamola, ok?”
I commenti di certi furono alquanto scocciati perché oltre al loro lavoro dovevano star dietro ad una ragazzina che non sapeva come funzionava il mondo “vero”.
Hermione li aveva sentiti perfettamente e non aveva commentato, perché era certa che una volta dimostrata tutta la sua buona volontà e abilità nel gestire un magazzino si sarebbe guadagnata anche il loro rispetto.

Una volta che il capo magazziniere rimase da solo con Hermione, le fece sentire tutto il suo sostegno.
“Non abbatterti… è che il lavoro quaggiù è molto duro. Ci sono ritardi frequenti e questo porta ad altri ritardi nel lavoro ed è una cosa che li irrita molto. Tu stammi dietro i primi tempi, ok?”
“Sì, certo…”

Come prima cosa, Roger Smith mostrò alla nuova arrivata il programma per l’emissione delle fatture, dei documenti di trasporto, la contabilizzazione e il carico/scarico delle merci.
Hermione pensò che quel programma dovesse avere il monopolio di qualsiasi magazzino del paese, perché anche a casa suo padre aveva scelto quel software per la gestione della contabilità.
“Non è complicato come hai potuto notare, ma serve tempo per ingranare e imparare a memoria i codici.”
“Ho una buona memoria…” – disse lei, facendo sorridere il capo magazziniere.
“E’ questo lo spirito giusto, ragazza!”
“Amen, fratello!” – scherzò lei, alzando una mano e chiudendo gli occhi come se stesse pregando.
Roger rise di gusto.
“Coraggio, vieni con me. Ora ti mostro come funziona lo scarico…” – ma non fece in tempo a finire la frase che il portatile suonò. – “Pronto? Sì, sono io… COSAAAA?!?!?” – sbraitò lui, facendo ammutolire tutti.
Hermione che era accanto a lui, saltò come un petardo e cacciò un urlo per lo spavento.
Roger poteva essere anche un armadio a due ante ma Hermione non l’aveva mai sentito urlare o arrabbiarsi. Ci rimase davvero male…
Quelli accanto a lei risero di quel suo guizzo di spavento. Ogni tanto anche loro però saltavano spaventati, perché Roger, la maggior parte delle volte, riusciva a risolvere pacificamente i problemi.
Quello al telefono doveva essere sicuramente Frank della HadroSped.
In molti si chiedevano perché il signor Malfoy non si decidesse a cambiarlo una volta per tutte: erano più i ritardi che non le consegne puntuali!

“NON PUOI FARCI QUESTO! NON MI INTERESSA SE HAI UN’UNGHIA INCARNITA! MI SERVE QUELLA ROBA! SONO GIA’… senti…” – disse a bassa voce, cercando di controllarsi. – “… ho bisogno di quella roba. Adesso!”
Hermione lo ascoltò esterrefatta. Non avrebbe mai immaginato che la voce dolce di Roger potesse trasformarsi in un ruggito feroce.
“Ti sei spaventata?” – chiese un ragazzo dell’età di Hermione.
“Come? Oh no, tranquillo…” – disse, tornando a guardare incuriosita il fenomeno “Roger”.
“Io sono Evan, piacere.”
“Hermione.” – rispose la ragazza, stringendogli la mano. – “Ma con chi ce l’ha Roger?” – chiese Hermione infine.
“Frank, un nostro trasportatore.” – spiegò. – “Ci da sempre problemi. Arriva in ritardo con le consegne e ci causa problemi con i piani alti. Noi abbiamo fatto presente questa storia, ma ci hanno liquidato con un “non è esoso.” E ora siamo di nuovo nella merda ops!, scusa…” – disse il ragazzo imbarazzato.
“No, tranquillo…” – disse lei con serietà.
Guardò Roger, infervorato come non mai e decise di aiutarlo.
“Roger, lascia…” – disse Hermione, prendendogli il cordless.
Il capo magazziniere la guardò allibito.
“Hermione, non sai come…”
“Tu sei Frank?”
“Chi è?”
“Il tuo peggior incubo se non ti presenti qua tra mezz’ora.” – sentenziò lei dura.
Tutti si erano fermati e quella parte di magazzino si zittì.
“Senti, ragazzina… ho altro da fare che…”
“Sicuramente ti ritroverai altro da fare una volta che sarai arrivato da noi, perché ti giuro che se non ti presenti qua entro il tempo che ti ho dato, dovrai rimanertene a casa per molto tempo. E non per un’unghia incarnita, mi sono spiegata?”
“Che fai, minacci?” – chiese l’altro, quasi divertito.
“No, dispenso consigli. Frank? Tra mezz’ora. Qui.”
“Mi fa male…”
“Vediamo… che ne direbbe il direttore se sapesse che ogni minuto gli costi £ 1.500,00?”
“Scusa?” – chiese l’autista, credendo di aver capito male.
“Ma che credi? Che il ritardo nelle consegne non comporti costi aggiuntivi?” – lo sbeffeggiò lei.
“Ma…” – Frank aveva iniziato a perdere tutta la sua sicurezza.
Parlava seriamente o lo stava prendendo in giro solo per avere la merce in orario? E se fosse stata solo una presa in giro?, o peggio!… e se fosse stata la verità, cos’avrebbe fatto il suo capo? Lo avrebbe licenziato in tronco!

Chi si era fermato ad ascoltare la conversazione, Roger incluso, non poté non rimanere sorpreso di fronte al caratterino di Hermione. Nessuno aveva mai avuto a che fare con lei; sapevano solo che era una persona simpatica e che trattava loro e il loro lavoro con il rispetto che meritava: vederla trattare con fermezza con quel trasportatore e dare con una precisione quasi studiata il costo di quei ritardi aveva lasciato parecchie bocche aperte.

“Informati…” – continuò Hermione spedita come un panzer. – “Ogni tuo minuto di ritardo costa al direttore la cifra che ti ho detto. Moltiplicala i minuti di ritardo e fammi sapere se sei disposto a rimetterceli. A causa tua i camion ritardano, le navi ritardano, le consegne ritardano… io inizierei a farmi due conti o a cambiare direttamente lavoro. Tra venti minuti qui!”
“Ma… avevi detto mezz’ora!” – disse lui, terrorizzato alla prospettiva di dover mettere di tasca sua tutti quei soldi.
“Va che il tempo passa sai? MUOVI IL CULO!” – e gli chiuse in faccia la comunicazione, rendendo così ancora più veritiere le sue minacce mentre tutto il magazzino la guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Riconsegnò il cordless a Roger che lo guardò come se non fosse più il suo. – “Visto? Con le buone maniere si ottiene sempre tutto.” – disse lei con un sorriso. – “Coraggio… tra venti minuti sarà qui e dobbiamo far posto al camion.” – disse Hermione, dirigendosi verso l’ingresso gli scarichi.
“Ma… come fai ad esserne sicura?” – chiese Roger ancora sbalordito.
“Istinto femminile.” – disse lei, con una scrollata di spalle.


Tutto il magazzino si bloccò, allibito, anche chi della conversazione di Hermione non aveva sentito niente: c’era solo la sorpresa comune di vedere arrivare Frank della HadroSped in perfetto orario.
L’autista non solo era arrivato in un quarto d’ora, ma ora vedevano Hermione aprire la saracinesca del camion come se l’avesse sempre fatto e iniziare a tirar fuori le scatole.
“CATENA DI MONTAGGIO!” – urlò Hermione per farsi sentire.
Automaticamente tutti gli addetti allo scarico si misero in fila. Hermione passava una scatola al primo, che poi la passava a quello dietro di lui, che passava la merce all’altro… e così via finché non venne impilata ordinatamente in fondo al magazzino, affinché non intralciasse le normali manovre.
In tanti si chiesero come mai una ragazza esile e minuta come Hermione riuscisse a compiere lavori pesanti come quello.




La risposta arrivò in pausa pranzo.
Il magazzino aveva una sala mensa personale, per evitare che lo sporco che si trascinavano addosso – polvere, l’unto di certe scatole… – potesse sporcare gli altri ambienti.

Hermione pensò immediatamente che quella fosse una forma di razzismo bella e buona.
Insomma… erano esseri umani anche loro!, che si lavavano le mani e si cambiavano i vestiti per mangiare! Ma cosa credevano? Che fossero dei porci, ineducati a stare in mezzo alle altre persone?

“Mio padre ha una ditta di trasporti.” – spiegò la ragazza.
Aveva preso posto tra gli uomini del magazzino e stava tranquillamente mangiando con loro.
Vari “aaahhh” di comprensione si levarono dal lungo tavolo. Adesso tante cose si spiegavano!
“Di che genere?” – chiese uno interessato.
Era uno dei tanti che aveva sbuffato quando Hermione era arrivata lì da loro, ma che si era ricreduto quando aveva visto che la ragazza non si faceva problemi a lavorare.
“Beh, trasporti in generale…” – disse Hermione, con un’alzata di spalle. – “…alimentari, traslochi… un po’ di tutto.” – disse, addentando la sua pasta.

Quando Roger le aveva spiegato come funzionavano le cose, ovvero che i magazzinieri non salivano nella mensa degli amministrativi per non “sporcare”, c’era rimasta parecchio male.
Credeva che il frigo che si trovava nel suo ufficio fosse per le bibite ma quando aveva visto che ne uscivano vari contenitori con dentro quello che sembrava un vero e proprio pranzo, non ci aveva capito più niente. Così i suoi colleghi divisero il loro cibo per quella volta, certi che Hermione non fosse una persona che si approfittava della gentilezza degli altri.
Li aveva ringraziati per mezz’ora.

“Ah… è per questo che sei abituata a sollevare pesi?” – chiese Roger.
Hermione annuì, con un pezzo di panino in bocca.
“Sì. Quand’ero piccola andavo in ufficio dopo la scuola e mi mettevo a giocare su una scrivania, facendo finta di essere la segretaria…”
Tutti si misero a ridere.
“… poi, crescendo, la scuola ha iniziato a organizzare vari stage presso alcune aziende per introdurre gli studenti al mondo del lavoro e io mi sono infilata in quella di mio papà.”
“Sempre come segretaria?” – chiese Evan.
“Per carità, no!” – sbottò lei, come se avesse appena bestemmiato. – “Il lavoro d’ufficio lo odio. Sono più portata a trattare con i fornitori e i ritardatari.” – disse lei, ridendo e contagiando gli altri, che ricordarono perfettamente il modo in cui Hermione fece arrivare Frank addirittura in anticipo. – “Però ho comunque imparato il lavoro amministrativo e le leggi che ci stanno dietro.” – Hermione bevve un goccio di coca e poi si alzò per gettare via il tutto nel cestino.
“Preferisci il lavoro duro a quello d’ufficio?” – chiese un altro ragazzo.
“Diciamo che piuttosto che avere a che fare con delle colleghe schizzinose, preferisco i magazzinieri. I miei non sono persone raffinate, nel senso che sono semplici lavoratori. Si sono fatti il culo una vita intera, lavorando dalla mattina alla sera e non stanno a guardare se quando vai in ufficio hai le scarpe col tacco o le infradito. Per loro è certamente importante il decoro sul posto di lavoro, ma guardano soprattutto che tu sappia farlo bene e con coscienza. Gli atteggiamenti di certe persone che lavorano qui…” – disse, indicando con l’indice i piani alti. – “… non avrebbero vita lunga con i miei. E nemmeno con me.”
“Un tipo alla buona!” – disse un signore, poco distante.
“Sì! Preferisco alla grande lavorare con persone che non si scandalizzano a parlare come mangiano.”
“Sei la prima donna che sento parlare così.” – disse Roger.
Hermione sorrise. Grazie all’educazione che le avevano impartito i suoi genitori, non si faceva problemi con nessun tipo di lavoro. Fin tanto che si trattava di un impiego onesto, la ragazza non avrebbe obiettato su niente, nemmeno se ci fosse stato da lavare i gabinetti.
Sua madre e suo padre le avevano insegnato a impegnarsi sul lavoro, di rendere sempre al massimo e, soprattutto, di essere umile.
Una dote assai rara per chi, invece, ha sempre avuto la pappa pronta.


Era solo la prima giornata, ma sembrava che il lavoro si fosse alleggerito.
Grazie alle sue abilità oratorie (minacce e insulti vari…), Hermione era riuscita a far arrivare in orario, se non addirittura in anticipo, dei ritardatari cronici come Frank. Si vedeva che la ragazza aveva polso e non si faceva mettere i piedi in testa nemmeno da qualcuno che era il doppio di lei.

A fine giornata, tutte le consegne furono fatte e gli scarichi effettuati. Avrebbero dovuto solamente preparare tutti i documenti necessari per accompagnare la merce al luogo di destinazione e poi sarebbe tutto finito.
Tra le classiche virgolette, poiché il giorno successivo sarebbe iniziato tutto d’accapo.

“Ci vediamo domani!” – salutò Hermione, calorosamente.
“Hermione, aspetta!” – la chiamò Roger.
“Dimmi.”
“Senti, a fine giornata il signor Malfoy scende per controllare che tutto sia in ordine…”
Hermione alzò gli occhi al cielo. Non aveva voglia di rivedere la sua faccia da “fighetto con la pappa sempre pronta.”
“… so che magari sarai stanca, ma è la prassi. Vuole essere informato su quello che succede.”
“Beh, mi sembra giusto.” – commentò Hermione, che comunque aveva apprezzato quel lato del carattere del signor Malfoy. – “Quando arriva?”
“Tra dieci minuti. Lo aspetti con me?”
“Non puoi arrangiarti tu?” – chiese piagnucolando.
“Dai, dai… su! Forza e coraggio!”
“E santa pazienza, più che altro…” – disse Hermione, appoggiando il proprio marsupio sul tavolo in attesa del boss.

Intanto che aspettavano, misero a posto tutti di documenti arrivati con la merce che avevano scaricato e li avevano impilati in base al loro arrivo, così il mattino successivo avrebbero potuto iniziare con l’emissione dei D.D.T..

“Buona sera, Roger.” – disse una voce profonda.
Una voce che Hermione aveva da poco imparato a detestare.
“Buona sera Draco.” – salutò Roger in un moto di profonda confidenza.
“Signorina Granger… vedo che è ancora qui.”
Allora non ti serve l’oculista, genio…
“Sì. Roger mi ha chiesto di aspettare il suo arrivo.” – disse la ragazza con un sorriso cordiale.
Draco annuì.
“Roger, com’è andata oggi? Ritardatari?” – chiese, studiando le varie carte che troneggiavano sulla scrivania.
Hermione sentì un brivido freddo correrle giù lungo la schiena. Aveva paura che il signor Malfoy mettesse in disordine quelle carte ma, con un sospiro di sollievo notò che le aveva rimesse dove e come le aveva trovate.
“Nemmeno mezzo!” – esclamò il capo magazziniere orgoglioso di quella giornata.
Draco stava analizzando dei documenti, alzò lo sguardo come se avesse capito male.
“Come?”
“Nessun ritardo, Draco. Ed è tutto merito di Hermione.”
Draco spostò lo sguardo perplesso dal suo capo magazziniere alla ragazza. Come poteva una ragazzina minuta come lei aver fatto tutto questo in una sola giornata di lavoro?
Hermione, invece, aveva sperato che Roger se ne stesse buono e che non la chiamasse in causa. Speranza vana…
“E cosa c’entra la signorina Granger?”
Hermione lo osservò e le mancò poco per scoppiargli a ridere in faccia. La figura di Draco faceva a pugni con tutto il contesto: un damerino impagliato nel suo preziosissimo abito firmato in un magazzino dove l’unto regnava sovrano.
Si trattenne…
“Ha esortato i fornitori ad arrivare.”
“Non vedo cosa vi sia di diverso da quello che fai tu tutti i giorni.” – stabilì Draco.
“Io sbraito e urlo, ma Hermione con calma olimpica li ha fatti arrivare addirittura in orario! È stata fenomenale!”
E Draco notò il tono di confidenza tra i due.
“Vedo che hai già fatto amicizia con la signorina Granger. Ti ho proprio mandato giù un valido supporto, allora.” – disse Draco, guardando la ragazza con aria di sfida.
Che lei contraccambiò.
“E’ un’ottima lavoratrice e non si lamenta mai. Un’utopia!” – esclamò Roger che non aveva captato l’ironia nel tono di voce del suo titolare.
Un sopracciglio inarcato indicò che Draco non si aspettava di certo un risvolto simile. Hermione? Un’instancabile lavoratrice?
“Roger, forse il signor Malfoy ha dell’altro da fare…” – alias “Roger muoviti che io ho altro da fare!”
“Oh, sì, scusa.” – disse, rivolto al titolare. – “Dunque, oggi è arrivato tutto il materiale che avevi ordinato. È tutto laggiù.” – disse Roger, indicando il fondo del magazzino, tappezzato di scatoloni più o meno grossi. – “Domani non sono previsti tanti arrivi, così avremo tutto il tempo per emettere i D.D.T. e far partire la merce.”
Ci fu un attimo di silenzio.
Oh ma che devi fare? Ti spicci? Sono stanca!, pensò Hermione, esasperata.
Puzzava e l’unica cosa che voleva era la doccia di casa sua.
“Sono stupito del risultato. È la prima volta che scendo in magazzino e trovo tutto in ordine.”
Roger gongolò dentro di sé per l’orgoglio.
Hermione gongolò dentro di sé per la soddisfazione.
Non dici nient’altro?, pensò la ragazza, cercando di non sorridere spudoratamente in faccia al damerino.
“Mi fa piacere. Hai altro da dirmi?”
“No, Roger… puoi andare.”
Hermione tirò un sospiro di sollievo. Finalmente la tortura era finita. Andò a prendere il proprio marsupio, ma non aveva recepito bene la frase di Draco.
“Signorina Granger, può rimanere un attimo?”
Tutto l’entusiasmo di Hermione svanì all’istante.
E te pareva…, pensò la ragazza che, prima di girarsi, alzò gli occhi al cielo.
“Mi dica.”
Con la coda dell’occhio vide Roger andarsene e lo invidiò.
Quando Draco udì la porta chiudersi, poté parlare.
“Un ottimo lavoro, davvero. Sono sorpreso.” – ammise.
E lo era davvero.
Non gli capitava tutti i giorni di avere a che fare con una ragazza che si adattava – come d’altronde lei stessa aveva ammesso solo la sera prima – a qualsiasi tipo di lavoro.
“La ringrazio.”
“Si sente stanca?” – disse Draco, stuzzicandola.
“Affatto…” – disse lei, anche se pensava l’esatto opposto. Mai e poi mai gliel’avrebbe data vinta! – “… sono abituata a questo tipo di lavori, io.” – disse, marcando per bene il pronome.
Draco non sapeva bene se infastidirsi per quella continua sfacciataggine o trovarla perfino… divertente.
“Quindi non avrà nulla da obiettare se la destino qui, per il momento.”
Fa quel che vuoi, basta che mi lasci andare a casa. Ho una fame bestia che mangerei anche te!, pensò la riccia.
“Come le ho già detto non è mia abitudine discutere una decisione aziendale. Se lei ritiene che io sia più adatta a questo compito, non obietterò.” – rispose cortesemente Hermione.
“In questo caso si ritenga momentaneamente distaccata qui in magazzino.”
Hermione annuì.
“Va bene.”
“Buona serata, allora.”
“Buona serata a lei, signor Malfoy.”
Hermione lo seguì con lo sguardo, finché non uscì dal magazzino.


Era la prima volta che una dipendente lo sfidava in quel modo. Normalmente avrebbe licenziato in tronco il povero malcapitato, ma a frenarlo era stato il fatto che lei fosse una donna e che avesse fatto seguire alle sue parole dei concreti fatti.
Dopo quanto visto, sospettò che la signorina Granger non si sarebbe lamentata neanche se avesse deciso di metterla a lavare i gabinetti degli autisti.
Interessante… pensò il presidente della Malfoy Home. Si è tagliata le unghie, pensò con un sorrisetto divertito.




Una volta giunta a casa, Hermione tirò un sospiro di sollievo.
Lilly la guardò come per dire “com’è che sei così in ritardo? Io devo fare la pipì!”. Hermione rise di fronte alla faccia “sbigottita” del cane e le fece una carezza veloce.
“Qualcuno deve fare la pipì?” – chiese Hermione retoricamente.
Quando Lilly individuò la parola chiave della frase di Hermione, iniziò a saltare come una cavalletta sulle zampine posteriori. Con non poca difficoltà, Hermione le mise il guinzaglio e la portò fuori.









“Allora? L’hai licenziata?” – fu la prima cosa che Pansy chiese a Draco quando mise piede nel suo appartamento.
“Purtroppo non posso, amore.” – disse Draco, versandosi una generosa quantità di barboun nel bicchiere.
“Ma… perché?” – chiese Pansy, quasi oltraggiata.
“Non c’erano i presupposti adatti per poterlo fare.”

Avrebbe voluto dire “purtroppo”, ma all’ultimo non l’aveva fatto.
Quella ragazza gli aveva dimostrato forza di volontà, una qualità rara da trovare nei suoi collaboratori.

“Perché? Cosa avrebbe dovuto fare?” – chiese, fingendo disinteresse.
“Beh… come minimo avrei dovuto beccarla a rubare documenti, inoltrarli alla concorrenza, rubare dalla cassa…” – elencò.
“E allora cos’hai fatto?”
“L’ho sbattuta in magazzino.”
Per una veloce, fugace frazione di secondo, Draco si chiese per quale motivo avesse usato proprio quel verbo.
Di certo non poteva negare che la signorina Granger fosse una ragazza carina, ma da lì a rovinarsi la reputazione con una dipendente ne passava di acqua sotto i ponti!
Pansy aprì la bocca, mentre un accenno di sorriso le imbrattò il volto.
“Cosa?”
Draco le versò del vino bianco nel calice.
“Ma ho l’impressione che se anche la mettessi a pulire i bagni non si lamenterebbe. Ha forza di volontà, quella ragazza…” – constatò lui, leggermente assorto, mentre il profumo del liquore gli arrivava al cervello.
“Si direbbe quasi che l’ammiri per questo.” – disse lei, notando il tono quasi rispettoso che Draco aveva usato per descrivere quella stronzetta che l’aveva insultata.

Ecco una cosa tipica di Pansy: ingigantire le cose fino all’assurdo.

“Non dirmi che la futura signora Malfoy è gelosa di una magazziniera…” – ironizzò lui.
Pansy voltò di lato la testa con fare stizzito, segno che ci aveva preso alla grande. Com’era solito fare.
“Affatto!” – sentenziò lei.
Draco le voltò il viso con l’indice e la baciò.
“Come potrei mai innamorarmi di una ragazza così rozza e maleducata?”
Pansy sorrise rincuorata e ringraziò Draco con una sana sessione di sesso.









“Ecco… ora premi F1 per la conferma e in automatico esce la stampa del documento.” – disse Roger a Hermione.
“Ah… ’na scemenza!” – esclamò lei, che in mezz’ora aveva imparato a gestire il programma dei documenti di trasporto.
Si differenziava da quello che usava suo padre in pochi e sciocchi comandi. Li aveva imparati quasi subito. Dopotutto, erano anni che non gestiva un programma di contabilità per un magazzino.
“Sei tu che sei brava!”
A Hermione sembrava di sentire suo padre e si commosse.
“Ehi… che ti prende?” – chiese Roger leggermente imbarazzato.
“No, niente… è che mi hai ricordato mio padre… anche lui me lo diceva sempre…”
“Ti manca?”
“Tanto… sono tre mesi che non lo vedo.”
“Figliola… forse una capatina da lui dovresti farla, non credi?”
“Sai che ti dico? Hai proprio ragione!” – esclamò Hermione, come se non ci avesse mai pensato.
Roger sorrise e l’attimo dopo Hermione era già al lavoro con altri documenti.

Man mano che i trasportatori arrivavano, Hermione li faceva accomodare nel suo ufficio e preparava loro i D.D.T. al momento e poi glieli faceva firmare.

Altro punto su cui Draco non transigeva.
Il Documento Di Trasporto doveva essere emesso nel momento in cui il trasportatore arrivava ed essere firmato: così si aveva l’ora esatta della partenza del camion e si poteva fare una stima del tempo impiegato per raggiungere la destinazione prevista, calcolando la rapidità del corriere.
Era un peccato, perché si potevano emettere i documenti senza l’ora e apporla a mano nel momento in cui il trasportatore doveva partire.

Comunque a Hermione questa procedura non pesava, anzi. Era diventata particolarmente veloce con i tasti e i corrieri non dovevano aspettare troppo tempo.

Era appena un giorno che si trovava in magazzino ma la confidenza con la quale trattava i colleghi e la solerzia che impiegava nelle chiamate con i fornitori ritardatari davano l’impressione che Hermione avesse lavorato sempre laggiù, in quell’ambiente.
Si stava ancora ambientando e nei momenti di buco andava in giro per il magazzino, chiedendo informazioni su come funzionasse un settore o sul perché preferivano agire in un modo piuttosto che nell’altro.
Era curiosa come una scimmia.

Un aspetto che il personale del magazzino apprezzava di Hermione era che lei non era la classica ultima arrivata che pretendeva di saperne più degli altri: accettava i consigli e i suggerimenti dei colleghi e a sua volta faceva osservazioni che avevano come unico scopo il miglioramento e l’ottimizzazione del lavoro in magazzino.




“Ciao Hermione, buona serata!”
“Ciao! A domani!” – salutò la ragazza, mentre sistemava le proprie cose nel marsupio.
“Allora…” – disse la voce di Roger. – “… come ti sembra?”
“Oh, a me tutto bene.” – rispose la riccia.
“Non è un lavoro proprio adatto a una donna…” – disse Roger, sperando di non averla offesa.
“Perché? Finché è onesto, mi possono mettere anche a lavare i cessi, per quello che mi riguarda.”
“Mi sa che dopo di te, hanno buttato via lo stampino.” – fu il commento di Roger.
“E meno male!” – esclamò l’altra. – “Non credere che sia così santa, Roger… anche se sembra di no, ho dei difetti pure io.” – scherzò Hermione, conquistando la risata dell’uomo.
Hermione si unì a lui.
“E chissà quali sono questi difetti.” – disse la voce di Draco, entrato di soppiatto proprio in quel momento.
Le risa di Hermione si spensero immediatamente e, senza essere vista, alzò gli occhi al cielo, una cosa che, in quei due giorni, le capitava un po’ troppo spesso.
“Draco! Non ti avevo sentito arrivare.” – disse Roger.
“Buona sera.” – glissò l’uomo.
“Buona sera.” – salutarono i due.
“Oggi com’è andata?” – poi guardò Hermione con un sorriso che lei ricambiò con un sopracciglio sollevato.
E quel tentativo di fraternizzazione cos’era?
“Hermione ha fatto di nuovo qualche miracolo?”
Ah, ecco la presa per il culo, pensò la riccia.
“A parte il fatto che Hermione stessa è un miracolo…” – la elogiò Roger con una serenità tale da far arrossire la ragazza per l’imbarazzo del complimento e lasciando Draco con l’amaro in bocca, perché sembrava che con quella ragazza non riuscisse mai a spuntarla. – “… ma oggi non c’è stato niente di diverso da ieri. Pochi ritardi o comunque giustificati dal fatto che in fondo alla città stanno facendo dei lavori che hanno bloccato un po’ il traffico.” – spiegò Roger, che riportò parola per parola i racconti degli autisti.
“Capisco.” – disse Draco. – “Le consegne?”
“Tutto bene.”
Hermione guardò Roger con un sopracciglio sollevato, per esortarlo a dirgli ciò di cui avevano parlato solo quel pomeriggio. Roger, invece, scosse la testa, approfittando di un momento in cui Draco non lo potesse vedere, per non chiedere spiegazioni di quel loro atteggiamento da cospiratori.
La riccia, invece, poco propensa a lasciar correre una faccenda come quella, iniziò a prendere a gomitate l’uomo che, però, continuò a perseverare nel suo mutismo.
Draco colse un movimento e quando si girò, i due si bloccarono di scatto.
Per un attimo, il titolare pensò di essere tornato alle elementari…
“C’è qualcosa che dovete dirmi?” – indagò.
“No.”
“Sì.”
Dissero contemporaneamente.
Roger guardò Hermione con disapprovazione. Era la prima occhiata “malevola” che le dedicava.
Draco, accortosi di quella strana tensione, continuò a indagare.
“Roger?”
“Ma nulla, Draco…” – minimizzò l’altro.
“Sei sicuro?”
“Certo.”
Hermione, invece, sbuffava come una locomotiva.
“Perché allora Hermione mi sembra un po’ contraria?” – ironizzò.
“Il suo è eccesso di zelo.”
Hermione fece per dire qualcosa ma si zittì quando Roger le mise una mano sulla spalla. Aveva gli occhi lucidi per la frustrazione.
Draco ne rimase perplesso ma non indagò oltre.
“D’accordo. Allora ci vediamo domani, buona serata.”
“A domani Draco.” – salutò Roger per entrambi.
“Seee ciao…” – bofonchiò Hermione.
Quando si girò vide il volto serio di Roger.
“Hai anche il coraggio di guardarmi male?” – chiese la ragazza, semi oltraggiata.
“Hermione, la gestione del magazzino non è una tua competenza.”
La riccia immaginò che Roger avesse paura che lei, in qualche modo, lo surclassasse nei suoi compiti: un desiderio alquanto lontano dai suoi pensieri.
“Ma chi la vuole!” – esclamò la donna. – “Sto solo dicendo che hai sbagliato a non dirgli niente!”
Roger si diresse nel suo ufficetto e Hermione gli andò dietro.
“Le corde sono usurate ormai!”
“Hermione sono anni che dirigo questo magazzino. Se permetti ne so più di te.” – s’inalberò l’uomo.
Hermione, però, che aveva dalla sua una gran testa di c… ariete, non demorse.
“Davvero? Allora sai che se succede qualcosa, dopo Draco Malfoy vai tu nella merda?”
Roger continuò a raccattare le proprie cose, sordo alle parole di Hermione che, vuoi per la stanchezza, vuoi perché non credeva che il collega fosse più testardo di lei, vuoi che aveva una fame e voleva solo andare a casa, iniziò a sbuffare come un treno a vapore.
“Ma non dire cazzate… non è mai successo niente!”
“E ringrazia Dio per questo!” – esclamò con veemenza. – “Se domani salta fuori un controllo fanno chiudere l’azienda!”
Roger si girò, perplesso.
A preoccuparlo era stato il fatto che Hermione avesse parlato di “controllo” e “chiusura aziendale” come se ne sapesse qualcosa.
Uno strano disagio gli serrò la bocca dello stomaco. Hermione, notando il suo turbamento rincarò la dose. Se insisteva in quel modo, non era per ottenere la direzione del magazzino – il solo fatto di dover aspettare Malfoy e parlarci tutte le sere era un ottimo motivo per non volerla – ma perché non voleva che Roger potesse rimetterci.
“Ma sai cos’hai accettato quando ti hanno nominato Responsabile del Magazzino?” – le dispiaceva vedere Roger mortificato, ma lo faceva solo per il suo bene.
Lì dentro era una specie di istituzione perché era entrato a lavorare in quell’azienda da quando Lucius Malfoy aveva assunto la direzione e vederlo rischiare per una disattenzione la faceva inorridire.
“Questo attestato…” – disse, indicando il quadretto appeso al muro. – “… dimostra che se succede qualcosa qui dentro, dopo il titolare, tu sei il diretto responsabile. Ci sono multe che a volte superano pure le 10.000,00 £, per non parlare della responsabilità a livello penale. Puoi finire in prigione! Roger, scusa… ma mi pare che tu stia cadendo dalle nuvole!” – esclamò Hermione, vedendo il pallore del collega.

Il poveretto era sbiancato, tanto da doversi sedere sulla sedia.
Lui… lui non sapeva quelle cose! Da dov’erano spuntate fuori? Perché quando era stato scelto per quel ruolo, nessuno lo aveva informato di quali rischi andava incontro?
E Hermione? Come faceva Hermione a sapere tutte quelle cose?

“Io… io non ne sapevo niente…” – biascicò l’uomo.
Hermione lo guardò con tanto d’occhi.
“Come niente?!? Tu devi saperle per forza!”
Roger si passò la mano sul volto, stravolto.
“Roger…”
“Non lo sapevo, va bene?” – urlò, spaventato da ciò che sarebbe potuto accadere. – “Nessuno mi aveva detto niente quando sono stato assunto!”
Hermione si leccò le labbra.
“Roger… quando quest’azienda è stata aperta, non c’erano tutti i controlli che ci sono oggi.” – spiegò pazientemente la ragazza. – “La tua responsabilità era un ruolo che doveva esserci, così hanno messo te. Ma i tempi sono cambiati; i continui incidenti nelle aziende hanno portato gli enti preposti a fare dei controlli sempre più frequentemente, sempre a sorpresa e a cambiare le leggi che regolamentano la sicurezza sul lavoro. Per quanto mi riguarda, anche secondo me le corde per il sollevamento delle casse sono ancora in buono stato perché so con quanta cura le tenete ma questo agli ispettori non interessa. Le corde, per legge, vanno cambiate ogni tre mesi, quattro proprio per tirarla per le lunghe! Se domani venisse fuori un controllo, credi che l’ispettore di turno si accontenterebbe di un “io non lo sapevo”? Roger, purtroppo la legge non ammette ignoranza.”
“Cosa devo fare?” – chiese l’uomo, abbandonando ogni forma di ostilità.
“Ti devi aggiornare sui controlli periodici da fare, verificare le masse a terra, controllare che i magazzinieri abbiano gli elmetti, le scarpe di protezione e tutto quello che occorre per girare in un luogo dove, oltre agli esseri umani, ci sono anche dei camion.”
Roger impallidì sempre di più. Tutte quelle cose erano da fare? Era certo che se avesse chiesto ai suoi ragazzi di indossare tutte le protezioni, lo avrebbero mandato a quel paese in un secondo!
“Io davvero non capisco…” – disse Hermione, perplessa. – “… ci sono dei corsi appositi da fare, gli aggiornamenti e sono tutte cose che passano o dal centralino o arrivano direttamente ai piani alti.”
“Io non ho mai ricevuto niente!” – si giustificò Roger. – “Nessuno mi ha mai parlato dei corsi di aggiornamento!”
Hermione sospirò.
Per fortuna che era finita in magazzino, almeno poteva aiutare Roger a sistemare quella patata bollente!
“Dai, adesso va a casa e riposati. Domani sera quando vedremo il signor Malfoy gliene parleremo.”
“Io…” – conscio che non poteva fare granché in quel momento, Roger annuì stancamente e sembrò invecchiato improvvisamente di dieci anni. – “… sì, certo.”
Hermione sospirò, sinceramente dispiaciuta per come aveva aggredito Roger – erroneamente ritenendolo un menefreghista in ambito di sicurezza sul lavoro – e per avergli messo sulle spalle una preoccupazione in più.
Già il lavoro di per sé era impegnativo, figurarsi se poi ci si metteva anche la burocrazia!

Era anche per quel motivo che aveva lasciato l’azienda di famiglia.
A lei piaceva stare con i trasportatori e parecchie volte saltava il lavoro d’ufficio per andare a fare le consegne con loro – solo in questo modo aveva imparato a orientarsi per strada e a imparare il codice stradale per quando dovette studiare per prendere la patente – e suo padre la sgridava perché l’amministrazione rimaneva indietro, così come quei fastidiosi controlli da fare sulle apparecchiature presenti in azienda.

“Mi dispiace per prima…” – ammise la ragazza, con gli occhi lucidi.
In un certo senso, era come se avesse aggredito suo padre e che il lampo di umiliazione professionale che aveva scorto negli occhi di Roger lo avesse visto in quelli di suo padre.
“No, no…” – la rassicurò l’uomo, mettendole una mano sulla spalla ma, quella volta, con fare paterno. – “… hai fatto bene, anzi. Se non fosse stato per te, avrei continuato a vivere nell’ignoranza e magari mi sarei ritrovato nei casini.”
Gli fu grata per quelle parole ma di certo non mitigava quel senso di malessere che si era scatenato in lei quando aveva visto un omone come Roger rimpicciolirsi di fronte a lei.
“Dai, va a casa e dormici su. Da domani ti do una mano a sistemare questa cosa, ok?”
“Ti posso adottare?” – chiese Roger, stemperando quella tensione che si era creata tra loro.
Hermione sorrise.
“No grazie. Di papà ne ho uno e tanto mi basta.”









Calli-corner:

Ed eccoci qua.
Iniziamo a intravedere come Draco non riesce a spuntarla con Hermione. La ragazza, provenendo dalla campagna, per così dire, conosce il significato della parola “lavoro” e ne dà dimostrazione al biondino.
I suoi pensieri, sono quelli che farebbe qualsiasi persona che si vede inizialmente discriminata, se mi passate il termine, perché la si è giudicata dalle apparenze.
O, almeno, è quello che pensavo io quando il mio vecchio titolare credeva che mi sarei messa a frignare dopo nemmeno cinque minuti di lavoro. Non vi dico la soddisfazione nel vederlo mangiarsi le unghie dei piedi…

Comunque!
In questo capitolo Hermione, oltre ad essere una lavoratrice fisica, nel senso che non si fa problemi a sollevare scatole più pesanti di lei, sa star dietro anche all’amministrazione e introduce Roger nel pericoloso e labirintico mondo della Sicurezza sul Lavoro.
Di cui, tra l’altro, pure io faccio parte.

È un gran brutto lavoro, più che altro pieno di leggi, leggine, codici e codicilli che nemmeno in tre vite uno potrebbe imparare. A chi viene nominato Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza (dicasi R.L.S.) viene fatto seguire un corso paccoso, partendo dai primi anni del novecento fino a oggi ma ve lo posso riassumere in quest’unico punto:

Il Datore di Lavoro è l’unico responsabile.

Ovvero se succede qualcosa va nelle rogne lui.

In questo capitolo, invece, ho ingigantito un po’ la cosa. Come avrete notato, Draco è un maniaco del controllo e tutte le sere scende per vedere come sono andate le consegne e le spedizioni quindi è logico pensare che non delega nessuno per sgravarlo da certi compiti.

Se non ricordo male (oh, ragazzi!, mi avevano bombardato di informazioni, eh?), se un Datore di Lavoro delega un collaboratore a seguire certe pratiche e gli concede di avere la firma anche sui conti correnti, allora anche questo collaboratore può venire perseguito penalmente, e civilmente in alcuni casi, e finire nella cacchina insieme al Datore di Lavoro.

Questo non è il caso di Roger.
Come ho detto, ho voluto ingigantire la cosa, perché grazie alla sua conoscenza sul mondo della sicurezza sul lavoro, Hermione continuerà a inimicarsi Pansy e a dar vita a una serie di cose che la porterà a… sì, e pensate che ve lo dica?!?

E qui concludo.
Non vorrei annoiarvi troppo con tutte queste tecnicità, se la parola esiste…

Vi lascio lo spoiler!

“Mi dispiace signorina Parkinson, ma la visita era prevista per oggi.”
Hermione si girò di scatto, credendo di avere le allucinazioni uditive.
“Scusa…” – disse distrattamente a Miky che non poté chiederle nulla perché il centralino prese a suonare.
Si avvicinò lentamente ai tre, notando come i toni si stessero via via riscaldando. Ma non si scaldarono mai come il suo cuore quando vide che uno dei tre era…
“Harry?!?”
“… e ho ricevuto una… sì?”
L’uomo di nome Harry si girò verso la voce che lo aveva chiamato e rimase dapprima perplesso, poi sbigottito di fronte a…
“Hermione?!?”
Draco Malfoy e Pansy Parkinson si girarono di scatto e sbarrarono gli occhi quando videro Hermione correre incontro a quell’Harry e saltargli letteralmente addosso.

Oh-ooohh…
E adesso?


Besitos!
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