L'enfasi del momento stava svanendo pian piano. Le capitavano spesso momenti così: ritrovarsi a volere, decisa, qualcosa, a voler lottare per averla. Ma poi, l'impossibilità del momento cambiava tutto...

Dov'era Lucius?

Era questo il problema più grande, l'unica (forse) barriera invalicabile.

Dove cercarlo? Dove trovarlo? Dove riabbracciarlo, stringerlo, baciarlo, sentirlo di nuovo respirare affannoso tra le sue braccia, o, pacato, al suo fianco?

Erano mesi che ci pensava. Mesi. Mesi da quando quell'insano pensiero le aveva attraversato la mente, quella notte estiva, in cui il vento le suggeriva soluzioni impossibili, azioni istintive...

Cadde in ginocchio, stremata da un silenzioso pianto. La rabbia cresceva per quell'impossibilità. Con violenza si strappò un fermaglio che teneva legati i capelli dorati, staccandone alcuni rimasti intrecciati tra le dita lunghe. Fili di seta che una volta lui aveva sfiorato... Scagliò il fermaglio dall'altra parte della stanza, andando a colpire il materasso rivestito di lenzuola nere. Cadde a terra con un tonfo a malapena udibile, lasciando a malapena una piega sulla seta ben tesa della coperta.

Sola, in quella stanza, non aveva importanza di ciò che poteva sembrare.

In ginocchio, le gambe aperte ed il vestito leggermente tirato su, le mani si intrecciarono con enfasi sulla sua testa, mentre inarcava la schiena e si chinava giù, fino a toccare col viso la stoffa del tappeto morbido sotto di lei.

Rimase così, col volto contratto, ma senza più lacrime, finchè un tonfo non la fece voltare di scatto.

Velocemente, si riassettò i capelli spettinati, ma girandosi e guardando il suo riflesso nello specchio, si rese conto di non essere presentabile, col viso arrossato ed il vestito stropicciato.
Comunque, chiunque fosse non era gradito, probabilmente.
Dall'ingresso, a malapena udibile per la distanza, una voce:

"Sono tornato"

L'incredulità la fece fremere. Spalancò gli occhi cristallini, non pensando al proprio aspetto. La voce, era la sua. L'aveva sentita non poteva sbagliarsi, non ora, non quel giorno. Si precipitò in fretta fuori, in un gesto quasi infantile nella sua disperazione. Scese le scale senza alcun ritegno, attenta a non inciampare e tendendo lo sguardo basso per percorrere più velocemente i gradini della grande scalinata...

Il suo sguardo percorse la figura maschile davanti a lei, partendo dal basso, dalle gambe forti che sorreggevano il bacino stretto, fasciate di nero; la camicia impeccabile, sotto la giacca scura perfettamente stirata, ben tesa sulle spalle larghe.

Ma qualcosa non andava, si rese improvvisamente conto. Ed infatti, il giovane uomo che aveva davanti non era il Lucius di ritorno dalla guerra, eroe tornato per amore della sua famiglia, ma Draco, che per quanto simile al padre, non poteva sostituirlo nel cuore della donna.

Per la prima volta non fu felice di rivedere suo figlio. Dopo quella speranza alimentata dall'improvvisa somiglianza dei due, il suo cuore si era come spezzato, come se quel non arrivo accertasse chiaramente e definitivamente che non sarebbe più tornato, se non era tornato quel giorno.

Ma perchè poi?
Nel fondo della sua testa una speranza cercò di riaccendersi, ma la delusione, tutte le emozioni coinvolgenti, il passaggio dalla disperazione di prima all'esaltazione, folle illusione, di poi, fino allo sconforto finale l'avevano distrutta. A malapena salutò il figlio, abbracciandolo freddamente, con la mente ancora sconvolta...

Draco l'aveva guardata stranamente, e aveva accettato questa strana accoglienza con titubanza... Narcissa era strana, se ne era reso conto... ma Hogwarts l'aveva coinvolto nella sua vita a sè stante, facendogli dimenticare la sua strana situazione familiare... ed ora che era lì per le vacanze natalizie tutto sembrava tornato come prima: il grande vuoto lasciato dal padre; la tristezza e solitudine della madre; la maestosità della casa e lui, pulce in confronto ad essa, che avrebbe voluto trovare l'uno, e consolare l'altra.

Si diresse nella sua stanza, e vi poggiò il baule, mentre Narcissa con passo veloce si dirigeva verso il bagno: lei, presa dai suoi pensieri non ricordava neanche le parole del figlio al suo arrivo, se non quel Sono tornato che aspettava da anni, e che tardava ad arrivare, detto da una voce così simile, ma da un'altra persona, che non faceva altro che rimandare il suo ritorno.

:: Commenti

Ok: premetto che questo capitolo è uscito di getto, completamente inaspettato dopo le ultime frasi di quello precedente... e che (spero si sia capito) si svolge dopo quella serata in cui lei pensa di cercarlo... *me era in panico perchè aveva paura che non l'avreste capito*

L'idea di questa scenetta con Draco (love *.*) mi è giunta non so quando ma l'avevo in testa da un pò. Comincio ad avere paura di questa fiction, ogni volta mi ritrovo con capitoli connessi tra loro ma miscugli di diversi pensieri arrivati da chissà dove O_O.. e tra l'altro non so proprio come andrà a finire... o forse una mezza idea ce l'ho.. non so non anticipo nulla (anche perchè sono certa che non saprei mantenere nulla ^^;;)

Visto poi? L'ispirazione è arrivata un minuto dopo aver postato e così ho pensato di aggiungere un doppio capitolo per questa sera.. anche per farmi perdonare della lunga attesa da quest'estate a questo nuovo periodo di attività... o diciamo che se non lo postavo stasera chissà quando l'avreste letto eheh!

Insomma, buonanotte!

Baci! Shikaeru :*