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Autore: Underline    20/09/2013    36 recensioni
"Nella vita bisognava sapersi sbilanciare, non bastava più vivere con la certezza che il sottile filo che ci stabiliva l'equilibrio avesse la capacità di resistere per sempre.
A volte sbilanciarsi era segno di coraggio, a volte di codardia, ma se non ne eri in grado, in un modo o nell'altro, finivi lo stesso per terra.
Nella vita dovevi imparare a sbilanciarti, accettare di cadere ed essere in grado di rialzarti.
Io mi ero fermata all'accettare di cadere."
***
DAL PRIMO CAPITOLO:
"Assimilai il colpo, respirai cercando di calmare i battiti del cuore che acceleravano maggiormente. Mi sembrava impossibile: avevo appena baciato uno spacciatore."
***
Trailer Ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=nS0KFkmKGw4
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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                        "Sono al limite e sto urlando il mio nome 
a squarciagola, come uno stupido 
A volte quando chiudo gli occhi faccio finta di stare bene 
ma non è mai abbastanza perchè il mio eco 
è l'unica voce che ritorna 
la mia ombra 

è l'unica amica che ho" 
 
                                 
 Echo- Jason Walker
                                                                        

 
Capitolo 21  





Le parole ferivano. Quelle lettere messe una davanti all'altra per formulare una frase di senso compiuto potevano ucciderti un poco alla volta, rodendoti da dentro. Niente espedienti, niente aiuti. Solo un esclusivo dolore fatto per tramortire ed offuscore i pensieri.
"Alla guida dell'abitacolo era situata sua madre. Jake, suo fratello, si trovava senza cintura di sicurezza nel sedile posteriore."
Le parole erano veleno iniettate nelle orecchie, scorrevano fluide come il sangue ma letali il doppio.
"Era ubriaca, aveva un tasso che superava lo 0,5, il limite consentito dalla legge. È stato in questo condizione che non ha visto l'altra auto."
Le parole sconvolgevano, davano l'avvio a "se" e "ma". Davano avvio all'eterno senso di perdita.
"All'ultimo secondo ha sferzato finendo così contro l'albero. Sua madre è in coma. Jake Scarlet è morto sul colpo."
Le parole potevano essere spire che si impossessavano del cervello rendendolo inaccessibile, ferivano ma non uccidevano.
Tuttavia le parole erano solo suoni riprodotti nella mia mente mentre il senso di colpa non aveva bisogno di parole per spiegarsi.
Era tutta colpa mia. Se non fossi stata tanto egoista da pensare solo a me stessa in quel momento non avrei dovuto trovarmi circondata da una realtà che con i suoi tentantacoli mi rendeva partecipe di una delle più temibili verità.
Ero sola.
Sola in mezzo allo tsunami di dolore e troppe lacrime non ancora versate. Se c'era una cosa ben peggiore delle parole quella era la solitudine. Nessun appiglio. Nessuna speranza. Nessun sorriso.
Sola, completamente sola.
"Mi dispiace moltissimo, io...non sono riuscita a fermarla, lei aveva un coltello...e..." gocce salate stavano bagnando le mie spalle condensandosi con la pioggia che cadeva innocua. No, Ron non doveva addossarsi colpe che non aveva. Tutto sarebbe andato diversamente se avessi saputo mantere quel minimo di altruismo che non avevo. 
Niente di ciò che mi circondava sapeva attrarre la mia attenzione, era come guardare un film muto in bianco e nero.
Le voci attutite da ricordi non facevano altro che farmi sprofondare ancora di più nel mio abisso d'oscurità.
"Mi leggi Cappuccetto rosso?"
"Non si può variare? Che ne sò Biancaneve e i sette nani è molto più carina come favola."
"Melanie..."
"Ok, ho capito. C'era una volta..."

Un film muto in cui erano i ricordi a prendere in mano la situazione. Grigi, storpiati, incolori come un film che mi passava davanti senza che potessi intervenire in qualcun modo, ero soltanto una spettatrice. Le scene si susseguivano da quando avevo visto la prima volta i suoi occhi, quell'azzurro limpido che faceva piangere l'anima, quel sorriso sdentato che conteneva più vita messa insieme, fino a quando l'avevo abbracciato per l'ultima volta inconsapevole che, nel momento esatto in cui le sue esili braccia lasciavano andare le mie spalle, gli avessi dato addio senza saperlo.
Se solo l'avessi saputo, se solo avessi lasciato trapassare per la mente la vaga idea che mia madre prima o poi sarebbe tornata.
Si era instaurata dentro di me la certezza che fosse troppo presa dall'alcool per pensare a qualcosa al di fuore di sè. Ma in fondo quello che aveva fatto non era pur sempre egoismo come il mio? Anche lei aveva paura di rimanere sola e se, pur di non rintrovarsi in quella situazione, avrebbe dovuto strapparmi l'unica ragione per cui non ero sprofondata nella depressione, sarebbe stato solo uno stupido prezzo da pagare.
Neppure lei avrebbe mai creduto che avrebbe posto fine alla vita della sua ancora di salvazza, che sarebbe stata tenuta in vita da delle macchine che l'avrebbero consumata un poco alla volta, che mi avrebbe lasciato senza nessun appiglio a cui aggrapparmi. Tutto ciò che mi circondava sembrava fatto per deprimere, dalla leggera pioggia che scendeva timida nell'aria primaverile alle parole di un prete che rivolgeva belle parole ad un bambino che non avrebbe mai più conosciuto.
Rabbrivii nel cappotto di un deprimente nero smunto quando qualcuno mi toccò la spalla, togliendo il velo di ricordi e frasi che si prendendo gioco di me ampliando le brutali sferzate di un pugnale invisibile.

"Vuoi dire qualcosa prima che lo seppelliscano?" sussurrò una Ronny con le lacrime che scorrevano languide e la voce incrinata da un dolore sconvolgente. Il dolore che mi stava facendo impazzire.
Scossi la testa guardando con gli occhi sbarrati la bara come risvegliandomi dal tepore in cui ero avvolta.
Non l'avrei più rivesto. Non l'avrei più sentito fare rumori strani con la bocca mentre correva per casa con il suo pupazzo. Non l'avrei più osservato dalla finestra della cucina mentre si prendeva cura delle sue piante. Non l'avrei più abbracciato facendo coincidere i cuori e i nostri battiti al sintomo.
E tutto questo mi stava mozzando il respiro, così come le lacrime che cominciavano a correre. Avrebbero dovuto essere uno sfogo e non una condanna.

Mossi incerta alcuni passi verso quel terribile solco scavato nella terra, indirizzando lo sguardo verso la bara chiusa. Non avrei più accarezzato le sue guance.
Con il mio segno affermativo la bara cominciò lentamente ad essere calata nella cavità profonda.
Non avrei più passato le mie dita fra i suoi capelli lisci come fili di seta troppo delicata.
Come da tradizione la prima zappata di terra spettò a me, distrutta spicologicamente e fisicamente. La terra si mescolò con le lacrime di un dolore così gravoso, intricato che opprimeva tutto.
Non avrei più sentito la sua risata giocasa e spensierata come a burlarsi di ciò che lo circondava.
Mi diedero una rosa, lasciandomi da sola a contemplare la terra che copriva la cassaforte di legno, che confinava per sempre il corpo di Jake.
Non l'avrei più sentito tuffarsi nel mio letto quando un incubo veniva a bussare nei suoi sogni.
Senza accorgermi strinsi la rosa così forte che le spine mi si conficcarono nella carne lasciando scorgare del sangue.
Una volta che le benedizioni veleggiarono nell'aria mi trascinai tremante verso il fresco cumolo di terra e vi poggiai il fiore rosso sangue.
Mio fratello era morto ed io ero stata costretta a dirgli addio prematuramente. Jake Scarlet mi aveva abbandonata, inconsapevolmente, ad un mondo in cui io sarei rimasta irremediabilmente, inaspettamente, sfortunatamente sola.






Avevo mandato Ron a prendere la sua macchina ignorando tutti. Conoscenti o parenti che fossero non si erano mai fatti vivi quando avevamo bisogno d'aiuto e non me ne facevo niente delle loro occhiate compassionevoli.
Lasciando che altre lacrime sgorgassero mi avviai da sola fuori dal cimitero e poi lo vidi. Addossato ad un albero come a volersi confondere con il paesaggio. Stretto in un giacca di pelle che copriva le sue spalle muscolose mi guardava con uno sguardo impenetrabile. Non fece passi avanti, non si scompose, non fece proprio niente se non guardarmi.
Un brivido si fece largo per la schiena quando ricordai la presa salda con cui quella sera mi aveva sostenuto lasciando che i singhiozzi si attutissero nella sua maglia. Lui c'era e non mi aveva abbandonato.
In quel preciso istante stava aspettando una mia mossa, un qualunque segno che gli permettesse di avvicinarsi ma come sempre, non mossi un muscolo continuando a guardarlo fra le lacrime che mi offuscavano la vista. Gli stavo negando il diritto di essermi vicino.
Lentamente si voltò e si incamminò per gli stretti cancelli che portavano all'uscita da quel posto composto dalla presenza grave della morte, un cancello che conduceva al mondo quotidiano dove tutto ero spregiudicamente vivo.
Forse anche Harry Styles mi stava dicendo addio per sempre, ed ora che mi si era presentata questa nuova variente, così agognata, non ero poi tanto sicura di volerla.





C'erano quei ricordi che ti trafiggevano per quanto riuscivano a ferire, non erano solo l'esperienza o il luogo in sè a farmi sentire svuotata ma le emozioni che provavo vivendole. Perchè dare per scontato che solo quei momenti particolamente bui potessere lasciarti senza fiato? Non era decisamente azzeccato come presupposto, dato che in quel momento, guardando casa mia, stavo rivivendo i momenti più belli della mia vita. Forse per la prima volta potevo considerarmi una fontana per quanto stavo piangendo.

Nessuno mi aveva preparato ad affrontare la perdita di una persona, e nonostante mio padre avesse lasciato le sue tracce indelebili in quel posto prima di andarsene, tutto era fottutamente diverso.
Differente perchè non aveva niente a che fare con questo dolore che non si testimoniava, c'era e basta. Toccava a me cercare di conviverci ma come avrei fatto se tutto in quella casa mi ricordava l'unica persona che era riuscita a tirare fuori il meglio di me?
Casa mia, anche da fuori, non mi era mai sembrata più desolata.
Desolata come me, forte all'esterno ma che cominciava a crollare lentamente all'interno. 
I respiri profondi e il contare silenziosamente mi avevano sempre aiutato ma ora che cercavo di avvicinarmi all'ingresso la voglia di fuggire era maledattamente allettante. Perchè non mollare tutto? Troppo codarda, semplice.
Principalmente niente avrebbe dovuto sorprendere e neppure quel bigliettino lasciato in bella vista sullo zerbino non mi aveva provocato niente. Ero diventata spenta e incolore come ciò che mi circondava.
"Non avrei parole per esprimere il mio dispiacere. Ti prego chiamami appena puoi, Zayn"
La grafia sbarazzina del ragazzo stilava sul foglio avorio, il numero arrecato dietro sembrava inutile tanto che, una volta solcata la soglia di casa, la tentazione di lanciarlo direttamente nell'immondizia allettava. Lo stavo per fare. Lo stavo per fare davvero ma qualcosa era scattato nella mia mente.
Qualcosa di meschino ma allo stesso rigeneranente, toccava a me decidere se accoglierla o scartarla, cosa che avevo fatto in tutto in quel periodo. Dal cibo, a Liam, a Ronny, al sonno e per concludere in bellezza avevo finito per farlo definitivamente con Allyson.
Tuttavia volevo darmi l'illusione che questa sarebbe stata la soluzione giusta e avevo bisogno di quel numero. Avevo bisogno di Zayn.
"Ehi."
"Melanie? Sei tu? Stai bene? Mi dispiace moltissimo, io non..."

"Conosci una discoteca con musica pronta a spaccarti i timpani?" lo interruppi con distaccamento, non lo stavo facendo apposta. Allontanare chi si preoccupava stava diventando piuttosto facile e involuto.
"Sì, perchè? Cosa hai mente?"
"Ho bisogno che mi porti lì. Stasera e tutte le altre sere possibilmente." conclusi senza però riuscire a fermare un tremolio nella voce. Forse stava stavo sbagliando. O forse no.
Ma ancora una volta il mio mondo era sprofondato nel buio più totale con la sola eccezione che stavolta nessuna luce avrebbe dissipato l'oscurità ed io volevo solo l'illusione che sarei stata capace di rialzarmi anche questa volta.







 
Spazio Me!
Ok, questo capitolo è cortissimo e io sono in tremendo ritardo *aspettacheilpavimentosiapraperinghiottirla*
Scusatemi davvero ma come tutte anche per me è iniziata la scuola e devo ancora capire bene come riuscire a gestire il liceo ed anche efp. Purtroppo non credo aggiornerò una volta alla settimana come ho sempre fatto dato che ho abbastanza studio a cui pensare. Ma farò del mio meglio per non abbandonare il sito questo sì :)
Passando al capitolo è deprimente al massimo e sicuramente non sarò neppure riuscita a dare il senso di abbandono che prova Melanie, sono un completo disastro in tutto. +_+
Spero che si sia capito cosa sia successo a Jake, se così non è lo spiego qui lol
È ritornato il personaggio della madre di Melanie stavolta per rispondere alla provocazione che le aveva lanciato Melanie nel loro scontro ma le sue intenzioni non sono andate a buon fine. Di fatti dopo essere riuscita a strappare a Ronny Jake, si è messa alla guida ubriaca. Quando ha visto la macchina ha cercato di sferzare finendo contro un albero che contornava la strada che stava percorrendo. E poi è successo il disastro.
Spero di essere stata più chiara se non si era capito nel capitolo ^^
Se volete posso farne un missing moment e così raccontare bene cos'è successo concretamente dal punto di vista della madre, in modo che capiate qual è stato il suo ragionamento :)
Fatemi sapere c:
Melanie sembra cambiata ma non lo è, è smarrita dal dolore ma vedrete ne prossimo ritornerà la sua spiccata personalità ^^
E per finire Harreh non se ne andrà di certo! Sembra, ma di certo non sono così cogliona da allontanarlo definitamente ^^
Vi posso dire con certezza che il prossimo capitolo sarà davvero carino, molto più lungo di questo e penso che lo adorete per il fatto che darò molte spiegazione e svelerò misteri che non ho ancora toccato fgyubgffghgf <3
Non l'ho ancora scritto ma di sicuro sarà il mio preferito lolz
Dovevo fare pubblicità ad alcune fan fiction ma non mi ricordo quali +.+
Vi lascio con le gif ^^





Melanie :(
 















 

Harry.

Ok, evaporo lolz
Alla prossima fghjkhbgf <3
 
   
 
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