La Foresta Scarlatta
Esiste un posto sul fondo di me, ove segretamente mi nascondo, se la mia mente vuole esiliarsi dal mondo, anche solo per un secondo, in cerca di purezza. In quel luogo è sempre notte, sopra di me vedo le rosse nuvole, tra i ciliegi solo erba e fragole, sotto, la terra nera, che batte. Di lapilli accesi son fatte le sabbie cremisi che porta la brezza. Tra le fronde ragni gentili e farfalle dagli occhi vermigli e le ali che sembrano gigli ridono con starnuti fragili, ma singhiozzano se uno dei fili di un'impalpabile ragnatela si spezza. Piangono lagrime di ciottoli i giganti di roccia, sotto stelle d'ardesia, pregando, che dalla malinconia, il cuor d'ognuno via se ne rotoli. I loro corpi son vuoti, come barattoli, mai riempiti da una sola carezza. Questo mio rifugio arcano, sciabordante di pena astratta, lo chiamai "La Foresta Scarlatta", poichè v'odo un canto, che, sovrano, sanguigno e pudico, pian piano mi trafigge, di soave dolcezza. |