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Autore: nenya85    24/03/2008    3 recensioni
Un Seto tredicenne e un Mokuba di otto anni sono spediti nella Domino del presente dove incontrano, ovviamente, le loro controparti. AU. Yami x Kaiba. Tieniti forte Kaiba, Yugi non è l'unico duplicato a Domino!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Qui Aleen. Grazie per le recensioni al cap precedente, sono veramente contenta che ci siate ancora! E mi solleva molto quando dite che la fanfic "non sembra nemmeno una traduzione"! Spero che anche questo cap sia all'altezza. Buona lettura!


IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN
By Nenya85
Tradotto da Aleen (e Kim della B'n'R)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore leggete e recensite: mi piace sapere che la mia storia viene letta, e vorrei sentire cosa ne pensate, e dove pensate che stia andando a parare. A dire il vero, è molto più semplice di così – Mi piace avere notizie dalle persone che leggono la mia storia!

IMPORTANTI NOTE SULL’ANIME: il primo avversario di Kaiba nell’arco di Dartz è Amelda. Ha giurato vendetta a Kaiba perché anche lui è un fratello maggiore, il cui amato fratellino è stato ucciso dalle armi della Kaiba Corporation. (Vivevano in un paese che si trovava nel mezzo di una guerra civile - e la Kaiba Corporation prolungava la guerra vendendo le armi a entrambi gli schieramenti.) Amelda si unisce a Dartz per ottenere vendetta, ed è uno dei pochi avversari con cui Kaiba sembra trovarsi in accordo.

NOTE SUI NOMI: nel manga Yugi e Jonouchi chiamano il nonno di Yugi “Jichan” (che vuol dire Nonno).

CAPITOLO 7: E’ A QUESTO CHE SERVONO GLI AMICI

YUGI POV
Avevamo finito col fermarci a casa di Kaiba… bhe, solo Yami, Jichan e io. Non avevo intenzione di forzare ulteriormente la situazione. Sembrava il minimo che potessi fare per Yami. Quando avevo visto com’era elettrizzato ad essere nel proprio corpo, mi ero chiesto per quanto tempo il nostro legame lo avesse limitato. Non credevo che Yami potesse nascondermi niente, ma di certo questo me l’aveva nascosto bene. O forse non era stato consapevole del suo desiderio – fino quando Shadi non lo aveva esaudito.

Era strano essere separati, essere di nuovo me stesso. Ma mi ero sentito sollevato nello scoprire che mi piacevo, che non tutta la mia forza era venuta da lui. Che non avevo più bisogno di lui come protettore, ma lo volevo semplicemente come amico.

E avrei potuto saltare di gioia nello scoprire che era Kaiba-kun che voleva, non Anzu.

Per quanto potente fosse Yami, in questo era indifeso. Stava appena imparando ad essere se stesso: stava appena iniziando a scoprire i propri interessi, ad ascoltare i propri desideri. Nonostante i suoi tremila anni, per una volta, ero io quello che ci era passato per primo.

Perciò ero più che felice di fare quello che potevo per aiutarlo. Non conoscevo sul serio Kaiba-kun, malgrado tutto quello che avevamo passato insieme. Ma l’unica cosa che sapevo per certo era che, vista la sua riservatezza, loro due avrebbero avuto bisogno di vedersi di più. E questo significava che sarebbero dovuti stare nella stessa casa….

Se non conoscevo Kaiba-kun, conoscevo Yami. Per quanto attratto fosse da Kaiba-kun, non era pronto a lasciarmi. E questo significava che saremmo rimasti tutti e due. E non c’era verso che Jichan mi lasciasse stare a casa di Kaiba-kun, neppure con Yami come guardiano. Per quanto gli piacesse Mokuba, l’unica volta che aveva incontrato Kaiba-kun (se volete chiamarla così) era stata nel Death-T. Dicevamo di pessime prime impressioni?

Ma Jichan si era mostrato incredibilmente d’accordo. Aveva sentito tutto a proposito dell’Isola dei Duellanti e del mondo di Noa, ovviamente. Forse era solo curioso.

Ero preoccupato per molto più che la vita amorosa di Yami. Temevo per il suo cuore.

Quando Yami era stato sconfitto da Raphael, insieme al duello aveva perso anche la fiducia in se stesso. Non lo biasimavo per quella sconfitta. Raphael era stato intelligente: aveva usato i punti di forza di Yami….la sua sicurezza, il suo orgoglio, il suo dovere di proteggerci… per tendere la sua trappola. Yami non sarebbe stato Yami, se non ci fosse caduto.

Quando lo avevo protetto dalle conseguenze della sua sconfitta, quando lo avevo spinto da parte, quando avevo lasciato che fosse la mia anima ad essere presa al posto della sua – lo avevo fatto per amore. Ma lo avevo fatto anche perché era l’unico modo per provargli che, nonostante tutto quello che era successo, mi fidavo ancora di lui. Sebbene avessi visto la sua caduta, avevo ancora fiducia nella sua abilità di rimettersi in piedi e di vincere. Ma lui non era ancora tornato - non del tutto. Oh, era riuscito a sconfiggere Dartz, a salvare me e il mondo, un’ altra volta. Ma non si era mai perdonato. E ogni volta che provavo a raggiungerlo sentivo un’esitazione… come se avesse paura di lasciare che lo vedessi; come se non meritasse di essere una parte di me. E non capiva che negando il nostro legame mi negava anche le sue meraviglie.

Consideravo questa sua ultima avventura con sollievo. Mi ci era voluto un po’ per realizzarlo, e ancora di più per ammetterlo - ma Yami aveva bisogno di qualcosa che io non potevo dargli. Così, per una volta, pensavo a Kaiba-kun con cauta speranza. Dopo tutto, se c’era qualcuno che sapeva cosa voleva dire aver fatto qualcosa di imperdonabile, quello era lui. Se ci avrebbe effettivamente aiutato o meno, era un’altra questione. Lui era, senza dubbio, la persona più pazza che avessi mai incontrato, e, a parte Yami, una delle più pericolose. A volte mi stupiva il fatto che se ne andasse ancora in giro vivo e libero – che nessuno fosse ancora riuscito a ucciderlo; che non fosse da qualche parte in manicomio - o in prigione. Eppure… ogni volta che io o Yami avevamo avuto bisogno del suo aiuto - in quel suo modo maleducato, sgarbato, spesso malato - lui ce lo aveva dato.

Alla fine, restare alla villa si era rivelato sorprendentemente semplice. Feci un lungo respiro prima di avvicinarmi a Kaiba -kun. Gli avevo parlato raramente, da solo. Alla sua apparizione, di solito, seguiva immediatamente quella di Yami. Ai tempi avevo supposto che fosse perché Yami lo considerava una continua minaccia – un’ipotesi ragionevole, considerati la sua ben meritata reputazione di essere imprevedibile e il suo temperamento violento. Ma adesso mi chiedevo se a Yami fosse piaciuto semplicemente parlargli.

Per chissà quale ragione, Kaiba-kun aveva accettato senza fare domande la mia dichiarazione di voler restare alla residenza: se fosse ritornato Shadi, infatti, saremmo stati tutti nello stesso posto… e Jichan era necessario, nel caso avessimo scoperto qualsiasi testo antico che dovesse essere tradotto.

Senza commentare, aveva fatto preparare delle stanze per noi e ci aveva mostrato la cucina, o piuttosto le cucine. Una era perfettamente accessoriata, con tanto di chef. L’altra sembrava contenere solo caffé, snacks e un tavolo. Jichan ci si era installato immediatamente. Kaiba-kun mi sorprese predisponendo una limousine che accompagnasse Jichan al negozio e lo riportasse a casa, limitandosi ad osservare che non si era aspettato che lui tralasciasse i suoi affari.

“Yami” chiamai nella sua mente. Come sentii la sua momentanea esitazione, aggiunsi “Per favore, lasciami entrare.”

“Mi dispiace, aibou” rispose immediatamente.

Cercai di tirargli su il morale. “Kaiba-kun è sembrato sorprendentemente accondiscendente, quasi non è da lui…”

“Lo so. Ma lui è imprevedibile. E la tua spiegazione era logica. Non poteva controbatterla senza rivelare che anche lui è in grado di leggere i geroglifici.”

“Forse.. ma io credo che ci sia qualcos’altro che sta succedendo. Lui non chiede mai niente, ma credo che voglia il tuo aiuto per proteggere Mokuba da Akunadin. O forse…” feci un lungo respiro e continuai “forse, è perché in questo modo può vederti, senza dover ammettere che lo vuole. Forse, era troppo contento di un’occasione per passare del tempo con te per sollevare qualsiasi obiezione. Cos’è che ti aveva detto… quel giorno ad Alcatraz, quando stavamo combattendo Malik?”

“Che se l’amicizia risiedeva veramente nelle carte, allora la sua carta aveva delle possibilità.” Yami sorrise. “La sua carta fu quella che ci permise di resistere abbastanza a lungo da prevalere. Era appropriato che la carta di Kaiba rappresentasse la vita. Perché per quanto spesso vinca, la sua vera vittoria è sempre stata nella sopravvivenza – la sua… e quella di Mokuba. L’anima di Kaiba e la mia si incontrarono quel giorno. Lui non mi diede semplicemente una carta, mi donò consapevolmente una parte di sé.”

“Allora forse questo è il momento per te di reclamarla.”

Mi guardo, esitante. “Per te ci sarà sempre un posto con me, se è questo quello che vuoi,” lo rassicurai. “Io resterò con te, finché non deciderai dove si trova la tua vera casa.”

“Io non ti merito, aibou”, disse seriamente; troppo seriamente.

Sorrisi, “Beh, allora siamo in due.”

YAMI POV.
Yugi aveva ragione, come sempre. Stavo passando più tempo con Kaiba di quanto avessi fatto nei nostri anni di duelli. Mi stavo godendo il lento, quasi inconscio disvelamento dei suoi pensieri. Eravamo spesso le uniche persone sveglie durante la notte. Anche se adesso mi trovavo in un corpo umano, non mi sembrava di DOVER dormire molto di più di quando ero uno spirito. Una mancanza che Kaiba sembrava condividere.

Non che lui facesse qualcosa di tanto esplicito come manifestare desiderio per la mia compagnia. Di solito a notte fonda lavorava al suo computer. Ma lasciava aperta la porta della sua camera da letto, come un invito silenzioso. Seto e Kouma stavano sempre alla porta accanto, nella vecchia stanza di Mokuba. Kaiba aveva trasformato lo studio adiacente in una camera per Mokuba, e aveva spostato l’attrezzatura nella propria camera da letto. Sembrava una sistemazione curiosamente improvvisata, per un milionario con una villa mezza vuota.

Di solito, l’avrei trovato che STAVA SCRIVENDO al computer. Io mi sarei appoggiato alla scrivania. Presto avrei notato che, mentre parlavamo, le sue mani restavano ferme sulla tastiera.

“Non ti ho visto molto da quando abbiamo sconfitto Dartz.” dissi.

“Ah, sei qui per parlare del passato recente, non di quello antico.”

“Non l’ho mai dimenticato… Raphael, intendo.”

“E così sembra che, anche se ti sei vendicato, tu non riesca a lasciar perdere le tue sconfitte molto più facilmente di me.”

A questo i miei occhi lampeggiarono. “Non stavo solo perdendo un duello.” Ignorai il suo grugnito. “Ho perso perché , per una volta, non ho ascoltato Yugi. Ero così sicuro della mia forza, che non ho mai pensato che questa potesse diventare il mio punto debole.”

“Per quello che vale, io avrei probabilmente fatto la stessa scelta” Rise, un po’ amareggiato. “Non credo che questo sia di gran conforto.” Mi osservò seriamente. “Farai di nuovo questo errore?”

“No.”

“Quindi alla fine hai imparato qualcosa. Niente errori stavolta – ti ricordi di avermelo detto?”

Fui sorpreso che fosse stato in grado di sentire –tanto meno di ricordare, cosa avevo detto a Mokuba, dato che allora Kaiba si trovava nel Regno delle Ombre, a ricomporre il suo cuore.

“E per questo che sei riuscito a resistere a Dartz, mentre io non ce l’ho fatta?”

“No. Il mio caso era diverso. Amelda non stava attaccando il mio punto debole, ma il suo. Dopotutto, mi stava dicendo che avevo sulle mani il sangue di sconosciute e innumerevoli persone – sia per il mio ruolo nel creare i disegni che usò Gozaburo – sia per i peccati che ereditai quando presi il controllo della Kaiba Corporation. Che tutto quello che ero, e sono, è basato sull’assassinio. Cosa di quello che mi ha detto non sapevo già? Le sue parole non contenevano sorprese per me.”

“Perché accetti la sua versione della tua vita? Non conta niente quello che hai fatto, che hai costruito da allora?”

“Perché non lo chiediamo al fratellino di Amelda?” rispose, piano.

Avevo ammirato, spesso riluttante, la mancanza di paura di Kaiba nel confrontarsi con la propria vita, la sua risoluzione nell’accettare le sfide. Se, a volte, aveva sbagliato strada, aveva sempre continuato a lottare.

Ma si aggrappava al suo senso di colpa con la stessa determinazione: era impietoso con se stesso come con i suoi nemici.

Una cosa che avevo imparato da Yugi era che dovevo capire i miei avversari, malgrado il bisogno di sconfiggere le loro azioni. Malik, Pegasus, persino lo stesso Kaiba… avevo cercato di guardare dentro i loro cuori, non semplicemente di romperli; di lasciare loro un modo per ricostruirli. Guardai l’espressione torva di Kaiba, che era come un ammonimento – pensai al modo in cui insisteva nel punire se stesso, quando io gli avevo mostrato pietà – e iniziai a chiedermi se potevo permettermi di essere meno generoso con me stesso di quanto non lo fossi con i miei nemici.

Le nostre conversazioni erano occasionalmente interrotte da un pianto proveniente da una delle camere ai lati della sua stanza. Il gemito infantile di Kouma aveva come effetto Kaiba che scattava in piedi e correva, lasciando la porta aperta dietro di sé - o per la fretta, o in un tacito segnale, per me, di restare. Lo avrei sentito cantare ninnananne col suo sonoro tono baritonale, Seto che si univa a lui con il suo più acuto tenore. Facevano un bel duetto, una volta che mi ero ripreso dalla sorpresa che Kaiba conoscesse una qualsiasi ninnananna, e tantomeno che la cantasse.

Alcune notti l’interruzione sarebbe venuta dalla porta opposta: Mokuba che gridava per un incubo prima di rendersi conto di essere sveglio. Kaiba gli avrebbe parlato dolcemente, la sua voce profonda che mormorava, troppo bassa per me perché potessi capire le parole, anche attraverso la porta aperta. Invariabilmente si sarebbe aperta l’altra porta, e io avrei visto Seto guardare verso la stanza di Mokuba. Non dava mai segno di essersi accorto della mia presenza, né parlava o varcava la soglia. Sarebbe rimasto un momento in silenzio, come per rassicurarsi che tutto andasse bene, prima di richiudere la porta.

Kaiba di solito tornava dopo averli rimessi a dormire; non facendo alcun commento su cosa era successo… una tacita linea che io non oltrepassavo. E non avrei potuto dire se i loro incubi derivassero dalle circostanze insolite in cui si erano ritrovati, o se erano un avvenimento piuttosto regolare. Certe notti, quando l’attesa cresceva, avrei sbirciato in una o l’ altra stanza. Avrei trovato Kaiba e Seto addormentati, con il piccolo Kouma come un premio in mezzo a loro. Oppure, voltandomi nell’altra direzione, avrei scoperto Kaiba e Mokuba che sognavano tranquillamente, l’uno nelle braccia dell’ altro. Me n’ero accorto – tutti i letti erano troppo larghi per un bambino, come se fossero stati fatti per adeguarsi all’alta figura di Kaiba.

Più raramente, mentre stavamo parlando, avrei sentito un singolo lamento solitario, soffocato con forza. Mentre Kaiba, la faccia scura, si dirigeva lentamente verso quella che pensavo essere la stanza di Kouma, realizzai che quel grido soffocato poteva provenire solo da Seto. In notti come questa Kaiba chiudeva la porta, e non tornava più.


NOTE DELL’AUTRICE: anche se ho mostrato Yami felice di essere nel suo proprio corpo, lo vedo anche un po’ insicuro di se stesso - dopotutto in tremila anni non ha avuto una vita reale. E posso vedere Yugi contento del fatto di essere lui ad aiutare Yami.

NOTA DELLE TRADUTTRICI: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.
  
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