~ Capitolo 4
C’era una
volta un
gruppetto di ragazze, che chiacchieravano animatamente percorrendo un
viale
alberato.
Soffiava un
brezza gelida, infatti molte portavano al collo dei foulard se non
addirittura delle sciarpe. La luna era ancora alta e brillante nel
cielo terso,
che si stava tingendo di tenui colorazioni azzurrastre.
Vari lampioni a lato
della strada illuminavano il paesaggio, e pochi passanti intralciavano
i passi
concitati e infreddoliti delle giovani studentesse.
Perché
sì, si trattavano molto probabilmente di un gruppetto di
scolare:
indossavano tutte la stessa uniforme – una cosa molto
insolita da queste parti
– che le faceva assomigliare a delle studentesse di qualche
college. Pochi
negozi – in particolare forni e focaccerie – erano
già aperti a quell’ora del
mattino.
Nell’aria si respirava la loro emozione e la loro
contentezza:
osservando da vicino le giovani però, si poteva notare
facilmente come alcune
di loro fossero anche un tantino preoccupate…
-Whooaaaahhhhh…!!
– sbadigliò ad un certo punto una delle ragazze
più grandi,
sbattendo gli occhi verdi dietro le lenti d’occhiale
– Che sonno…! Mi ero
proprio abituata a dormire, st’estate…!-
Seguirono a
ruota degli sbadigli assonnati.
-Oh Rae! Non
dirlo a me! Mi sto praticamente portando sulle spalle Arianne, e
non credere che sia proprio un fuscello!!-
La ragazza che
si era lamentata sbuffando riguardo la sua amica beatamente
addormentata sulla sua schiena sembrava letteralmente fumare dalla
rabbia:
aveva degli occhi chiari, chiarissimi, che sembravano tuttavia
sprizzare fuoco
e fiamme. Aveva un taglio di capelli corto, castano, e tutti il ciuffo
riccio
che ricadeva sulla fronte corrugata dalla fatica e dallo stress.
La compagna
che si portava addietro era placidamente appoggiata alla sua schiena, i
lunghi
capelli neri come la pece che ricadevano sulle spalle della ragazzina
più
giovane, gli occhi chiusi dietro la montatura viola degli occhiali.
Un’anima
pia sbucata da dietro le spalle del buffo duetto decise di aiutare la
ragazza dagli occhi celesti e darle in cambio: Arianne venne spostata
– o
meglio sbattuta- sulla schiena dell’anima pia in questione.
Era una
ragazza anche lei molto alta, dai capelli castani lisci e due occhi
castani che da un'espressione serena e un po' assonnata si
strabuzzarono di colpo, una volta presa sulla schiena la ragazzina
più piccola, che a peso morto dormiva tranquillissima e
calma.
-Oh
accipicchia! Pesa sul serio, Juddy!-
-Vuoi che non
lo sappia?! L’ho portata fino ad ora! Non so come ho fatto a
scendere dal pullman indenne!-
A quel punto
Marty si afflosciò senza tanti complimenti al suolo, facendo
sobbalzare le compagne.
Raven, che
camminava al suo fianco, si chinò e chiese
all’amica se non stesse
bene.
Questa
risposte insultando allegramente la forza di gravità e la
sua inutilità.
Dopo che si fu
rialzata, il gruppetto procedette claudicante.
Arrivate
davanti a un forno che prometteva davvero bene, si fermarono e una
volta abbandonata per qualche istante la bella addormentata sul ciglio
della
strada, entrarono nell’ambiente.
Le accolse il
tepore caldo del forno acceso e l’inebriante quanto dolce
profumo
delle brioche appena sfornate.
Comprate le
loro colazioni, fosse stato per Marty avrebbero potuto stabilirsi
in quel forno a tempo indeterminato, ma Juddy non era molto
d’accordo sul fatto
di lasciare Arianne da sola per strada.
Ci volle del
tempo per convincere la maggiore del gruppo a uscire dal negozio,
in quanto sosteneva che Dante aveva dovuto attraversare tutti e tre i
regni
ultraterreni prima di giungere in paradiso, e invece loro erano state
così
fortunate da trovare quest’ultimo ancor prima di passare
attraverso gli altri,
soprattutto l’inferno, che precisamente era il luogo in cui
si stavano
dirigendo.
Un bel pezzo
di focaccia calda e morbida alla fine la convinse, e le tre
ragazze più la quarta dormiente si rimisero in cammino.
Si fermarono
di botto, vedendosi spuntare due figure losche dal buio di un
vicolo laterale.
Nel silenzio
di quella mattinata spettrale, Juddy sentì le campane in
lontananza risuonare, per avvisarle che mancava mezz’ora
all’inizio delle
lezioni. Ma in quel frangente, nessuna ci fece davvero caso.
Raven chiuse
gli occhi, aggrappandosi alla sua compagna Marty che, già
sotto il
peso di Arianne, si sentiva già stanca… E non
erano nemmeno le otto!
-Ehi ragazze!
Che facce sono quelle?!-
-Non vi sarete
spaventate spero!-
Le figure
finalmente apparvero sotto la luce del lampione lì accanto.
Erano due
ragazze dai lunghi capelli castane; una li portava sciolti sulle
spalle, mentre quelli della più grande erano legati in una
coda bassa. Gli
occhi ridenti, di un castano splendente di Hichiyo tranquillizzarono un
poco il
gruppetto, e il sorriso della sorella maggiore quietò gli
animi una volta per
tutte. – Non ci avevate riconosciuto?! E’ passato
un po’ di tempo, ma
insomma…!-
Si squadrarono
tutte per un istante, e poi la più giovane del gruppetto
esclamò: - Marty-chan! Che…-
-No comment,
please. Rae-chan, di grazia… POTRESTI LEVARTI ADESSO?!-
In tutta
risposta ragazza dai capelli castano scuro assottigliò gli
occhi,
soffiando: -Shh! Svegli Ari-chan!-
-E CHE SI
SVEGLI!! Mica può stare in classe e dormire, ti pare?! Se
così non
fosse, lo farei anch’io, oh! -
E mentre il
gruppetto rideva, la ragazza dai lunghi capelli corvini su cui
restava in equilibrio, sfidando le leggi della fisica, un capellino di
lana
blu, continuava a dormire placidamente, ignara che le sue compagne
l’avessero buttata
giù dal letto a forza e le avessero fatto fare tutta quella
strada…
Mentre si camminava
tranquillamente per le stradine della città, le ragazze
raccontavano le une alle altre che cosa avevano fatto dopo il loro
ultimo non
tanto piacevole incontro, e che cosa si aspettavano questa volta. Ad un
certo
punto, sentirono una voce tuonare alle loro spalle: - AVETE INTENZIONE
DI
CORRERE ANCORA PER MOLTO?!?!??!?! Siete proprio sorde, a quanto pare!!-
Si fermarono
tutte, come congelate sul posto. Poi lentamente si voltarono, ad
eccezione di Marty che avrebbe rischiato di capitombolare per
l’ennesima volta
per terra, che continuò quindi a dare le spalle alla voce
che avevano sentito
perché, a suo dire, era finalmente riuscita a trovare un
equilibrio stabile e si
rifiutava con tutta sé stessa di perderlo.
Davanti agli
occhi delle quattro ragazze che si erano voltate apparvero due
giovani; una, di corporatura esile e i capelli corti tutti spettinati,
che
correva affannata e piena di rabbia negli occhi color nocciola.
L’altra, che
procedeva dietro alla compagna con un’andatura più
composta, ma assai
scoraggiata, lo sguardo rivolto verso il basso mentre le labbra si
increspavano
spesso in sbuffi contrariati.
Il gruppetto di quattro fece fatica a riconoscere
quest’ultima ragazza, perché si era fatta crescere
i capelli scuri fino alle
spalle, e adesso li portava lisci lisci.
Alla fine le
due ragazzine le raggiunsero, unendosi al gruppetto: mentre Angy
ancora ansimava, Selly spiegò candidamente che erano sempre
state alle loro
costole e le avevano chiamate più volte, anche sul pullman,
ma evidentemente
erano più sorde di quanto ricordava, e non le avevano
sentite fin ora. Ed Angy
aggiunse che avrebbero dovuto portare anche lei in braccio per averle
fatto
fare una faticaccia del genere.
E
fu così che Marty venne definita un cavallo da soma, almeno
per quella
mattinata.
Mentre la
ragazzina incespicava ad ogni passo maledicendo la pigrizia altrui e
la sua bontà d’animo, finalmente le compagne si
accorsero che mancava ormai
poca strada prima di arrivare alla loro scuola.
Tutte
sprizzanti di carica ed entusiasmo, le giovani fecero per svoltare
l’ennesimo vicolo della mattinata, quando
all’improvviso Raven, che era davanti
a tutte, si fermò.
Inutile dire
che si verificò una caduta generale, che come una reazione a
catena costrinse le studentesse a terra.
-Rae-chan!! Si
può sapere che ti è preso?! Eravamo
arrivate…!- sbuffò Juddy,
scrollandosi la gonna celeste che portava sopra i caldi collant color
perla,
come tutte del resto.
-Scusatemi
ragazze. E’ che…-
-Spero per te
che tu abbia una motivazione convincente, perché
altrimenti…!-
Su una cosa,
tutte le giovani erano d’accordo: Marty sapeva essere
convincente.
Molto.
-…
Pensavo che manca Sissy.- proferì dopo qualche istante di
silenzio la
ragazza dagli occhi verdastri, alzandoli sul cielo già
chiaro alla ricerca di
qualche stella ancora visibile, probabilmente.
Emma stava per
dire qualcosa, muovendo un passo verso la sedicenne, ma non fece
in tempo che una voce sopra di loro risuonò allegra e
sbarazzina nel riverbero
del mattino.
-Chi mi
cerca!? Chi mi vuole?!-
In
contemporanea, tutte e otto le ragazze alzarono lo sguardo, alla
ricerca
della proprietaria della voce.
Ed eccola, Sissy.
Era stata
definita in molti modi. C’era chi l’aveva definita
“unica e
inimitabile”. Chi molto poeticamente una pittrice delle
parole, una maestra dei
suoni e dei pensieri.
La sua figura
si stagliava contro la luce del sole nascente alle sue spalle;
portava l’uniforme scolastica della scuola, un golfino bianco
da cui spuntavano
solo colletto e polsi della camicetta azzurra, e la gonna celeste. A
cingerle
le spalle, una felpa turchese legata intorno al collo con le maniche
spiegazzate. Portava una rosa turchina fra i capelli corti e
scurissimi; gli
occhi, anch’essi neri e brillanti, erano offuscati da un
sottile velo di
lacrime di gioia, che tuttavia le ragazze non riuscirono a vedere.
Sorrideva
radiosa e maliziosa al tempo stesso, in quella posa sopra le tegole di
una casa
alla sinistra delle sue amiche, colpita dai raggi trasparenti del sole
appena
sorto. La sua pelle sembrava ancor più chiara, quasi cerea.
Angy, che
avendo visto molte opere d’arte soprattutto scultoree
– di cui
preferiva quella appunto bianche, calcaree -, considerò che
in quel momento la
loro amica poteva quasi essere confusa con una scultura, tanto era
ferma e
posata la sua figura sopra il tetto dell’edificio.
Ad un certo
punto una voce stressata risuonò stridente alle orecchie di
tutte,
rompendo l’incanto.
Le ragazze
parvero scongelarsi di colpo, così come Sissy.
Cominciò a ondeggiare
pericolosamente avanti e indietro – e se non fosse stata
quella una situazione
di pericolo piuttosto seria, le sue amiche avrebbero potuto sospirare,
sconsolate, ché in quasi un anno di tempo
l’equilibrio di Sissy non aveva
affatto dato cenni di miglioramento – e piombò
giù.
La caduta fu
scoscesa e piuttosto dolorosa.
Le giovani,
atterrite, stettero immobili, con il fiato sospeso e il cuore a
mille, a vedere Sissy inciampare e rotolare pericolosamente veloce,
giù, verso
il suolo...
Alcune tegole
mal fissate si staccarono dal tetto, rendendo ancor più
spaventosa e pericolosa la caduta.
Sissy scivolava di schiena, e mentre invano
cercava di frenare con i piedi e aggrapparsi i coppi
dell’edificio si vedeva
sempre più vicina alla caduta.
Alla fine,
sotto di lei il tetto finì. E lì
cominciò a precipitare.
Raven e Juddy
chiusero gli occhi, atterrite. Hichiyo si strinse alla sorella
maggiore, nascondendo il viso contro la spalla di Emma, che stringeva
forte la
mano ad Angy. Selly rimase immobile, incapace di muoversi, mentre Marty
metteva
ironicamente una mano sopra gli occhi chiusi di Arianne, che ancora
dormiva
ignara di tutto.
Sissy intanto
cadeva. Fu questione di qualche istante, ma tanto bastò. La
giovane teneva gli occhi aperti, le mani distese lungo i fianchi e il
vento a
scompigliarle i capelli bruni.
La rosa aveva preso il volo, e molto
probabilmente adesso il vento stava disperdendo i petali turchesi
nell’aria
intorno a lei.
A questo pensò Sissy mentre cadde, la mente completamente
estranea a qualsiasi altro pensiero che non fosse la rosa celeste, sgualcita, a
lato del marciapiede, mentre i petali leggeri svolazzano sollevati
dalla brezza
mattutina.
Ad un certo
punto, a due metri da terra, Sissy ebbe un flash del rumore che
avrebbe fatto il
suo corpo
una volta
toccato il suolo.
Un suono secco e rotto, mentre i suoi occhi vuoti e freddi
avrebbero fissato il nulla; il sangue che lento sarebbe uscito dal
cranio per
sporcare quei capelli così freschi e vaporosi.
Sangue. Rosso sangue.
Fu
l’ultima cosa che avvertì, prima di perdere i
sensi.
Alcune ragazze
cominciarono a strillare, altre si accasciarono a terra ché
le loro gambe non
le reggevano più, tanto erano emozionate. Altre ancora non
riuscirono a
smuoversi dalla loro posizione, ma avvertirono comunque il cuore
rallentare i
battiti, per poi accelerarli di botto.
Un coro
unanime accompagnò le agili gambe che si adagiarono salde al
suolo.
-SISSY!-
Un mantello
vermiglio svolazzava al vento, uno sguardo sanguigno e serissimo
appoggiato gentilmente sul viso pallido della giovane, stranamente
rilassato.
-KIDOU!-
Sissy giaceva
priva di sensi fra le braccia forti di Yuuto, che l’avevano
afferrata a poco più di due metri da terra.
Era arrivato, come sempre, nelle fiabe, all’ultimo
momento.
D’un
tratto, Selena mise a fuoco la figura di una ragazzina al suo fianco,
dai
corti capelli riccissimi e scuri, gli occhi grigi rinchiusi in un muto
terrore
malcelato.
-Lucchan…-
sibilò allora, richiamando l’attenzione della
più piccola.
-Sei stata tu
ad urlare, prima? Quando Sissy era ancora sul tetto?-
Non
c’era rimprovero nella domanda di Juddy, ché quasi
era un’affermazione.
Lucchan
assentì con un cenno del capo, per poi rivolgersi a Yuuto: -
C-C-Come
sta…?-
-Non si
è spaccata la testa, se è quello che temevate.
– rispose freddissimo
Kidou, gli occhi vermigli verso l’alto, a fissare nessuna in
particolare –
Vedete bene di non fare più altri giochi stupidi come
questo. Perché veramente
rischiate tanto. Entrate nelle vostre stanze adesso, le lezioni
inizieranno
alle 9 e mezza, eccezionalmente.-
E senza
aggiungere altro, depose Sissy ai suoi piedi incamminandosi
all’interno
dell’edificio scolastico davanti a loro, che era stato
rimesso in sesto dopo
l’incidente di molti mesi prima.
Tutte e otto
rimasero a fissare la figura seria e composta di Yuuto
allontanarsi, poi si fiondarono sulla loro amica.
Mentre Raven
le stringeva forte la mano, Angy prese la bottiglietta
d’acqua
acquistata poco prima che era ancora fredda e la depose sulla fronte
della
ragazza svenuta.
Aveva il
golfino tutto graffiato, i polsi della camicia strappati,
così come i
collant. La gonna era piena di spiegazzature e anch’essa
rovinata in più punti.
I capelli erano tutti spettinati, e Hichiyo si strinse contro la
guancia
l’unico petalo rimasto casualmente impigliato ai capelli. Le
mani erano tutte
graffiate, ma non erano ferite gravi, inoltre aveva perso le scarpe.
Il viso
tranquillo e l’espressione serena della ragazza
però riusciva in qualche modo a
tranquillizzare le sue compagne, che ansiose aspettavano che
riprendesse
conoscenza.
Dopo qualche
minuto, Sissy cominciò a strizzare gli occhi. Prima
lentamente,
poi sempre con più coordinazione finché non li
tenne spalancati. Mosse
lentamente prima le dita, poi le mani.
Si guardò intorno, e incontrò solo i
sorrisi commossi e rasserenati delle sue amiche.
-Sono morta?-
sussurrò poi, mimando quella voce patetica e sibilata.
-ACCIDENTI A
TE E AL TUO EQUILIBRIO! LO SAI CHE PER POCO NON CI AMMAZZAVI A
NOI, DALLO SPAVENTO?!?!-
Sissy si
portò entrambe le mani alle orecchie, simulando
un’espressione di fastidio:
-Oh Marty! Guarda che dovresti avere a cuore il mio udito…!
Non puoi urlare a
questo modo, vai a mio discapito…-
-Ma sentitela
come parla…! Sta benissimo, altroché!- Marty
sbuffò sonoramente,
strappandole un buffetto sulla guancia.
Dopodiché
si allontanò di un passo, permettendo a tutte le altre di
saltare al
collo della ragazza.
-Oh Sissy!-
-Ci hai fatto
tanto preoccupare!!-
-Quando sei
caduta dal tetto ho pensato che saresti morta!-
-Vieni qui!
Fatti abbracciare…!-
-Che paura che
ho avuto…!-
-Hai fatto un
volo altissimo!-
-Whoaaa!
Salvata da Yuu-kun!! Che emozione!!-
Sissy al suono
di quelle parole si staccò da tutte, rivolgendo la propria
attenzione solo alle parole di Juddy.
-Che hai detto
scusa?-
-Ma come non
hai visto?!- intervenne Raven, stritolandola in un abbraccio: -
Proprio quando stavi per PUM! cadere a terra… E’
arrivato Yuuto! Ti ha preso
fra le braccia e tu non sei caduta!! E’ stato un
eroeee…!-
-Hai visto
Sissy?- assentì Selly avvicinandosi e abbracciando
l’amica – Allora
non è vero che ti odiava così tanto, se ti ha
salvata… - e le strizzò
l’occhiolino, mentre la ragazza appena rivenuta sorrideva di
rimando.
Poi fece per
rimettersi in piedi, ed esclamò: - Ah beh. Se la questione
funziona così, allora vuol dire che mi butterò
giù dai tetti più spesso!-
-NON CI
PENSARE NEMMENO!!- Emma le strinse forte la mano, mettendosi davanti a
lei.
Sissy le
sorrise benevola, dimostrando che stava scherzando, e scostatosi
l’amica, poté guardare dal basso la loro nuova
scuola.
-E vediamo
questa volta di non farla saltare in aria, intesi?-
Si
girò verso le sue amiche, che risposero con un coro
entusiastico.
Soddisfatta,
la mora si diede una sistematina ai capelli e alla gonna, per poi
esclamare: - Bene! Allora svegliamo Ari-chan, così entriamo!-
E cinque sconvolgenti pagine torno ad aggiornare questa long!! ^^
Credevate forse che l’avrei abbandonata?
Sì??
Allora imparate bene: Sissy non abbandona mai le sue long. Se inizia un lavoro, lo porta a termine. Sempre e comunque.
Questo ricordatelo sempre. *ç*
Comunque questo è un capitolo “presentativo”, per così dire: assomiglia un po’, come senso, al prologo, o al capitolo 1.
Cioè: non succede niente d’importante, più che altro volevo avvisarvi che d’ora in avanti tornerò ad aggiornare più o meno regolarmente.
Tutto dipende dai miei impegni scolastici, comunque penso di riuscire a pubblicare costantemente… Poi si vedrà.
Come vi pare il capitolo?
Diciamo che come inizio è abbastanza spericolato… >.<
Chissà che fine farò quando la long giungerà alla sua conclusione, se al 4° capitolo rischio già di rimanerci secca! Dx
BAH! ^^”
Quindi quindi quindi…
Più che altro, vorrei ringraziare le mie amiche che accoglieranno con gioia la notizia che riprendo ad aggiornare - e intanto ne approfitto pure per chiedere scusa per non averle avvisate dell'aggiornamento, che quindi è anche per loro una sorpresa. ^^" Mi dispiace ragazze, ma non ho avuto il tempo materiale per avvisarvi, ma prometto che non lo farò più. ç.ç - e le casuali quanto anonime lettrici che saranno interessate/continueranno a seguire questa mia long. <3
Siete meravigliose, tutte, a prescindere! (?)
TVBBBB!
Sissy