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Autore: Triskell Nyx    21/09/2013    1 recensioni
una ragazza del mondo reale da cinque anni è stregata da un cartone: blue dragon.
un giorno per un caso fortuito viene catapultata in quel mondo e può realizzare il suo sogno di vivere delle belle avventure insieme ai suoi amici. contemporaneamente scoprirà che nemmeno in quel luogo è tutto rose e fiori e si ritroverà a cercare di risolvere i quesiti che la tormentavano già dall'altra parte dello schermo.
è la mia prima fanfiction, per favore siate clementi e aiutatemi a migliorare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parata. Attacco. Schivata. Affondo.
Parata fatta male; la spada mi vola di mano.
Jiro tiene la sua puntata alla mia gola per qualche secondo, poi la abbassa.
-Morta. Tre volte in mezz’ora; che ti succede, Ambra? Non stai facendo come ieri-
È vero. Vado molto peggio rispetto l’allenamento con l’albero. Forse dipende dal fatto che devo stare attenta al fatto che la spada non risucchi la mia energia vitale. O il fatto che mi sono addormentata mentre gli altri si svegliavano.
 Si, sicuramente sono queste le principali cause, ma la più grave... la più grave è sicuramente la distrazione.
Non riesco a dimenticarmi di quello che ha fatto Dante.
-Scusa Jiro, è che sono stanca.- dico infine.
-Forse dipende dal fatto che sei andata a dormire all’alba- commenta lui.
-Ah... te ne sei accorto- sorrido mentre mi compare il tipico gocciolone sulla testa.
-Si, me ne sono accorto. Come tutti gli altri- risponde lui, chiudendo gli occhi con la solita aria saccente.
-Eheh. Ehe. Eh- ridacchio io, grattandomi la testa.
Però lui non mi domanda il perchè sono tornata così tardi, cosa di cui gli sono enormemente grata.
Kluke ci chiama per il pranzo e lui, rinfoderata la spada, si gira e si avvia.
Io rimango un attimo indietro a guardare le sue spalle. Così giovani, eppure così pesanti; le spalle di un uomo.
Poi mi riscuoto e lo raggiungo con una corsetta.
-Grazie, Jiro-. Grazie per non avermi domandato niente; grazie perchè mi aiuti a diventare più forte; grazie perchè mi  hai accettato nel gruppo, perchè so che lo hai fatto. Grazie di esserci. Grazie in generale, di tutto.
-Non c’è di che-
Arrivati all’accampamento ci accoglie l’ormai non più insolito spettacolo di Shu e Marumaro distesi a terra coperti da qualche decina di bernocoli e ferite indefinite su tutto il corpo; se non sbaglio toccava ad Androphov badare alla sicurezza del pranzo... be’, di sicuro non c’è andato leggero.
-Questi due idioti- ci annuncia Kluke quando arriviamo, avvolta da un’aura rossa alquanto minacciosa che mi fa rabbrividire -sono riusciti a rubare le nostre scorte e finirle. Dopo questo pranzo non abbiamo più niente da mangiare-
All’improvviso vengo colta da una forte voglia omicida verso i due malcapitati
-Che coosaaaaaaaaa?!- sbotto, in tono così minaccioso che i due cercano di scomparire uno dietro l’altro.
-Non è stata colpa nostra- bisbiglia Marumaro –sembrava tutto così buono... il cibo ci stava supplicando di mangiarlo!-. Shu annuisce febbrirlmente.
Prendo un grosso respiro e mi esibisco in un sorriso rassicurante quanto quello di uno squalo bianco.
-Kluke, tesoro, mi presteresti il mestolo?-
-Eh? Ah, si, subito Ambra-
BONK. BONK.
-È successo qualcosa?- domandano Blue Dragon e Tigre facendo la loro comparsa.
-No, scusate, colpa mia- rispondo, posando il mestolo con noncuranza. –Mangiamo?-
Dopo pranzo, decidiamo cosa fare.
-Ci sono due villaggi- ci informa Androphov, entrato in modalità GPS –distanti lo stesso orario di marcia. Quello a ovest è famoso per la prelibatezza della carne che vende, quello a est per la bontà delle sue verdure-
-Bene, è deciso! Si va al paradiso della carne!- esclama allegramente Shu, che si è ripreso.
Kluke lo guarda male –Assolutamente no! Servono sia la carne che le verdure per un’alimentazione sana!-
-Allora non resta che dividerci- commenta Jiro, piatto –come facciamo i gruppi?-
-Io vado con il mio tesorino Shu- esclama Bouquet ancorandosi al braccio del ragazzo, che ridacchia imbarazzato.
-Anche io voglio andare nel paradiso della carne!- salta su immediatamente anche Marumaro.
-Mi aggrego anch’io- sorride Mel. Ridacchio piano; nessuno lo direbbe a causa del suo fisico, ma quando Mel si trova davanti ad un bel piatto di carne fumante, è capace di abbuffarsi peggio di... di... di Shu e Marumaro, ecco! E no, non sto esagerando.
-Allora noi altri andiamo dall’altra parte- sorride Kluke.
Il ghigno mi si congela sulla faccia. Sarò nel gruppo di Jiro. E di Dante. E di Jiro. Oh, cavolo!
-Nessun problema-  dice in questo momento Androphov, fimando così la mia condanna a morte. Oh,cavolo!
I quattro del paradiso della carne partono quasi subito.
-Bene... noi andiamo tutti insieme, o...- inizia Kluke.
L’ho già detto oh cavolo?
-Io non porto lui sulla mia ombra- commenta Jiro con uno sguardo tanto sprezzante verso Dante che mi fa male il cuore.
Sto per ribattere, ma il mio migliore amico mi precede.
-Per me va bene, neanch'io tengo a godere della tua compagnia. Piuttosto, in quel villaggio vendono anche armi?-
-Presumo di si, perchè?-
Dante scrolla le spalle. -Volevo comprarmi un arco-
Jiro ridacchia. –Sapresti usarlo?-
-Saprei trafiggerti il cuore prima che tu mi veda tenderlo-
Eccco, ci mancava solamente questa. –Dai, ragazzi, non è il caso...- esclamo, mettendomi in mezzo fra i due. Seguono alcuni istanti di silenzio pesante.
-Allora, io e Dante viaggiamo sull'ombra di Androphov mentre voi due usate Minotauro?- propone Kluke cercando di alleggerire la tensione.
-D'accordo; viaggiamo separati, è più sicuro.- risponde Jiro.
-chi parte per primo?- domanda Androphov.
-Andate voi- rispondo subito io; devo assolutamente parlare con Jiro, e il più presto possibile.
appena Kluke, Dante e Androphov partono, mi volto verso di lui.
-Non puoi smetterla di trattarlo così?- gli domando con foga.
Non mi piace parlargli in questo modo, ma mi piace assai meno come Jiro si rivolga sempre a Dante, e viceversa; questa situazione mi fa male, non sopporto che i due ragazzi più importanti della mia vita interagiscono in tal modo.
Jiro mi guarda e non fa la cazzata di fingere di non capire, perché è abbastanza intelligente da sapere che mi incazzerei, e molto.
-Deve guadagnarselo il mio rispetto, e decisamente non ci è ancora riuscito-
-Potresti almeno evitare di fare il cafone! Con me e Mel ti comporti bene-
-Ma voi siete ragazze, Ambra...-
Coosa?? Mi salta la mosca al naso, e per un istante lui smette di essere il ragazzo di cui sono innamorata da cinque anni, ma si abbassa alla stregua di uno di quei ragazzi cafoni che a scherma o a karate pensavano di poter sottovalutarmi solo perché sono una ragazza; inutile dire che finivano puntualmente battuti.
-E questo che vorrebbe dire?- scatto mettendo le mani sui fianchi in una classica posa da lite da lavatoio. -Solo perché siamo femmine vuol dire che siamo deboli, indifese e che se ci si fa uno sgarbo crepiamo? Che non ci si può offendere per non turbare il nostro animo delicato? Che dobbiamo stare a casa a fare la calza mentre voi maschi vi divertite, che non saremo mai forti bravi e intelligenti come voi e altre cazzate varie? Be' bello mio, togliti queste assurde idee dalla testa perché sono dei dannatissimi stereotipi razzisti medioevali senza alcun fondo di verità, ecco!- dico, e metto su il broncio.
A questo punto Jiro fa la cosa che più di tutte ha il potere di stupirmi; scoppia a ridere.
Lo guardo, sorpresa e incantata allo stesso tempo: non lo avevo mai visto ridere così. Per un momento le sue spalle si rilassano e perdono il loro peso, e Jiro sembra solo un normale quindicenne. Questo suo lato nell'anime non lo avevo mai visto, e mi fa sorridere inconsciamente. Riesco quasi ad immaginarmelo su un banco di scuola a scherzare con gli altri evocatori.
Subito però torna serio.
-Guarda che hai frainteso, non intendevo dire quello. Lo sai che rispetto le donne, e non ho mai trattenuto la mia forza quando si trattava di combattere con loro. Ma sono un gentiluomo, non mi comporterei sgarbamente con una ragazza a meno che proprio non se lo meriti. E comunque tu ti sei già guadagnata il mio rispetto, è per questo che non ti tratto come il tuo amico-
-Ha un nome- lo ammonisco, ma non bado neanche a quello che dico. Mi sono guadagnata il suo rispetto; mi rispetta. Sono davvero felice.
Lui non mi risponde, non che me lo aspettassi comunque, e si gira. Subito la luce azzurra che ormai riconosco come aura lo avvolge e appare Minotauro.
-Ehilà, pronti per un altro giro?- chiede l'ombra, socievole.
-Abbiamo fretta, vai più veloce che puoi- taglia corto Jiro saltandogli sulla spalla.
-Agli ordini, agli ordini... potresti sforzarti di essere più gentile- mugugna lui, riprendendo involontariamente il mio discorso di poco fa.
Sogghigno mettendomi gli occhiali di protezione che mi ha regalato Jiro, poi salgo sulla mano che Minotauro mi ha cavallerescamente offerto per aiutarmi a salire.
-Finiscila di perdere tempo e parti- ribatte Jiro com'era prevedibile, facendo sbuffare l'ombra e sorridere me; è sempre il solito. Tutto sommato, nessuno in questo mondo è cresciuto veramente.
-Tieniti forte!- mi dice Minotauro, e io ubbidisco. Poi partiamo e di nuovo, come la prima volta, il vento ci avvolge. Solo che questa volta è anche meglio! Gli occhialetti mi permettono di tenere gli occhi aperti senza problemi e posso ammirare il paesaggio che ci scorse accanto senza problemi; vento e velocità. Uno dei miei mix preferiti.
Non per niente già a casa sostenevo che da grande avrei guidato una macchina sportiva decapottabile. Già, a casa.
Mi assale un moto di malinconia.
Chissà quando ci tornerò a casa. E come. Ma soprattutto... sarò davvero capace di lasciare tutto questo? O sarò così egoista da non pensare alla preoccupazione della mia famiglia e dei miei amici per rimanere qui? Sarei capace di rinunciare alla mia vita precedente per rimanere qui?
Sospiro. Non so cosa devo fare; non posso avere entrambi i mondi?
-Cos'hai?- mi chiede Jiro dopo il mio ennesimo sospiro.
Mi volto verso di lui, ma per una volta la sua vista non scaccia le mie paure, anzi, accresce i miei dubbi.
-Niente. Non c'è niente che non va- rispondo alla fine. Non voglio che mi consideri debole, e comunque non capirebbe. Questa è una decisione che devo prendere da sola.
-Capolinea ragazzi, si scende-ci annuncia Minotauro fermandosi. Sospiro di nuovo; questi pensieri non portano a niente e per ora sono inutili. Decido di accantonarli fino ad un'altra occasione.
Jiro subito salta giù, io lo seguo un po' titubante. Insomma... non sono mai saltata giù da un'ombra.
Infatti, come da copione, inciampo e cado.
Jiro mi prende al volo, per la vita, e mi tiene un attimo in quella posizione.
Lui con le mani sulla mia vita, i miei occhi nei suoi. Poi mi lascia e si incammina.
-Muoviamoci, altrimenti non riusciremo a tornare al punto di ritrovo entro sera-
-Va bene- rispondo io, che per l'occasione sono diventata rossa come un pomodoro.
Dopo circa venti minuti di cammino arriviamo alle porte della città.
-Hai tu la lista di quello che dobbiamo comprare, giusto?-
-Si, aspetta- mi tolgo lo zaino dalle spalle e allungo una mano per prenderla. Così facendo noto un negozio che prima non avevo visto e mi blocco.
È un'armeria, con esposte spade, lance... pugnali.
Prima, quando Dante ha detto di voler un'arco non ci ho pensato, però adesso che ci penso...
-Ehm, Jiro, non so come dirtelo...-
Lui si gira di scatto verso di me. -Non hai perso la lista della spesa, vero?-
-No, no- lo rassicuro, tirandola fuori e dandogliela. -È solo che... Ehm... Mi servirebbero di nuovo dei soldi- sussurro in fretta cercando di apparire piccola piccola.
-Nessun problema, perché?- Chiede lui.
-Ecco, io... volevo comprarmi un pugnale.-
Lui alza un sopracciglio. -Non ti basta la spada?-
-Si, ma...-...Ma vorrei un'arma da poter usare senza il rischio che ti risucchi ogni energia  -Non si sa mai còsa potrebbe succedere... In caso non potessi usare la spada per cause varie... Mi capisci, no?-
Mannaggia a me, che quando c'è Jiro non riesco neanche ad inventarmi una scusa decente.
-Va bene- dice incredibilmente lui dopo qualche attimo di silenzio. -Hai già un'idea su come lo vuoi il pugnale?-
-Ehm...- repplico brillantemente. Sicuramente è una mia impressione, ma mi pare di scorgere nei suoi occhi un brillio divertito.
-Hai mai comprato un pugnale in vita tua?- mi chiede.
-Be' sai- tento di spiegargli -Nel mio mondo non è così semplice... non si può girare armati per le strade... e poi ci vuole il porto d'armi...-
Lui mi rivolge uno sguardo confuso. -No. Mai comprato un pugnale- mi rassegno a rispondere, rinunciando alla spiegazione.
Di nuovo quello sguardo divertito. -Dai andiamo- mi dice poi.
Io lo guardo confusa. -...dove?!-
-A fare shopping!-
Tempo dieci secondi e ci ritroviamo nel paradiso delle lame. Jiro congeda con fermezza il petulante commesso che ci viene incontro e si autoelegge mia guida personale. Il che, se devo essere sincera, non mi dispiace affatto.
Il mio amico mi mette a disposizione tutto il suo sapere sulle lame, che non è affatto limitato. I pugnali passano fra le sue mani esperte attraverso vari test che osservo con attenzione nel caso dovessi ritrovarmi in una situazione simile in futuro senza la sua preziosa guida.
Prima verifica quanto i pugnali sono bilanciati fra lama e impugnatura (tenendoseli in equilibrio sul dito), poi quanto si adattano alla mia mano (e facendomi provare brividi di piacere tutte le sue volte che le sue mani si chiudono intorno alla mia... ho deciso di amare questo test), poi testa la flessibilità e la resistenza della lama (il commesso quasi si mette a piangere dopo la terza che spezza. Lo rassicuro dicendogli che lo ripagheremo).
Alla fine ne rimangono solo due, che continuo a passarmi fra le mani senza riuscire a decidermi. Il primo è un pugnale solido e sfarzoso, il secondo un pugnale più semplice e molto flessibile.
-Il primo è più solido, quindi è più difficile che si rompa- osservo.
-Mmh- replica Jiro.
-E terrebbe meglio in un confronto contro una spada, quindi sarei più protetta- ribadisco.
-Mmmh- ripete lui.
-Ok, direi che abbiamo deciso- dico, lanciandogli un'occhiata di soppiatto -Signore! Prendiamo questo!- esclamo, porgendo al nostro amico commesso il pugnale flessibile e riponendo l'altro su uno scaffale.
-Era o... cioè, ottima scelta signori! È uno dei migliori, sapete?-
Io non lo filo neanche di striscio, troppo intenta a godermi la faccia piacevolmente sorpresa che Jiro non è riuscito a dissimulare del tutto.
-Perché fai quella faccia? Pensavi davvero che dopo aver seguito i tuoi consigli tutto il tempo li avrei ignorati proprio all'ultimo?-
-Io veramente non ho detto niente- mi fa presente lui.
-Non ce n'era bisogno: sono troppo esperta in mugolii per non riconoscerne uno positivo da uno negativo- sorrido.
Lui non ribatte e paga il pugnale.
-Adesso ti serve solo una fodera- mi dice invece, e presane una da un mucchio lì vicino me la porge -seguirai il mio consiglio anche questa volta?-
La guardo; è nera, con una cucitura dorata a forma di fulmine.
-È perfetta. Grazie Jiro- dico allacciandomela alla cintura vicino alla spada e lasciandoci scivolare dentro il pugnale.
Lui paga anche quella, poi esce dal negozio.
-Sbrighiamoci, o non faremo in tempo a comprare anche la nostra parte di verdura-
-Arrivo- rispondo, raggiungendolo.
Per la successiva mezz'ora non ci parliamo quasi, limitandoci a girare per le bancarelle del mercato per comprare ciò che ci serve. Ma il nostro non è un silenzio pesante o imbarazzato, tuttaltro. È quel silenzio dolce e tranquillo di chi non ha bisogno di parlare che spesso sorge con i vecchi amici, quando basta stare in compagnia di un'altra persona per ritenersi soddisfatti.
Quel silenzio che avevo raggiunto finora solo con Mel e Dante.
È quasi... rilassante fare la spesa con Jiro, ecco.
Nel pensarlo mi lascio sfuggire una risatina.
-Che c'è, perché ridi?- mi chiede subito lui.
-Niente... pensavo solo che a casa odiavo fare acquisti, mentre qui è... bello, direi - rispondo, scuotendo la testa.
-Ti manca casa tua?-
A quella domanda mi blocco e rimango un attimo a pensare, poi rivolgo un sorriso amaro di scherno a me stessa. -Non riesco a rispondere a questa domanda, sai? Una qualsiasi persona direbbe di si, sicuramente si, e anch'io dovrei rispondere così, però...- e detto così lascio scorrere lo sguardo sul mercato, senza in realtà vederlo -Però poi mi guardo intorno e vedo te, Androphov, Kluke, Bouquet e Shu e Marumaro che sicuramente stanno facendo qualche stupidaggine, e mi viene così tanto da ridere che per poco non mi spezzo in due, e mi sento tanto felice che non chiederei altro se non poter restare per sempre. Poi penso a casa... se si trattasse solo della scuola potrei anche non tornare, ma mi vengono in mente i miei genitori e il loro modo burbero ma dolce di volermi bene, le maratone di film il sabato sera, le feste alle quali Mel si ubriacava sempre nonostante la buona volontà, gli scherzi di fine anno ai professori quando non possono più metterci in punizione... e tutto questo mi manca.
Da una parte sono dannatamente grata a quel vortice di avermi portato qui, dall'altra...- faccio una pausa con un sospiro, non sapendo bene come spiegarmi, poi riprendo. -Questo mondo è il mio posto incantato. È fin da bambina che sogno di venire qui e ora che sono arrivata è... spettacolare, davvero. È anche meglio di come ho sempre sognato... anche se mi accorgo di pericoli che non si vedevano al di la dello schermo.
Però... mi manca il mio posto ordinario.
Eppure, se non fosse per Dante e Mel e io scoprissi di poter tornare di là quando voglio senza che questa possibilità mi sia mai negata... non sono sicura di volerci andare. Se avessi quella possibilità e fossi da sola, credo che vorrei restare qui-
-E se scoprissi che il portale si può aprire solo una volta, cosa faresti? Seguiresti i tuoi amici?-
Abbasso lo sguardo. -Non lo so- mormoro. -Io non so cosa devo fare, Jiro-
Rimaniamo in silenzio qualche istante, poi lui mi posa una mano chiusa a pugno sul cuore, facendomi arrossire furiosamente.
-Ascolta lui- mi suggerisce.
-Neanche lui sa quello che vuole-. Lui vuole solo te.
-Al momento giusto lo saprà-
Sorrido. Non so bene come, ma è riuscito a farmi sentire meglio -Grazie Jiro-
-Non c'è di... che succede?- la sua esclamazione è dovuta al fatto che dalla parte opposta della piazza dove ci troviamo noi si è alzato improvvisamente un clamore allarmato.
-Tu stai qui, io vado a vedere!- mi dice.
-No! Voglio venire con te!- ribatto io. E che cavolo, prima ha fatto quel bel discorso sull’ugualianza fra ragazzi e ragazze e adesso vorrebbe lasciarmi indietro come un peso morto. Nossignore no!
Lui salta su una ringhiera e si mette a correre elegantemente con un equilibrio invidiabile, io lo seguo alla meno peggio cercando di districarmi fra la massa di folla che corre nella direzione opposta alla mia. Ovviamente così facendo perdo un sacco di tempo.
Jiro mi distacca e arriva all'origine della confusione.
-Che succede qui?- domanda in tono di comando a dei tipi che portano una specie di divisa color rosso sangue e una maschera a mezzo volto che non mi permette di distinguere i loro lineamenti.
-Non si vede ragazzino? Facciamo shopping- sogghigna uno di loro.
-Vedo bene come "fate shopping"- ribattè Jiro serio, posando gli occhi sulle armi che i tipi impugnano per terrorizzare la gente e fare razzie indisturbati. che razza di farabutti...
Con un ultimo sforzo lo raggiungo.
-Lasciate subito quello che avete rubato e andatevene- intimo.
Loro mi scoppiano letteralmente a ridere in faccia.
-E con quale autorità ci costringerai, bambolina?- mi domanda uno.
Un nervo inizia a pulsarmi pericolosamente sulla tempia. Bambolina? Chi sono io, Elizabeth Swann?
-Con questa autorità- dico, estraendo per una spanna la spada dal fodero.
I tizi smettono di ridere; be’? Quando la bambolina non è collaborativa come vi aspettate andate in panico?
A quanto pare no.
Uno di loro, con la faccia più arcigna, mi punta addosso una pistola. E spara.
Prima che io possa fare qualsiasi cosa, dall’urlare allo sbattere le palpebre, Jiro sguaina la spada e para con quella il colpo destinato a me; l’ho già detto che quei tipi sono tanti?!
Be’, lo dico ora: sono tanti, dannatamente tanti!
Non so se Jiro può farcela da solo; sicuramente non voglio stare ferma a scoprirlo.
Sguaino la spada e mi lancio in avanti.
Il primo di quei tizi mi viene incontro con la spada alzata. Lo intercetto con la mia spada; non è difficile, è come parare un ramo.
Giro la mia spada e gli do’ un colpo con il pomolo dell’elsa sullo sterno con tutte le mie forze, in modo da metterlo fuori combattimento senza ucciderlo.
Riesco a effettuare lo stesso procedimento con un altro paio di loro, ma il quarto purtroppo per me non è uno sprovveduto e riesce ad evitarmi, poi fa un affondo. Ora, potrei evitarlo se avessi dormito questa notte, e se non fossi impegnata a proteggere la mia vita anche dal potere della mia spada oltre che dai suoi attacchi.
Il fatto è che NON ho dormito questa notte, e che in effetti SONO impegnata a salvarmi la mia vita anche dalla mia spada oltre che dalla sua.
Provo una mossa azzardata; estraggo il pugnale con la sinistra e incrociando la sua lama con quella della spada riesco a bloccare in parte l’attacco. Ciononostante, mi becco un taglio sul braccio. Non è profondo, ma è decisamente lungo, e brucia un bel po’.
Questa volta lo stordisco con l’elsa del pugnale.
Il quinto è ancora più difficile; ormai hanno capito che non voglio ferirli, anche se la situazione lo richiederebbe. Inoltre il braccio mi fa male ed è la prima volta che combatto con due lame.
Ma perchè mi sono ficcata in questa situazione, accidenti?
In qualche modo riesco a bloccare e neutralizzare anche il quinto con la stessa tecnica, ma poi mi arriva un colpo alle spalle.
Cado a terra con un grido e a causa del contraccolpo con il suolo lascio cadere sia la spada che il pugnale, e sputo una buona quantità di sangue.
Mi sforzo di girarmi su un lato, perr vedere chi mi ha colpito. Uno di quegli uomini mi sovrasta con una spada in mano.
-Allora puttanella... pronta per affrontare la morte?- mi ride in faccia, e alza la spada, puntandola verso di me. In questo momento capisco che sto per morire.
La lama inizia ad avanzare in discesa verso di me, e il tempo rallenta fino quasi fermarsi.
Be', tutto sommato non è andata tanto male. Ho pur sempre steso cinque uomini, che sicuramente si allenano da molto più di me, e forse avrei steso anche questo se non mi avesse attaccato alle spalle. Era il mio primo vero combattimento, e sono riuscita a alleggerire il carico di avversari di Jiro di ben cinque uomini.
Avrei voluto fare di più però.
Avrei voluto accompagnare i miei amici nel loro viaggio e trovare un modo per riportarli a casa. Se non altro, so che lascerò Dante e Mel in buone mani. Gli evocatori non li lasceranno sicuramente a loro stessi.
Avrei voluto rivedere i miei genitori, ma potrò osservarli dall'alto, forse.
Avrei voluto avere una vera possibilità con Jiro...
Provo il bisogno impellente di guardarlo e giro la testa verso di lui. Ha disimpegnato la spada da quella dell'avversario di turno, un braccio teso verso di me e le labbra aperte in un grido che non arriva alle mie orecchie.
Cerco di rivolgergli un sorriso, ma nonostante i miei sforzi per trattenerla mi scappa una lacrima. Spero che lui non la veda da lì.
Riporto lo sguardo sulla spada, che si avvicina di più ogni istante che passa.
Non ho paura della morte, perché finché ci sono io lei non arriva e quando arriva lei vado via io, disse un tempo un uomo saggio. Ho fatto mia questa filosofia la prima volta che l'ho sentita, e non la rinnegherò proprio ora. Fisso la spada con calma, tanta calma che il soldato sembra quasi sconcertato dalla luce che sprigionano i miei occhi.
Ormai la lama è ad un palmo dal mio petto. Ho l'istinto di chiudere gli occhi, ma lo respingo. Voglio che rimangano bene aperti.
Ripenso a tutto quello che ho rascorso, e mi trovo a pensare di aver avuto proprio una bella vita.
"Addio" ho il tempo di pensare.
Poi accade tutto in un attimo, anche se io continuo a vederlo in modo rallentato.
Una freccia spunta come dal nulla e si conficca nella spalla del soldato, che contro ogni si blocca, fermando la discesa della spada.
La sua faccia si apre prima in un'espressione di pura sorpresa, che mi farebbe scoppiare a ridere in altre circostanze, poi in un'espressione di puro dolore.
Porta la mano sinistra alla spalla destra e apre la mano destra, che teneva ancora la spada sospesa su di me. La spada cade.
Il mio corpo pensa per me, e senza nemmeno rendermene conto allungo istintivamente le mani per afferrarla. Riporto un lieve taglio all’addome e dei tagli un po’ meno gravi alle mani, ma sono viva. Sono viva.
Improvvisamente la rassegnazione alla morte sparisce dalla mia mente, sostituita dall'istinto primordiale che fin dall'antichità spinge gli uomini a combattere con tutto ciò che possiedono pur di salvarsi la vita.
Mi tornano in mente gli insegnamenti di Zola di ieri notte. Scaravento la lama che ho afferrato il più lontano possibile da me e concentrando l’aura nel braccio tiro un pugno con tutte le mie forze contro la mascella dell'uomo, che fa un volo all'indietro di parecchi metri e sviene. Se non altro non sentirà il dolore per la freccia da svenuto.
Prima che qualcun altro abbia la bella idea di attaccarmi approfittando del fatto che sono disarmata recupero con un balzo la spada e il pugnale e mi metto con la schiena al muro in modo che nessun altro possa prendermi alle spalle.
Colgo l'occhiata incredibilmente sollevata di Jiro rivolta nella mia direzione. Lo rassicuro con lo sguardo, anche se i tagli al braccio, ai palmi delle mani e all’addome mi bruciano, la schiena mi pulsa e sono esausta a causa dell'uso dell'aura e della mancanza di sonno.
Mentre lui fa per muoversi verso di me un altro paio di uomini decidono di attaccarmi, simultaneamente. Alzo la guardia pronta a difendermi, ma prima che mi tocchino vengono raggiunti da due frecce alle braccia. Approfittando del loro dolore li stendo con l'ormai familiare colpo allo sterno, poi alzo gli occhi per vedere chi è che mi ha salvato la vita. E quando lo riconosco rimango incapace di reagire a causa dell'incredulità.
Con le lacrime agli occhi riconosco il mio migliore amico, che incocca un'altra freccia.
Jiro mi raggiunge calciando via un avversario.
-Come stai?- mi chiede ansioso, prendendomi le mani per guardare i miei tagli.
Io non posso fare a meno di arrossire. Ma neanche in un'occasione come questa riesco a stare seria, accidenti?!
-Sto bene, sto bene- mi affretto a dire sottraendomi al contatto.
-Tu invece?- chiedo di rimando, notando che la sua casacca è strappata in più punti e ha anche lui delle ferite, più o meno profonde.
Un altro soldato si avvicina per ingaggiare battaglia con noi, ma viene steso da... quello è un pugnetto rosa?!
Alzo lo sguardo di nuovo, e questa volta vedo Kluke, con in mano il suo storico fucile.
Provengono altre frecce da sopra di noi. Androphov.
Sospiro di sollievo: sono arrivati i rinforzi.
Anche Jiro sembra meno teso. Gli scappa addirittura un sorrisetto. Poi torna a rivolgersi a me.
-Vai- mi dice -con il loro aiuto posso batterli senza metterti in mezzo-
Eeeh?!
-Non se ne parla neanche- sbotto -non ti lascio qui da solo! E poi ti ricordo che hai tentato di lasciarmi indietro anche prima, e non è che sia andata benissimo!-
Jiro mi fissa accigliato, ma non ho nessuna intenzione di farmi intimorire da lui.
Rimaniamo a sfidarci con lo sguardo, mentre i nostri amici neutralizzano quelli che ci attaccano.
-Avete intenzione di fare qualcosa o no?- ci urla dietro Androphov.
Jiro sospira, lanciandomi un'occhiataccia. -Fai come vuoi, ma rimani dietro di me-
E io capisco di aver vinto; trattengo un sorrisetto. -Si!-
Jiro si lancia in avanti e io, come promesso, non mi stacco da dietro di lui. Non che la cosa mi dispiaccia, in effetti.
La battaglia sembra tramutata; con l’appoggio dei ragazzi che ci coprono dall’alto non dobbiamo preoccuparci dei vigliacchi che ci attaccano alle spalle.
La vicinanza di Jiro mi rassicura e riesco a mettere ko un buon numero di avversari senza ferirli troppo gravemente, e senza essere ferita io, alternando la spada e il pugnale.
Inoltre, è come se qualcuno mi regalasse nuove energie ogni volta che sto per finire le mie.
“... non è che ne sai qualcosa, Zola?”
“Non distrarti e pensa a combattere”
Trattengo a malapena un ghigno; sgamata....
Ormai i nostri avversari sono poco più di una decina; li stringiamo in un angolo.
E poi accade. Uno di loro, che stringe un fucile con uno sguardo febbrile, all’improvviso fissa gli occhi su Dante.
-Muori, maledetto!- urla. E spara.
-No!- urlo io, tendendo il braccio, consapevole di non poter fare niente. Jiro, invece, questa volta non perde la calma.
Ho appena il tempo di vedere la luce azzurra dell’aura che lo avvolge, poi Minotauro ferma il proiettile.
Tiro un sospiro di sollievo, e cado sulle ginocchia. –Grazie a Dio...- mormoro.
-Per la verità è grazie a me- mi fa presente Jiro, mentre Minotauro stende i restanti ceffi con un colpo.
Alzo gli occhi al cielo, trattenendo un sorrisetto. Il solito arrogante. però... -Hai ragione. Grazie, grazie mille!- esclamo, alzandomi e lanciandogli le braccia al collo senza neanche fermarmi a riflettere. Lo sento irrigidirsi un attimo, ma poi si scioglie e ricambia il mio abbraccio. Mi stringo di più a lui, inspirando a pieni polmoni il suo dolcissimo profumo di miele e cannella.
Vorrei restare così per sempre.
Ma ovviamente, come ho motivo di pensare quando qualcosa mi colpisce sulla testa, questi momenti non possono durare per sempre.
Mi volto sorpresa, portandomi una mano al punto colpito. Vedo un popolano con il braccio ancora teso, e noto un sasso in terra. Sgrano gli occhi, vedendo che il resto degli abitanti del villaggio, al posto di sembrare arrabbiati con lui, sembrano spalleggiarlo.
-Avete visto? Possiede un ombra!-
-È un evocatore!-
-È un mostro!-
Non riesco a credere ai commenti che ci rivolgono; come possono essere così irriconoscenti? Abbiamo combattuto per loro fino ad adesso, siamo quasi morti per aiutarli! E loro... loro...
Un altro sasso vola verso di noi. E un altro.
Jiro mi cinge di nuovo le spalle con un braccio.
-È ora di andare- mormora. –Minotauro!-
Subito l’ombra riappare, e ci alziamo in volo. Mentre passiamo davanti al detto dove si trova Dante ci fermiamo per permettere al mio migliore amico di saltare a bordo, e facciamo lo stesso con Androphov e Kluke.
Poi sfrecciamo via, allontanandoci da questa città.
E con il braccio di Jiro ancora intorno alle spalle, la mano di Dante appoggiata sulla schiena e la presenza di silenziosa di Kluke, Androphov e Minotauro, non posso fare a meno di porgermi continuamente una domanda.
“Cosa diavolo sta succedendo?”




Scusate l'ennesimo ritardo! lo so, sono imperdonabile, ma l'inizio della scuola mi ha mandato un po' in palla. Insomma, il terzo anno del liceo classico non è proprio paragonabile a una passeggiatina domenicale.
Per farmi perdonare, questo capitolo è più lungo degli altri, e si entra un po' di più nel pieno della storia.
Caspita, sono al decimo capitolo! Direi che per me è già un bel traguardo!
Ringrazio mille che ha letto e chi ha recensito... un bacione grosso!
Ciao,
Cla
  
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