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Autore: saitou catcher    21/09/2013    4 recensioni
In un mondo dominato dagli unici individui in grado di usare la magia, la giovane Deine sconta la sua condanna ai lavori forzati, in una vita ormai priva di ogni speranza di libertà. Almeno fino a quando l'incontro con un giovane ribelle sconvolgerà la sua vita, portando alla luce la sua voglia di lottare...
Primo capitolo di una trilogia, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Saga del Cristallo'
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La mattina seguente cominciò esattamente uguale a quella precedente. L'ingresso dei sorveglianti, le frustate, i gemiti dei forzati, le imprecazioni, il risveglio.

Eppure, per Deine, c'era un piccolo particolare che rendeva quella mattinata diversa da tutte le altre. E quel particolare era Daywine.

Dal quel momento alla mensa in cui le aveva rivolto la parola, la ragazza non riusciva a toglierselo dalla testa. Nonostante tutto, sentiva per lui un'istintiva simpatia, ed era curiosa di vedere come,e se, se la sarebbe cavata. Se sarebbe riuscito a mantenersi integro in quell'inferno, o se, com'era probabile, sarebbe crollato di fronte agli orrori a cui avrebbe assitito.

I primi momenti della giornata sembrarono confermare la sua seconda impressione: Daywine non ne volle sapere di alzarsi dalla branda, almeno fino a quando la frusta di un sorvegliante non si abbatté sulla sua schiena. Sotto gli occhi stupefatti di Deine, il ragazzo si tirò su di scatto, con un'imprecazione, rivolgendo al sorvegliante uno sguardo che gli valse una seconda frustata.

-Non devi guardarmi mai più in quel modo, hai capito, verme? Un'altra occhiata di queste, e non te la caverai con un colpetto.

Daywine si mise lentamente a sedere e fissò sul sorvegliante due occhi di fuoco. -Forse sei tu che non te la caverai con qualche colpetto.

È proprio pazzo, pensò Deine con tristezza. Evidentemente vuole morire.

Il colpo di frusta raggiunse il ragazzo sul viso, così veloce da non dargli modo di evitarlo. La testa di Daywine scattò all'indietro, una linea rossa si aprì sulla sua guancia.

Nel dormitorio calò il silenzio. I sorveglianti smiseri di percuotere i forzati, i galeotti stessi si volsero a osservare la scena con occhi sbarrati. Per qualche istante nessuno si mosse.

Il sorvegliante che aveva frustato Daywine si chinò lentamente su di lui e gli afferrò il viso, stringendoglielo con tale forza da far fuoriuscire il sangue dal taglio.

-Forse tu non hai capito bene, bellimbusto. Qui non puoi fare quello che vuoi. Un'altra risposta di queste e vedrò veramente di fartene pentire. Mi hai capito?

Daywine non rispose. Teneva gli occhi fissi in quelli del sorvegliante, il respiro pesante e affannato. Deine vide distintamente la sua bocca aprirsi, un lampo di sfida passargli negli occhi.

Non seppe mai perché lo fece. Fu più forte di lei. La sua mano scattò in avanti e strinse il braccio di Daywine in una morsa di ferro. Gli occhi di lui incrociarono i suoi.

-Non farlo- sibilò. Fu poco più di un sussurro impercettibile, ma bastò. Sotto la sua mano, Daywine si rilassò, lentamente abbassò la testa. -Mi dispiace- disse con un filo di voce. -Non lo farò più.

Era stato solo un secondo, il sorvegliante non si era accorto di nulla. Alle parole del ragazzo annuì, soddisfatto e rilasciò il suo viso. -Bravo bambino- mormorò -Vedo che impariamo in fretta.

Dietro Daywine, Deine scosse la testa, dandosi della stupida. Se il sorvegliante si fosse accorto del suo intervento sarebbe stata lei ad essere punita, e di certo non con qualche frustata. Perché diamine si era messa in mezzo? Perché non aveva lasciato quel ragazzo al suo destino?

Come al solito, i detenuti vennero fatti alzare e costretti a disporsi in fila. Mentre gli passava accanto per prendere il suo posto, Deine sentì la mano di Daywine sfiorarle il braccio. Alzò di scattò la testa, e i loro occhi si incontrarono. Daywine le sorrise.

-Grazie- sussurrò.

Deine scosse la testa irritata. -Scordati che lo faccia un'altra volta- sibilò, prima di allontanarsi.

-Non l'ho mai pensato- le parve di sentire, ma forse se l'era immaginata.

Il resto della giornata passò come al solito: l'appello alla Piazza, il discorso di Dodgers, il lavoro alla Batteria. Al momento di pranzare, Deine si era già scordata l'incidente della mattina.

O meglio, se lo sarebbe scordata, se al tavolo non si fosse trovata accanto a Daywine.

-Volevo dirti...- cominciò subito lui.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e si volse verso di lui. -Non esiste proprio che tu mi lasci mangiare in pace, vero?- ringhiò. -Anzi, non esiste proprio che tu mi lasci in pace in generale?

Daywine inarcò un sopracciglio. -Parole un po' forti per uno che conosci solo da ieri, non ti pare?

-È già troppo- sibilò lei, riprendendo a mangiare.

Accanto a lei, il ragazzo scoppiò a ridere. Deine si voltò a guardarlo, stupefatta.

Lui s'interruppe subito. -Beh? Che c'è? Ho fatto qualcosa che non andava?- chiese, preoccupato.

Deine non rispose. Come spiegargli che era da tanto tempo che non sentiva qualcuno ridere, ridere davvero, che lei non aveva detto quel che aveva detto con l'intenzione di farlo ridere, perché aveva scordato molto tempo prima cosa significasse essere allegra, o felice. Non aveva idea di come fargli capire tutto questo, quindi rimase zitta, mentre, dentro di lei, non riusciva a impedirsi di pensare che era bello, dopo tanto tempo, sentire qualcuno ridere.

-Ho capito- Daywine sospirò. -Qui è impossibile fare conversazione, quindi vedrò di cavarmela da solo.

Distolse lo sguardo da Deine e riprese a mangiare. La ragazza rimase immobile per qualche istante. Lo fissava con curiosità, mordendosi nervosamente il labbro.

-Che mi volevi dire, alla fine?- esplose dopo qualche minuto di silenzio.

Daywine scoppiò a ridere e si voltò a guardarla. - Non esiste proprio che tu mi lasci mangiare in pace, vero?- rispose, in una pessima e poco convincente imitazione della voce di lei.

Nonostante ciò, Deine scoppiò a ridere. E subito dopo si fermò, sconvolta.

Da quanto tempo non rideva, da quanto tempo non si sentiva... forse non felice. Ma così leggera? Non riusciva a ricordare qando era stata l'ultima volta in cui qualcuno l'aveva fatta ridere.

Tutto ciò era sbagliato. Alla Cava non era permessa l'amicizia, non era permessa la leggerezza. I rapporti tra i forzati erano severamente vietati e soppressi con ogni mezzo. E quand'anche non ci avessero pensato le fruste dei sorveglianti, bastavano la disperazione, la fatica e la morte a distruggere ogni sentimento.

Questa riflessione bastò a cancellare in lei qualsiasi traccia di allegria. Deine abbassò subito lo sguardo e riprese a mangiare. Per tutta la durata del pasto, non alzò gli occhi e non rispose quando Daywine cercò di attirare la sua attenzione.

Quando il sorvegliante della Batteria venne a prenderla, se ne andò senza avergli dato un solo sguardo.

 

Quella sera, quando le luci furono spente, Daywine rimase sveglio, deciso ad aspettare che tutti gli altri si addormentassero, per iniziare il suo giro di ricognizione.

Sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Era lì solo da un giorno, non aveva la minima idea di come fosse fatto il posto, ne' se ci fossero sorveglianti alle porte del dormitorio. Peggio di tutto, non aveva la più pallida idea di dove fosse quello che era venuto a cercare.

Se fossi più furbo, o se sapessi obbedire agli ordini, pensò, non mi infilerei subito in un giro di ricognizione senza sapere dove andare. Vedrei di sapermi muovere, di ottenere informazioni sull'ubicazione di quello che sto cercando. Di certo non andrei così alla leggera.

Sì, avrebbe dovuto aspettare. Ma non poteva. Perché ogni istante che passava senza agire, il suo corpo fremeva, la sua mente chiedeva azione, sentiva prepotente il bisogno di soffocare la rabbia che lo accompagnava sempre e che ormai era una costante delle sue giornate.

Quando alla Base avevano annunciato che la prossima missione richiedeva di infiltrarsi alla Cava, Daywine si era proposto subito volontario. Non era la convinzione di potercela fare, o meglio, c'era anche quella. Era il fatto che, da troppo tempo non gli davano qualcosa da fare, e lui aveva bisogno soffocare la furia che gli bruciava in petto con l'azione. Aveva bisogno di dimostrare agli altri cosa sapeva fare. Non era più un bambino, ed era ora che tutti se ne rendessero conto.

Per questo, quando fu certo che tutti dormissero, si alzò velocemente dalla sua branda, stando ben attento a non far rumore. Col passo felpato che derivava dal suo lungo addestramento, si mosse con cautela fra i corpi addormentati, diretto verso la porta chiusa del dormitorio.

Una volta arrivatovi, si chinò per osservare la serratura. Non era chiusa a chiave, e tirò un sospiro di sollievo. Appoggiò l'orecchio contro il metallo della porta e si dispose all'ascolto, cercando di capire se vi fossero guardie aldilà. Non si udiva alcun rumore. Delicatamente, si alzò e pose la mano sulla maniglia, iniziando ad aprirla piano.

-Che stai facendo?

Daywine ritirò di scatto la mano e si voltò, appogiandosi alla porta. Con gli occhi frugò freneticamente il dormitorio, cercando d'intuire chi avesse parlato.

-Allora? Mi vuoi spiegare?

Fu allora che la vide. Deine era in ginocchio sulla sua branda, gli occhi grigi pieni di sospetto fissi sul suo viso.

Accidenti. E adesso? Per qualche istante, Daywine non seppe cosa dire, lì in piedi davanti alla porta, con gli occhi accusatori di Deine puntati su di lui.

-Allora?

La voce brusca di lei lo riportò alla realtà. Daywine si riscosse, e rapidamente attraversò la stanza, buttandosi in ginocchio sul su giaciglio, posto accanto a quello di Deine. Prima che la ragazza potesse fare un qualsiasi movimento, lui le aveva afferrato i polsi con una mano, mentre con l'altra le teneva chiusa la bocca. Gli occhi di lei si dilatarono per la sorpresa.

-Non gridare- sibilò Daywine, e si diede dello stupido, mille volte stupido, per non aver controllato che tutti dormissero, per aver fatto, forse, troppo rumore, per aver tentto di andare in esplorazione quando era lì solo da due giorni, e per mille altre cose.

Per alcuni istanti rimasero lì immobili, occhi negli occhi, il silenzio rotto solo dall'intrecciarsi dei loro respiri affannosi. Poi, con un movimento appena accenato, Deine annuì.

Daywine sospirò di sollievo e la lasciò andare, ricadendo pesantemente sul suo giaciglio. Per qualche altro minuto non fecero altro che fissarsi.

-Per favore, non dire a nessuno quello che hai visto- disse Daywine dopo un po'. -Non posso spiegarti cosa stessi facendo, ma... prometto che questa è l'ultima volta che mi salvi la vita. Giuro. Ma non parlarne ai sorvegliani. Ti prego.

Deine non rispose. Con movimenti lenti e studiati si mise in ginocchio sul giaciglio, senza staccare un istante gli occhi da lui. Daywine avrebbe voluto disperatamente sapere cosa le passava per la testa in quel momento.

-Cosa volevi fare?- chiese lei dopo un po'.

-Non posso dirtelo.

-Va bene- cambiò tattica lei. -Cosa ti farebbero se ti scoprissero?

Daywine rabbrividì. -Non lo so, e sinceramente non voglio saperlo. Ti prego, dimmi che non dirai niente-la supplicò.

Per minuti che parvero interminabili, Deine rimase in silenzio.

-D'accordo- disse infine. -Perché dovrei tradirti? Qualsiasi tu stia facendo, non mi interessa, e se danneggia questo posto d'inferno, tanto meglio.

Mentre parlava, il suo volto si era come trasfigurato, gli accessi da un'odio smisurato che sembrava bruciarla dall'interno, e ancora una volta, Daywine si stupì di trovarla così affine a lui.

-Grazie- disse sollevato.

Si rimise a stendere sul giaciglio, con il cuore che gli batteva all'impazzata per lo scampato pericolo. Non era così che sarebbe dovuta andare, quella notte, ma sarebbe potuto andare molto peggio, e Daywine si consolò, pensando a questo.

Va bene, questa è la parte che censurerò quanto tornerò a casa, chiudendo gli occhi.

La sua intenzione era di dormire, ma una mano leggera sulla spalla lo scosse dai suoi pensieri. Si girò e vide gli occhi di Deine fissi di lui. Si chiese, per la prima volta, perché non ci fossero sorveglianti all'interno del dormitorio. Non aveva senso, se veramente avevano intenzione, come diceva Deine, di stroncare qualsiasi rapporto di qualsiasi tipo tra i forzati.

-Perché sei finito qui?- la voce sommessa di Deine interruppe il corso dei suoi pensieri.

Passò qualche istante di silenzio, prima che Daywine rispondesse.- Ho ucciso un soldato.

-Perché?

-Mi aveva provocato. Si è scatenata una rissa, e la cosa mi è sfuggita di mano.

Nel raccontarle la bugia che si era preparato da tempo, stranamente si sentì a disagio. Certo, lui aveva ucciso davvero quel soldato, ma il vero motivo di quel gesto Deine non poteva saperlo, e di certo non l'avrebbe mai indovinato.

-Perché me lo chiedi?- riprese, per sfuggire a quella sensazione di disagio che l'aveva aggredito. -Sbaglio, o la tua politica di sopravvivenza, qui, era niente amici, e niente rapporti in generale?

Deine si morse il labbro. -Volevo solo sapere- rispose con un filo di voce.

Daywine si pentì subito del suo scatto. Le tese una mano, sorridendo. -Scherzavo. Non mi da fastidio, se fai domande. Adesso posso fartene qualcuna io?

Evidentemente aveva detto qualcosa di sbagliato, perché Deine, che in quegli ultimi secondi era rimasta a guardare la sua mano tesa come incantata, a quelle parole si riscosse e gli lanciò un'occhiata di fuoco.

-Notte- tagliò corto, e si stese sul suo giaciglio, dandogli la schiena.

Daywine fece lo stesso, senza poter trattenere un sorriso. Anche se lei gli aveva risposto in un modo non diverso dal solito, il ragazzo aveva comunque la sensazione che tra loro, comunque, qualcosa fosse cambiato.

 

Buonasera a tutti!

Come qualcuno mi ha fatto notare, in questo capitolo forse non succede niente di particolare, ma non preoccupatevi, perché dal prossimo in poi, le cose comincieranno ad ingranare, promesso!

Fra l'altro, è solo una mia impressione, o in questo capitolo Deine si comporta abbastanza da pazza? Vabbeh. Allora, che ne pensate? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Ringrazio in anticipo chiunque vorrà lasciare una piccola recensione. Adesso vi lascio, altrimenti non seguo la trama di “Moulin Rouge”! (:

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

  
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