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Autore: ila74cullen    21/09/2013    1 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Sono tornata!! Grazie a tutti coloro che non hanno ancora perso le speranze di veder conclusa questa storia …

Coraggio manca solo un capitolo alla fine!!

 

Buona lettura

 

Cap.28

 

Edward

 

Una linea nera avanzava compatta all’orizzonte, come se le ultime propaggini del bosco si fossero staccate dallo stesso e stessero muovendosi all’unisono verso di noi.

I loro pensieri li avevano preceduti di pochi istanti.

Osservandola attentamente si poteva notare, dall’intensità del colore dello schieramento, il posizionamento gerarchico che le varie figure avevano assunto: Le ali esterne erano grigie e man mano che ci si avvicinava al centro della formazione, il colore si scuriva fino a diventare del nero più intenso.

La loro avanzata, lenta e decisa, esprimeva tutta la loro sicurezza e prosopopea; neanche la presenza dei lupi scalfì il loro passo.

Li contai, e non fui il solo. Eravamo in schiacciante inferiorità e non avevo ancora considerato il resto dei vampiri che si erano portati come testimoni.

Almeno in loro percepii del turbamento. Anche se dopo solo una rapida occhiata al nostro schieramento erano più che sicuri di avere la vittoria in pugno.

Chissà cosa era stato “promesso” loro per convincerli a presenziare … Il disprezzo, misto al terrore, per la nostra presunta colpa di aver creato un bambino immortale era il pensiero più ricorrente in quelle menti esaltate e, a giudicare dalle loro menti erano pronti a dare battaglia.

Irina …” pensarono all’unisono Tanya e Kate appena la figura della sorella comparve nelle retrovie, affiancata dalle mogli. Completamente trasfigurata in volto, si aggirava come un leone in gabbia guardando le sorelle, schierate e pronte a morire con noi senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Sorelle care … scappate vi prego … morirete …” riuscii a percepire nei suoi pensieri e un ringhio di rabbia mi uscì dalla gola.

Quale tremendo prezzo avrebbe avuto la sua stupidità.

L’impulso di avventarmi contro di lei stava diventando incontenibile. «Alistair aveva ragione», mormorai a Carlisle. Che di rimando mi fissò con aria interrogativa.

«Alistair aveva ragione?», sussurrò Tanya.

«Loro - Aro e Caius - sono venuti per distruggerci e assimilarci», risposi cercando di non farmi sentire dai nostri alleati. I pensieri di Irina avevano dato conferma di tutte le congetture che avevamo fatto nei giorni precedenti. «Hanno già studiato buona parte delle strategie possibili. Si erano già impegnati a cercare un altro motivo per offendersi, se l'accusa di Irina si fosse dimostrata in qualche modo falsa. Ma ora vedono Renesmee, quindi sono ottimisti sull'andamento della situazione. Potremmo comunque tentare di difenderci dalle altre accuse premeditate che ci rivolgeranno, ma devono prima fermarsi e ascoltare la verità su Renesmee». Conclusi a voce ancora più bassa: «E non hanno la minima intenzione di farlo».

Jacob sbuffò e in quell’istante altri sedici lupi si unirono alle nostre file.

C’era da aspettarselo; l’aumento della presenza sul territorio del numero di vampiri aveva impennato le trasformazioni dei giovani Quileute.

In quell’istante la processione si fermò.

Sentii Bella ringhiare dalla rabbia, lo stesso fecero altri alle mie spalle. La capivo, ma non era quello il momento di far esplodere la nostra ira e automaticamente le strinsi la mano per metterla in guardia.

Nulla doveva trapelare.

Ci stavano studiando-

Aro, in mezzo a Caius e Marcus, stringeva loro le mani, quel semplice contatto permetteva lo scambio di pensieri, non a caso i loro occhi erano gli unici che tradivano qualche lieve espressione di emozione; al contrario del resto della guardia.

Aro in particolar modo era palesemente seccato che Alice non fosse presente fra le nostre schiere. Era impreparato a questa eventualità e doveva rivedere i suoi piani. Senza contare che alcuni dei nostri alleati non riscuotevano la sua simpatia. A questo punto tutte le congetture che avevo fatto con Eleazar si rivelavano corrette.

«Edward?» sussurrò Carlisle avvertendo il mio respiro improvvisamente accelerato. «Non sanno bene come procedere. Stanno soppesando le possibilità, scegliendo gli obiettivi più importanti: me, naturalmente, te, Eleazar, Tanya. Marcus decifra la forza dei legami che ci uniscono, in cerca di punti deboli. La presenza dei rumeni li irrita. Sono preoccupati per i visi che non riconoscono, Zafrina e Senna in particolare e, naturalmente, i lupi. È la prima volta che sono messi in minoranza. È stato questo a fermarli».

«In minoranza?», sussurrò Tanya incredula.

«Per loro i testimoni non contano», bisbigliai. «Sono nullità, così come il corpo di guardia. È solo che ad Aro piace avere pubblico».

«Devo parlare?», chiese Carlisle.

«Non credo avrai altre occasioni». Risposi annuendo dopo un attimo di esitazione; e con la terribile sensazione di mandarlo al patibolo guardai mio padre avanzare lentamente oltre la nostra linea di difesa.

Non l’ho mai ringraziato …” fu il pensiero che mi attraversò la mente in quell’istante, e ne fui profondamente turbato.

In quasi un secolo di convivenza non avevo mai ringraziato quell’uomo per la carità che mi aveva mostrato il giorno in cui mia madre decise di affidarmi a lui. Mi aveva regalato una nuova vita … una vita straordinaria, e non sarei mai stato in grado di ricambiare così tanto amore.

 

«Aro, amico mio. Sono secoli che non ci vediamo». Lo salutò allargando le braccia e alzando i palmi verso l’alto.

Un silenzio di tomba calò sulla radura.

Ho sempre saputo che potevi essere una potenziale minaccia … e non mi ero sbagliato …” Pensò Aro mentre mio padre avanzava verso di lui. La sua ambiguità riusciva a darmi i conati di vomito.

Aro uscì dal centro della formazione dei Volturi seguito dal suo scudo personale: Renata. La guardia si accucciò in posizione d’attacco, ma fu messa a tacere con un solo gesto della mano.

«Veniamo in pace». Incalzò mio padre.

«Parole giuste, Carlisle», disse con quella voce viscida e densa di sottintesi. «Sembrano fuori posto, visto l'esercito che hai radunato per uccidere me e i miei cari».

«Basta che mi tocchi la mano per capire che non ho mai avuto quell'intenzione». Rispose Carlisle porgendogli la mano e i suoi pensieri. «Ma come può avere qualche importanza la tua intenzione, caro Carlisle, di fronte a ciò che hai fatto?». Rispose Aro ostentando una tristezza che mal si sposava con i suoi pensieri. Per lui eravamo colpevoli a prescindere … la bambina era un pretesto … certo gli era stato servito su un vassoio d’argento, ma avrebbe trovato altre accuse per poterci attaccare. Anche a costo di fabbricarle lui stesso; bastava vedere la reticenza con cui si apprestava a toccarlo per leggergli nei pensieri, in altri momenti non avrebbe esitato un secondo di più.

Poi c’era Caius, molto meno diplomatico di Aro, non si preoccupava nemmeno di dare una parvenza di correttezza a tutta questa terribile farsa. «Quante regole inutili, quante leggi superflue ti crei, Carlisle», sibilò. «Com’è possibile che difendi la violazione dell'unica legge che conti davvero?».

«La legge non è stata violata. Se solo mi ascoltassi... ».

«Vediamo la bambina, Carlisle», rispose con un ringhio. «Non prenderci per stupidi».

«Lei non è affatto un'immortale. Non è una vampira. Te lo posso dimostrare facilmente in pochi attimi di... ».

«Se non è una dei proibiti, allora perché avete raggruppato un battaglione per proteggerla?». Gracchiò nuovamente Caius.

«Sono testimoni, Caius, proprio come quelli che avete portato voi». Disse pacato mio padre accennando all'orda furiosa appostata al limitare del bosco. «Uno qualsiasi di questi amici ti può dire la verità sulla bambina. Oppure puoi guardarla con i tuoi occhi, Caius. Guarda la vampata di sangue umano che ha sulle guance».

«È un espediente! Dov'è l'informatrice? Portatela qui!». !», gridò quest’ultimo scrutando alle sue spalle alla ricerca di Irina. «Tu! Vieni!».

Non aspettò nemmeno si muovesse che i membri della guardia l’avevano già spinta dinanzi a lui. Appena fu al suo cospetto, la schiaffeggiò in pieno volto.

Umiliarla era il suo fine, insieme al tentativo di far compiere alle sorelle un passo falso.

«È quella la bambina che hai visto?», chiese perentorio Caius indicando Renesmee. «Quella che, evidentemente, era più che umana?».

Irina ci guardò con attenzione, e il tarlo del dubbio s’insinuò nella sua mente. «Ebbene?», la sollecitò Caius con acredine.

«Io... non ne sono sicura», farfugliò.

«Cosa vuoi dire?» sibilò rabbioso.

«Non è uguale, ma credo sia la stessa bambina. Cioè, è cambiata. Questa bambina è più grande di quella che ho visto, ma... ».

La rabbia cieca di Caius fu frenata solo dal viscido intervento di Aro, era chiaro come il sole che non volesse aiutarci, era anche inutile leggerli nei pensieri. Solo la sua smania di protagonismo gli imponeva un tale comportamento, doveva dimostrare magnanimità, doveva dare l’impressione di aver provato a darci ogni tipo di possibilità di redenzione.

«Dunque, tesoruccio», mormorò mellifluo a Irina porgendole la mano. «Mostrami quello che stai provando a dirci».

Cinque secondi gli fornirono una spiegazione più che esauriente. Qualunque cosa avesse visto aveva già preso la sua posizione. Bastava vedere come teneva d’occhio le reazioni dei suoi testimoni.

«E così, a quanto pare, dovremo farci carico di un mistero. Si direbbe che la bambina è cresciuta. Eppure il primo ricordo di Irina era chiaramente quello di un bambino immortale. Curioso». Disse a Carlisle

«È proprio quello che sto cercando di spiegare», rispose mio padre, vagamente rasserenato “Non abbassare la guardia …” pensai mentre lo vidi porgergli nuovamente la mano.

«Preferirei avere una spiegazione da una persona più coinvolta nella storia, amico mio. Mi sbaglio a pensare che questa infrazione non è stata opera tua?» Disse Aro dopo un attimo di esitazione.

«Non c'è stata alcuna infrazione». Ci tenne a puntualizzare Carlisle.

«Sia come sia, io voglio conoscere ogni sfaccettatura della verità». Gracchiò Aro, non voleva lui, voleva me «E il modo migliore per ottenerla è chiedere le prove al tuo abile figliolo». “Quale curioso artifizio ha dato vita a questa strana creatura …”. «Dato che la bambina sta aggrappata alla compagna neonata di Edward, immagino proprio che lui sia coinvolto».

Un brivido mi percorse la schiena. Guardai la mia famiglia e la salutai, mi stavo per avventurare su un sentiero impervio e Dio solo sapeva come ne sarei uscito, se mai ne fossi uscito, Bella alzò il suo sguardo verso di me, ma non ebbi il coraggio di ricambiarlo. Il pensiero che vi leggesse i miei molteplici stati d’animo che stavano combattendo dentro di me mi spaventava. Avrebbe visto la rabbia nel dover condividere tutti i nostri momenti con Aro; non volevo che vedesse la paura, perché non volevo che capisse che non c’era più speranza e non volevo vedesse la vergogna che provavo per non averle sapute proteggere.

Diedi a entrambe un bacio veloce e mi avviai incontro al mio destino.

 

Aro

 

Spavaldo e sbruffone si fermò a pochi passi da me e mi porse la mano “Piccolo stupido e ingenuo ragazzino, cosa credi di ottenere con la tua arroganza!”

Sapevo del suo potere ed ero perfettamente in grado di dominare i miei pensieri.

E questo lo sapeva anche lui.

Presi la sua mano, chiusi gli occhi e mi concentrai.

La sua mente, come un fiume in piena, mi travolse; pensieri, ricordi, sensazioni, sia suoi che di coloro che avevano interagito con lui.

Indubbiamente era figlia loro … era folle solo il pensiero, ma non potevo ignorare la verità … ed era comunque una novità da non sottovalutare … che risorsa incredibile poteva essere … osservando la loro quotidianità notai con sorpresa come tutto il clan di Carlisle fosse rimasto legato alla loro prima vita, la loro predilezione per il sangue animale li rendeva molto più vicini al genere umano … vedevo legami forti … molto forti … c’era dell’altro però: discussioni, strategie, intuizioni, sia suoi che dei loro testimoni … di Alice nessuna informazione … sparita nel nulla … inquietante ma curiosa la strana alleanza che avevano con i lupi … Interessante soprattutto il suo confronto con Eleazar e le loro conclusioni; dovevo ponderare bene le mie mosse.

Preso dall’analisi di quel concentrato d’informazioni, percepii appena Caius zittire il corpo di guardia.

Alzai lentamente la schiena, riaprii gli occhi ma non liberai ancora la sua mano.

«Vedi?», disse fin troppo calmo.

«Certo che vedo», concordai divertito dal suo stupido atteggiamento, credeva veramente che sarebbe finita così? «Mi chiedo se un'altra coppia di divinità o di mortali abbia mai visto con tanta chiarezza. Mi hai dato molti elementi su cui riflettere, giovane amico», continuai. «Molti più di quanti me ne aspettassi. Posso conoscerla?», chiesi infine incuriosito da quella strana creatura. «Per tutti i secoli in cui ho vissuto, non ho mai nemmeno immaginato che potesse esistere una cosa del genere. Che splendida aggiunta ai nostri annali!».

«Che storia è mai questa, Aro?», m’interruppe nuovamente Caius.

Prima o poi, in un modo o nell’altro gli avrei insegnato a dominare le sue reazioni.

«Qualcosa che non ti sognavi nemmeno, mio pratico amico. Prenditi un attimo per valutarla, perché la giustizia che intendevamo ristabilire non è mai stata infranta». Lo stupido sibilò dalla rabbia. Possibile non capisse che in alcuni casi, per volgere la situazione a nostro vantaggio, dovevamo tergiversare, analizzare tutte le sfaccettature «Pace, fratello», lo misi in guardia nella speranza che dal mio tono capisse che non tutto era perduto … anzi.

«Mi presenti tua figlia?» insistetti nuovamente a Edward.

Per la sicurezza di entrambi preferirei che l’incontro avvenisse in zona neutrale, a metà strada fra i nostri schieramenti … con una scorta sarebbe meglio.”

«Credo che sia accettabile un compromesso su questo punto, viste le circostanze. Incontriamoci a metà strada».

Feci cenno a Renata di seguirmi, gli lasciai andare la mano e incamminandoci verso di loro lo seguii cingendogli la spalla, il contatto con la sua mente era la mia sicurezza.

 

Edward

 

Arrestò il corpo di guardia non appena mossero il primo passo.

la fiducia che riponi in noi è commovente …” pensai guardandolo dritto negli occhi.

«Forse è meglio che porti con te alcuni membri della guardia», suggerii. «Li farà sentire più a loro agio».

Aro annuì e con disinvoltura schioccò due volte le dita richiamando Felix e Demetri che insieme con Renata, il suo scudo personale, e Caius iniziarono ad avanzare verso il nostro schieramento. Arrivati al centro della radura, ci fermammo.

Presi un profondo respiro e pregai il Dio tanto caro a mio padre di assisterci.

Se veramente esisteva, non poteva scordarsi di noi.

«Bella», esclamai. «Porta Renesmee... e qualche amico».

Affiancata da Jacob e Emmett, ci venne incontro.

Non avrebbe potuto fare scelte migliori.

Quando furono a pochi metri da noi, mi liberai dall’insidioso abbraccio del nostro aguzzino e tornai nell’unico posto, dove dovevo stare: accanto alla mia famiglia.

La presenza di Jacob non fu gradita, bastava vedere come le guardie del corpo di Aro controllassero ogni suo respiro sebbene stessero parlando insieme a Bella.

Ci volle tutto il mio autocontrollo per ignorare i tentativi di Felix e Demetri per farci compiere qualche passo falso; avremmo fatto solamente il loro gioco. Battutine stupide che in altri casi avrebbero potuto far perdere il controllo a un qualsiasi neonato, scivolarono addosso a Bella come se fossero acqua fresca. Loro non avevano idea del fenomeno di donna con cui avevano a che fare. «Sento battere il suo strano cuoricino», miagolò Aro affascinato da quel nuovo esemplare di vampiro ignorando lo scambio di battute in corso tra Bella e Felix. «Mi arriva il suo strano profumo». Poi spostando lo sguardo su mia moglie «In verità, giovane Bella, l'immortalità ti dona in modo straordinario. È come se fossi nata apposta per questa vita».

«Ti è piaciuto il mio regalo?», le chiese, guardando il ciondolo che aveva al collo.

E finalmente capii perché si era messa quella mostruosità addosso … «È bello ed è stato molto, molto generoso da parte tua. Grazie. Avrei dovuto mandare un bigliettino di ringraziamento».

«È solo una sciocchezzuola che avevo da parte. Ho pensato che avrebbe potuto fare pendant col tuo nuovo viso, e così è stato». Sghignazzò lui per poi tornare improvvisamente serio «Posso salutare tua figlia, adorabile Bella?» chiese impaziente.

Bella avanzò.

Mi mancò il fiato.

«Ma è incantevole», mormorò stucchevole. «Assomiglia così tanto a te e a Edward. Ciao, Renesmee». Aggiunse alzando il tono della voce.

La piccola cercò gli occhi di sua madre per avere il permesso di rivolgergli parola e lo salutò.

«Ciao, Aro», rispose formale con la sua vocina squillante.

Aro la osservò perplesso.

«Cos'è?», sibilò Caius alle sue spalle.

«Mezza mortale, mezza immortale», annunciò Aro in modo che tutti, guardia e testimoni, potessero sentire. «Concepita nello stesso modo e partorita da questa vampira neonata quando era ancora umana».

«Impossibile», gracchiò Caius.

«Allora pensi che mi abbiano preso in giro, fratello? E il cuore che senti battere è un trucco, secondo te?». Ribatté Aro con un tono che, sebbene suonasse divertito, era tremendamente inquietante. Caius fece una smorfia e, con l'aria mortificata, come se le domande gentili di Aro fossero state colpi in piena faccia, tornò al suo posto.

«Calma e pazienza, fratello», lo mise in guardia, senza distogliere lo sguardo da mia figlia. «So bene quanto tieni alla giustizia, ma non c'è nessuna giustizia nell'agire contro l'origine di questa piccolina unica al mondo. E poi abbiamo così tanto da imparare, così tanto! So che non hai il mio stesso entusiasmo per raccogliere storie, ma sii tollerante con me, fratello, mentre vi aggiungo un capitolo tanto improbabile che ne sono sbalordito. Siamo venuti con l'unica aspettativa di far rispettare la giustizia e di assistere alla triste fine della falsa amicizia, e guarda invece cosa abbiamo guadagnato! Una nuova e fulgida conoscenza di noi stessi e delle nostre potenzialità».

Porse la mano a Renesmee ma lei, sicura del fatto suo, si tese verso l’alto per posare le dita sul suo volto. Coraggiosa, come sua madre.

«Fantastico», sussurrò pieno di soddisfazione, dopo aver assorbito ogni dettaglio della sua breve vita; e Renesmee tornò a rilassarsi tra le braccia di sua madre.

I pensieri di mia figlia erano passati anche davanti ai miei occhi, e ne rimasi profondamente turbato.

Avrei dovuto essere abituato alla precocità di mia figlia eppure ogni volta ne rimanevo impressionato.

Avevamo cercato di farle pesare il meno possibile la gravità del momento, sapeva che eravamo in pericolo ma non ci eravamo soffermati più di tanto su certi dettagli, eppure lei era perfettamente cosciente dei rischi che stavamo correndo ed era arrivata a chiedere ad Aro clemenza per la sua famiglia, per il branco e i nostri amici, gli aveva mostrato tutto il possibile della nostra vita e adesso si rimetteva a lui, prendersi tutta la responsabilità di questa situazione «Lo farai, per piacere?», gli chiese.

«Ma certo che non ho la minima intenzione di fare del male ai tuoi cari, carissima Renesmee». Rispose con un sorriso talmente gentile che anche un cieco si sarebbe accorto della sua falsità.

Sta mentendo Edward!” gridò rabbiosa nella mia mente Maggie, a conferma della mia intuizione.

«Mi chiedo se... », disse cauto Aro, cambiando intenzionalmente argomento “sarebbe una grande dimostrazione di potere …”

«Non funziona così», ribattei acido senza il benché minimo riguardo del mio tono di voce. «Era solo un pensiero come un altro», rispose Aro, continuando a studiare Jacob e il resto del branco. «Non appartengono a noi, Aro. Non eseguono i nostri ordini in quel modo. Si trovano qui unicamente per volontà loro».

Jacob, sentendosi chiamato in causa, ruggì.

«Però sembrano piuttosto affezionati a te», insinuò subdolo, «alla tua giovane compagna e alla tua... famiglia. Sembrano fedeli». Concluse calcando bene l’accento sull’aggettivo scelto.

«La loro missione è proteggere vite umane, Aro. Questo ne facilita la coesistenza con noi, ma non con voi. A meno che non mettiate in discussione il vostro stile di vita».

«Era solo un pensiero come un altro», ripeté insolitamente allegro. «Sai bene come vanno le cose. Nessuno di noi è in grado di controllare del tutto i desideri inconsci».

«So bene come funziona. Conosco anche la differenza fra quel tipo di pensiero e quello che nasconde un secondo fine. Non potrebbe mai funzionare, Aro». Replicai cercando di trattenere malamente la mia irritazione.

Cosa diamine stava cercando di fare?!?

Jacob si girò verso di me è guaì, era stato tirato in ballo e ovviamente voleva delucidazioni in merito.

«È molto affascinato dall'idea dei... cani da guardia», mormorai.

Il disappunto del branco non lasciò adito ad interpretazioni.

Solo l’intervento di Sam li rabbonì.

«Immagino che ciò risponda alla mia domanda», sghignazzò nuovamente Aro. «Questo gruppo ha scelto da che parte stare». “la loro sorte è quindi legata alla vostra, dico bene caro amico?”

Aveva già deciso! Potevamo fare anche a meno di questa inutile farsa, e preso da una profonda rabbia feci per scagliarmi contro di lui quando una mano mi trattenne … Cosa diavolo mi stava prendendo? I miei nervi stavano cedendo fortunatamente Bella era più lucida di me. Felix e Demetri erano già in posizione d’attacco, ma io mi ricomposi.

«Ci sono così tante cose di cui parlare», disse Aro, improvvisamente serio, dopo aver tranquillizzato i suoi scagnozzi. «così tante cose da decidere. Se voi e il vostro protettore peloso mi volete scusare, cari Cullen, devo conferire con i miei fratelli».

Esattamente come aveva previsto Eleazar, avrebbe conferito con i suoi fratelli e mentre loro fingevano di decidere Jane e Alec avrebbero iniziato ad indebolirci; iniziai a retrocedere trascinando con la forza Bella e Emmett, Renesmee pensò a Jacob.

Sembrava quasi che quei tre non aspettassero altro e, finalmente, pochi istanti dopo ci ritrovammo nuovamente in mezzo ai nostri cari.

In attesa della fine.

Il silenzio spettrale che era calato nella radura fu spezzato soltanto dall’accesa discussione dei tre fratelli, o per essere più precisi tra Caius e Aro. Il primo infervorato dall’odio nei nostri confronti sollecitava l’attacco, il secondo cercava di rabbonirlo dimostrandosi magnanimo nei nostri confronti.

Che ridicola pantomima.

L’unico scopo di Aro era di mostrarsi saggio e comprensivo agli occhi dei testimoni, sia loro che nostri; cosa a cui Caius con la sua irruenza non dava la minima importanza, dovette pensarci il primo a ricordargli l’importanza che avevano spettatori.

A Caius la cosa non lo sfiorava nemmeno, potevano morire tutti e ne sarebbe rimasto indifferente, per Aro no: le loro vite valevano realmente meno di zero, ma se ne fosse rimasto anche uno solo in vita, doveva testimoniare il grande senso di giustizia che li aveva spinti a compiere le loro gesta. L’immagine di lui che ne sarebbe stata tramandata era la cosa più importante.

«I licantropi», mormorò improvvisamente Caius con stizza.

«Ah, fratello... », rispose Aro addolorato. “Possibile che non ti fermi mai a riflettere … sarai la tua e nostra rovina prima o poi …”.

«Difenderai anche quell'alleanza, Aro?», insistette piccato Caius. «I Figli della Luna sono nostri nemici giurati dai tempi dei tempi. Li abbiamo cacciati fin quasi a farli estinguere in Europa e in Asia. Eppure Carlisle incoraggia un rapporto familiare con questi parassiti, senza dubbio nel tentativo di spodestarci. Per meglio proteggere il suo guasto stile di vita».

Forse non era il caso di interrompere il loro diverbio, la soddisfazione di fare notare a tutti la stupidità di quel vampiro e mettere in imbarazzo Aro non aveva prezzo, ma chiesi comunque la parola schiarendomi rumorosamente la voce «Caius, è pieno giorno», feci notare indicando Jacob. «Questi non sono Figli della Luna, è chiaro. Non hanno alcun rapporto con i tuoi nemici dell'altra parte del mondo».

«Allevate dei mutanti qui in zona», ribatté Caius.

La sua stupidità non ha veramente limiti …” «Non sono nemmeno licantropi. Aro ti può raccontare tutto, se non mi credi».

Jacob mugolò perplesso.

«Caro Caius, ti avrei chiesto di non insistere su quest’ argomento se mi avessi messo a parte dei tuoi pensieri», mormorò Aro. «Anche se quelle creature si ritengono dei licantropi, non lo sono. Il termine più appropriato per definirli sarebbe "mutaforma". La scelta della forma di lupo è stata un puro caso. Poteva benissimo essere un orso, un'aquila, o una pantera, quando accadde la prima mutazione. Queste creature non hanno proprio nulla a che vedere con i Figli della Luna. Hanno ereditato dai loro padri solo la capacità di mutare. È genetica: non continuano la loro specie infettando altri, come i veri licantropi».

Scuse scuse solo e soltanto puerili e stupide scuse!!!!” pensò Caius guardando torvo il fratello«Conoscono il nostro segreto», sentenziò puntiglioso.

Questa volta stavo per rispondergli a tono quando Aro mi anticipò «Sono creature del nostro mondo soprannaturale, fratello. Forse sono ancora più legati di noi alla segretezza: è altamente improbabile che ci denuncino. Stai attento, Caius. Le accuse pretestuose non ci portano da nessuna parte».

Caius respirò a fondo e annuì. Si scambiarono uno sguardo lungo ed espressivo.

Aro sapeva bene che questo insistere con false accuse e inutili arrampicate sugli specchi avrebbe giocato a sfavore della missione che si erano prefissati; credere altresì, che avesse così serenamente accettato le nostre argomentazioni, era quasi fantascienza, quindi: c’era solo da aspettarsi il peggio.

I messaggi che stava lanciando a Caius erano più che eloquenti.

Dipendeva solo da quanto lui ci mettesse a interpretarli.

 

«Voglio parlare con l'informatrice», gridò improvvisamente Caius fulminando con lo sguardo Irina e un brivido mi percorse la schiena. I suoi pensieri erano chiari: voleva la sua giustizia, non gli interessava cosa avesse in mente Aro, voleva dimostrare la sua potenza, che non dipendeva dal fratello, le parole di Aro avevano sortito l’effetto contrario sulla sua mente contorta; e se non fosse riuscito a dimostrarlo su di noi, qualcun altro avrebbe pagato … in un modo o in un altro.

«Irina», tuonò Caius, irritato dal doversi ripetere. Irina osservava le sorelle rendendosi conto solo adesso dell’enorme dolore che stava causando loro, Si scosse appena al richiamo di Caius, ma in un attimo fu ugualmente al suo cospetto.

 

«E così, a quanto pare, le tue accuse erano alquanto infondate», esordì il vigliacco con soddisfazione.

 

«Mi dispiace», sussurrò Irina. «Avrei dovuto verificare ciò che vedevo. Ma non avevo la minima idea che...». Mormorò con voce sempre più flebile guardando la mia famiglia.

«Caro Caius, come credi che potesse indovinare in un attimo qualcosa di così strano e impossibile?», intervenne Aro. «Chiunque di noi avrebbe tratto le stesse conclusioni».

Caius con un gesto di stizza ordinò ad Aro di tacere.

Quest’ultimo si mostrò indifferente, ma non apprezzò.

Era come se un subalterno imponesse il silenzio al re, la sua immagine ne avrebbe risentito, e questo ad Aro non piaceva.

«Sappiamo tutti che hai fatto un errore», replicò piccato. «Intendevo parlare delle tue motivazioni».

«Le mie motivazioni?». Balbettò lei.

«Sì, anzitutto cosa ti ha spinto a spiarli».

Come fa … come … io non ho detto che li stavo spiando … io …”

La stava mettendo alle strette, e Irina senza volerlo affondava nella sua voragine sempre più velocemente.

«Eri in contrasto con i Cullen, vero?». Incalzò il suo carnefice.

Perdonami se puoi …” Pensò guardando supplichevole Carlisle, «Sì, è così».

«Perché?», insistette Caius.

«Perché i licantropi avevano ucciso il mio amico», sussurrò. «E i Cullen non si sono fatti da parte per lasciarmelo vendicare».

«I mutaforma, si chiamano», Intervenne Aro con insolita gentilezza.

«Quindi i Cullen si sono alleati con i mutaforma contro quelli della nostra razza, persino contro l'amico di un'amica», sintetizzò Caius.

Lurido schifoso bastardo …” rantolai nauseato dal viscido comportamento di quell’essere riprovevole. Irina s’irrigidì. «Io la vedo così».

Caius attese un suo gesto, ma vedendo che non avrebbe formulato nessun’altra accusa la imbeccò di nuovo: «Se volessi fare un reclamo formale contro i mutaforma, e contro i Cullen per averli sostenuti, questo sarebbe il momento opportuno».

Il sorriso sadico che aveva in volto era come se dicesse “Siete morti. Basta una parola e non avrete scampo.” Ma Irina lo spiazzò.

«No, non ho reclami da fare contro i lupi né contro i Cullen. Oggi voi siete venuti per distruggere una bambina immortale. Ma non esiste nessuna bambina immortale. È stato un mio errore e me ne assumo completamente la responsabilità. Ma i Cullen sono innocenti e non avete più motivo di trovarvi qui. Mi scuso infinitamente», disse rivolta a noi, poi si girò in direzione dei testimoni dei Volturi. «Non c'è stato alcun crimine. Non ci sono più motivi validi per la vostra presenza qui».

In quel momento segnò la sua condanna a morte.

 

Jasper

 

«NOOOOOOOOOO!!!!» Gridò terrorizzata Alice arrestando improvvisamente la corsa.

Una frazione di secondo dopo facemmo lo stesso.

«Cosa succede? Che cosa hai visto?» il terrore che mi dicesse che non ce l’avremmo fatta ad arrivare in tempo mi stava paralizzando.

«Irina …» sussurrò «la ucciderà, Caius la ucciderà, è questione di minuti.» dal mio punto di vista se lo meritava, il problema, però, era un altro: se fino a quel momento avevano mantenuto un colloquio “pacifico”, cosa avrebbe scatenato nei Denali questo atto di forza. Se prese dalla rabbia, le sorelle di Irina avessero attaccato i Volturi, avrebbero avuto il pretesto per annientare la nostra famiglia servito su un vassoio d’argento.

«Le sorelle? Riesci a vedere cosa fanno?»

«No, non vedo niente.»

«Forse vuol dire che non ci saranno reazioni eclatanti?»

«Può darsi.» mormorò «Dobbiamo sbrigarci, credo si stiano arrampicando sugli specchi in cerca di un qualsiasi pretesto. Prima arriviamo, meglio è! Sono imprevedibili e le visioni hanno pochissimo preavviso.»

E senza soffermarsi un minuto di più ripartimmo.

Eravamo vicini.

Poche centinaia di miglia e saremmo arrivati nello stato di Washington. Il resto erano solo minuti.

Preziosissimi minuti.

 

Edward

 

Il bastardo l’aveva uccisa solo per soddisfare il suo ego, sperando che le sorelle gli dessero un motivo per attaccarci.

Aro invece, nella sua infinita bontà, era ancora peggio. Impose a Caius la calma dopo la sua deplorevole dimostrazione di forza, e chiamando al suo fianco Renata Felix e Demetri si avvicinò a noi

«Tanto per essere precisi», disse a Carlisle, «vorrei parlare con alcuni dei tuoi testimoni. Le formalità le conosci, vero?». Aggiunse con noncuranza mentre si avvicinava ad Amun e alla sua compagna.“Certo … fagli credere che ci interessi qualcosa della loro testimonianza … e poi finiamo questa inutile farsa, acquisiamo chi t’interessa e torniamo a Volterra … questa feccia mi sta nauseando …” Pensò Caius sfoderando uno dei suoi sorrisi crudeli mentre osservava Aro avvicinarsi a noi. La rabbia che mi aveva scatenato mi stava facendo fremere tutto il corpo; avrei voluto staccargli la testa in quel preciso istante, vendicando Irina e librando il mondo dalla sua presenza; ma dovevo aspettare … era snervante …

«Ah, Amun, mio vicino delle terre del Sud! È passato tanto tempo da quando sei venuto a trovarmi». “Non credere che non sappia che mi stai evitando …”

«Il tempo non significa molto: non mi accorgo mai del suo trascorrere», sibilò Amun.

«È verissimo», convenne Aro. «Ma forse c'era un altro motivo per cui vi siete tenuti alla larga?».

Amun tacque.

«Organizzare i nuovi arrivati per formare un clan richiede davvero molto tempo. Io lo so benissimo! Sono felice di avere altre persone che si occupino di quella seccatura. E sono felice che quelli che si sono aggregati di recente si siano ambientati così bene. Mi sarebbe piaciuto che me li presentassi. Sono sicuro che stavi per venirmi a trovare molto presto».

«Ma certo», disse Amun con un tono talmente privo di emozioni che nessuno avrebbe saputo interpretare la sua risposta.

«Be', ora siamo qui tutti insieme! Non è una circostanza squisita?».

Amun annuì inespressivo.

«Ma purtroppo il motivo della tua presenza qui non è altrettanto piacevole. Carlisle ti ha chiamato per fare da testimone?».

«Sì».

«E di cosa sei stato testimone per lui?».

«Ho osservato la bambina in questione. Quasi immediatamente è stato palese che non fosse una bambina immortale...». Rispose l’egiziano sempre con la solita tonalità.

«Forse dovremmo definire la nostra terminologia», disse Aro, «ora che, a quanto pare, ci sono nuove classificazioni. Parlando di bambina immortale, naturalmente, intendi una bambina umana che è stata morsa e quindi trasformata in vampiro».

«Intendo proprio questo».

«Che altro hai osservato sulla bambina?».

«Le stesse immagini che di sicuro hai visto nella mente di Edward. Che la bambina è sua figlia naturale. Che cresce. Che apprende».

«Sì, sì», disse Aro, con una traccia d'impazienza in quel tono altrimenti affabile. «Ma nello specifico, durante le prime settimane passate qui, cosa hai visto?».

Amun increspò la fronte. «Che cresce... in fretta».

Aro sorrise. «E ritieni che dovremmo permetterle di vivere?».

Bella ringhiò e le presi il polso per trattenere eventuali reazioni violente e il brusio che si alzò comunque tra le file dei nostri testimoni, non fu ugualmente di buon auspicio.

Aro c’ignorò.«Non sono venuto qui per emettere sentenze», rispose ambiguo.

Aro ridacchiò. «Mi basta la tua opinione».

Amun sollevò il mento. «Secondo me, la bambina non rappresenta un pericolo. Impara ancor più rapidamente di quanto impieghi a crescere».

Impara ancor più rapidamente di quanto impieghi a crescere …” si ripeté mentalmente Aro annuendo. Qualcosa l’aveva colpito di queste parole, solo che non riuscivo a leggere niente di più dai suoi pensieri, sapeva fin troppo bene tenerli nascosti

. «Aro?», lo richiamò Amun.

«Sì, amico mio?».

«Ho fornito la mia testimonianza. Il mio compito qui è finito. Io e la mia compagna ora vorremmo congedarci».

«Ma certo. Sono felice che abbiamo avuto l'occasione di conversare. E sono certo che ci rivedremo presto».

Da come Amun e la sua compagna si dileguarono, dubito che sarebbero andati a fargli presto visita.

«Salve, cara Siobhan. Sei carina come sempre». Continuò Aro dopo aver percorso tutto il nostro schieramento

Siobhan ricambiò con un cenno della testa.

«E tu?», le chiese. «Risponderesti alle mie domande come ha fatto Amun?».

«Certo», rispose Siobhan. «Ma forse aggiungerei dell'altro. Renesmee ha una comprensione chiara dei limiti. Non rappresenta un pericolo per gli umani, anzi, s'integra con loro molto meglio di noi. Non rischia di tradire il nostro anonimato in nessun modo».

«Non te ne viene in mente proprio nessuno?», chiese serio Aro.

“Arriva al punto bastardo! Cosa vuoi sentirti dire!” pensai, e un profondo ringhio mi uscì dalla gola.

«Non capisco cosa intendi».Rispose confusa la nostra amica.

Aro arretrò silenzioso e con noncuranza ma diretto verso il suo corpo di guardia. Renata, Felix e Demetri lo seguivano come un'ombra.

«Non è stata infranta alcuna legge», disse Aro, e nonostante tutto il suo tono non mi piacque.

«Non è stata infranta alcuna legge», ripetè. «Ne consegue tuttavia che non c'è pericolo? No». Aggiunse scuotendo lentamente la testa. «Questo è un problema distinto».

Mente Edward, sa benissimo che non ci sono pericoli in agguato!” mi mise in guardia Maggie

 

«La bambina è unica... Totalmente e assurdamente unica. Sarebbe un tale spreco distruggere una cosa così adorabile. Soprattutto quando ci sarebbe così tanto da imparare...». Sospirò, affranto. «Però un pericolo esiste e non si può semplicemente ignorare» Un opprimente silenzio di tomba calò su tutta la radura. «Quale ironia della sorte che, al progredire degli umani, mano a mano, che la loro fede nella scienza cresce e controlla il loro mondo, su di noi incomba sempre meno il pericolo di farci scoprire. Eppure, mentre diventiamo sempre più disinibiti grazie alla loro incredulità nei confronti del soprannaturale, essi divengono così forti con la loro tecnologia che, se lo volessero, potrebbero davvero costituire una minaccia per noi, e persino distruggere alcuni di noi. Per migliaia e migliaia di anni la nostra segretezza è stata soprattutto una questione di convenienza, di praticità, e non di vera e propria sicurezza. Quest'ultimo secolo rozzo e rabbioso ha dato alla luce armi così potenti da mettere in pericolo persino gli immortali. Oggi la fama di esseri mitologici di cui godiamo, in verità, ci protegge dalle creature deboli cui diamo la caccia. Questa bambina portentosa...», disse con fare solenne indicando mia figlia «Ah, se potessimo conoscere le sue potenzialità, sapere con certezza assoluta che resteranno sempre avvolte dall'oscurità che ci protegge. Ma non sappiamo niente di ciò che diventerà! I suoi stessi genitori sono angustiati dalla paura per il suo futuro. Non possiamo sapere con certezza cosa diventerà da grande». Continuò squadrandoci uno ad uno, fingeva sofferenza, il bastardo, ma era tutt’altro che lacerato dai suoi doveri. «Solo ciò che si conosce è sicuro. Solo ciò che si conosce è tollerabile. Ciò che è sconosciuto è... un punto debole».

Splendida arringa …” pensò Caius sorridendo malvagio.

Era mio. L’avrei ucciso con le mie stesse mani.«Stai traendo conclusioni affrettate, Aro», osò intromettersi Carlisle.

«Pace, amico mio», lo interruppe Aro «Non precipitiamo le cose. Guardiamole da tutti i punti di vista».

«Posso offrire un mio punto di vista?», chiese Garrett quasi sottovoce.

«Prego, nomade».

Garrett alzò il mento e puntando lo sguardo verso i loro testimoni iniziò. Mai mi sarei aspettato un simile slancio di coraggio, vero che era stato un patriota ma da quando si era unito a noi non si era certo distinto per la sua loquacità; la sua unica eccezione era stata Kate. Pensavo si stesse interessando al nostro stile di vita solo per far colpo sulla nostra cugina, invece ci stava studiano. Aveva analizzato i nostri comportamenti con estrema meticolosità; io stesso rimasi colpito dai suoi ragionamenti. Ci eravamo convinti che Aro volesse acquisirci unicamente perché i nostri doni erano utili per mantenere la sua posizione di dominio ma Garrett ci aveva offerto un altro punto di vista estremamente interessante, da non sottovalutare: Aro ci temeva.

Non tanto per i nostri poteri, quanto per i nostri legami. Nessuno ci imponeva di stare gli uni con gli altri e nessuno ci costringeva a restare, lo facevamo solo per il sentimento che ci legava gli uni agli altri più forte di qualunque cosa loro potessero immaginare … un legame che non si spezza, questo faceva paura al vampiro capace di uccidere la propria sorella di sangue.

Per questo volevano annientarci.

Se il nostro stile di vita avesse fatto ulteriori proseliti, si sarebbero trovati ben presto in minoranza. Il Libero Arbitrio di cosa fare delle nostre esistenze era messo completamente in discussione. Garrett cercò di far leva su alcune sue conoscenze che in quel momento stavano militando tra le fila dei loro testimoni, e le sue parole andarono a segno.

Furono costretti a riflettere con le proprie teste e prendere atto di ciò che stava succedendo.

Aro l’osservava con espressione benevola, ma nei suoi pensieri era il primo da dover eliminare. La sua capacità di dissociare pensieri ed espressioni era invidiabile, ma quando mise in discussione in vero motivo della loro spedizione, un velo di rabbia gli attraversò il volto, per disperdersi poi velocemente nel suo sorriso stereotipato. Solo Caius non mostrava il minimo ritegno nell’ostentare i loro piani.

Per nulla scalfito dalle parole di Garrett e sicuro dell’ascendente che esercitava nei confronti dei suoi seguaci, pensò bene di mostrare tutta la sua magnanimità e imparzialità chiedendo il parere ai suoi testimoni «cosa ne pensate di tutto ciò? Posso garantire che la bambina non è quello che temevamo. Ci assumiamo il rischio di lasciarla sopravvivere? Mettiamo in pericolo il nostro mondo per conservare intatta la loro famiglia? Oppure ha ragione lo schietto Garrett? Vi unirete a loro per contrastare la nostra improvvisa sete di dominio?».

I testimoni, perplessi, si scambiarono sguardi interdetti. «Queste sono le uniche scelte che abbiamo?», chiese d'un tratto, una dei conoscenti di Garrett «Dichiararci d'accordo con te, o combattere contro di te?».

«Certo che no, affascinante Makenna», rispose scandalizzandosi un po’ troppo apparentemente «Potete andarvene in pace, naturalmente, come ha fatto Amun, anche se non siete d'accordo con la decisione del consiglio».

Makenna cercò nel suo compagno un cenno d'assenso e parlò.

«Non siamo venuti qui per combattere». Disse tutto d’un fiato «Siamo venuti qua a fare da testimoni. E la nostra testimonianza è che la famiglia sotto processo è innocente. Tutto ciò che Garrett ha affermato è vero».

«Ah», disse Aro triste. «Mi spiace che tu ci veda così. Ma è questa la natura del nostro compito».

«Non è ciò che vedo, ma ciò che sento», replicò il compagno di lei. «Garrett dice che hanno i mezzi per scoprire le bugie. Anch'io so quando sento una verità e quando invece non è così».

«Non temerci, amico Charles. Senza dubbio il patriota crede davvero in quello che dice», ridacchiò Aro spensierato, e Charles affilò lo sguardo.

«Questa è la nostra testimonianza», disse perentoria lei. «Ora ce ne andiamo».

Lentamente arretrarono senza mai dar loro le spalle, e questo la diceva lunga sulla fiducia che riponevano nei loro sovrani, fino a che non raggiunsero gli alberi e lì si dissolsero come ombre. Un altro gruppetto silenziosamente li imitò.

Aro ostentava indifferenza, sebbene i suoi pensieri tradissero la sua irritazione. Riusciva sempre meno a dominare la sua mente, era nervoso e infastidito e questa ne era la prova. L’accorato discorso di Garrett era stato ascoltato più di quanto avesse previsto. Non gli restava altro che provare la stessa strada«Siamo in minoranza, carissimi», disse rivolgendosi principalmente ai membri della guardia senza però degnarli di uno sguardo. «Non possiamo aspettarci alcun aiuto dall'esterno. Dobbiamo lasciare la questione irrisolta per salvarci la vita?».

«No, Signore», rispose all'unisono la guardia.

«La protezione del nostro mondo può valere la probabile perdita di alcuni di noi?».

«Sì», mormorarono come tanti automi telecomandati. «Non abbiamo paura».

Aro sorrise e voltandosi verso il suo esercito continuò grave «Fratelli, ci sono molti fattori da valutare».

Bene, finalmente hai deciso di smettere questa inutile pantomima …” «Consultiamoci», disse ansioso Caius.

«Consultiamoci», ripeté Marcus, completamente indifferente.

Si presero per mano l’un con l’altro e voltando le spalle al resto del mondo si chiusero tra sé.

Esattamente come aveva previsto Eleazar.

Appena la consultazione iniziò, altre defezioni si aggiunsero tra le fila dei loro testimoni.

 

«Ti ricordi quello che ti ho detto?», sussurrò improvvisamente Bella e voltandomi verso di lei la vidi parlare con nostra figlia. Gli occhi di Renesmee si riempirono di lacrime, e annui. «Ti voglio tanto bene», sussurrò.

Cosa diavolo stava succedendo? Jacob perplesso quanto me le fissava con la coda dell’occhio.

«Anch'io ti voglio tanto bene», le sussurrò baciandola sulla fronte «Più della mia stessa vita».

Jacob mi guardò mugolando in cerca di spiegazioni che, purtroppo, non ero in grado di dargli.

E uno strano senso di vuoto cominciò ad opprimermi il petto.

«Aspetta che siano completamente distratti, poi scappa con lei. Allontanati da questo posto più che puoi. Quando ti sei allontanato il più possibile a piedi, lei ha il necessario per farvi salire su un aereo». Gli sussurrò Bella ad un orecchio.

Impietrito, rimasi a fissarle e nella mia mente tutti i pezzi mancanti delle stranezze dell’ultimo periodo andarono al loro posto.

Jacob era inorridito quanto me.

Non avevamo scampo.

Bella l’aveva sempre saputo. Doveva essere stata Alice a farle avere il messaggio, a questo punto il dubbio che avevo sempre avuto, da quando ci aveva lasciati era diventato certezza.

Ancora annebbiato dall’orrore vidi a malapena Renesmee sporgersi verso di me, e come attratto da una potente calamita la accolsi tra le mia braccia.

«È questo che mi tenevi nascosto?», Le sussurrai stringendo la piccola a me.«Non a te, ad Aro», mormorò.

«Per via di Alice?».

Annuì.

Non c’era bisogno di sapere altro. Bacia Renesmee sulla fronte e sulle guance, poi la aiutai a salire sulla schiena di Jacob.

Io giuro che non sapevo niente … non è stata una mia idea … io non …” pensò e guaì guardandomi come se si sentisse in dovere di chiedermi scusa di una scelta non sua.

 

«Sei l'unico a cui potremmo affidarla», gli mormorò Bella. «Se tu non l'amassi tanto, non potrei mai sopportare questo momento. So che sei in grado di proteggerla, Jacob».

E mi resi conto in quel momento quanto fossero vere le sue parole. Bella sarebbe rimasta con me, non potevamo vivere separati, se uno di noi doveva avere una possibilità di salvezza, quella doveva essere nostra figlia. Noi avremmo vissuto per sempre in lei.

La scelta di Bella era stata più che saggia, nessuno si sarebbe potuto prendere cura della piccola come Jacob.

Mi avvicinai al lupo e d’istinto lo abbracciai.

 

«Addio, Jacob, fratello mio... figlio mio» “Porti con te il nostro bene più grande, abbine cura.”

«Allora non c'è speranza?», chiese Carlisle in un sussurro pieno di rassegnazione. E come non era sfuggita a lui, anche gli altri avevano sicuramente colto il significato della nostra scena d’addio.

«Certo che c'è», gli rispose Bella «Io conosco solo il destino che spetta a me».

A noi.” Pensai prendendole la mano.

Eravamo una cosa sola. Il nostro destino era lo stesso. Esme, ci passò accanto senza dirci una sola parola, nei suoi pensieri solo ricordi di momenti felici; regalò una carezza a entrambi e andò a mettersi al fianco di Carlisle.

Ti voglio bene, mamma.” Pensai guardandola mentre stringeva la mano a mio padre.

Non dovremmo mai scordarci di dimostrare il nostro affetto a chi amiamo ogni giorno della nostra vita, non sono cose che si possono rimandare, potrebbe non esserci un domani per poter rimediare alla nostra mancanza.

Anche se di fronte a te hai l’eternità, può comunque finire tutto in battito di ciglia.

Sentii alle mie spalle i pensieri e le parole d’addio dei nostri amici.

Secondo lo schema di procedura che ci aveva illustrato Eleazar, una volta che i tre si riunivano per decidere, iniziava il subdolo attacco da parte di Chelsea per indebolire i legami dei loro avversari.

Strano che non avesse già iniziato.

«State pronti», sussurrò improvvisamente Bella. «Si comincia».

La guardai per un istante e improvvisamente capii.

Forse avevamo una possibilità.

 

  
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