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Autore: Haley_V    22/09/2013    1 recensioni
Il suo era un sorriso che poteva fare invidia al sole, così le diceva sempre. Ecco perché quel giorno non aveva mai smesso di farlo. Sapeva che gli avrebbe fatto piacere, vederla sorridere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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You drive me crazy, I just can't sleep, crazy, I'm into deep, but it feels alright, baby thinking off you keeps me up all night...


 
 
Corse più che potè. Corse a per di fiato finchè non sentì i polmoni pompare a vuoto, ma non le importava nulla, perché non riusciva a smettere di sorridere. Correva, correva forse come non aveva mai fatto in vita sua. Era corsa fino in aeroporto, era corsa  fuori dal velivolo non appena era sbarcata, era corsa verso il primo taxi disponibile, corse fino all’entrata dell’hotel non appena ne mise piede fuori.
Si presentò, prese le chiavi della camera, sorrise di nuovo, perché quel giorno non poteva fare altro, e corse verso l’ascensore che l’avrebbe portata al settimo piano. Uscì dall’ascensore che ancora sorrideva.
Il suo era un sorriso che poteva fare invidia al sole, così le diceva sempre. Ecco perché quel giorno non aveva mai smesso di farlo. Sapeva che gli avrebbe fatto piacere, vederla sorridere. Si aggiustò una ciocca di capelli che faceva capolino, si sfiorò le guance come per renderle più belle e corse, più piano, ma sempre con estremo entusiasmo, fino alla porta della sua camera. Prese un respiro profondo, una, due, tre volte, ridacchiò perché si sentiva ridicola, si sentiva una 13enne in preda alla prima cotta, eppure non riusciva a smettere di sorridere, e di arrossire come un’idiota. Bussò. In realtà aspettò un po’ prima che dei passi sempre più vicini si fecero sentire, ma questo non le tolse il sorriso. Il respiro le si era accelerato fin dai polmoni, il cuore pompava talmente forte che temeva le sarebbe scoppiato nel petto, e quel sorriso a 32 denti che lui tanto amava, come amava ogni centimetro del suo corpo, anche le parti che a lei non sembravano quel granchè, che non accennava a spegnersi nemmeno un po’.
La porta finalmente si aprì, e in attimo si sentì subito leggera come l’aria. Era ancora più bello di com’era quando era partito, e sinceramente non riusciva a spiegarselo. Più guardava quel viso morbido che la osservava sorpreso, più si rendeva conto che le era mancato come l’ossigeno, e che non riusciva a spiegarsi come aveva fatto a resistere senza respirare per tutto quel tempo.
 
- L-Lea? – il suo sguardo la fece ridere. Era così tenero quando non capiva ciò che stava succedendo. Senza smettere di sorridere, dovette trattenersi dal saltargli al collo prima di farlo finire di parlare.

- Ciao. – rispose, con il suo sorrisone e gli occhi lucidi e pieni di eccitazione.Il suo ragazzo sorrise, ancora un po’ incredulo, e senza aggiungere altro allargò le braccia, sporgendosi per poterla abbracciare, quando venne anticipato dalle così minuscole braccia rispetto alle sue ma altrettanto forti che lo strinsero fortissimo.
 
- Quanto mi sei mancato.
- Oh anche tu mi sei mancata amore. Che cosa ci fai qui?!
- Beh, sorpresa! – e sorrise ancora una volta. La guardò, e sorrise anche lui. Non riusciva a non sorridere quando lo faceva lei. Era forse uno degli spettacoli più belli che la vita gli avesse concesso di vedere. La strinse di nuovo forte a se, e la baciò.Chiusa la porta dietro di se, la fece accomodare sul divano al centro della camera. Non riusciva a smettere di osservarla, non poteva togliere gli occhi di dosso ad una creatura simile, che oltretutto era sua. Doveva bearsene ogni secondo che aveva a disposizione.

Ma come poteva d’altronde guardarla a quel modo, se dentro non faceva che cadere verso una lenta morte?


- Sono felice di  vederti. 

Bugiardo.
 
Era la verità, era grato di rivederla. Era stanco di addormentarsi da solo senza quel piccolo corpo che gli si accucciava accanto per cercare calore, senza quel viso così dolce che si avvicinava per sfiorare il naso con il suo, e ridere per il solletico che le provocava. Ma non era felice.
Non era felice perché si sentiva falso. Si sentiva falso perché aveva mentito alla cosa più bella, l’unica, che gli fosse capitato nella sua intera vita.
La fiducia della creatura più bella al mondo, che lo guardava sorridente, grata di vederlo davanti a se, lui l’aveva presa e l’aveva accartocciata in un angolo, come si fa con le riviste che non servono più, o con  i fogli privi di valore. Le aveva giurato che la sua vita era cambiata, che era pronto a voltare pagina e a farlo con lei, perché senza di lei lui non sarebbe nemmeno arrivato lì, e lo sapeva benissimo.
Quindi era un ingrato. Era un ingrato perché l’aveva ingannata, si era approfittato della sua gentilezza, del suo amore, della sua devozione, e aveva continuato a comportarsi come se tutto dipendesse soltanto dal caso.
Invece dipendeva tutto da lui. Il suo sorriso quando le baciava delicatamente le labbra, le lacrime di gioia quando la teneva stretta a se dopo averla rivista dopo mesi lontani, la felicità nei suoi occhi quando semplicemente le teneva la mano, fiero di mostrare al mondo che si amavano, e che quel privilegio era stato riservato soltanto a lui, dipendeva tutto da lui. E si sentiva uno schifo, perché Dio gli stava dando l’occasione di apprezzare la vita che aveva davanti, di entrare in un mondo migliore dove vivere felice ed essere grato di ogni giorno, invece era rimasto chiuso in se stesso, mentendo a tutti, mentendo a se stesso.
 
Come puoi dire di amarla, tu che la tratti come una bambina, nascondendole il fallito che sei in realtà?
 
Strinse i pugni. Era vero, era un fallito. I soldi, la fama, non servivano a nulla, perché non meritava nulla di tutto quello  che aveva. La felicità non l’avrebbe trovata in nulla di materiale, e a quanto pare non meritava di trovarla nemmeno nell’unica persona che l’avrebbe davvero potuto aiutare, senza chiedere nulla in cambio o giudicarlo per quello che era. E dovette trattenere le lacrime, perché nonostante fosse l’unica che amava più di ogni altra cosa, non riusciva a ricambiare il suo amore. La circondò con le braccia e chiuse gli occhi, aspirando il suo profumo. Non se ne sarebbe saziato mai.
 
  • Che cos’hai?
Si asciugò in fretta gli occhi, e sospirò. – nulla amore mio, ma ti prego fatti stringere. Mi è mancato così tanto tenerti stretta a me.
 
  • Oh, ti amo tanto. – e inconsapevole di cosa gli passasse per la testa, sorrise e poggiò la testa sul suo petto, inspirando. Lui le diede un bacio sulla testa, riprese quel contatto di cui sentiva così tanto la necessità, e sorrise a malapena.
  •  Anche io ti amo. Più della mia vita.
 
  
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