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Autore: Riri4evar    22/09/2013    1 recensioni
Ci ho pensato tutta la notte e sai una cosa Vegeta? Non ci ho capito nulla.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ah, e tanto per la cronaca ti amo.

capitolo 11.


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Le settimane erano passate, una dietro l'altra, senza lasciare troppo il segno, passavano con la solita indifferenza con cui veniva girato il foglio del calendario.

La monotonia l'aveva fatta da padrone, Vegeta aveva ripreso ad allenarsi, si svegliava alle 5.30, andava a correre, tornava a casa e si allenava fino all'ora di pranzo. Subito dopo riprendeva gli allenamenti nella GR fino a tarda serata e cenava da solo. Poi andava a dormire e via tutto da capo.

Bulma invece tutte le mattine provava quell'odioso vestito con un oggetto nuovo, una borsa, un diadema, un ciondolo, una collana, uno strascico. Poi puntualmente tornava nel solito negozio a comprare oggetti come profumi, trucchi, maglie e qualunque cosa servisse a farla distrarre. Pranzava e si chiudeva in laboratorio fino all'ora di cena e si coricava molto presto.

La casa era tutta un via vai di persone che si muovevano come le formiche.

Uno portava i fiori, l'altro mostrava cataloghi, e un'altro ancora porgeva assaggi di varie torte diverse.

Era raro che Bulma e Vegeta si incontrassero, ma ad entrambi andava bene così. Vegeta si era finalmente ripreso grazie all'aiuto di Caterina, la aveva incontrata una mattina al parco: all'inizio non lo aveva riconosciuto ma poi quando le si era avvicinato si era ricordata buttandogli le braccia al collo e dicendo "Tu sei il tipo che stava per essere messo sotto!".

Così si erano diretti in un piccolo bar del centro dove Caterina aveva fatto assaggiare a Vegeta il magico aroma del caffè, visto che il povero sayan stava letteralmente dormendo in piedi, cosa abbastanza ovvia visto che non dormiva da quasi una settimana.

Erano rimasti lì a parlare per un po' di tempo poi Vegeta si era offerto di caricarsi la ragazza e di portarla in volo fino alla sede del giornale in cui lavorava come presentatrice. Finito il programma avevano deciso di andare a fare compere e tra un paio di jeans e l'altro Vegeta aveva l'aspetto di un perfetto umano mentre le piaghe del suo cuore sembravano piano piano alleviarsi, adesso capiva come mai a Bulma piacesse tanto fare shopping.

A fine giornata Vegeta si era buttato sul letto ancora ridacchiando di quella stravagante giornata, infondo gli esseri umani non se la passavano poi così male.

Aveva chiuso una piccola foto tessera che lo ritraeva insieme a Bulma nel portafogli che Caterina gli aveva regalato, si, forse non sarebbe mai riuscito a spostare quel segnalibro da lei ma per il momento poteva girare pagina. E mente gli incubi lo divoravano ancora lui si crogiolava tra le braccia di Morfeo.


Correva a perdifiato per i corridoi del castello, tutto intorno a lui sembrava restringersi,

I corridoi erano sempre più stretti, infondo la voce della madre che lo implorava di aiutarla, di salvarla.

Il corridoio era sempre più piccolo e lei sempre più lontana,

Il bambino correva sempre più veloce ma più si avvicinava e più la figura materna compariva sempre più piccola e lontana fino a scomparire del tutto.

Il piccolo bambino continuava a correre e a pregare la donna di non andarsene, ma i corridoi erano sempre piùstretti e lui stava piano piano crescendo e da bambino era divenuto adulto costretto a camminare a gattoni.

La parete del soffitto era sempre più stretta,

Stava per soffocare,

Non c'era più ossigeno e l'aria era sempre più irrespirabile

Si divincolava e si dimenava

quando all'improvviso.....


no, no, no ,no. Ancora no!! Non ne poteva veramente più. Era tutta la vita che aveva quel dannatissimo incubo, tutta la vita che si svegliava sudato e con i muscoli contratti. Tutta la vita che si svegliava con una lacrima su un occhio e il profumo della madre addosso come un triste e rubicondo ricordo di quello che era stato.

Aveva scosso la testa nelle tenebre infrante dallo specchio della luna che gli illuminava i capelli corvini.

Aveva spostato un una mano le ciocche di capelli che si erano afflosciate sulla fronte asciugando il sudore che adesso gli imperlava le mani.

Basta. Era venuto il momento di darci un taglio, di riprendere veramente in mano la sua vita. Perché adesso poteva, aveva il pieno controllo su di se, ed era stata questa novità che forse lo aveva spinto a mettersi nelle mani di qualcun altro, perché forse non lo avrebbe mai ammasso ma Vegeta era talmente abituato ad essere prigioniero che non era capace di sentirsi libero. Perché col tempo aveva dimenticato cosa volesse dire essere libero. Infondo è semplice sciogliere il collare di un pitbull addestrato a combattere, quello che più è difficile è insegnargli a correre lontano anziché dentro ad una arena.

Così era Vegeta, era stato addestrato a combattere, ad uccidere, non  lo aveva scelto lui, ci era nato.


Scrollando nuovamente la testa si era alzato dal letto e nel tepore della notte aveva sceso le scale scandendo sui gradini di marmo bianco il rumore del suo cuore spezzato.

Arrivato ai fornelli aveva arrangiato un mezzo caffè che si era poi versato in una vecchia tazza rimediata in giro.

Con passo barcollante era andato verso il divano sul quale si era accasciato prendendo un sorso di quella bevanda scura.

Caterina aveva ragione, era un bel ragazzo infondo, doveva solo accettare la vita, la libertà.

Doveva imparare a camminare, ancora una volta, da zero come fosse un bambino, con la differenza che questa volta intorno a lui non aveva più il nulla, ma moltissime persone che lo avrebbero aiutato. Ma poteva lui, cinico sicario, accettare quel calore che gli attanagliava il cuore?

Quello era il suo chiodo fisso, il suo orgoglio mai spento non sarebbe mai riuscito ad accettare tutto quello.

Ma non importava, aveva lopportunità di andare dove voleva, di seguire il suo istinto senza dover sottostare agli ordini di nessuno, sembrava strano ma per la prima volta nella sua vita era veramente libero. Libero da ogni vincolo, da ogni paura. Libero di scegliere, e allora voleva scegliere di essere felice anche lui, ne aveva diritto.

Non era un essere umano, non lo sarebbe mai stato e non aveva intenzione di divenirlo, ma anche lui aveva diritto ad una vita felice sulla terra.

Si, avrebbe finalmente preso in mano le redini della sua vita, perché lui era un conquistatore e la felicità era  un bottino fin troppo appetibile.

Come prima cosa doveva andarsene da quella casa, il più presto possibile, ma per trasferirsi serviva una cosa che lui non aveva: soldi. Quindi il primo passo era procurarsene, di chiederli a qualcuno non se ne parlava, però aveva sentito che le persone se ne procuravano lavorando, poteva farlo anche lui, se ci riusciva un terrestre infondo non doveva essere difficile. Il problema però era che lui, a parte combattere, non sapeva fare altro e vista la sua più che ovvia superiorità fisica non era il caso di intraprendere una carriera sportiva.

Avrebbe pensato domani a cosa fare, così, pieno di buoni propositi aveva terminato il caffè per poi tornare in camera sua lasciandosi avvolgere ancora una volta dalla coltre cinerea di ricordi e rancori.


Così aveva fatto, quando Vegeta decideva di fare una cosa la faceva, e la portava fino in fondo anche a costo di ammazzarsi. 

Così nel giro di pochi giorni le occhiaie erano ,quasi, sparite, le ferite sui polsi si erano, quasi, richiuse e lui aveva levato le tende dalla capsule e cop. riprendendo vitalità e forza.

Usciva di casa solo per recarsi allo studio fotografico dove lavorava o per allenarsi a giornate intere sotto il sole del deserto, non andava più al parco la mattina, anche se gli mancava lodore dellaria pulita e dei numerosi pini, era divenuta una cosa insostenibile: non riusciva a fare due metri che una ventina di ragazze lo fermavano chiedendo se potevano farsi una foto col tipo che stava sdraiato sulla sabbia caraibica sulla copertina di una delle riviste più vendute.

Infondo gli erano serviti un bel po di soldi per comperare una mini villa sulla riva del mare in una zona pacifica e silenziosa che pochi conoscevano.

Amava il silenzio, interrotto solo dal dolce suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia.

Eppure, nonostante odiasse stare in mezzo alla gente, gli tornavano in mente i momenti trascorsi con Bulma tra un negozio e laltro e tra lo smog e il chiasso assordante della città e: con lei ci sarebbe tornato ogni giorno della sua vita.

Lei.. con quei suoi occhi color delloceano dove ogni volta annegava risvegliandosi su una nuova parte di se che solo lei faceva uscire.

Quei capelli che sapevano di vaniglia e sembrava fossero stati usati per colorare il cielo.

Quella voce quasi odiosa che gli avvolgeva i timpani.

Quel carattere forte di una guerriera mancata. 

Quel sorriso gioviale, quellottimismo infinito, quella voglia di vivere, quellodore di tabacco.

Quel doloroso ricordo..


Una lacrima era scesa da un occhio accarezzandogli una guancia e scendendo sul mento fino a toccare le coperte nivee del letto.

Sne era andato per non pesare più a lei, ma ogni dannato tentativo di cancellarla era invano.

Mnon che la volesse completamente oscurare, non voleva piazzare tra di loro la parola fine, che in quattro letterene esprime trecentosolo un tacito arrivederci alla prossima puntata di questa pazza, folle vita.

O probabilmente si sarebbero rivisti al suo matrimonio, mancavano pochi giorni ormai, e Vegeta si era rassegnato a sperare per lei il meglio, sperare che potesse vivere una vita felice con il principe azzurro delle favole sul bianco destriero.

Lsperava davvero, con tutto se stesso, anche se vederla sorridere tra le braccia di un ragazzo che non era lui lo tagliava in due, così: di netto.

Mlo sperava, perché la sua vita non era mai stata una favola, e sapeva cosa vuol dire soffrire, piangere nella notte, mostrarsi forti quando si è fin troppo fragili.

Lui lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene e per questo a lei augurava tutto il bene di quellassurdo mondo che aveva fatto uscire una parte di se che credeva aver dimenticato da tempo in un angolo dei suoi occhi donice.

Aveva buttato uno sguardo alla foto che si nascondeva nella tasca del portafogli e si era alzato dal letto aprendo lepersiane e lasciando che la luce penetrasse nella camera: quello era un nuovo giorno.

Inspirava ogni giorno lodore del mattino prima di uscire dal balcone per poi spiccare il volo verso chissà dove mentre la città si riempiva di riviste con le sue foto ovunque.

Tra tutte però, doveva ammetterlo, una gli piaceva davvero, non si era nemmeno reso conto di quando gliela avevano scattata e non era mai stata pubblicata. Non aveva sulle labbra quel sorriso bastardo e provocante, solo un dolce sorriso da bambino che ingenuo come mai se ne stava seduto sulla sabbia con un costume rosso che gli sarebbe entrato venti volte osservando una nuvola dalla forma bizzarra.

Lcustodiva in uno dei cassetti del piccolo mobile che si incastrava in un angolo tra il letto e la parete, se la teneva lì, per se. 

Quel sorriso valeva troppo per poterlo mostrare così, per far soldi, ad un migliaio di persone che ci sbavavano sopra senza sapere che, forse, se lo avessero conosciuto dopo cinque minuti di conversazione, col carattere che siritrovava, lo avrebbero odiato.


Mentre tagliava rapido il vento la sua mente girava libera tra i percorsi più contorti del suo cervello

Era quasi convinto di aver fatto la scelta giusta.. quasi.

Si, appunto, quasi, perché in realtà quando si mette quasi alla fine di una frase si intende tutto il contrario. Caveva fatto caso. 

Non sapeva cosa faceva, dove andava, e perché. Sapeva solo che per lui quello era un nuovo inizio.. quasi..





-----angolo della sottoscritta-----

chissà perchè si dice sottoscritta, io sotto non ci scrivo il mio nome...

emm..comunque, tornando alle cose serie (serie, si fa per dire ;D ).

scusatemi davvero per il ritardo ma la trama di questo... Affare... Inizia a richiedere parecchio tempo.

comunque la storia sta giungendo al termine, mancano ancora pochi capitoli.

bhè vi lascio con un Vegeta in versione "modello da riviste" (non ho idea da dove mi sia venuta questa..)

one kiss

A+

riri4evar


  
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