“Siamo a Hogsmeade. James è ferito. Ho bisogno di
aiuto per portarlo in infermeria. Venite subito.”
Più che un messaggio sembra un telegramma, ma non credo sia
il momento di stare a sottilizzare.
La corsa attraverso il parco è veramente estenuante. In
altri giorni, mi meraviglio di quanto sia grande e imponente. In questo
momento, invece, trasfigurerei un sasso in un bulldozer e raderei al
suolo tutto. È strano vedere come la propria opinione cambi
a seconda della situazione.
Arrivati a Hogwarts, io, Sirius, Dora e Mary, ci rendiamo conto di una
cosa: non abbiamo la minima idea di dove siano i due. Se fosse accaduto immediatamente
dopo la luna piena, avrei potuto in qualche modo fiutarli –
più o meno – ma al momento sono piuttosto inutile. Fortunatamente abbiamo un annusatore di riserva.
«Sirius, ci serve Felpato» gli dico. Probabilmente
Dora e Mary non hanno capito subito ma Sirius annuisce, corre dietro un
boschetto e riemerge in forma di cane, cominciando ad annusare
l’aria.
Dopo pochi secondi, scodinzola e poi prende a correre, abbaiando.
Ci avviciniamo sempre di più al confine del villaggio e le
foglie dei boschi intorno tappezzano completamente le strade.
Sirius comincia a uggiolare e la cosa mi preoccupa. Forse ha perso la
traccia. O forse fiuta qualcosa di brutto.
Seguiamo il pulcioso per un altro paio di vie e, proprio quando
comincio a chiedermi perché non abbiamo inserito anche
Hogsmeade nella Mappa del Malandrino, li troviamo. Le cose sono peggio
di quanto pensassimo.
James è a terra, coperto di sangue e svenuto, e Lily
è accanto a lui, che cerca inutilmente di farlo rinvenire.
Sirius comincia a correre e si trasforma velocemente. In un attimo
è accanto a James. Lily alza gli occhi, sorpresa.
«Cos’è successo?» chiede
Felpato, preoccupato. Ci avviciniamo anche noi e vedo il volto della
ragazza coperto di lacrime. Mary va subito accanto a Sirius e si china
su James. È una fortuna avere una futura Medimaga fra noi.
«Abbiamo incontrato Piton» spiega Lily, fra i
singhiozzi. Dora le si fa vicino e le poggia una mano sulla spalla.
Nell’ultimo mese, le due sono diventate molto amiche.
«Era furioso e ci ha attaccato. Abbiamo provato a difenderci,
ma ha immobilizzato me e ha ferito James. Poi… è
tornato l’Altro».
«L’Altro?» chiedo, confuso. Lily annuisce.
«È così che lo chiamiamo…
l’altra parte di James, quella…»
«Creata dalla Mason» conclude Mary, esaminando le
ferite del ragazzo. «Piton deve aver usato una maledizione
molto potente. Molte ferite si sono cicatrizzate, ma le più
ampie non sono riuscite a chiudersi completamente».
«Poi ha colpito Piton con… qualche Magia Oscura,
non so di che tipo ma l’ha fatto scappare» continua
Lily. «Io ho provato a farlo tornare e quando ci sono
riuscita è svenuto e… adesso non si
sveglia».
«Lily, non preoccuparti» dice Mary, guardandola
negli occhi. «Ha perso molto sangue e, in qualche modo,
è come se fosse riuscito ad attingere alle proprie riserve
di magia. Adesso solo Madama Chips può fare
qualcosa».
Lily annuisce. Io, e anche gli altri, lanciamo uno sguardo confuso a
Mary che scuote la testa, in segno di “ve lo spiego
dopo”. Nessuno di noi capisce questa storia de “le
proprie riserve di magia”.
Faccio comparire una barella a mezz'aria e ci deposito sopra, con più delicatezza possibile, James con un Incantesimo di Levitazione. Ci incamminiamo senza dire una parola
Ricordo che anche nella nostra dimensione Severus non prese affatto
bene la relazione tra i due, ma non arrivò mai a usare il
Sectumsempra – perché è evidente che la
maledizione è quella - contro James. In realtà, i
due presero a litigare furiosamente e Lily dovette intervenire per
impedirgli di prendersi a cazzotti. Tuttavia, non ci furono altre
simili manifestazioni di “amicizia”.
A quanto pare, da questa parte non c’è solo un
razzismo più radicato, ma le persone stesse sono diventate
un po’ più… oscure, se così
si può dire.
Ci mettiamo un po’ per arrivare, considerato soprattutto che
la strada è in salita, e ogni passo è
un’agonia.
Quando Madama Chips lo vede, per poco non gli viene un infarto.
Poverina, la capisco.
«Cosa gli è successo?» chiede,
terrorizzata.
«Per farla breve» dico subito. «Gli hanno
lanciato una maledizione, si è curato in qualche modo ma non
ha fatto un buon lavoro e ha consumato parte della propria magia. Ora
è svenuto e non si sveglia».
Madama Chips sbatte un po’ le palpebre, cercando di capire
cosa fare. Poi, con il suo tono risoluto, ordina a Sirius di portarlo
dentro e distenderlo su un lettino. Dopo, ovviamente, ci caccia via.
«Okay» fa Dora, dopo un po’ di silenzio.
«Credo che staremo qui fuori per parecchio, quindi, Mary,
potresti spiegarci di cosa stavi parlando prima?»
«Che intendi?» fa Mary, confusa.
Dev’essere lo shock.
«Riguardo alle “riserve di
magia”…»
«Non lo sapete» chiede, sbalordita, guardandoci a
turno. «Oh, okay. Non me l’aspettavo. Dato che
venite dal futuro pensavo che… Be’, credevo
avessero inventato nuovi modi… Ma ovviamente per queste cose
ci vogliono secoli, per cui è normale
che…»
«Tesoro» la interrompe Sirius, sedendosi a terra.
«Non che non mi piaccia sentirti parlare,
assolutamente… Ma ti dispiacerebbe arrivare al
punto?»
«Giusto» fa Mary. «Allora, voi sapete
come funziona la magia, giusto?»
«Sì, ovviamente… Ma, per sicurezza,
diccelo pure» risponde Dora. Se non fosse un momento tanto
delicato, scoppierei a ridere.
«La magia è qualcosa d’invisibile che si
trova in ogni cosa che ci circonda. C’è sempre ed
è lì, pronta per essere richiamata tramite le
nostre formule. È la quintessenza
dell’universo» spiega. «Quando usiamo un
incantesimo, incanaliamo tramite le bacchette – e i nostri
poteri, ovviamente – l’energia magica intorno a noi
e la sprigioniamo nella forma che riteniamo più utile.
Capite bene che il modo di usare la magia, o Etere come la chiamava
Aristotele, è infinito e non ci sono regole precise. Al
massimo si potrebbero parlare di eccezioni, cose che l’Etere
non può fare».
«Ma scusa» s’intromette Sirius.
«Noi usiamo l’Etere o la magia?»
«Si può dire che l’Etere è la
fonte, mentre la magia è ciò che viene manipolato
da noi. Quindi, in sostanza, si può dire che usiamo
entrambi» risponde la ragazza.
«Tuttavia» dice Lily, osservando Mary con
attenzione. «C’è una seconda fonte di
Etere».
«Esatto. All’interno dei maghi esiste come un
centro magico. Si può dire che ognuno di noi ha una piccola
fonte di Etere al proprio interno».
«Wow, più che un mago ora mi sento uno
Jedi» commento. Okay, magari è un po’
fuori luogo, ma non ho saputo trattenermi.
«Un che?» chiede Sirius, inclinando la testa.
Quando lo fa, assomiglia in modo incredibile a un cane.
«Lascia stare, roba Babbana» dice Dora, in fretta.
«Come stavo dicendo» continua Mary.
«Ognuno di noi ha una fonte di Etere. Di solito,
però, è impossibile arrivare ad attingerci e per
questo i maghi possono lanciare magie in modo quasi infinito.
Però, in alcuni casi, è stato visto che in
situazioni di vita o di morte, alcuni maghi sono riusciti a sfruttare
in modo inconscio la loro riserva interna. In realtà, in
alcuni popoli dell’antichità la riserva interna
veniva usata comunemente, ma non è importante. Comunque, si
è potuto vedere che la potenza della riserva interna supera
quella esterna di cento volte».
Fischio sommesso di Sirius.
«E se fosse lì che si trova?» chiede
Lily. La osserviamo, confusi. «L’Altro, la
“parte oscura” di James. Se avesse trovato un modo
di rifugiarsi nella riserva interna di Etere…»
«Sarebbe cento volte più potente di
James» conclude Dora.
«Ma non ne abbiamo la certezza!» protesta Sirius.
«Perché, ultimamente abbiamo mai avuto la certezza
di qualcosa?» chiede Lily, mesta.
Qualche minuto di silenzio.
«Tu come lo sai tutto questo?» chiedo a Mary. Lei
arrossisce leggermente, ma scuote i capelli con aria noncurante.
«Mia madre è un’Indicibile e…
ho spiato gli appunti sulle sue ricerche» ammette.
«Ha la pessima abitudine di non chiudere la porta del suo
ufficio con la magia. Una forcina lì, una pressione
là e il gioco è fatto».
«Io amo questa ragazza» dice Sirius, guardandola a
occhi spalancati. Mary ride.
«Be’, tu sei evaso da Azkaban e lei è
una scassinatrice provetta. Siete decisamente la coppia
perfetta» scherza Lily. Ridacchiamo tutti e sono felice di
vederla sorridere un po’. Almeno l’attesa non
dovrebbe essere troppo dolorosa. Forse.
«Credo che dovrei andare a dirlo a Silente» dice
Dora.
«No» dice Sirius, alzandosi in piedi.
«Vado io da Silente. Quasi sicuramente chiamerà
Charlus e Dorea, quindi sarà meglio che io sia
lì».
Annuisco e, alla fine, anche le ragazze devono ammettere che sia una
buona idea e Sirius si dirige in fretta verso l’ufficio del
preside.
«E adesso?» chiede Lily. Mi siedo a terra,
appoggiando la schiena al muro.
«Adesso aspettiamo» rispondo. Le ragazze si
scambiano un paio di sguardi e m’imitano.
Ripenso a quello che mi ha raccontato Lily e lo collego alle
informazioni di Mary.
James non è mai stato potentissimo negli incantesimi
d’attacco, è un bravo duellante ma può
migliorare, è più portato per la Trasfigurazione;
so, tuttavia, che in poco tempo migliorerà incredibilmente,
ma deve ancora arrivare, quel tempo. Poi arriva l’altro e
BUM! Incantesimi Oscuri così potenti che Gandalf diventa
pericoloso quanto un chihuahua. Di certo, stava attingendo alla sua
riserva interna. L’idea che l’Altro si sia
“nascosto” al suo interno non mi sembra troppo
stramba. O forse, semplicemente, l’Altro ha
un’ampia conoscenza della magia, anche se dovrebbe
condividere il proprio sapere con James. Non so cosa pensare.
«Hai detto che alcuni popoli antichi usavano la riserva
interna. Chi erano?» chiede Lily all’improvviso.
Mary la guarda sorpresa, per poi rispondere.
«Gli Egizi, soprattutto. Erano abili maghi, conoscevano tutti
i modi per sfruttare la riserva. Grazie a questo tipo di magia sono
riusciti a dominare l’Egitto per tremila anni. Solo che
avevano un difetto: non sapevano usare le riserve esterne. Quando
arrivarono i Romani, i maghi delle due fazioni si scontrarono. Gli
Egizi avevano magie più forti, ma non potevano combattere
all’infinito. Vennero sconfitti perché la maggior
parte di loro usò tutta la propria riserva e…
Be’, presero fuoco. Letteralmente» spiega la
ragazza. Deglutisco. Non proprio la fine migliore.
«Wow» dice Dora, sbalordita. Credo che riassuma
tutto molto bene.
Mary si alza.
«Dove vai?» chiede Lily.
«Ad avvertire Emmeline, Marlene ed Evelyn, prima che si
preoccupino troppo» dice, semplicemente, e se ne va. E due
sono andati via. Si accettano scommesse su chi saranno i prossimi.
«Quindi non erano Ideali Immessi» dice Lily
all’improvviso. «Quelli usati dalla Mason,
intendo».
«Probabilmente no» ammetto. Sono un Grifondoro,
è dura ammettere di aver preso un granchio.
«O forse sono Ideali, ma modificati per fare…
Qualunque cosa stiano facendo a James» dice Dora. Inarco un
sopracciglio e lei scrolla le spalle in un “almeno ci ho
provato”.
«Se oggi non fossimo usciti, tutto questo non sarebbe
successo, vero?» chiede Lily. Ci giriamo a guardarla; si
è circondata le gambe con le braccia e ha appoggiato la
testa sulle ginocchia. Sembra stia parlando più a se stessa
che a noi. Dora le va accanto e le passa un braccio intorno alle spalle.
«No» dice, dolcemente. «Piton avrebbe
comunque trovato un pretesto per litigare, non potevate
impedirlo».
«Anzi» faccio io. «Siete stati fortunati:
eravate in un punto isolato. Chissà cosa sarebbe successo se
l’Altro fosse arrivato davanti a tutta la scuola».
Magari può suonare un po’ cinico – e
Dora sembra crederlo, dall’occhiataccia che mi ha lanciato
– ma credo sia la verità e, per mia esperienza
personale, in questi casi è meglio dirla nuda e cruda.
È stato così che mi hanno detto della mia
maledizione. All’inizio non mi piaceva che me
l’avessero detto in quel modo, ma poi ho capito che mi sarei
irritato molto se avessero provato a temporeggiare. Almeno, questo
è quello che credo.
«Be’, magari avrebbe fatto venire i capelli bianchi
a qualche Serpe» mugugna Lily, alzando un po’ la
testa.
«Allora menomale che Malfoy ha già finito la
scuola» fa Dora. «Altrimenti come sarebbero
diventati a lui? Trasparenti?»
Io e Lily ridacchiamo.
«No, probabilmente ha uno spesso strato di shampoo che li
protegge» scherza la rossa.
«Non so perché ma mi è appena venuta
nella mente l’immagine di Malfoy senza capelli»
dico. «E… sembra quasi contro natura».
In effetti, Lucius sembra nato con quella parrucca platinata in testa.
«E come hai fatto?» chiede Lily, stralunata.
«Io non ci riesco a immaginarlo calvo. Non so nemmeno se ha
una testa, lì sotto».
E, con strane frasi sull’impossibilità di un
Malfoy calvo, aspettiamo che Madama Chips ci dia il suo esito.
«E questo è tutto» disse Sirius,
torturandosi le mani e guardando il professor Silente, che
aggrottò le sopracciglia in modo pensieroso.
«Capisco» disse soltanto. «Le cose sono
peggiori di quanto pensassi».
«Sapeva che l’Altro sarebbe tornato?»
chiese Sirius, con un accenno di accusa e irritazione. Almeno secondo
lui, stavano perdendo tempo: avrebbero dovuto subito contattare i
Potter.
«Supponevo che non sarebbe finita qui» rispose
l’uomo, pacato. «La Mason ha avuto molto tempo per
preparare questo piano, quindi ho immaginato che non si potesse
fermasse a ciò che è accaduto».
«E quindi?» chiese il ragazzo. «Adesso
cosa facciamo?»
«Onestamente, Sirius, non lo so» ammise Silente.
«Non so se sia una buona idea, al momento, avvertire i
genitori di James, ma prima o poi lo verranno a sapere
e…» gli occhi di Silente scintillarono di una
strana luce. «Sì, credo sia più saggio
avvertirli».
Sirius sorrise, capendo cosa intendeva il Preside: sicuramente, i
genitori di James si sarebbero infuriati con tutti loro una volta
saputo ciò che avevano provato a tacere.
«Professore… potrei avvertirli io?»
chiese, quasi senza pensarci. Credeva che fosse suo dovere: James era
suo fratello e Charlus e Dorea i suoi genitori. Era giusto che fosse
lui.
«Sei sicuro?» chiese di rimando il professore,
scrutandolo da dietro gli occhiali a mezzaluna.
«Sì».
«Molto bene» disse, sorridendo. «Non che
mi aspettassi altro, da Sirius Black».
Sirius strinse la mascella quando sentì il suo nome
completo. Lo odiava.
Silente sospirò.
«Sirius, non è un nome che fa di una persona quel
che è, così come non lo fanno le
malattie» disse. Il ragazzo annuì. Molte volte
Remus e James gli avevano fatto quel discorso ed è inutile
dire che non è mai stato a sentirli. Solo perché
lui era il preside che veniva dal futuro, non significava che gli
avrebbe dato corda.
Il professore si alzò e prese una piccola sfera di metallo,
completamente liscia e uniforme. Puntò la bacchetta contro
l’oggetto e borbottò «Portus»
per poi consegnarlo a Sirius.
Dopo la consueta, breve attesa, il ragazzo avvertì la presa
all’ombelico e venne trasportato dalla Passaporta. Cadendo a
terra. Di faccia. Cadendo a terra di faccia sul cemento.
Il ragazzo alzò gli occhi, massaggiandosi il naso. Era
atterrato dritto sul portico dei Potter, fuori dalla porta di casa.
Impreco abbastanza coloritamente, alzandosi in piedi. Guardò
per qualche secondo la sfera di metallo, decidendo poi di metterla
nella tasca della divisa.
Villa Potter non era di certo come il maniero di cui si vantava Malfoy,
ma aveva il suo fascino. Situata poco fuori Godric’s Hollow,
era una grande casa in mattoni rossi, costruita intorno al XII secolo,
che si ergeva su tre piani – soffitta esclusa. Sapeva per
certo che le pareti interne erano rosso fuoco, attraversate da
decorazioni d’oro in movimento; quando si guardano, sembrano
coperte di fiamme. All’inizio trovava un po’
irritante quel continuo movimento, ma poi ha cominciato ad apprezzarlo
e ad ammirarne l’effetto ipnotico.
Si avvicinò un po’ alla porta di casa, prese un
bel respiro e bussò. Dopo pochi secondi, la porta venne
aperta da Dorea Black in Potter, con il sorriso sul volto che si
congelò non appena lo vide.
Dorea aveva la tipica bellezza dei Black, con i suoi capelli neri e gli
occhi chiari. Fortunatamente, tuttavia, era una delle pecore bianche
della famiglia e non è stata tolta dall’albero
genealogico solo perché si è sposata con un
Purosangue.
«Sirius» disse, stupefatta. «Che
succede?»
Blocco.
“Pensa Sirius, pensa! Devi essere delicato e
sensibile… Sei fottuto, Felpato, lasciatelo dire. Okay,
comincia con calma, non essere diretto… Ecco, sì,
confondili un po’ con le parole! Con quello sei bravo!
Già, sei bravo, ma solo perché lo facevi con
Walburga e Orion… vuoi davvero fare così con i
Potter? Sì, Sirius, sei fottuto.”
«Ecco, dovrei parlarvi» fece lui, cauto, tentando
un sorrisetto. “Un ottimo inizio! Bravo! Non hai risolto
nulla, ma almeno guadagni tempo!”
«Silente sa che sei qui?» chiese la donna,
guardandosi intorno come se il vecchio mago potesse comparire dal nulla.
«Sì, Dorea, mi sono… offerto per
venirvi a dire alcune cose» disse. Capì che aveva
completamente sbagliato a parlare due secondi dopo aver finito la frase.
«Sirius, mi stai spaventando!» mormorò
la donna.
«No, sul serio, niente di cui preoccuparsi!»
esclamò il ragazzo, stupefatto da se stesso. Per lo meno,
che Madama Chips potesse curare James era una delle poche cose di cui
era certo.
«Ehi, tesoro, chi è?» la voce di Charlus
risuonò nell’ingresso e, dopo qualche istante,
comparve l’uomo.
Charlus era un uomo alto, dai capelli corvini e spettinati tipicamente
dei Potter – e, a quanto aveva sentito, anche Harry li
erediterà – e gli occhiali – idem.
«Sirius» esclamò, sorpreso di vederlo
quanto la moglie. «Cosa ci fai qui?»
«Silente l’ha mandato per dirci qualcosa»
disse Dorea, piuttosto pallida.
«Ma niente di cui preoccuparsi!» ripeté
il ragazzo, agitato. Se non fosse stato per il suo orgoglio, avrebbe
cominciato a saltellare da un piede all’altro.
«Ragazzo, sei davanti alla porta di casa mentre dovresti
essere Hogwarts, pallido come un cencio e con un tic
all’occhio» Sirius si portò una mano
all’occhio. «E vuoi farmi credere che non ci sia
niente da preoccuparsi?»
«Eh, ma detta così ogni cosa sembra
stupida» protestò Sirius.
«Be’, adesso entra e spiegaci tutto»
disse infine Dorea.
Dopo un paio di minuti si ritrovarono nel soggiorno della casa, seduti
sui comodi divanetti che ricordano tanto la Sala Comune di Grifondoro,
con in mano i tè preparati da Dorea con un semplice colpo di
bacchetta. Nell’aria aleggia ancora il profumo del pranzo
consumato da poco.
«Dai, sputa il rospo» disse Charlus.
«Cos’è successo a James?»
«Charlus!» esclamò Dorea.
«Oh, avanti, sai benissimo che Sirius non sarebbe venuto per
altro» replicò Potter. Dorea, dovendo accettare
l’evidenza, annuì con una smorfia triste.
«Ecco, vedete, oggi c’è stata
un’uscita a Hogsmeade e James è andato…
con Lily» sapeva con certezza che Charlus non aveva esultato
solo perché aspettava la parte peggiore. «Una
persona non ha preso troppo bene la cosa e… James
è rimasto ferito. Ma ora sta bene! Non
c’è da preoccuparsi! Madama Chips lo
rimetterà a posto!»
Charlus e Dora continuarono a guardarlo, leggermente inebetiti da
quella spiegazione frettolosa.
«Quindi ci stai dicendo che…»
«Che sono venuto qui per dirvelo, altrimenti vi sareste
incazzati da morire e avreste ucciso Silente, ma che comunque James sta
bene e non serve che interveniate» concluse Sirius.
«Non ci saremo...» cominciò Charlus, ma
un’occhiata scettica di Sirius lo fermò.
«Okay, d’accordo, forse, e dico forse, avrei
provato a far fuori Silente».
«Bene» esclamò il ragazzo, alzandosi in
piedi. «Ho fatto il mio dovere, vi ho avvertiti e ora me
ne…»
«Sirius». Dorea sospirò. Sirius si
sedette. «Se non fosse successo veramente nulla, Silente
avrebbe mandato un gufo».
Sirius tacque. In effetti, non sapeva cosa replicare: era la domanda
più naturale che si potesse fare, eppure lo metteva in
difficoltà.
Perché Silente lo aveva mandato lì?
Be’, lo aveva chiesto lui.
Già, ma Silente avrebbe potuto impedirglielo.
A Sirius sembrava sentire le voci che si accavallavano nella sua testa,
confondendolo sempre di più. All’inizio, quando
era andato a casa dei Potter, sembrava una cosa naturale e ovvia, ora
non riusciva a comprenderne il senso.
«Io non lo so» disse Sirius, sinceramente. Dorea lo
guardò, perplessa per quella risposta. «Non lo so
perché mi ha mandato qui. È vero che bastava solo
un gufo e… Sono io o sta facendo buio all’una del
pomeriggio?»
L’orologio parlava chiaro, ma il cielo sembrava aver altri
piani: l’oscurità era scesa sopra la casa e i
dintorni, un panno nero come la notte, che non faceva filtrare la
minima luce. I tre si videro – per modo di dire –
costretti ad accendere le bacchette.
«Che sta succedendo?» chiese Dorea, spaventata.
«Sirius se scopro che sei tu…»
«Davvero credi sia capace di questo?»
protestò Sirius. I Potter gli lanciarono
un’occhiata scettica e lui sbuffò. «Non
so se esserne lusingato o infastidito… forse
infastigato… o lusindito... Per Godric, sembro
James».
E poi arrivò il suono. Immaginate lo stridio delle unghie
sulla lavagna e imprimetevelo in mente. Fatto? Bene, ora moltiplicate
il suono per dieci e aggiungete in sottofondo un suono particolare,
simile a quello di una motosega. Quello fu, all’incirca, il
suono che si abbatté sulla casa. Non sembra
così spaventoso, vero? Ma la pioggia di vetri che
colpì coloro che si trovavano all’interno li
terrorizzò abbastanza.
Oscurità, suoni spettrali, vetri rotti…
cos’altro abbiamo? Ah, già, i colpi alla porta e
il fumo nero che cominciò a penetrare da ogni fessura.
Inquietante, vero?
Ovviamente, Sirius aveva il controllo della situazione.
«CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?» O quasi.
Poi ci fu il rombo. Un grande botto che fece tremare la casa dalle
fondamenta e scardinò la porta.
«Ma questa casa non ha protezioni?»
protestò Sirius, puntando la bacchetta verso la porta.
«Dovrebbe» disse Charlus a denti stretti.
Poi cominciarono a sentirsi i passi, che rimbombavano
nell’ingresso come se a entrare fosse Hagrid – cosa
non da escludere ma altamente improbabile.
Non appena s’intravide la figura, una forma umana
incappucciata e con un lungo mantello nero, Charlus lanciò
uno Schiantesimo di altissima potenza. Peccato che, prima di anche solo
toccare l’uomo, l’incantesimo divenne una massa di
fumo nero e scomparve.
«Okay, piano B!» esclamò Charlus.
«Ovvero?» chiese Sirius.
«Trova un modo per scappare, e in fretta!»
spiegò Dorea, lanciando a sua volta un incantesimo verso la
figura, ottenendo il medesimo tentativo.
L’uomo alla porta agitò una mano e la casa,
partendo dagli stipiti della porta, cominciò a prendere
fuoco.
«Per il momento proporrei di andare di sopra»
suggerì Sirius, lanciando un getto d’acqua verso
le pareti ma non riuscendo a domare le fiamme che, invece, si
propagavano.
«Sono d’accordo» disse Charlus,
continuando a lanciare incantesimi e indietreggiando verso le scale,
preceduto da Dorea e Sirius.
«Forse non è una buona idea» disse la
signora Potter. Dalle scale, scendeva un'altra figura incappucciata,
questa volta con una silhouette visibilmente femminile, costringendo i
tre a tornare nel mezzo del salotto.
«Dorea, chiedo il diritto di imprecare» disse
Sirius, lanciando una fattura verso la donna, che la deviò
con un gesto della bacchetta. Sembrava osservarlo, e la cosa lo faceva
raggelare.
«Concesso» rispose Dorea, lanciando un
Incantesimo Incarcerante verso l’uomo alla porta.
«Siamo fottutamente morti».
«Concordo» disse Charlus.
«Oh, su, un po’ di ottimismo!»
replicò Dorea.
«Sarà una morte indolore» fece Sirius,
concludendo il siparietto. Intanto, le due figure nere e fumose
continuavano ad avanzare, mentre i tre cercavano una via di fuga.
Sirius quasi si vergognò di se stesso: cercava di scappare
come un topo di fronte al gatto, cosa che non aveva mai voluto fare.
Fin da piccolo, se c’era qualcuno che si metteva contro di
lui, non si ritirava mai dagli scontri. Certo, a volte le prendeva di
santa ragione, ma perlomeno non era scappato. Aveva sempre odiato la
codardia, e ora lui stesso era un codardo. Una vocina nella sua testa
gli diede dello stupido, dicendogli che lì non se la sarebbe
cavata solo con un occhio nero e una costola incrinata. Sirius decise
di starla a sentire e tornò a cercare febbrilmente un modo
per fuggire.
La risposta arrivò quando i tre furono costretti a
sistemarsi schiena contro schiena, bloccati ai due lati dalle figure
fumose. Proprio quando la donna estrasse la bacchetta e la
puntò contro di loro in un’agghiacciante risata
folle, Charlus colpì accidentalmente la Passaporta che era
ancora nella tasca di Sirius. La sfera di metallo cominciò a
brillare di una strana luce azzurrina.
Sirius la prese in mano e la osservò: da un punto, avevano
cominciato a delinearsi forme geometriche azzurre che in poco tempo
ricoprirono tutta la sfera.
«Prendetemi la mano» disse in fretta ai Potter che,
seppur guardandolo con curiosità, si fidarono e gli
strinsero la mano con la bacchetta proprio mentre la Passaporta si
attivava.
L’ultima cosa che Sirius vide, fu la donna che abbassava la
bacchetta e lo squadrava con occhi folli e malvagi – e
familiare – prima di scoppiare in un’altra risata
ad alto contenuto di follia.
«Lo ha usato» disse Remus, con fredda calma che
nascondeva una grande ira.
«Remus…»
«Perché l’ha fatto? Mi aveva assicurato
che si sarebbe occupato di proteggerli, in caso la storia si ripetesse
nonostante le differenze» piano piano, mentre parlava, la sua
voce si alzava sempre di più. «Con questo non
credevo intendesse mandare un diciassettenne a bussare alla porta di
casa per vedere se qualche Mangiamorte risponde».
«Remus, ho dovuto farlo».
«No che non ha dovuto!» esclamò infine
il ragazzo, adirato. «Poteva mandare qualcun altro, poteva
far sorvegliare la casa da qualcuno, poteva avvertire i
Potter!»
«Remus, qui le mie risorse sono limitate: non ci sono membri
dell’Ordine a cui chiedere di pattugliare una zona. Inoltre,
non avevo modo di avvertire Charlus e Dorea, se non allontanandomi
dalla scuola cosa che, in questo periodo, non ritengo saggio
fare».
«Ci sono i gufi della scuola» sbuffò
Remus. «C’è Fanny».
«Purtroppo, Fanny ha appena avuto il suo Giorno del
Falò, e i Potter hanno imposto protezioni alla casa, in modo
tale che solo gufi autorizzati possano entrare».
«Però la sua Passaporta è passata
facilmente» ribatté Remus.
«Questo perché è stata usata da
qualcuno che ha passato molto tempo all’interno di quelle
protezioni».
«Le Passaporte non funzionano così!»
«Infatti quella non era una vera e propria Passaporta.
È difficile da spiegare ma…»
Ninfadora irruppe nell’ufficio del Preside.
«Mi spiace disturbarvi» disse. «Ma James
ha qualcosa che non va».
James si guardò intorno.
Era in uno strano luogo, completamente bianco e, in apparenza, infinito.
“Sono morto?” si chiese il ragazzo, strizzando gli
occhi nella speranza di distinguere qualcosa in quel mare bianco.
“Forse le ferite erano troppo gravi e Madama Chips non ce
l’ha fatta?”
«Chi sei?» chiese una voce. James si
girò di scatto, incontrando un paio di occhi verdi. Occhi
verdi su un corpo identico al suo. Il nome gli venne alle labbra
all’istante.
«Harry» sussurrò, sconcertato. Il
ragazzo aggrottò le sopracciglia con sospetto.
«No, quello sarei io. Tu, invece, si può sapere
chi diamine sei?» chiese Harry.
L’unica cosa che James riuscì a dire fu:
«Porco Sirius».
A Sirius fischiavano le orecchie.
«Cornuto, se parli male di me mentre stai morendo,
giuro che ti uccido» disse a denti stretti, attirando lo
sguardo stranito di Mary. Sirius scosse la testa e tornò a
guardare all’interno dell’Infermeria, mentre Madama
Chips cercava di tener fermo James che si dibatteva come un matto,
aiutata da Charlus e Dorea.
Sirius si sentì il cuore in gola.
Sala Comune di Tassoverde
Okay, lo so, mi volete morto e tutto il resto, soprattutto per avervi dato un capitolo schifoso e nemmeno completo, ma c'è una spiegazione (una spiegazione orribile e che non mi renderà migliore ai vostri occhi, ma c'è): la scuola. Mi sono ritrovato, in questa prima settimana e nel primo week-end (non questo, quello precedente: ho cominciato giovedì12) a dover studiare per tre verifiche e un'interrogazione che, secondo i professori, ci sarebbero stati il giorno dopo (riferito al primo lunedì). Bene. Ho studiato come un matto (ma dico: chi è che ha inventato i compiti per le vacanze? Quelle non sono vacanze, diventano straordinari!) e, ovviamente non c'è stato un tubo. Alla fine, ho scoperto che l'interrogazione di storia era una cavolata (anche perché siamo riusciti a fregare l'insegnante), la verifica di italiano l'abbiamo fatta di giovedì, quella di latino venerdì e la verifica di chimica si farà quando avremo finito il capitolo che non ha spiegato... Inutile dire che ho maledetto un po' tutti quando ho scoperto di aver rinunciato a un week-end in cui avrei potuto scrivere qualcosa di decente per studiare inutilmente. E, infine, ovviamente ho anche dovuto studiare durante la settimana per italiano e latino. Che bello iniziare così la scuola.
Ah, già, e ho anche iniziato a guardarmi Doctor Who, e quel telefilm il tempo lo ruba. Ma è fantastico! Stima profonda per David Tennant! (Devo ancora finire la seconda stagione, non spoilerate nulla!)
Credo che questo abbia decisamente segnato il passaggio dalla pubblicazione programmata a quella "pubblico quando finisco un capitolo decente".
Ora immagino vi starete chiedendo perché abbia aggiornato con un capitolo non finito. Be', non mi andava di lasciarvi ancora un'altra settimana senza nulla e dovevo scrivere quanto sopra, per farvi capire che l'aggiornamento programmato è cancellato.
Onestamente, mi dispiace per il capitolo: è senza capo né coda, non si capisce un tubo, ci sono parti poco chiare ed è incredibilmente corto. Spero solo che, con la prossima parte (che forse, purtroppo, sarà breve quanto questa), le cose migliorino.
Passo ai ringraziamenti.
Credevo, sinceramente, che qualcuno avrebbe deciso di abbandonare la fic, ma invece non è stato così, anzi, siete anche aumentati! Sono felicissmo di vedere le cifre!
Ringrazio i 10 che hanno messo la storia fra le preferite, i 4 che l'hanno messa fra le ricordate e i 37 che l'hanno sistemata fra le seguite! Inoltre, ringrazio per le 28 bellissime recensioni che mi avete lasciato (e che v'invito ancora a scrivere senza indugio) e mi piacerebbe dire anche un grazie a tutti i lettori silenziosi: ragazzi, abbiamo un contatore, sappiamo che ci siete e apprezziamo che leggiate (no, non è un plurale maiestatis - e non mi ricordo nemmeno come si scrive, ma non fa nulla - ma credo di parlare a nome di tutti gli autori). Inoltre, sappiate che mi metteva molta tristezza vedere il contatore delle visite che aumentava durante il ciclo "venerdì-sabato-domenica" e non poter far nulla per darvi un capitolo (non ho il dono della scrittura immediata, purtroppo). Sul serio, mi sentivo in colpa.
Credo di aver finito.
Grazie a tutti coloro che anocora sopportano e seguono le mie stramberie, fra cui una nota d'autore che dura più di tutto il capitolo.
Grazie ancora e alla prossima,
Hufflerin.
P.S.: Come al solito, vi sarei grato se... Be', ormai lo sapete.