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Autore: Luke_White    22/09/2013    4 recensioni
Maggio 1998: fine della Seconda Guerra Magica. Molte persone hanno perso la vita cercando di proteggere la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutto il mondo magico dal tiranno Lord Voldemort. Fra queste vittime, spiccano di sicuro i Malandrini, maghi potenti e dotati. L’ultimo a perire fu Remus Lupin, insieme alla moglie Ninfadora Tonks… ma se non fosse così?
7 Settembre 1977: uno scombussolato Remus si risveglia in quella che sembra l’infermeria della sua scuola e rimane stupefatto vedendo, intorno a lui, tutti gli amici che sa essere morti, con la presenza di facce nuove e inaspettate.
Una possibilità di vivere in un mondo senza Voldemort si presenta al licantropo, un mondo che, tuttavia, presenta un razzismo ancora più radicato rispetto a quello che si è lasciato alle spalle, e in cui, forse, non è l'unico a essere tornato dall'aldilà.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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7. Potters (part 1)

“Siamo a Hogsmeade. James è ferito. Ho bisogno di aiuto per portarlo in infermeria. Venite subito.”
Più che un messaggio sembra un telegramma, ma non credo sia il momento di stare a sottilizzare.
La corsa attraverso il parco è veramente estenuante. In altri giorni, mi meraviglio di quanto sia grande e imponente. In questo momento, invece, trasfigurerei un sasso in un bulldozer e raderei al suolo tutto. È strano vedere come la propria opinione cambi a seconda della situazione.
Arrivati a Hogwarts, io, Sirius, Dora e Mary, ci rendiamo conto di una cosa: non abbiamo la minima idea di dove siano i due. Se fosse accaduto immediatamente dopo la luna piena, avrei potuto in qualche modo fiutarli – più o meno – ma al momento sono piuttosto inutile. Fortunatamente abbiamo un annusatore di riserva.
«Sirius, ci serve Felpato» gli dico. Probabilmente Dora e Mary non hanno capito subito ma Sirius annuisce, corre dietro un boschetto e riemerge in forma di cane, cominciando ad annusare l’aria.
Dopo pochi secondi, scodinzola e poi prende a correre, abbaiando.
Ci avviciniamo sempre di più al confine del villaggio e le foglie dei boschi intorno tappezzano completamente le strade.
Sirius comincia a uggiolare e la cosa mi preoccupa. Forse ha perso la traccia. O forse fiuta qualcosa di brutto.
Seguiamo il pulcioso per un altro paio di vie e, proprio quando comincio a chiedermi perché non abbiamo inserito anche Hogsmeade nella Mappa del Malandrino, li troviamo. Le cose sono peggio di quanto pensassimo.
James è a terra, coperto di sangue e svenuto, e Lily è accanto a lui, che cerca inutilmente di farlo rinvenire.
Sirius comincia a correre e si trasforma velocemente. In un attimo è accanto a James. Lily alza gli occhi, sorpresa.
«Cos’è successo?» chiede Felpato, preoccupato. Ci avviciniamo anche noi e vedo il volto della ragazza coperto di lacrime. Mary va subito accanto a Sirius e si china su James. È una fortuna avere una futura Medimaga fra noi.
«Abbiamo incontrato Piton» spiega Lily, fra i singhiozzi. Dora le si fa vicino e le poggia una mano sulla spalla. Nell’ultimo mese, le due sono diventate molto amiche. «Era furioso e ci ha attaccato. Abbiamo provato a difenderci, ma ha immobilizzato me e ha ferito James. Poi… è tornato l’Altro».
«L’Altro?» chiedo, confuso. Lily annuisce.
«È così che lo chiamiamo… l’altra parte di James, quella…»
«Creata dalla Mason» conclude Mary, esaminando le ferite del ragazzo. «Piton deve aver usato una maledizione molto potente. Molte ferite si sono cicatrizzate, ma le più ampie non sono riuscite a chiudersi completamente».
«Poi ha colpito Piton con… qualche Magia Oscura, non so di che tipo ma l’ha fatto scappare» continua Lily. «Io ho provato a farlo tornare e quando ci sono riuscita è svenuto e… adesso non si sveglia».
«Lily, non preoccuparti» dice Mary, guardandola negli occhi. «Ha perso molto sangue e, in qualche modo, è come se fosse riuscito ad attingere alle proprie riserve di magia. Adesso solo Madama Chips può fare qualcosa».
Lily annuisce. Io, e anche gli altri, lanciamo uno sguardo confuso a Mary che scuote la testa, in segno di “ve lo spiego dopo”. Nessuno di noi capisce questa storia de “le proprie riserve di magia”.
Faccio comparire una barella a mezz'aria e ci deposito sopra, con più delicatezza possibile, James con un Incantesimo di Levitazione. Ci incamminiamo senza dire una parola
Ricordo che anche nella nostra dimensione Severus non prese affatto bene la relazione tra i due, ma non arrivò mai a usare il Sectumsempra – perché è evidente che la maledizione è quella - contro James. In realtà, i due presero a litigare furiosamente e Lily dovette intervenire per impedirgli di prendersi a cazzotti. Tuttavia, non ci furono altre simili manifestazioni di “amicizia”.
A quanto pare, da questa parte non c’è solo un razzismo più radicato, ma le persone stesse sono diventate un po’ più… oscure, se così si può dire.
Ci mettiamo un po’ per arrivare, considerato soprattutto che la strada è in salita, e ogni passo è un’agonia.
Quando Madama Chips lo vede, per poco non gli viene un infarto. Poverina, la capisco.
«Cosa gli è successo?» chiede, terrorizzata.
«Per farla breve» dico subito. «Gli hanno lanciato una maledizione, si è curato in qualche modo ma non ha fatto un buon lavoro e ha consumato parte della propria magia. Ora è svenuto e non si sveglia».
Madama Chips sbatte un po’ le palpebre, cercando di capire cosa fare. Poi, con il suo tono risoluto, ordina a Sirius di portarlo dentro e distenderlo su un lettino. Dopo, ovviamente, ci caccia via.
«Okay» fa Dora, dopo un po’ di silenzio. «Credo che staremo qui fuori per parecchio, quindi, Mary, potresti spiegarci di cosa stavi parlando prima?»
«Che intendi?» fa Mary, confusa. Dev’essere lo shock.
«Riguardo alle “riserve di magia”…»
«Non lo sapete» chiede, sbalordita, guardandoci a turno. «Oh, okay. Non me l’aspettavo. Dato che venite dal futuro pensavo che… Be’, credevo avessero inventato nuovi modi… Ma ovviamente per queste cose ci vogliono secoli, per cui è normale che…»
«Tesoro» la interrompe Sirius, sedendosi a terra. «Non che non mi piaccia sentirti parlare, assolutamente… Ma ti dispiacerebbe arrivare al punto?»
«Giusto» fa Mary. «Allora, voi sapete come funziona la magia, giusto?»
«Sì, ovviamente… Ma, per sicurezza, diccelo pure» risponde Dora. Se non fosse un momento tanto delicato, scoppierei a ridere.
«La magia è qualcosa d’invisibile che si trova in ogni cosa che ci circonda. C’è sempre ed è lì, pronta per essere richiamata tramite le nostre formule. È la quintessenza dell’universo» spiega. «Quando usiamo un incantesimo, incanaliamo tramite le bacchette – e i nostri poteri, ovviamente – l’energia magica intorno a noi e la sprigioniamo nella forma che riteniamo più utile. Capite bene che il modo di usare la magia, o Etere come la chiamava Aristotele, è infinito e non ci sono regole precise. Al massimo si potrebbero parlare di eccezioni, cose che l’Etere non può fare».
«Ma scusa» s’intromette Sirius. «Noi usiamo l’Etere o la magia?»
«Si può dire che l’Etere è la fonte, mentre la magia è ciò che viene manipolato da noi. Quindi, in sostanza, si può dire che usiamo entrambi» risponde la ragazza.
«Tuttavia» dice Lily, osservando Mary con attenzione. «C’è una seconda fonte di Etere».
«Esatto. All’interno dei maghi esiste come un centro magico. Si può dire che ognuno di noi ha una piccola fonte di Etere al proprio interno».
«Wow, più che un mago ora mi sento uno Jedi» commento. Okay, magari è un po’ fuori luogo, ma non ho saputo trattenermi.
«Un che?» chiede Sirius, inclinando la testa. Quando lo fa, assomiglia in modo incredibile a un cane.
«Lascia stare, roba Babbana» dice Dora, in fretta.
«Come stavo dicendo» continua Mary. «Ognuno di noi ha una fonte di Etere. Di solito, però, è impossibile arrivare ad attingerci e per questo i maghi possono lanciare magie in modo quasi infinito. Però, in alcuni casi, è stato visto che in situazioni di vita o di morte, alcuni maghi sono riusciti a sfruttare in modo inconscio la loro riserva interna. In realtà, in alcuni popoli dell’antichità la riserva interna veniva usata comunemente, ma non è importante. Comunque, si è potuto vedere che la potenza della riserva interna supera quella esterna di cento volte».
Fischio sommesso di Sirius.
«E se fosse lì che si trova?» chiede Lily. La osserviamo, confusi. «L’Altro, la “parte oscura” di James. Se avesse trovato un modo di rifugiarsi nella riserva interna di Etere…»
«Sarebbe cento volte più potente di James» conclude Dora.
«Ma non ne abbiamo la certezza!» protesta Sirius.
«Perché, ultimamente abbiamo mai avuto la certezza di qualcosa?» chiede Lily, mesta.
Qualche minuto di silenzio.
«Tu come lo sai tutto questo?» chiedo a Mary. Lei arrossisce leggermente, ma scuote i capelli con aria noncurante.
«Mia madre è un’Indicibile e… ho spiato gli appunti sulle sue ricerche» ammette. «Ha la pessima abitudine di non chiudere la porta del suo ufficio con la magia. Una forcina lì, una pressione là e il gioco è fatto».
«Io amo questa ragazza» dice Sirius, guardandola a occhi spalancati. Mary ride.
«Be’, tu sei evaso da Azkaban e lei è una scassinatrice provetta. Siete decisamente la coppia perfetta» scherza Lily. Ridacchiamo tutti e sono felice di vederla sorridere un po’. Almeno l’attesa non dovrebbe essere troppo dolorosa. Forse.
«Credo che dovrei andare a dirlo a Silente» dice Dora.
«No» dice Sirius, alzandosi in piedi. «Vado io da Silente. Quasi sicuramente chiamerà Charlus e Dorea, quindi sarà meglio che io sia lì».
Annuisco e, alla fine, anche le ragazze devono ammettere che sia una buona idea e Sirius si dirige in fretta verso l’ufficio del preside.
«E adesso?» chiede Lily. Mi siedo a terra, appoggiando la schiena al muro.
«Adesso aspettiamo» rispondo. Le ragazze si scambiano un paio di sguardi e m’imitano.
Ripenso a quello che mi ha raccontato Lily e lo collego alle informazioni di Mary.
James non è mai stato potentissimo negli incantesimi d’attacco, è un bravo duellante ma può migliorare, è più portato per la Trasfigurazione; so, tuttavia, che in poco tempo migliorerà incredibilmente, ma deve ancora arrivare, quel tempo. Poi arriva l’altro e BUM! Incantesimi Oscuri così potenti che Gandalf diventa pericoloso quanto un chihuahua. Di certo, stava attingendo alla sua riserva interna. L’idea che l’Altro si sia “nascosto” al suo interno non mi sembra troppo stramba. O forse, semplicemente, l’Altro ha un’ampia conoscenza della magia, anche se dovrebbe condividere il proprio sapere con James. Non so cosa pensare.
«Hai detto che alcuni popoli antichi usavano la riserva interna. Chi erano?» chiede Lily all’improvviso. Mary la guarda sorpresa, per poi rispondere.
«Gli Egizi, soprattutto. Erano abili maghi, conoscevano tutti i modi per sfruttare la riserva. Grazie a questo tipo di magia sono riusciti a dominare l’Egitto per tremila anni. Solo che avevano un difetto: non sapevano usare le riserve esterne. Quando arrivarono i Romani, i maghi delle due fazioni si scontrarono. Gli Egizi avevano magie più forti, ma non potevano combattere all’infinito. Vennero sconfitti perché la maggior parte di loro usò tutta la propria riserva e… Be’, presero fuoco. Letteralmente» spiega la ragazza. Deglutisco. Non proprio la fine migliore.
«Wow» dice Dora, sbalordita. Credo che riassuma tutto molto bene.
Mary si alza.
«Dove vai?» chiede Lily.
«Ad avvertire Emmeline, Marlene ed Evelyn, prima che si preoccupino troppo» dice, semplicemente, e se ne va. E due sono andati via. Si accettano scommesse su chi saranno i prossimi.
«Quindi non erano Ideali Immessi» dice Lily all’improvviso. «Quelli usati dalla Mason, intendo».
«Probabilmente no» ammetto. Sono un Grifondoro, è dura ammettere di aver preso un granchio.
«O forse sono Ideali, ma modificati per fare… Qualunque cosa stiano facendo a James» dice Dora. Inarco un sopracciglio e lei scrolla le spalle in un “almeno ci ho provato”.
«Se oggi non fossimo usciti, tutto questo non sarebbe successo, vero?» chiede Lily. Ci giriamo a guardarla; si è circondata le gambe con le braccia e ha appoggiato la testa sulle ginocchia. Sembra stia parlando più a se stessa che a noi. Dora le va accanto e le passa un braccio intorno alle spalle.
«No» dice, dolcemente. «Piton avrebbe comunque trovato un pretesto per litigare, non potevate impedirlo».
«Anzi» faccio io. «Siete stati fortunati: eravate in un punto isolato. Chissà cosa sarebbe successo se l’Altro fosse arrivato davanti a tutta la scuola».
Magari può suonare un po’ cinico – e Dora sembra crederlo, dall’occhiataccia che mi ha lanciato – ma credo sia la verità e, per mia esperienza personale, in questi casi è meglio dirla nuda e cruda. È stato così che mi hanno detto della mia maledizione. All’inizio non mi piaceva che me l’avessero detto in quel modo, ma poi ho capito che mi sarei irritato molto se avessero provato a temporeggiare. Almeno, questo è quello che credo.
«Be’, magari avrebbe fatto venire i capelli bianchi a qualche Serpe» mugugna Lily, alzando un po’ la testa.
«Allora menomale che Malfoy ha già finito la scuola» fa Dora. «Altrimenti come sarebbero diventati a lui? Trasparenti?»
Io e Lily ridacchiamo.
«No, probabilmente ha uno spesso strato di shampoo che li protegge» scherza la rossa.
«Non so perché ma mi è appena venuta nella mente l’immagine di Malfoy senza capelli» dico. «E… sembra quasi contro natura».
In effetti, Lucius sembra nato con quella parrucca platinata in testa.
«E come hai fatto?» chiede Lily, stralunata. «Io non ci riesco a immaginarlo calvo. Non so nemmeno se ha una testa, lì sotto».
E, con strane frasi sull’impossibilità di un Malfoy calvo, aspettiamo che Madama Chips ci dia il suo esito.


*****

«E questo è tutto» disse Sirius, torturandosi le mani e guardando il professor Silente, che aggrottò le sopracciglia in modo pensieroso.
«Capisco» disse soltanto. «Le cose sono peggiori di quanto pensassi».
«Sapeva che l’Altro sarebbe tornato?» chiese Sirius, con un accenno di accusa e irritazione. Almeno secondo lui, stavano perdendo tempo: avrebbero dovuto subito contattare i Potter.
«Supponevo che non sarebbe finita qui» rispose l’uomo, pacato. «La Mason ha avuto molto tempo per preparare questo piano, quindi ho immaginato che non si potesse fermasse a ciò che è accaduto».
«E quindi?» chiese il ragazzo. «Adesso cosa facciamo?»
«Onestamente, Sirius, non lo so» ammise Silente. «Non so se sia una buona idea, al momento, avvertire i genitori di James, ma prima o poi lo verranno a sapere e…» gli occhi di Silente scintillarono di una strana luce. «Sì, credo sia più saggio avvertirli».
Sirius sorrise, capendo cosa intendeva il Preside: sicuramente, i genitori di James si sarebbero infuriati con tutti loro una volta saputo ciò che avevano provato a tacere.
«Professore… potrei avvertirli io?» chiese, quasi senza pensarci. Credeva che fosse suo dovere: James era suo fratello e Charlus e Dorea i suoi genitori. Era giusto che fosse lui.
«Sei sicuro?» chiese di rimando il professore, scrutandolo da dietro gli occhiali a mezzaluna.
«Sì».
«Molto bene» disse, sorridendo. «Non che mi aspettassi altro, da Sirius Black».
Sirius strinse la mascella quando sentì il suo nome completo. Lo odiava.
Silente sospirò.
«Sirius, non è un nome che fa di una persona quel che è, così come non lo fanno le malattie» disse. Il ragazzo annuì. Molte volte Remus e James gli avevano fatto quel discorso ed è inutile dire che non è mai stato a sentirli. Solo perché lui era il preside che veniva dal futuro, non significava che gli avrebbe dato corda.
Il professore si alzò e prese una piccola sfera di metallo, completamente liscia e uniforme. Puntò la bacchetta contro l’oggetto e borbottò «Portus» per poi consegnarlo a Sirius.
Dopo la consueta, breve attesa, il ragazzo avvertì la presa all’ombelico e venne trasportato dalla Passaporta. Cadendo a terra. Di faccia. Cadendo a terra di faccia sul cemento.
Il ragazzo alzò gli occhi, massaggiandosi il naso. Era atterrato dritto sul portico dei Potter, fuori dalla porta di casa.
Impreco abbastanza coloritamente, alzandosi in piedi. Guardò per qualche secondo la sfera di metallo, decidendo poi di metterla nella tasca della divisa.
Villa Potter non era di certo come il maniero di cui si vantava Malfoy, ma aveva il suo fascino. Situata poco fuori Godric’s Hollow, era una grande casa in mattoni rossi, costruita intorno al XII secolo, che si ergeva su tre piani – soffitta esclusa. Sapeva per certo che le pareti interne erano rosso fuoco, attraversate da decorazioni d’oro in movimento; quando si guardano, sembrano coperte di fiamme. All’inizio trovava un po’ irritante quel continuo movimento, ma poi ha cominciato ad apprezzarlo e ad ammirarne l’effetto ipnotico.
Si avvicinò un po’ alla porta di casa, prese un bel respiro e bussò. Dopo pochi secondi, la porta venne aperta da Dorea Black in Potter, con il sorriso sul volto che si congelò non appena lo vide.
Dorea aveva la tipica bellezza dei Black, con i suoi capelli neri e gli occhi chiari. Fortunatamente, tuttavia, era una delle pecore bianche della famiglia e non è stata tolta dall’albero genealogico solo perché si è sposata con un Purosangue.
«Sirius» disse, stupefatta. «Che succede?»
Blocco.
“Pensa Sirius, pensa! Devi essere delicato e sensibile… Sei fottuto, Felpato, lasciatelo dire. Okay, comincia con calma, non essere diretto… Ecco, sì, confondili un po’ con le parole! Con quello sei bravo! Già, sei bravo, ma solo perché lo facevi con Walburga e Orion… vuoi davvero fare così con i Potter? Sì, Sirius, sei fottuto.”
«Ecco, dovrei parlarvi» fece lui, cauto, tentando un sorrisetto. “Un ottimo inizio! Bravo! Non hai risolto nulla, ma almeno guadagni tempo!”
«Silente sa che sei qui?» chiese la donna, guardandosi intorno come se il vecchio mago potesse comparire dal nulla.
«Sì, Dorea, mi sono… offerto per venirvi a dire alcune cose» disse. Capì che aveva completamente sbagliato a parlare due secondi dopo aver finito la frase.
«Sirius, mi stai spaventando!» mormorò la donna.
«No, sul serio, niente di cui preoccuparsi!» esclamò il ragazzo, stupefatto da se stesso. Per lo meno, che Madama Chips potesse curare James era una delle poche cose di cui era certo.
«Ehi, tesoro, chi è?» la voce di Charlus risuonò nell’ingresso e, dopo qualche istante, comparve l’uomo.
Charlus era un uomo alto, dai capelli corvini e spettinati tipicamente dei Potter – e, a quanto aveva sentito, anche Harry li erediterà – e gli occhiali – idem.
«Sirius» esclamò, sorpreso di vederlo quanto la moglie. «Cosa ci fai qui?»
«Silente l’ha mandato per dirci qualcosa» disse Dorea, piuttosto pallida.
«Ma niente di cui preoccuparsi!» ripeté il ragazzo, agitato. Se non fosse stato per il suo orgoglio, avrebbe cominciato a saltellare da un piede all’altro.
«Ragazzo, sei davanti alla porta di casa mentre dovresti essere Hogwarts, pallido come un cencio e con un tic all’occhio» Sirius si portò una mano all’occhio. «E vuoi farmi credere che non ci sia niente da preoccuparsi?»
«Eh, ma detta così ogni cosa sembra stupida» protestò Sirius.
«Be’, adesso entra e spiegaci tutto» disse infine Dorea.
Dopo un paio di minuti si ritrovarono nel soggiorno della casa, seduti sui comodi divanetti che ricordano tanto la Sala Comune di Grifondoro, con in mano i tè preparati da Dorea con un semplice colpo di bacchetta. Nell’aria aleggia ancora il profumo del pranzo consumato da poco.
«Dai, sputa il rospo» disse Charlus. «Cos’è successo a James?»
«Charlus!» esclamò Dorea.
«Oh, avanti, sai benissimo che Sirius non sarebbe venuto per altro» replicò Potter. Dorea, dovendo accettare l’evidenza, annuì con una smorfia triste.
«Ecco, vedete, oggi c’è stata un’uscita a Hogsmeade e James è andato… con Lily» sapeva con certezza che Charlus non aveva esultato solo perché aspettava la parte peggiore. «Una persona non ha preso troppo bene la cosa e… James è rimasto ferito. Ma ora sta bene! Non c’è da preoccuparsi! Madama Chips lo rimetterà a posto!»
Charlus e Dora continuarono a guardarlo, leggermente inebetiti da quella spiegazione frettolosa.
«Quindi ci stai dicendo che…»
«Che sono venuto qui per dirvelo, altrimenti vi sareste incazzati da morire e avreste ucciso Silente, ma che comunque James sta bene e non serve che interveniate» concluse Sirius.
«Non ci saremo...» cominciò Charlus, ma un’occhiata scettica di Sirius lo fermò. «Okay, d’accordo, forse, e dico forse, avrei provato a far fuori Silente».
«Bene» esclamò il ragazzo, alzandosi in piedi. «Ho fatto il mio dovere, vi ho avvertiti e ora me ne…»
«Sirius». Dorea sospirò. Sirius si sedette. «Se non fosse successo veramente nulla, Silente avrebbe mandato un gufo».
Sirius tacque. In effetti, non sapeva cosa replicare: era la domanda più naturale che si potesse fare, eppure lo metteva in difficoltà.
Perché Silente lo aveva mandato lì?
Be’, lo aveva chiesto lui.
Già, ma Silente avrebbe potuto impedirglielo.
A Sirius sembrava sentire le voci che si accavallavano nella sua testa, confondendolo sempre di più. All’inizio, quando era andato a casa dei Potter, sembrava una cosa naturale e ovvia, ora non riusciva a comprenderne il senso.
«Io non lo so» disse Sirius, sinceramente. Dorea lo guardò, perplessa per quella risposta. «Non lo so perché mi ha mandato qui. È vero che bastava solo un gufo e… Sono io o sta facendo buio all’una del pomeriggio?»
L’orologio parlava chiaro, ma il cielo sembrava aver altri piani: l’oscurità era scesa sopra la casa e i dintorni, un panno nero come la notte, che non faceva filtrare la minima luce. I tre si videro – per modo di dire – costretti ad accendere le bacchette.
«Che sta succedendo?» chiese Dorea, spaventata. «Sirius se scopro che sei tu…»
«Davvero credi sia capace di questo?» protestò Sirius. I Potter gli lanciarono un’occhiata scettica e lui sbuffò. «Non so se esserne lusingato o infastidito… forse infastigato… o lusindito... Per Godric, sembro James».
E poi arrivò il suono. Immaginate lo stridio delle unghie sulla lavagna e imprimetevelo in mente. Fatto? Bene, ora moltiplicate il suono per dieci e aggiungete in sottofondo un suono particolare, simile a quello di una motosega. Quello fu, all’incirca, il suono che si abbatté sulla casa.  Non sembra così spaventoso, vero? Ma la pioggia di vetri che colpì coloro che si trovavano all’interno li terrorizzò abbastanza.
Oscurità, suoni spettrali, vetri rotti… cos’altro abbiamo? Ah, già, i colpi alla porta e il fumo nero che cominciò a penetrare da ogni fessura. Inquietante, vero?
Ovviamente, Sirius aveva il controllo della situazione.
«CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?» O quasi.
Poi ci fu il rombo. Un grande botto che fece tremare la casa dalle fondamenta e scardinò la porta.
«Ma questa casa non ha protezioni?» protestò Sirius, puntando la bacchetta verso la porta.
«Dovrebbe» disse Charlus a denti stretti.
Poi cominciarono a sentirsi i passi, che rimbombavano nell’ingresso come se a entrare fosse Hagrid – cosa non da escludere ma altamente improbabile.
Non appena s’intravide la figura, una forma umana incappucciata e con un lungo mantello nero, Charlus lanciò uno Schiantesimo di altissima potenza. Peccato che, prima di anche solo toccare l’uomo, l’incantesimo divenne una massa di fumo nero e scomparve.
«Okay, piano B!» esclamò Charlus.
«Ovvero?» chiese Sirius.
«Trova un modo per scappare, e in fretta!» spiegò Dorea, lanciando a sua volta un incantesimo verso la figura, ottenendo il medesimo tentativo.
L’uomo alla porta agitò una mano e la casa, partendo dagli stipiti della porta, cominciò a prendere fuoco.
«Per il momento proporrei di andare di sopra» suggerì Sirius, lanciando un getto d’acqua verso le pareti ma non riuscendo a domare le fiamme che, invece, si propagavano.
«Sono d’accordo» disse Charlus, continuando a lanciare incantesimi e indietreggiando verso le scale, preceduto da Dorea e Sirius.
«Forse non è una buona idea» disse la signora Potter. Dalle scale, scendeva un'altra figura incappucciata, questa volta con una silhouette visibilmente femminile, costringendo i tre a tornare nel mezzo del salotto.
«Dorea, chiedo il diritto di imprecare» disse Sirius, lanciando una fattura verso la donna, che la deviò con un gesto della bacchetta. Sembrava osservarlo, e la cosa lo faceva raggelare.
«Concesso» rispose Dorea, lanciando un Incantesimo Incarcerante verso l’uomo alla porta.
«Siamo fottutamente morti».
«Concordo» disse Charlus.
«Oh, su, un po’ di ottimismo!» replicò Dorea.
«Sarà una morte indolore» fece Sirius, concludendo il siparietto. Intanto, le due figure nere e fumose continuavano ad avanzare, mentre i tre cercavano una via di fuga.
Sirius quasi si vergognò di se stesso: cercava di scappare come un topo di fronte al gatto, cosa che non aveva mai voluto fare. Fin da piccolo, se c’era qualcuno che si metteva contro di lui, non si ritirava mai dagli scontri. Certo, a volte le prendeva di santa ragione, ma perlomeno non era scappato. Aveva sempre odiato la codardia, e ora lui stesso era un codardo. Una vocina nella sua testa gli diede dello stupido, dicendogli che lì non se la sarebbe cavata solo con un occhio nero e una costola incrinata. Sirius decise di starla a sentire e tornò a cercare febbrilmente un modo per fuggire.
La risposta arrivò quando i tre furono costretti a sistemarsi schiena contro schiena, bloccati ai due lati dalle figure fumose. Proprio quando la donna estrasse la bacchetta e la puntò contro di loro in un’agghiacciante risata folle, Charlus colpì accidentalmente la Passaporta che era ancora nella tasca di Sirius. La sfera di metallo cominciò a brillare di una strana luce azzurrina.
Sirius la prese in mano e la osservò: da un punto, avevano cominciato a delinearsi forme geometriche azzurre che in poco tempo ricoprirono tutta la sfera.
«Prendetemi la mano» disse in fretta ai Potter che, seppur guardandolo con curiosità, si fidarono e gli strinsero la mano con la bacchetta proprio mentre la Passaporta si attivava.
L’ultima cosa che Sirius vide, fu la donna che abbassava la bacchetta e lo squadrava con occhi folli e malvagi – e familiare – prima di scoppiare in un’altra risata ad alto contenuto di follia.


*****

«Lo ha usato» disse Remus, con fredda calma che nascondeva una grande ira.
«Remus…»
«Perché l’ha fatto? Mi aveva assicurato che si sarebbe occupato di proteggerli, in caso la storia si ripetesse nonostante le differenze» piano piano, mentre parlava, la sua voce si alzava sempre di più. «Con questo non credevo intendesse mandare un diciassettenne a bussare alla porta di casa per vedere se qualche Mangiamorte risponde».
«Remus, ho dovuto farlo».
«No che non ha dovuto!» esclamò infine il ragazzo, adirato. «Poteva mandare qualcun altro, poteva far sorvegliare la casa da qualcuno, poteva avvertire i Potter!»
«Remus, qui le mie risorse sono limitate: non ci sono membri dell’Ordine a cui chiedere di pattugliare una zona. Inoltre, non avevo modo di avvertire Charlus e Dorea, se non allontanandomi dalla scuola cosa che, in questo periodo, non ritengo saggio fare».
«Ci sono i gufi della scuola» sbuffò Remus. «C’è Fanny».
«Purtroppo, Fanny ha appena avuto il suo Giorno del Falò, e i Potter hanno imposto protezioni alla casa, in modo tale che solo gufi autorizzati possano entrare».
«Però la sua Passaporta è passata facilmente» ribatté Remus.
«Questo perché è stata usata da qualcuno che ha passato molto tempo all’interno di quelle protezioni».
«Le Passaporte non funzionano così!»
«Infatti quella non era una vera e propria Passaporta. È difficile da spiegare ma…»
Ninfadora irruppe nell’ufficio del Preside.
«Mi spiace disturbarvi» disse. «Ma James ha qualcosa che non va».


*****

James si guardò intorno.
Era in uno strano luogo, completamente bianco e, in apparenza, infinito.
“Sono morto?” si chiese il ragazzo, strizzando gli occhi nella speranza di distinguere qualcosa in quel mare bianco. “Forse le ferite erano troppo gravi e Madama Chips non ce l’ha fatta?”
«Chi sei?» chiese una voce. James si girò di scatto, incontrando un paio di occhi verdi. Occhi verdi su un corpo identico al suo. Il nome gli venne alle labbra all’istante.
«Harry» sussurrò, sconcertato. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia con sospetto.
«No, quello sarei io. Tu, invece, si può sapere chi diamine sei?» chiese Harry.
L’unica cosa che James riuscì a dire fu: «Porco Sirius».


*****

A Sirius fischiavano le orecchie.
«Cornuto, se parli male di me mentre stai morendo, giuro che ti uccido» disse a denti stretti, attirando lo sguardo stranito di Mary. Sirius scosse la testa e tornò a guardare all’interno dell’Infermeria, mentre Madama Chips cercava di tener fermo James che si dibatteva come un matto, aiutata da Charlus e Dorea.
Sirius si sentì il cuore in gola.



Sala Comune di Tassoverde

Okay, lo so, mi volete morto e tutto il resto, soprattutto per avervi dato un capitolo schifoso e nemmeno completo, ma c'è una spiegazione (una spiegazione orribile e che non mi renderà migliore ai vostri occhi, ma c'è): la scuola. Mi sono ritrovato, in questa prima settimana e nel primo week-end (non questo, quello precedente: ho cominciato giovedì12) a dover studiare per tre verifiche e un'interrogazione che, secondo i professori, ci sarebbero stati il giorno dopo (riferito al primo lunedì). Bene. Ho studiato come un matto (ma dico: chi è che ha inventato i compiti per le vacanze? Quelle non sono vacanze, diventano straordinari!) e, ovviamente non c'è stato un tubo. Alla fine, ho scoperto che l'interrogazione di storia era una cavolata (anche perché siamo riusciti a fregare l'insegnante), la verifica di italiano l'abbiamo fatta di giovedì, quella di latino venerdì e la verifica di chimica si farà quando avremo finito il capitolo che non ha spiegato... Inutile dire che ho maledetto un po' tutti quando ho scoperto di aver rinunciato a un week-end in cui avrei potuto scrivere qualcosa di decente per studiare inutilmente. E, infine, ovviamente ho anche dovuto studiare durante la settimana per italiano e latino. Che bello iniziare così la scuola.
Ah, già, e ho anche iniziato a guardarmi Doctor Who, e quel telefilm il tempo lo ruba. Ma è fantastico! Stima profonda per David Tennant! (Devo ancora finire la seconda stagione, non spoilerate nulla!)
Credo che questo abbia decisamente segnato il passaggio dalla pubblicazione programmata a quella "pubblico quando finisco un capitolo decente".
Ora immagino vi starete chiedendo perché abbia aggiornato con un capitolo non finito. Be', non mi andava di lasciarvi ancora un'altra settimana senza nulla e dovevo scrivere quanto sopra, per farvi capire che l'aggiornamento programmato è cancellato.
Onestamente, mi dispiace per il capitolo: è senza capo né coda, non si capisce un tubo, ci sono parti poco chiare ed è incredibilmente corto. Spero solo che, con la prossima parte (che forse, purtroppo, sarà breve quanto questa), le cose migliorino.
Passo ai ringraziamenti.
Credevo, sinceramente, che qualcuno avrebbe deciso di abbandonare la fic, ma invece non è stato così, anzi, siete anche aumentati! Sono felicissmo di vedere le cifre!
Ringrazio i 10 che hanno messo la storia fra le preferite, i 4 che l'hanno messa fra le ricordate e i 37 che l'hanno sistemata fra le seguite! Inoltre, ringrazio per le 28 bellissime recensioni che mi avete lasciato (e che v'invito ancora a scrivere senza indugio) e mi piacerebbe dire anche un grazie a tutti i lettori silenziosi: ragazzi, abbiamo un contatore, sappiamo che ci siete e apprezziamo che leggiate (no, non è un plurale maiestatis - e non mi ricordo nemmeno come si scrive, ma non fa nulla - ma credo di parlare a nome di tutti gli autori). Inoltre, sappiate che mi metteva molta tristezza vedere il contatore delle visite che aumentava durante il ciclo "venerdì-sabato-domenica" e non poter far nulla per darvi un capitolo (non ho il dono della scrittura immediata, purtroppo). Sul serio, mi sentivo in colpa.
Credo di aver finito.
Grazie a tutti coloro che anocora sopportano e seguono le mie stramberie, fra cui una nota d'autore che dura più di tutto il capitolo.
Grazie ancora e alla prossima,
Hufflerin.

P.S.: Come al solito, vi sarei grato se... Be', ormai lo sapete.

   
 
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