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Autore: Rubus idaeus    22/09/2013    7 recensioni
Un ritardo di consegna di un abito da sposa può essere così fatale? Oh si, decisamente fatale. Potrebbe sconvolgere completamente tutti i piani, creare problemi, scompigli, magari anche far aprire gli occhi, dare una svolta al destino.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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5 luglio, Autoroute du Soleil, 13440 Cannabes, Francia, direzione nord. 12:04 pm

 

-Ti rendi conto che andremmo più veloci a piedi?

Sbuffò Oscar sarcastica dopo aver adocchiato con sconcerto sul contachilometri che la freccetta sostava traballando tra i 45 e i 50 chilometri orari.

-Non ti lamentare, stiamo già andando al massimo della velocità.

Fu la risposta accigliata di Andrè. Oscar buttò la testa indietro incontrando la durezza del vecchio poggiatesta privo di imbottitura e lasciò sfuggire dalle labbra un sospiro scoraggiato.

-Non arriverò mai a Parigi.

Piagnucolò scuotendo la testa.

Questa volta fu Andrè a sospirare. Sapeva bene che portarsi delle donne in macchina era abbastanza seccante, ma Oscar era una vera e propria esasperazione.

Cominciava a pentirsi di essersi fatto carico di accompagnarla per un viaggio così lungo. Ma era anche vero che quella smorfiosetta era piena di soldi da far schifo, come spesso gli aveva detto la nonna, e lui in quel momento ne aveva un più che disperato bisogno.

Mancavano quasi un migliaio di chilometri a Parigi, forse sarebbe stato saggio, perlomeno, tentare di allacciare una conversazione amichevole, che non sfociasse in uno dei suoi abusati “Non arriverò mai a Parigi”.

-Bene, Oscar, allora... Parlami del tuo fidanzato.

-Perchè ti interessa tanto?

Fredda come il polo nord d'inverno.

“Perchè mi chiedo quanto si sia fatto pagare per mettersi con una come te.”

Pensò Andrè tossendo.

-Oh, beh, credevo ti facesse piacere parlare di lui.

Le sorrise con uno sforzo tentando di mostrarsi cordiale.

-È l'uomo giusto.

Lo sguardo di Andrè si staccò un momento dalla strada e si rivolse a lei.

-Tutto qui?

Chiese perplesso. Che diamine di ragazza ad un passo dal matrimonio non si dilungava in particolareggiati e romanticissimi racconti su se stessa e il proprio "unico grande amore"? Lei si sistemò i capelli dietro le orecchie e annuì con sicurezza sollevando leggermente le spalle.

-Francamente mi aspettavo che tu cominciassi a parlarmi di lui con occhi sognanti.

-Non sono quel genere di ragazza.

Fu l'asettica risposta. Andrè riportò lo sguardo oltre il volante con aria poco convinta, notando in lontananza un piccolo puntino rosso sospeso in aria proprio in mezzo alla strada solo qualche centinaio di metri più avanti. Ma pur assottigliando lo sguardo per aguzzare la vista, non riuscì a capire di cosa si trattasse.

-Andrè! Ma sei cieco? Fermati, ci sono i vigili.

Esclamò lei. Andrè rallentò per poi inchiodare di colpo e la macchina emise un rantolo metallico preoccupante. Un vigile esageratamente alto si inchinò per infilare il naso dal finestrino del guidatore e Andrè lo salutò con un sorriso.

-Salute agente! Andavo forse troppo veloce?

I baffoni del poliziotto furono scossi da un fremito.

-Troppo veloce? Per Diana, no, andava troppo lento.

Oscar si accarezzò la fronte con tre dita con fare nervoso. Aveva voglia di scendere e implorare in ginocchio l'agente di lasciarli andare, peccato che lei non parlasse francese.

-Questo veicolo non può transitare sull'autostrada.

Borbottò l'agente scribacchiando con fare falsamente professionale sul suo taccuino giallognolo.

-Mi sta scrivendo una multa?

Domandò sinceramente preoccupato Andrè inclinando la testa come un passerotto.

-Non ne ho motivo, in fondo non ha infranto nessun limite, sto solo annotando la sua targa. Ora vada, ma esca alla prima uscita.

-Capisco, farò come dice. Buona giornata, agente.

Salutò Andrè infine disegnando in aria con due dita un accento immaginario a partire dalla fronte come un soldato al proprio comandante.

 

-Quel poliziotto sembrava lo sceriffo del film western di Tom e Jerry! L'ho visto al cinema la scorsa settimana.

Esclamò Joseph euforico tirando la manica della maglietta di Oscar, che scostò rapidamente la spalla.

-Cosa ti ha detto?

Chiese ansiosa al conducente non avendo compreso neppure una parola della loro conversazione puramente in francese.

-Che devo uscire alla prossima. Sai, questa macchina è troppo bella per viaggiare in autostrada.

Rispose lui volutamente ironico. Oscar ammiccò infoderando la testa nel collo e immobilizzandosi sconvolta.

-Dobbiamo uscire dall'autostrada?

Ripetè strabuzzando gli occhi. André rise come se lei gli avesse appena raccontato una barzelletta esilarante e non le rispose. Così la ragazza tornò ad accomodarsi sul suo sedile con uno sbuffo irritato, pensando che sarebbe stato inutile cercare di interagire con un francese così cocciuto e indisponente.

Tuttavia, le intenzioni di Andrè si fecero evidenti quando mancò volontariamente la prima uscita. Oscar gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma non osò aprire bocca.

Proprio un ribelle.

Pensò lei con un sorrisino compiaciuto

Ma fu una brutta idea. Un paio di chilometri più avanti si ritrovarono imbottigliati in un traffico completamente bloccato.

Il sole iniziava a picchiare violentemente man mano che raggiungeva l'apice del cielo e sulle tre file di auto completamente ferme da ormai più di un'ora in autostrada incombevano i suoi raggi cocenti. Alla radio avevano annunciato che un incidente mortale aveva bloccato il traffico sull'A7 appena dopo l'uscita per Cannabes, il chè faceva presagire che le macchine non si sarebbero mosse per diverso tempo.

I tre, schiacciati nel piccolo maggiolino, stavano letteralmente soffocando dal caldo. I finestrini erano aperti, ma servivano a poco dato che non tirava neppure un soffio di vento.

Poi d'improvviso e molto lentamente le automobili davanti cominciarono ad avanzare e Andrè andò loro dietro alla lentezza di una tartaruga. L'ingorgo si stava pian piano sbloccando, ma sembrava che il forte rallentamento sarebbe durato altre diverse decine di chilometri.

-Sarà meglio uscire veramente dall'autostrada.

Costatò Andrè asciugandosi il sudore dalla fronte.

 

Appena furono fuori dall'autostrada, si sentirono tutti molto più sollevati. Oscar mise il naso fuori dal finestrino facendosi investire il viso dalle raffiche d'aria provocate dalla velocità. Ora capiva quale meravigliosa sensazione di refrigerio provano i cani quando si sporgono dal finestrino.

Procedevano spediti sulla tangenziale in direzione di Avignone, quando improvvisamente Andrè ebbe un'idea.

-Che ne pensate di fermarci a prendere qualcosa?

-Non starai dicendo sul serio... Non possiamo perdere altro tempo!

Esclamò Oscar sdegnata allargando le braccia. L'uomo non considerò minimamente il suo parere e chiese quello del nipote destando l'ira della ragazza.

-Tu che ne pensi Joseph?

-Voglio un gelato multi-gusto con la caramella gommosa dentro.

Rispose allegramente il bambino salterellando da una parte all'altra del sedile posteriore. Oscar diventò rossa in volto e mancava poco che non le uscisse fumo dalle orecchie, poi si voltò di scatto a rimproverarlo puntandogli un dito contro con aria minacciosa.

-Tu dovresti metterti la cintura di sicurezza e stare un po' buono.

-Ci fermeremo ad Avignone,

La interruppe Andrè.

-È una bella cittadina, sai, Oscar, ti piacerà.

-Non voglio vedere Avignone, voglio arrivare al più presto a Parigi. Non ti permetterò di prendere quell'uscita!

E afferrò il volante con l'intenzione di fargli mancare l'uscita, ma il risultato fu un fiasco e il maggiolino, dopo un lieve sbandamento, prese comunque la direzione per il centro città. Oscar affondò le unghie nel sedile per tentare di tenersi calma.

-Torna, immediatamente, in, tangenziale.

Scandì sull'orlo di una crisi isterica.

-Calmati, piccola, ci stiamo solo una mezz'oretta..

-Certo, una mezz'oretta, che sarà mai...

Ringhiò lei seccata agitando le mani in aria, mentre lui rideva vittorioso.

 

 

-Tieni Joseph, vai a prenderti un gelato e ricordati di chiedere per favore.

Disse Andrè dolcemente al marmocchio porgendogli una banconota da cinque euro. Poi alzò lo sguardo mentre il bambino correva via e osservò la donna che, dandogli le spalle, camminava avanti a lui sul famoso ponte di Avignone a passo militaresco, con la testa levata ad ammirare l'antico castello. Non potè far a meno di notare con quale accattivante sensualità quelle gambe snelle e affusolate si muovessero mentre lei camminava. Maledizione, era una favola.

Sorrise malizioso. Lui era un brevettato don giovanni, non poteva lasciarsi sfuggire una ragazza del genere, ne valeva del suo orgoglio di spietato ruba-cuori. Così si ripromise che prima di arrivare a Parigi l'avrebbe baciata. Sì, l'avrebbe baciata, che lei l'avesse voluto o no. Rise nella mente per la pateticità della scommessa che aveva fatto con se stesso e la raggiunse di corsa.

-Che ne pensi?

Domandò cortese lui appoggiandole una mano su un fianco.

-Davvero una deliziosa città.

Rispose fredda lei scostandosi con distinta superbia. Andrè rise, adorava quando le donne facevano le difficili con lui.

-Come ti ho già detto, Oscar, mia nonna mi ha sempre parlato moltissimo di te tanto che speravo sinceramente di conoscerti un giorno. È stata una vera sorpresa per me sapere che tu stessa sei venuta da me, non credi che possa trattarsi...del destino?
-Non credo nel destino.

Lo smontò lei con una freddezza degna di un blocco di marmo.

-Ehm, che lavoro fai, Oscar?

La ragazza lo fulminò con i suoi occhi di ghiaccio. I tentativi di quel ragazzo di instaurare una conversazione erano tanto irritanti quanto inconcludenti, ma in qualche modo Oscar sentiva che non si sarebbe arreso finchè lei non avesse iniziato a mostrargli confidenza.

-Tecnicamente sono una designer di interni e quando capita aiuto mio padre a gestire gli affari dell'orologeria di famiglia visto che sono laureata in economia.

-Io ho fatto un'anno di economia, poi ho cambiato indirizzo di studi.

Andrè infilò le mani nelle tasche dei jeans ed Oscar capì che aspettava che lei gli chiedesse qualcosa. Così domandò poco interessata:

-E tu che lavoro fai?

-Oh, beh, se per lavoro si intende qualcosa per cui sono stato regolarmente pagato, ho fatto diverse cosine qua e là. Attualmenre lavoro in una libreria, ma tra le cose che ho fatto posso vantare di essere stato il collaudatore di cellulari, il tecnico informatico di una ditta tessile, il supplente di matematica in un liceo classico per un anno, l'imbianchino, il barman in una discoteca anni '70 e il commesso di un negozio di camice.

-Caspita.

Fu la flemmatica risposta di Oscar che liquidò così l'argomento e gettò lo sguardo giù dal ponte. L'acqua che scorreva travolgeva le colonne del ponte con una violenza tale che la ragazza credette potessero cedere da un momento all'altro.

Doveva ammettere a se stessa che Avignone era stata una sosta piacevole, ma non l'avrebbe mai detto apertamente, le sarebbe costato troppo orgoglio. Si voltò verso di lui, il quale con le mani in tasca osservava rapito il cielo. C'era qualcosa in quell'uomo che la faceva sentire al sicuro. Era una strana sensazione per lei, una sensazione mai provata, sentiva che poteva fidarsi di quel testardo prepotente. Appoggiò gli avambracci al parapetto del ponte sporgendosi nuovamente sul vuoto, poi udì un fischio e si rivoltò.

-Siamo qui, Joseph!

Con le braccia alzate Andrè stava chiamando il bambino che correva verso di loro con il suo gelato in mano. Solo allora Oscar si rese conto della marcata evidenza di una fila di muscoli ben tesi e prominenti sulle braccia di lui. Assottigliò lo sguardo e notò un segno nero, forse una parte di un tatuaggio, spuntare timidamente dalla manica corta della sua camicia.

Approfittò del momento di distrazione del ragazzo per osservarlo, cosa che non si era ancora permessa, o piuttosto ricordata di fare a causa dello stress delle ultime ore. Un sorrisino furbetto le comparve spontaneo sulle labbra constatando che il corpo davanti ai suoi occhi non era affatto da buttare. Si leccò le labbra e se le morse, mentre l'angolo perverso della sua mente liberava fantasie non esattamente definibili innocenti.

-Ehi.

Quelle poche vocali la riportarono alla realtà.

-Si?

-Andiamo, o preferisci restare?

-Oh no, per carità, andiamo.



Capitolo troppo lungo? Questa volta ho voluto un po' esagerare, pardon.
Altro capitolo che non mi convince, mi sa che la mia è una maledizione. Ma è anche vero che leggerlo miliardi di volte senza concludere niente serve a poco e quindi ho deciso di pubblicarlo comunque, chiedo scusa in anticipo se lo avete trovato banale o male impostato. Probabilmente in futuro lo modificherò, soprattutto in base ai vostri pareri.
Parlando della trama.. Oscar è sempre più intrattabile, Andrè si denota sempre più un carattere ribelle e malizioso, mentre Joseph, beh, è il classico bambino tremendamente allegro e insopportabilmente curioso. Non mi sembra di dover sottolineare qualcos'altro di particolare in questo capitolo, è solo uno dei tanti episodi del loro bizzarro viaggio. Grazie a tutti quelli che hanno recensito e ancora a chi ha aggiunto questa storia tra preferite, seguite o ricordate. E' sempre un onore per me. 

  
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