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Autore: Cocomero_    22/09/2013    0 recensioni
Harry e Eiffel, due ragazzi che si conoscono dall'età di quindici anni e che hanno condiviso tutto, le cose importanti e le stronzate. Questa è una storia d'amore, di amore profondo, di amore desiderato, di amore bramato, di amore raccontato sulle note delle canzoni dei nostri ragazzi.
Buona lettura. xmela
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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To Quebec City
 

Eiffel spinse la porta e uscì dall’autogrill; respirò profondamente riempiendo i polmoni di ossigeno e dell’odore degli abeti che circondavano l’autostrada. Prese un sorso dal bicchiere di caffè bollente che aveva in mano e subito dopo si passò la lingua sulle labbra per pulirsi. Adorava il caffè americano, era abbastanza forte e durava tanto, anzi, durava il tempo giusto che serviva per essere soddisfatti dal gusto.
 
Uno sbadiglio prepotente le fece spalancare la bocca, subito coperta dalla mano libera: “Ci vorrebbe una bella dormita, sono troppo stanca…” Pensò, e subito dopo ricordando il motivo della sua mancanza di sonno arrossì leggermente e sorrise.
 
Desiderosa di caffeina prese un altro sorso dal bicchiere e si diresse verso la macchina parcheggiata lì accanto; una Chevrolet Bel Air decappottabile risplendeva sotto al sole di metà agosto che si divertiva a creare strani giochi di colori con il blu notte metallizzato della carrozzeria.
 
La ragazza aprì lo sportello e sistemandosi il vestito sotto alla cosce si sedette sulla pelle beige ormai calda del sedile, posò la borsa sui sedili posteriori e incastrò il caffè nel porta bicchieri guardando l’orologio, 19:35, ancora 200 kilometri più o meno, solo tre ore e si sarebbe finalmente potuta fare una doccia e una bella dormita; bisognava soltanto sbrigarsi a partire.
 
Come se ormai riuscisse a leggerle nel pensiero, Harry uscì in quell’istante dall’edificio sgranocchiando m&m’s seguito dagli altri e si diresse verso l’auto; i raggi del sole si riflettevano sui Rayban neri a specchio, la camicia bianca con le maniche arrotolate e il sorriso che le rivolse lo fecero assomigliare a una divinità greca, i ventotto anni davano questa sensazione, era così che si sentivano: forti, giovani e immortali.
 
Dietro a lui Niall chiacchierava con Zayn e Louis dava teneramente la mano ad Eleanor; Perrie e Bonnie dovevano ancora essere dentro in bagno. Zayn si avvicinò alla sua Triumph bordeaux che risplendeva luccicante e si infilò il casco nero prendendo in mano quello bianco di Perrie; Niall con un salto entrò nella Cadillac Sedan De Ville rossa parcheggiata dietro la loro macchina posizionandosi sul sedile posteriore e aspettando la sua dolce metà, mentre Louis apriva la portiera anteriore a Eleanor e con tutte le attenzioni, forse un po’ eccessive, da futuro papà, faceva sedere la ragazza passandole una bottiglietta d’acqua,.
 
Glielo avevano detto la sera prima, a Toronto, erano tutti insieme seduti intoro al tavolo del ristorante dell’albergo quando il ragazzo aveva scherzosamente chiesto silenzio e prendendo la mano della fidanzata avevano annunciato agli amici che erano incinti di due mesi. Si erano sorpresi, erano stati felici, si erano congratulati, ci avevano scherzato sopra, come sempre.  Zayn dopo parecchi bicchieri i vino rosso da festeggiamento se ne era uscito ad alta voce: “Chi se lo sarebbe mai aspettato, siamo a dieci ore di macchina da casa perché dobbiamo raggiungere Liam a Québec City, che, se i testimoni, che saremo noi, arrivano in tempo, dovrebbe sposarsi dopodomani e stimo brindando a due futuri genitori e a sei futuri zii, non avrei scommesso un soldo su di noi e invece eccoci qui, più di dieci anni di amicizia alle spalle, pericolosamente vicini ai 30…stiamo invecchiando…” Riempiendo un altro giro di bicchieri aveva aggiunto alzando il suo: “A noi”. Poi , finite le bottiglie, erano usciti a godersi la città, felici ed elettrizzati, provando quelle sensazioni che solo quell’età può dare: finalmente indipendenti, padroni del mondo, pieni di sogni e con abbastanza tempo davanti per realizzarli.
 
Hary si avvicinò alla macchina e poggiandosi allo sportello di Effy le stampò un bacio sulla fronte, uno sul naso e poi si soffermò sulle labbra; sapeva di cioccolato e nocciolina e come se fosse la prima volta che le loro labbra si toccavano, Eiffel sentì un tuffo al cuore e le mancò il respiro. “Mi sembra di tornare diciottenne” pensò la ragazza con gli occhi chiusi assaporando il momento.
 
“Eccole” richiamò l’attenzione Zayn salendo sulla moto e porgendo il casco a Perrie, mentre Bonnie scavalcando anche lei la portiera con un salto si posizionava sui sedili della Cadillac rossa accanto a Niall e si accoccolava nel suo abbraccio. Harry fece velocemente il giro della macchina e sedendosi accanto a Eiffel mise in moto per uscire dal parcheggio avviandosi di nuovo verso l’autostrada seguendo Louis e affiancando Zayn.
 
Il sole picchiava forte così Effy tirò giù dalla testa gli occhiali da sole, regalo di compleanno da parte di Bonnie e Niall; immediatamente il vento cominciò a scompigliarle i capelli, continuando ad insinuarsi sotto la gonna del vestito blu a puntini bianchi, alzandola leggermente.
 
Effy posò il gomito sullo sportello e la testa sulla mano guardandosi intorno; sull’autostrada a quattro corsie c’erano solo loro, nessun’alta macchina in vista né dietro né davanti. L’asfalto correva dritto verso nord-est come se fosse stato tracciato con una matita e un righello da una mano gigante; la strada era fiancheggiata da grossi pini verdi che si stagliavano contro il cielo estivo senza neanche una nuvola, probabilmente attraversava una foresta perché tra i tronchi Eiffel non riuscì a distinguere la fine del verde.
 
Le macchine ormai correvano veloci, non tanto per un’autostrada ma abbastanza per delle decappottabili, il calore del sole si faceva sentire e le braccia di Harry attaccate al volante erano tese per la stanchezza del viaggio del giorno prima, non lo avrebbe mai ammesso davanti agli amici ma anche lui sicuramente non vedeva l’ora di arrivare e di mettersi comodo, in fondo guidare per sedici ore in due giorni avrebbe sfiancato chiunque; il suo sguardo era fisso sulla strada senza deconcentrarsi un attimo, se Effy non avesse conosciuto bene quel suo modo di guidare avrebbe pensato che si era incantato, invece seguiva la macchina di Louis senza cambiare velocità.
 
Nella macchina avanti a loro Eleanor si teneva con una mano il grande cappello di paglia con il nastro bianco che le era stato prepotentemente imposto dal ragazzo, non c’erano state storie: “Meglio prevenire che curare un’insolazione!” aveva esclamato Louis infilandoglielo a forza in testa prima di lasciare l’albergo. A nulla erano servite le prese in giro degli amici né le lamentele della futura mamma: “Il cappello serve assolutamente!” aveva detto e per dimostrarlo ne aveva tirato fuori uno rosso con la visiera e se lo era calcato in testa anche lui, senza toglierlo per un secondo durante tutto il viaggio neanche per andare in bagno. L’unica cosa che Eleanor era riuscita ad evitare era stato il nastro per tenerlo fermo, se lo sarebbe tenuto tutto il viaggio con la mano ma si rifiutava di andare in giro con un fiocco sotto al mento.
 
Niall e Bonnie continuavano a litigarsi la Reflex per scattare foto al paesaggio e si sfidavano sull’inquadratura migliore, confrontando le foto identiche degli stessi alberi; probabilmente avrebbero finito per accontentare ognuno l’altro. Si erano conosciuti ad una festa nel casolare dello zio di Niall, una di quelle feste enormi, da ricconi snob, estremamente eleganti quasi di ispirazione ottocentesca, con l’arrivo la mattina, la cavalcata e la partita a polo il pomeriggio, l’aperitivo sulla terrazza e la cena in abito da sera lungo, poi sigaro e whisky per i signori e chiacchiere per le signore fino all’ora di salire in camera per dormire e la partenza il giorno dopo. Lei era qualcosa come un’amica della cugina e dopo aver passato la sera a flirtare con un biondo cavaliere era rimasta veramente stupita nel trovarlo vestito con una tuta smessa in scarpe da ginnastica la mattina dopo prima di partire. Sorpresa neanche lontanamente paragonabile a quella di Niall nel trovarsela davanti nell’ingrasso del casale in jeans strappati, felpone e zaino in spalla; o per lo meno così raccontavano quando iniziarono a sentirsi.
 
Il rombo della moto riscosse Eiffel dal ricordo della presentazione di Bonnie al gruppo, Zayn continuava ad andare avanti veloce per poi rallentare ad aspettare gli amici che, seguendo le direttive imposte da Louis, procedevano a una velocità “sicura”. Nonostante il rumore dei motori e il vento nelle orecchie Effy riusciva a distinguere le voci di Perrie e Zayn che urlavano attraverso i caschi per riuscire a farsi sentire uno dall’altro; bisticciavano in continuazione, per qualsiasi cosa e avevano tutte e due un carattere troppo orgoglioso per riuscite ad individuare chi avesse ragione; ciò non impediva a Perrie di portare l’anello con cui il ragazzo le aveva chiesto di sposarlo e adesso l’enorme diamante solitario incastonato nell’oro bianco risplendeva al dito della ragazza poggiato sulla spalla di Zayn; erano quindici anni che stavano insieme e che puntualmente ogni due mesi uno di loro si presentava dagli amici e annunciava che avrebbero rotto, nonostante ciò stavano lì, insieme.
 
Insieme, insieme…
 
Effy si perse tra i ricordi delle avventure avute insieme agli altri, probabilmente molte neanche se le ricordava, aveva giurato che non si sarebbe dimenticata niente, invece chi sa quante minime cose ormai le sfuggivano; una battuta su cui avevano riso per ore, le persone incontrate nei loro viaggi, le canzoni che avevano fatto da colonna sonora ad un’impresa speciale e altre miriadi di piccoli, insignificanti particolari che, al tempo, erano stati importanti.
 
Muovendo il collo il suo sguardo cadde sul viso concentrato di Harry.
 
Insieme…
 
Chi sa quante cose si era dimenticata del loro rapporto, di loro due.
 
Perdendosi nella memoria Eiffel tentò di racimolare tutti i ricordi che aveva del ragazzo; il primo era sicuramente la testa riccioluta di un Harry bambino che la guardava sporgendosi dal letto a castello; erano probabilmente in qualche città della Francia, lui dormiva sopra perché al tempo era il più magrolino, anzi, era scheletrico in confronto confrontato con Eiffel cicciotta e rosea e, a detta sua: “Almeno se ti casco sopra non ti faccio male!”.
 
Innumerevoli erano i flash negli aeroporti o nelle stazioni, dove, stanchi e mezzi addormentati per gli orari improbabili dei treni, si assopivano appoggiati alla stessa valigia.
 
Poi era iniziata la scuola e con essa il desiderio di prendere a pugni chiunque tentasse di allontanarlo da lei e la voglia di tenerlo stretto per impedire che lui li seguisse. Al liceo questo desiderio e questa voglia si erano trasformate in gelosia, verso gli amici che lo invitavano a giocare a calcetto la domenica pomeriggio invece di lasciarlo a vedere un film on lei e gelosia verso le compagne di classe che iniziavano a girare intorno alle fossette sulle guance da bambino e agli occhi da angelo.
 
La prima vera ragazza si chiamava Amy, avrebbe tanto voluto incastrarle la punta dei suoi biondi capelli boccolosi tra le pale del ventilatore e accenderlo, così, solo per vedere cosa sarebbe accaduto; a dir la verità ci aveva anche provato con l’amica Sara ma l’esperimento non aveva portato lontano: “Quella troia mi vuole fregare l’amico” Aveva borbottato Effy dietro alla porta che aveva appena smesso di vibrare dopo essere stata sbattuta da un Harry alquanto incazzato “Dovrà uccidermi per portarsi via la cosa stupenda che è la nostra amicizia!” Forse in quel momento Sara aveva realizzato, lei ancora no.
 
E poi i ragazzi, i pomeriggi passati a singhiozzare nell’abbraccio di Harry seduti sul suo letto dopo essere stata lasciata, la domanda in testa: “Perché non sono tutti come lui?” e la consapevolezza che piano piano prendeva piede giorno dopo giorno fino a diventare certezza: “Nessuno sarà mai come lui, non fare niente, non rovinare tutto”
 
Un’immagine ben vivida che aveva impressa in mente era Harry in camicia e jeans seduto scomposto su un divanetto rosa con una bibita in mano che le approvava il vestito del ballo, la lingua che passava su labro superiore per asciugare una goccia della bevanda, i denti che mordevano quello inferiore e poi Harry che diceva: “Io…io…sei…sei bellissima…” non avrebbe mai potuto dimenticarlo, il sapore amaro in bocca quando aveva pensato che era un modo per farle comprare il vestito e porre fine ai giri per i negozi, la gelosia di non vederlo arrivare al ballo e di saperlo in giro con gli amici per i pre-serata, la delusione di vederlo strusciarsi con un’insignificante bionda tutta culo e tette e niente cervello, il ritorno a casa con lui che neanche si reggeva in piedi.
 
E poi era successo, non sapeva perché, non sapeva come e in una notte erano diventati una cosa sola, dopo anni di inseguimenti vari erano diventati una coppia, dopo anni di speranze ed aspettative deluse erano diventati un noi.
 
Il sole iniziava a scendere verso l’orizzonte e la luce aveva assunto una tonalità più calda, quasi arancione; la pelle dei sedili era bollente, ma sommata all’aria della velocità era molto piacevole; la strada continuava dritta come dall’inizio del viaggio e la stanchezza iniziava a farsi sentire; alzando leggermente gli occhiali Effy si stropicciò un occhio, i capelli ormai erano ridotti ad uno stato pietoso, tutti annodati continuavano a muoversi a seconda del vento finendo in bocca e davanti alle lenti di Effy “al ritorno è meglio se li lego” si appuntò mentalmente la ragazza mentre lo specchietto retrovisore rifletteva il tramonto arancione alle loro spalle; con un sospiro Eiffel appoggiò di nuovo le testa alla mano per poi subito riscuotersi avendo riconosciuto la canzone alla radio “Sitting here wasted and wounded, at this old piano, Trying hard to capture, the moment this morning I don't know, 'Cause a bottle of vodka, is still lodged in my head…”. Allungò una mano e alzò il volume permettendo a “Bed of roses” dei Bon Jovi di sovrastare il rumore dei motori, adorava quella canzone, quel gruppo era tra l’altro uno dei preferiti di Harry, aveva tutti i CD e in camera sua si ascoltavano solo quelli.
 
Effy si girò verso il ragazzo che aveva leggermente allentato la presa sul volante, gli occhiali da sole a specchio riflettevano la luce arancionina, i ricci avevano preso una strana piega sulla fronte e le labbra si muovevano mentre canticchiava le parole della canzone. Probabilmente sentendosi osservato Harry si girò verso la ragazza, la beccò che lo stava guardando e le sorrise incurvando le labbra sottili; un sorriso più bello del suo Effy non l’aveva mai visto e era suo, di nessun’altra, era tutto completamente per lei e il suo cuore perse un colpo realizzando ciò.
 
La fronte di Harry si corrucciò e il ragazzo chiese: “Tutto bene?”
 
“Assolutamente si” rispose lei ricambiando il sorriso e sporgendosi leggermente per poi lasciargli un veloce bacio sulle labbra; quando si staccò il sorriso di Harry era, se possibile ancora più ampio, si rimise dritto tornando a guardare la strada e staccando una mano dal volante la poggiò sulla gamba di Eiffel:
 
“Ti amo” lo sentì bisbigliare la ragazza mentre lei osservava l’inchiostro nero del tatuaggio sulla mano destra di lui: “Don’t let me go” recitava la scritta tra il pollice e l’indice.
 

 
 
 
Questa Os è stato un parto, è un mese che ci lavoro sopra, la prima parte l’ho scritta a Toronto dopo essere tornata dal viaggetto a Quebec City, la parte in mezzo l’ho scritta mentre ero stanca morta distrutta sdraiata sul letto dell’albergo dietro a Times Square, di Bonnie e Niall ho scritto che ero già tornata a Roma e la conclusione l’ho scritta oggi; non sono troppo convinta del tutto però è troppo tempo che ci lavoro per poterla lanciare nel cestino…
Allora, è la prima volta che non scrivo di E&H seguendo una canzone, mi è risultato estremamente difficile… solo che stavo in macchina sull’autostrada che collega Toronto a Quebec City e mi è tipo arrivata l’illuminazione! E’ un viaggio da fare, sono rimasta innamorata di quella parte del Canada *.*
Ultima cosa e poi mi dileguo con tanto di inchino: secondo i progetti sarebbe dovuta essere l’ultima OS su questa coppia ma…ma ieri è uscita “Diana”…ma l’avete sentita? Sembra scritta apposta per loro due! Per fare un salto nel passato e raccontare un episodio già successo!! Il criceto nel mio cranio ha già iniziato a correre sulla ruota, vediamo cosa ne esce fuori!
Detto questo, byebye, fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
Bacioni, xmela
  
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