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Autore: _TheDreamer_    22/09/2013    3 recensioni
Maggie Jennifer Harrison ha 16 anni. Madre italiana e padre inglese. Ma lei si sente più inglese che italiana.
Maggie odia la sua vita, non ha né amici, né conoscenti .....
Forse è colpa sua se non riesce a relazionarsi con le persone....
Dopo una telefonata tutto cambia ...
Finalmente la ragazza ha la possibilità di dare una svolta alla sua vita, di ricominciare tutto in una nuova città, Londra, con suo padre.
Maggie trova le amiche che non aveva mai avuto, e anche qualcuno che è disposto a dargli qualcosa in più di una semlice amicizia. Ma quel qualcuno non è una persona comune ......
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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55° CAPITOLO


 

-sogno e realtà-


 

Mentre io ero a festeggiare il mio diciassettesimo compleanno con la mia mamma ritrovata e il suo nuovo compagno, a Londra uno si era procurato un occhio nero e l'altro era stato tutta la notte in carcere con il naso rotto. Meglio di così non poteva proprio andare!

Sono già in aeroporto e mi sento...strana.

Mia madre mi aveva chiesto di tornare a vivere con lei e adesso vederla seduta affianco a me con un sorriso che nasconde le lacrime mi fa male, tanto male. So di averle dato l'esatto contrario della risposta che voleva sentir dire, ma io voglio vivere a Londra, per ora. Voglio fare nuove esperienze, divertirmi e stare con mio padre. E' successo tutto così in fretta che neanche ho avuto il tempo necessario per pensare bene alla sua proposta.

« Mamma verrò a trovarti prima che inizi la scuola, te lo prometto. »

« Maggie non ti preoccupare, vieni quando puoi. Non prenderlo come un obbligo, se vuoi venire vieni altrimenti non vieni. »

« Mamma, non essere triste, io vorrei tanto vivere con te ora, ma... »

« Shh! Non voglio parlarne. »

E andiamo avanti così da ieri sera. Io le dico che mi dispiace e lei mi zittisce.

Non so più cosa voglio, se voglio davvero vivere la mia vita a Londra, dove sicuramente avrei più possibilità per un futuro lavoro, oppure vivere in Italia con mia madre. Il rapporto tra me e lei non è ancora...stabile. Ci siamo riavvicinate da poco, pochissimo, e io non me la sento ancora di affidarmi completamente a lei. Chi può dirmi se da un giorno all'altro lei non diventerà di nuovo come prima?

Nel caso succedesse io mi ritroverei di nuovo nella stessa situazione di prima. Sarei bloccata qui, con una mamma inesistente, un papà lontano e i miei sogni chiusi in un cassetto di cui ho perso la chiave o nelle peggiori delle ipotesi senza neanche più un sogno in cui sperare.

Forse sto esagerando, forse la mamma non commetterà più di una volta lo stesso errore, non è così stupida da inciampare di nuovo nei suoi stessi piedi.

E poi adesso c'è il suo nuovo amichetto, spero non le dia delusioni e che finalmente lei abbia trovato quello giusto.

Sinceramente a me non va molto a genio Jason, ma se la mamma è felice così va bene anche per me.

Non so che situazione aspettarmi quando arriverò a Londra. Ieri sera avevo cercato delle notizie riguardanti Harry su Google e come temevo quei due avevano fatto a botte. Sembra che Harry sia sia presentato davanti la porta di casa di Logan, ubriaco fradicio, e gli abbia sferrato un pugno sul naso. Il resto è molto facile da immaginare...

Gli addii fanno sempre male, o forse dovrei dire gli arrivederci?

Per mia madre è come un addio nonostante io continui a ripetere che tornerò in Italia molto presto.

Jason sembra indifferente, stringe la mamma e sta zitto come se la mia partenza non lo riguardasse minimamente, forse è così.

La saluto un'ultima volta e poi non ci sono più facce conosciute e braccia che ti stringono, ma solo poltrone anonime e scomode e solitudine, tanta solitudine.

Mi sento...strana.

Riapro gli occhi solo quando una voce gentile, e per niente familiare, comunica che arriveremo a Londra con un leggero ritardo per via di una leggera turbolenza in arrivo.

CCCHECCOSA?

Mi raddrizzo sulla poltrona e affondo le unghie nei braccioli.

« Una turbolenza? » dico balbettante.

« Oh, si! Una piccola turbolenza. E' una vita che viaggio signorina e di turbolenze ne ho fatto un bagaglio pieno, mi creda! », mi risponde una voce.

Alla mia destra è seduto un signore grasso, con i baffi, in giacca e cravatta che legge comodamente un giornale sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso.

« Dice a me? », chiedo.

« Non vedo altre signorine che se la stanno facendo sotto per una lieve turbolenza in arrivo! », mi risponde guardandosi in torno con fare comico.

Fa anche lo spiritoso...

Mi si rizzano i peli della nuca appena l'aereo viene scosso.

« Vede signorina? Non è niente. »

La cosa si ripete per una, due, tre volte.

Ogni parte del mio corpo è saldamente agganciata alla poltrona, se qualcuno provasse a staccarmi da lì con la forza, non ci riuscirebbe.

Il cuore mi martella in petto e mi rimbomba dappertutto: nelle orecchie, nella testa. Dappertutto.

DEVO ARRIVARE A LONDRA SANA E SALVA.

Ormai ho chiuso gli occhi da circa mezzora e spero che la turbolenza smetta il più presto possibile.


 

* * *


 

Ero a casa mia, stavo suonando la chitarra quando hanno bussato alla porta, la zia non c'era e sono andato ad aprire io.

E così di colpo, mi ritrovo a terra con un dolore lancinante al naso e le dita sporche di sangue.

Prima di essere di nuovo colpito vedo Harry.

Diceva parole sconnesse in cui era presente più volte il nome Maggie.

Mi rialzo con una mano occupata a trattenere il flusso di sangue uscente dal mio naso e l'altra già chiusa a pugno.

Harry Styles inizia a vomitare e si accascia sulle ginocchia prima di svenire e andare a finire con la faccia nel suo stesso vomito.

Evidentemente qualche vicino o qualcuno che ha assistito alla scena deve aver chiamato la polizia, perché pochi minuti dopo mi sono ritrovato in manette.

Naturalmente tra una star e un ragazzo comune chi potevano mai arrestare?


 

* * *


 

E' successo tutto all'improvviso.

Continuavo a tenere gli occhi chiusi per la paura, si, paura per le turbolenze. Che c'è di strano? Solo perché il tizio affianco a me non ha paura delle turbolenze sigifica che io sono una fifiona che si spaventa per niente?

Forse è vero, non era ancora successo niente. Tutto era come circa mezzora fa, i passeggeri erano tranquilli, il tizio con i baffi si era appisolato tenendo ancora il giornale tra le mani e io ero ancora ancorata saldamente alla mia portona con tanto di cinture di sicurezza.

Di tanto in tanto controllavo l'ora, solo per assicurarmi che il tempo non si fosse fermato per qualche strano scherzo del destino. Contavo i secondi per tenere la mente occupata e, se devo dire la verità funzionava anche, ma appena ci pensavo perdevo il conto dei minuti e alla fine mi ritrovavo a contare sempre da capo, non tanto per calcore i minuti ma per tenere la mente occupata.

E' poi è successo.

Il panico si è diffuso tra i passeggeri, i bambini hanno iniziato a piangere e le hostess correvano di qua e di la dicendo alla gente di stare calma, che non era niente e che presto la turbolenza sarebbe passata.

Ed è stato in quel momento che ho realizzato che odiavo a morte gli aerei, le hostess e i piloti.

Con grande piacere noto che l'uomo affianco a me, che non aveva paura delle turbolenze, che aveva fatto un bagaglio pieno di turbolenze, che si leggeva comodamente il giornale, adesso era nel panico più totale.

Come del resto anche io.

Avevo le vertigini. Mi immaginavo di precipitare e il pensiero mi faceva terrorizzare. Chi avrebbe detto a mio padre che ero precipitata assieme all'aereo? E peggio ancora, chi avrebbe avvisato mia madre? E se il mio corpo fosse stato disperso in mare?

Quei pensieri mi facevano venire la nausea, probabilmente l'avevo già.

Forse era solo una mia impressione, o forse era vero. L'aereo era inclinato in avanti, si, esattamente, come se stesse per...precipitare.

Mi aggrappai all'ultimo ricordo bello che avevo.

Io ed Harry, la nostra prima volta.

Le lacrime iniziarono ad inondarmi gli occhi, tanto da rendere la vista sfocata.

Meglio così, penso, almeno non vedrò la mia morte.

L'aereo era effettivamente inclinato e si muoveva più velocemente.

Mancava poco. Stava per finire tutto.


 

Non puoi sapere cosa significaa la morte, finché non la provi sullla tua pelle, non puoi sapere com'è morire.

Dovrebbe succedere tutto piùttosto in fretta, sai, naturalmente dipende dalla situazione.

Nel caso di una morte veloce, penso che tu non abbia nemmeno il tempo di capirlo. Ma credo siano le morti lente quelle più dolorore, non perché provi dolore, ma provi dolore per quello che stai per perdere. In un attimo vedi tutto andare via. E' come se tu dovessi scrivere una lettera di addio, ma non hai una penna. Si, è una cosa assurda ma è così. Vedi la tua vita rompersi in tanti frammenti. Non c'è il tempo di riattaccare i pezzi. Non più. Non è più come una volta, quando potevi farlo.

Pensi che non ci sarà più un domani, che non potrai più svegliarti la mattina e dire:

“E' un altro giorno, un altro giorno della mia fottutissima vita”, quella vita che fino a poco fa disprezzavi, non accettavi, che stavi cominciando a cambiare, adesso vorresti non aver sprecato nemmeno un giorno. Adesso ti stai maledendo perché hai passato un giorno di troppo a letto fino a pomeriggio inoltrato, quando avresti potuto far qualcosa per te, per gli altri.

Tutto questo fa schifo.

Ma forse quello che fa davvero male pensare che tu te ne vai e gli altri restano. Restano e soffrono, soffrono per te. E tu vorresti dirgli: « Io sono qui, sono qui! Non vi ho abbandonato. » Ma davvero sono qui con voi? Chi mi dice che ci sono?

La vita è davvero troppo breve per avere ripiampianti. Dovremmo vivere davvero come se fosse il nostro ultimo giorno, la nostra ultima possibilità per fare qualcosa. Forse per realizziare i nostri sogni, per fare quello che ci piace.

Diciassette anni sono davvero troppo pochi. Sono solo una piccola porzione di torta di cui abbiamo appena iniziato a mangiare una fetta.

NO, COSì NON VA BENE.

Avrei voluto avere un giorno in più.

Sarei arrivata a Londra, lì avrei visto Harry.

Harry, ancora penso al primo giorno in cui ti ho visto. Sembra strano come la vita mi abbia regalato un'opportunità del genere, come io sia stata capace di prendere la balla al volo quando ne ho avuto l'opportunità. Avrei anche potuto non fidarmi della parole di Zayn, al telefono. Ci sono molti ragazzi che si fingono di essere qualcuno della band e poi non lo sono. Ma io quel giorno mi sono fidata, forse è stato il mio istinto a dirmi che mi potevo fidare.

Se adesso fossi lì ti direi che sono stata una ragazza obbibile nell'ultimo periodo. Avrei dovuto fare qualcosa in più per farmi perdonare, per dimostrarti che davvero tenevo a te. Ma non l'ho fatto. Non so perché, non l'ho fatto.

Se ci penso ho avuto molto di più di una semplice vita. Devo ritenermi fin troppo fortunata.

Ma non voglio uguarmente accettare il mio destino.

Ci sono ragazze che a diciassette anni si suicidano, be' io non sono loro! Peché dovrei voler morire? Avevo tutta una vita davanti...

Harry, quel bacio non ha fatto cambiare i miei sentimenti per te, ti giuro che io ti ho sempre amato, anche quando ero solo una fan, e per te solo un'altra fan. Se potessi ritornare indietro non bacerei di nuovo Logan.


 

« Allora signorina, ha ancora paura delle turbolenze? »

« E lei che ci fa qui? No, non mi dica che siamo nello stesso posto! »

« Certo che siamo nello stesso posto! », ride compiaciuto.

« Già non la sopportavo da vivo... », vorrei potergli dire.

« Ha visto? Adesso può pure aprire gli occhi, è tutto finito. »

Si, è tutto finito. Se fossi viva piangerei, ma adesso non posso più farlo.

Ho paura di aprire gli occhi, ho paura della realtà che mi può circondare adesso. Nella mia mente sono ancora aggrappata al sedile dell'aereo e in effetti sembra che lo sono ancora...

Be'...si vede che era una cazzata...il fatto dell'anima che va in paradiso e il corpo che resta sulla terra. Io sono ancora ben salda al mio corpo, sono ancora un tutt'uno con esso.

« Se apro gli occhi, mi giura che non succederà niente? Siamo in un bel posto, vero? », chiedo all'uomo.

« Certo! Cosa dovrebbe succedere? Ormai è finito tutto, non ha niente da perdere, signorina. Cosa intende per bel posto? Non è tanto bello qui...Io preferirei starmene a casa sul divano a vedere una partita e a bere birra, ma se a lei piace stare qui... »

« Certo che non mi piace stare qui! E' un posto orribile, ne sono più che certa. »

Prima che il tizio potesse rispondermi si sente:

“Informiamo i gentili passaggeri che l'aereo decollerà tra pochi minuti”.

Splanco gli occhi.

« Ma che merda! Ci sono le hostess anche in paradiso? E siamo ancora su questa merda di aereo? »

L'uomo affianco a me mi guarda come se fossi un alieno e la mia faccia fosse verde.

« Ho qualcosa in viso? Sto diventando trasparente o qualcosa del genere? »

Inizo a toccarmi dappertutto. Ma sono sempre io e il resto del mio corpo è ancora qui...la faccia non lo so!

Per la prima volta dopo aver aperto gli occhi vedo le altre persone. Ancora sedete ai loro posti e i bambini che fino a poco fa strillavano come degli assatanati sono sempre ai loro posti, come se non si fossero mai mossi.

« Signorina, è...sicura di sentirsi bene? »

« Be'...se ci penso, no! Certo che no! Dovevo andare a Londra dal mio ragazzo e dirgli che l'amavo ancora, dopo aver baciato un altro, ma adesso non posso più. »

« E perchè no? » il tizio sembra non capire.

Come sarebbe a dire? Se crede che posso farlo lo stesso con una seduta spiritica qui è lei quello che non si sente bene!

« Ma lei non ricorda più niente? », dico guardandolo fisso negli occhi.

« Non capisco... », risponde l'uomo.

« Vuole che le spieghi tutto? », propongo. Forse deve aver preso una botta alla testa o qualcosa del genere e non ricorda di essere morto.

« L'aereo è precipitato, siamo morti! Morti capito? »

« Signorina, posso sapere il suo nome? »

« Maggie Jennifer Harrison, perché me lo chiede? Siamo morti non conta più niente! »

Adesso sono io a non capire.

« Signorina Harrison, conosco un bravo psicologo a Londra, adesso le do il numero di telefono e l'indirizzo. »

« Cosa ci dovrei fare con uno psicologo? A Londra poi...a cosa servirebbe? Siamo tutti morti. »

« No, mi creda signorina, lei sta delirando...forse è per via di quello che è successo con il suo ragazzo, be' vede...capitano cose del genere. Questo psicologo davvero può aiutarla! », risponde un po' imbarazzato rigirandosi il giornale tra le mani.

« Ma perché dovrei aver bisgnono di uno psicologo? Non sono mica pazza! »

L'uomo mi scribacchia su un foglietto il numero e l'inidirizzo e me lo porge. Lo prendo, sfioro l'inchiostro ancora fresco. Strano.

Stiamo decollando.

Cosa significa?

Sono morta, come posso stare su un aereo?


 

Era un sogno, un fottutissimo sogno. Un maledettissimo scherzo del destino.

Oltre ad essere stata presa per una psicopatica adesso devo anche capire perché ho fatto un sogno del genere... Forse ci vado veramente dallo psicologo...


SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutte :3 Si, mi sono fatta attendere un bel po'...chiedo scusa. Ecco il capitolo...come vi sembra? Scrivetemi tutto quello che pensate se vi è piaciuto questo capitolo e cosa pensavate mentre leggevate. 

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