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Autore: peterpanmydrug    22/09/2013    2 recensioni
Avete mai immaginato come sarebbe vivere con i cinque baldi giovani degli One Direction? Avete mai pensato a come potrebbe essere la loro vita senza la fama? Beh, neanche Emily se lo immaginava, sino al giorno in cui Harry, il suo migliore amico dai tempi dell'asilo, non le aveva offerto un alloggio nell'appartamento che condivideva con altri quattro ragazzi. Da quel momento la nostra protagonista scoprirà cosa significa vivere alla giornata, affrontare problemi di convivenza e non, ma soprattutto cosa significa amare davvero...
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV EMILY

Non riuscii a concentrarmi neanche durante la lezione di educazione civica, dato che il mio pensiero fisso era proprio su di lui. Più cercavo di capirlo, meno ci riuscivo. Eppure fino a poco tempo prima, nonostante Liam avesse sempre avuto un carattere un po' scostante e a volte burbero, con me si era sempre comportato bene, da amico. Era cambiato tutto da quella notte, quella dannata notte in cui mi aveva curato i lividi e le escoriazioni che Johnny mi aveva provocato. Era come se in un certo senso non riuscisse neanche a guardarmi negli occhi, come se si vergognasse di qualcosa che in realtà non aveva mai fatto.

E se avesse capito tutto? Se avesse scoperto il segreto interesse che provavo nei suoi confronti? Se cercasse di allontanarmi solo per evitare di ferirmi perchè magari non era interessato a me in quel modo o magari aveva già una storia?

Troppi “se” in una sola frase, troppi “se” per una mente già confusa come era la mia. Avrei dovuto affrontarlo prima o poi, ma c'era come un blocco dentro di me, forse per evitare di venire a scoprire la verità e rimanerne delusa.

Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò, destandomi per una frazione di secondo da quell'assurda conversazione mentale. Recuperai i libri e lo zaino a tracolla, dirigendomi a passo svelto verso il mio armadietto. Per risollevare il mio animo afflitto avevo deciso di cucinare una ricca cenetta per i miei "omini", ma per quello a cui stavo pensando era necessario che passassi prima dal supermarket sotto casa per recuperare l'occorrente.

Così composi velocemente la combinazione, afferrai i libri che mi sarebbero serviti per studiare e depositai gli altri, muovendomi svelta verso l'uscita.

Fu allora che avvertii dei lamenti e delle invocazioni di aiuto provenire dalla mia sinistra. Quando però mi voltai tutto tacque, o forse erano le grida degli altri studenti che sovrastavano la richiesta. Così, tendendo l'orecchio, mi avvicinai con passo cadenzato alla fila di armadietti opposta alla mia.

-Qualcuno mi sente? Mi date una mano?-

Cavolo, qualcuno era stato chiuso dentro gli armadietti. Mi voltai e vidi Johnny e la sua banda di scimmie che sghignazzavano. Ma quello voleva proprio morire...

Mi avvicinai veloce all'armadietto e con orrore mi accorsi che non mi era affatto estraneo.

-Louis, stai bene?-

-Emily, sei tu? Grazie a Dio! Tirami fuori di qui, mi si sta schiacciando la cresta!!-

Sospirai: possibile che quel ragazzo anche in una situazione del genere dovesse pensare alla sua dannata pettinatura?!?

-Dammi la combinazione, svelto-

-Mmm...24...12...19...9...1-

Bene, il lucchetto era scattato e veloce aprii l'anta, facendo capitolare il povero Louis direttamente ai miei piedi. Quello, guardandosi intorno imbarazzato, si alzò in piedi e si sistemò meglio i vestiti, senza dimenticare la sua adorata capigliatura.

Mentre tentavo di aiutarlo, riuscivo ancora a sentire in sottofondo le risate di quel gruppo di ebeti poco lontano.

-Giuro che prima o poi li raso tutti a zero- sentii sussurrare tra i denti al mio amico.

-Andiamo, non ci pensare. Ma cosa è successo?-

-E che ne so. Me ne stavo per i fatti miei, quando due di quei gorilla ammaestrati mi hanno caricato e ficcato nel mio armadietto-

Mentre lui sistemava le cose nello zaino, io mi voltai verso quell'imbecille di Johnny, il quale mi scoccò un'occhiata che non mi piacque per niente e che mi fece capire di colpo: se la stava prendendo con i miei amici per farla pagare a me.

Bastardo...

Ma comunque cosa avrei potuto fare? Mettermi a tu per tu con lui e uscirne con un altro occhio nero? Dare tempo al tempo, ecco come diceva il detto, e io avrei aspettato. La possibilità di vendicarmi l'avrei senz'altro trovata.

-Ehi Louis, ti va se andiamo a casa assieme? Io però devo prima passare dal negozio sotto l'appartamento. Ti va di accompagnarmi?-

-Cucini tu stasera?-

-Perchè no-

-Menomale, altrimenti sarebbe toccato di nuovo a Zayn-

-Ma secondo la tabella, non era il turno di Liam?-

-Lui ci ha detto che stasera aveva da fare e che non sarebbe tornato-

Non so come mai, ma il mio stomaco si chiuse come se mi avessero appena tirato un pugno. Ero forse preoccupata di qualcuna che neanche conoscevo, ma soprattutto non sapevo neanche se esisteva? Ma perchè il primo pensiero che avevo avuto poi era stato quello di un appuntamento?

-Comunque ti accompagno volentieri. E poi ho finito il gel- e con fare allegro mi precedette verso l'uscita.

Io camminavo dietro di lui, improvvisamente tornata depressa. Mentre attraversavamo il cortile, poi, alzai infine lo sguardo e inorridii. Lo vidi, in un angolo del giardino, intento a parlare con una ragazza. Era bella, cavolo se lo era. Inoltre non parevano neanche in rapporti poco intimi, dato che lei ad un certo punto allungò una mano afferrando quella di lui e continuando a guardarlo negli occhi come se stesse parlando con un dio greco.

-Emily, ti muovi?!?- mi chiamò Louis, pochi passi avanti a me.

Probabilmente anche Liam sentì quelle parole, dato che si voltò, incontrando per un attimo il mio sguardo e lasciando immediatamente andare la mano della ragazza di fronte a lui.

Io impietrii, imbarazzata, poi sentii un calore strano salirmi alle guance. L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di schiudermi in un sorriso nervoso e fargli un cenno di saluto con la mano, il quale lui ricambiò, un po' troppo titubante per me.

Dopodichè, distolsi lo sguardo e, con passo svelto, raggiunsi Louis fuori dai cancelli.

-Tutto bene?- mi chiese.

-Si, tutto a posto- risposi, prima di abbassare la testa e sentirmi un poco gli occhi diventare lucidi.

 

POV LIAM

L'avevo salvata da quel deficiente del suo ex e, nonostante sentissi le mani prudere, non ero riuscito a sfiorarlo neanche con un dito. Non volevo che lei mi reputasse un violento, non volevo che lei mi considerate uguale a quel bastardo.

Ma poi in fondo cosa importava? Ero semplicemente un codardo. Un attimo prima le curavo le ferite che lui le aveva procurato e un attimo dopo non le rivolgevo più la parola.

Perchè? Cosa mi impediva di trattarla come prima? Eppure Emily non era cambiata nei miei confronti, mi rivolgeva sempre il suo solito sorriso ogni mattina, mi chiedeva se volessi lo zucchero nel caffè o nel the quando me lo portava durante le mie ore di studio sempre con la solita spontaneità di piccola donna premurosa, mi guardava come aveva sempre fatto.

Allora forse ero io che ero cambiato? Ero io che non volevo accettare che lei, nonostante tutto, non mi avesse mai guardato come faceva con quello stronzo di Johnny?

Ad interrompere i miei pensieri fu la campanella dell'ultima ora. Mi alzai in silenzio, strusciando rumorosamente la sedia, recuperai lo zaino e, messo di una sola spalla, feci per andarmene.

-Liam!-

Alzai gli occhi al cielo sentendo quella voce: Katherine. Odiosamente lei.

Per un attimo ebbi la tentazione di non voltarmi neanche, ma un tocco sulla spalla mi costrinse a farlo. Davanti mi trovai la reginetta della scuola, lunghi capelli color del grano e grandi occhi azzurri a cerbiatto. Pelle di porcellana e fisico da paura. Mi ritrovai però inconsapevolmente a confrontarla con lei, con Emily. Ma perchè, poi?

-Che vuoi?- le chiesi con una certa fretta.

-Avrei bisogno di parlarti. Ti va se ci appartiamo un attimo in cortile?-

-Veramente avrei fretta-

-Ti prego, è importante. Sarò breve, promesso-

Così mi arresi, facendomi condurre in cortile, in un angolo appartato e lontano da orecchie indiscrete.

-Dunque?- chiesi, dando un'occhiata all'orologio.

So di non essere stato molto educato, ma d'altronde non sopportavo Katherine e tutto ciò che usciva dalla sua bocca mi pareva sempre un enorme fesseria.

-Ecco...dunque...come stai?- chiese lei.

-Come prego?- risposi, sollevando un sopracciglio perplesso.

-Si, insomma, come ti vanno le cose? Ho notato che hai qualche difficoltà in storia e ti volevo offrire il mio aiuto, dato che siamo quasi alla fine dell'anno e mi dispiacerebbe che ti beccassi i corsi di recupero. Non potresti uscire con me, altrimenti-

Me la ritrovai a pochi centimetri dal mio petto. Ma quando si era avvicinata?

Così mossi un passo indietro come a farle a capire che volevo andarmene, ma lei mi afferrò una mano, facendomi riavvicinare.

-Allora? Cosa rispondi?-

-Emily, ti muovi?-

Quelle tre parole mi giunsero all'orecchio come una cannonata. Lentamente mi voltai, incontrando il suo sguardo color nocciola che mi fissava, privo di qualunque giudizio. Inaspettatamente vidi un sorriso nascere sulle sue piccole labbra e un breve cenno di saluto, per poi raggiungere Louis al cancello. Io, colto alla sprovvista, attesi troppo a lungo a ricambiare, dato che vidi la sua espressione titubare per un attimo alla mia incertezza.

Rimasi in silenzio, seguendola con lo sguardo.

-Ehi, Liam, parlo con te- mi raggiunse la voce di Katherine.

-Scusa Kat, ma le tue parole per me sono solo vento- dissi.

-E poi mi hai appena rovinato qualcosa di importante- questo però lo pensai solamente.  

  
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