Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: mdc1997    22/09/2013    1 recensioni
La Fortune Cup si è conclusa da circa un mese. Dopo la fine del duello con Yusei, Aki ha perso i sensi ed è stata subito portata in infermeria. Dopo la vittoria finale di Yusei, Aki si è risvegliata. Per tutto il tempo che lei è stata in ospedale, lui le è stato accanto e al termine di quel mese, non appena lei è stata dimessa, hanno deciso di uscire insieme. L’appuntamento va per il meglio (o quasi), quando all’improvviso un drago bianco compare...
Importante: Sarà incentrato su 5d's, ma verranno usati concetti relativi a Bleach; non compariranno personaggi del manga di Tite Kubo.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Mdc1997: Salve a tutti U.U siamo tornati C:
-Mary-chan: Già UwU con un nuovo chap fresco di giornata! :3
-Mdc1997: Si x’D E soprattutto questo capitolo, per la prima volta, ha DUE titoli!
-Mary-chan: già già, non siamo riusciti a deciderci XD
-Mdc1997: e non metterla in questi termini, è bello avere una scelta UwU
-Mary-chan:  ... ok, questa ci sta UwU
-Mdc1997: e.e dunque il primo titolo possibile è “Specchio dell’Anima” che è anche quello che avete trovato nel menu a tendina! :D
-Mary-chan: Il secondo, invece, è “Sguardi persi nel buio”... Capirete perché U.U
-Mdc1997: Dici che lo capiranno? x’D
-Mary-chan: Massì, dai u.u
-Mdc1997: Piuttosto, perché abbiamo detto i titoli? Non sono a inizio capitolo?
-Mary-chan: ... ^^” Vabbè UwU godetevi il capitolo :P

 
 
 SPECCHIO DELL'ANIMA - SGUARDI PERSI NEL BUIO
Pian piano riaprì gli occhi, quegli stessi occhi nocciola che, storditi e confusi, cominciarono timidamente a guardarsi intorno. Dov’era finita? Che posto era quello? Il buio la circondava, muta espressione dell’angoscia che cominciava a pervaderla. Aveva sempre odiato il buio. Non quello della notte, anzi; lei adorava la notte, la faceva sentire libera e splendente come una stella, come quella stella cui era stata solita rivolgere tutti i suoi pensieri, sogni e desideri, da bimba... Adorava quel tipo di buio, ma qui... Qui non c’era niente. Nessuno che la potesse vedere o sentire, nessuno che la potesse aiutare, nessuno che la potesse salvare. Come aveva fatto Yusei... Alla menzione di quel nome, sentì un dolore lancinante alla testa, come un fulmine a ciel sereno, e con esso tornò la coscienza, la memoria, l’emozione. Ora ricordo... Il parco, il ciliegio, l’altalena... Perché è sparito tutto? Il pensiero divagò, richiamando alla mente i magici momenti di quella sera, un pensiero luminoso e pieno di calore in un buio agghiacciante. Non era come nel bosco, no. Lì la calma era pulsante di vita, di meraviglia, della gioia negli occhi di un bambino. La quiete di quel luogo era solo vuoto.  All’improvviso, una voce tagliente risuonò in quello spettrale silenzio.
“Ciao, principessina”.
 Le si gelò il sangue nelle vene. Chi aveva parlato? Chi altro c’era lì, oltre a lei, in quel luogo di oscurità e disperazione? Si voltò istintivamente. Non si era sbagliata, c’era davvero qualcun altro. Poi, vide. Man mano, una figura pallida e quasi diafana si delineò dal fondo di quella tenebra, muovendo alcuni passi verso di lei, e avvicinandosi sempre più. Un rintocco netto e scandito che sembrava interminabile, un pendolo infernale che segnava il tempo che le restava da vivere. Il buio era soffocante, e il cuore cominciò a batterle all’impazzata, l’adrenalina che le urlava di scappare, scappare il più lontano possibile, al sicuro, fuori di lì.  Appena poté distinguerla con precisione, sbarrò gli occhi. No, non è vero. Che sta succedendo? Dove sono? Sto sognando? Chi c’è davanti a me? Perché? Non è possibile che...che...
“Che ti prende, principessina? Sembra tu abbia visto un fantasma!” la interruppe nuovamente quella tetra voce, dura, graffiante, disarmonica.
Cominciava ad essere più che semplicemente spaventata. Quella che le si parava davanti era una copia di se stessa, esattamente com’era, come fosse il suo riflesso in uno specchio; eppure lo specchio non rifletteva a colori; avrebbe dovuto conoscere solo il bianco e il nero perché lei potesse apparire così, e fu quello a riempirla di terrore, angoscia e dubbio; il dubbio che non potessero esistere vie di mezzo; il dubbio di poter diventare bianca, o nera. Quella figura non era solo pallida; era esangue, vitrea, spenta; eppure quelle sue pupille dorate sembravano vive,  piene di ira, odio e una tristezza infinita.
“Chi sei tu?”
Non aveva il coraggio di parlare ancora. Aspettando una risposta, si mise a studiare l’altra per stabilire se potesse essere un pericolo o no. Non aveva fatto ancora nulla, eppure irradiava una sensazione di rischio imminente, di morte, di desolazione e di dolore. Pareva che l’aria stessa fosse fatta di odio, tanto era scuro il suo sguardo. Sembrava... delusa. Delusa e arrabbiata.
 “Io? Non mi vedi? Sono te”. L’aveva detto così, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se quell’altra se stessa sapesse cosa stava succedendo. Il suo tono era aspro, ma i suoi occhi erano malinconici. Era la personificazione dell’ira, di una rabbia repressa e alimentata da un dolore immenso, un dolore che non aveva trovato un appoggio, il suo peso troppo schiacciante, il suo alito troppo opprimente. Aki era incredula. Questa non sono io. Non è possibile. Io non sono così. Non... sono... Ricordò. Ricordò tutti i momenti che aveva passato come duellante psichica, in mezzo alle piazze a spaventare la gente, a sghignazzare davanti al dolore e al pianto di altri, a torturare il prossimo per il puro gusto di farlo. Non poteva accettarlo.
 “Non prendermi in giro! Io sono io! Sono Aki Izay- “LO SO CHI SEI!” la interruppe bruscamente, la sua voce piena d’odio, dolore e cieca furia.
“Credi che non lo sappia? Io ti conosco meglio di chiunque altro. Persino meglio di te stessa. Io...-un bagliore cupo si accese nei suoi occhi, colmi d’ira - sono la Rosa Nera!”

Aki si abbandonò. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. Avrebbe fatto di tutto, pur di non rivivere quel dolore. Avrebbe fatto di tutto, pur di non sentire più quel nome. Avrebbe fatto di tutto, pur di essere libera. Eppure... eppure l’incubo era tornato, più forte di prima, e bussava alla sua porta, duro, difficile, tragicamente reale. Questa volta, poi, era peggio, peggio di tutte le altre. Peggio di quando era lei a torturare la gente, e a ricavarne una perversa allegria. Era peggio perché ora poteva vedere con chiarezza ciò che era stata. Per la prima volta, lo sguardo senza luce della Rosa Nera si era rivolto contro se stessa.
 
Troppe domande affollavano la sua mente, troppi fantasmi popolavano il suo passato... e il suo presente. La Rosa Nera era tornata, insieme al suo incubo peggiore. Si sentiva vuota, vuota come non mai; ancora incerta, ancora traballante di fronte al vortice di emozioni in cui era scivolata- e di cui sembrava essere il fulcro, il punto d’incontro. Era come essere un ramo secco in mezzo a un uragano; la consapevolezza della propria fragilità la attanagliava in una gelida morsa di terrore. Lei si era sempre ritenuta potente, prima come combattente, poi nei sentimenti; sapeva sempre chi era e cosa voleva. Per la prima volta, Aki Izayoi si sentiva inerme. Poi, aprì gli occhi, e vide.
 



Aprì gli occhi. Chi era? Chi era stato? Cosa più importante, dove si trovava? Ah già, ora ricordo.
Sapeva con precisione chi era; conosceva il suo passato... e il suo futuro. Si sentiva vuoto, dentro. Una tristezza infinita lo pervase, e il suo collo non fu capace di sostenere il peso della sua testa, che cadde in basso, gli occhi ormai neri come la pece intrisi di uno sguardo malinconico e affranto. Aki, perché? Perché sono stato separato da te? Ti amo, ti amo con tutte le mie forze. L’ho capito solo poco fa... e ora, dopo aver provato l’emozione più forte, affascinante e potente del mondo... vengo strappato via, la mia vita risucchiata da un vortice di vuoto incontrastabile. Yusei Fudo, così mi chiamavo... una volta. Ma ora non più. Yusei continua ad esistere, nel mondo che una volta ero arrivato a vivere pienamente. Quello, però, non sono io.
Rialzò la testa, posando il suo sguardo sul nuovo arrivato con un movimento lento, dinoccolato, malinconico. Era svenuto, vide. Svenuto e malconcio, ma la sua espressione era decisamente felice, come se non avesse più alcun pensiero a preoccuparlo. Dopotutto ha senso, si disse. Lui è me. E’ me e mi ha portato via la mia vita, la mia Aki, tutto quello che avevo. Sono solo una pallida, lattescente copia di ciò che ero. Non ho più neanche un cuore. Si toccò il petto, e quando arrivò alla cavità che un tempo celava il pulsante fulcro di tutte le sue emozioni, chiuse gli occhi mentre tastava il nulla, un vuoto che aveva preso il posto di ciò che era stato, un buco nella sua anima; una mutilazione dell’essere, una ferita che è troppo per continuare a vivere, eppure non abbastanza per morire. Almeno a quanto pare avevo un cuore grande, si disse. Ma ripensarci rende solo più amara la realtà. Nuovamente, si sentì sopraffare dalla tristezza; dalla tristezza e dall’amore. Gridò il silenzio a voce nulla, e, dopo che il suo viso fu rigato da un’unica, amara lacrima, tacque.

Cominciava adesso a svegliarsi. Era stordito, non sapeva dove fosse... Anzi, certo che lo so, si disse dopo essersi guardato intorno. Quello che non capisco è come io ci sia finito, qui.
Sapeva benissimo di che posto si trattava; c’era stato troppe volte con gli Esecutori perché potesse dimenticarsene. Crow aveva ancora il suo nascondiglio da quelle parti, da quel che ne sapeva lui, e in un primo momento pensò di cercarlo; tuttavia, gli bastò poco per capire che non l’avrebbe trovato. Tutto questo non era reale; era solo una proiezione delle sue sensazioni, delle sue emozioni riguardo quel luogo. Come poteva dirlo? Facile. Il cratere era enorme, sproporzionato al resto; proprio come era solito apparirgli da bambino, insuperabile e nero come la notte. I ricordi inondarono i suoi pensieri, e li vide, li vide lì davanti a sé. Li vide tutti, Crow, Jack, Kalin. Li vide, per un breve tempo, e una sensazione di grande nostalgia lo riempì. Poi, sparirono; al loro posto, una figura bianca, rannicchiata, che pareva piangersi addosso. Emanava un dolore immenso. Yusei si trovò incuriosito, impaurito, e un po’ in soggezione.
“Chi sei tu?”
Gli chiese. Quello che di certo non si aspettava fu di ricevere una risposta.

“Perché me lo chiedi?” La sua voce era rotta, sull’orlo delle lacrime. Non aveva mai saputo come comportarsi con gente del genere. Non sapeva cosa dire. Quello continuò: “Tu sei quello che ha la vita. Sei quello che ha il potere. Perché dovresti avere compassione di uno come me, uno che ha perso tutto?” Alzò il viso, e Yusei spalancò gli occhi per lo shock.
Quel tizio... era lui. Gli balzò il cuore in gola, paralizzato dalla paura e dall’angoscia che, pian piano, lo stava riempiendo. Era come venire colpiti da un fulmine, quel terribile istante in cui non sapevi cosa ti sarebbe successo dopo.
“Hai perso tutto? In che senso? Cosa c’entri con me? Perché sei uguale a me?”
Si limitò a sorridere tristemente.
“Non hai capito ancora nulla. Mi spiace.”
Detto questo, se ne andò, lasciando Yusei ancora da solo, solo e in preda a mille dubbi. Come avrebbe dovuto comportarsi? Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa avrebbe voluto quell’essere che lui facesse? Mille domande alle quali non riusciva a trovare risposta. Cominciò a sentire freddo, un freddo terribile.
 
Non poteva accettarlo; non ora che aveva visto una tale angoscia in un altro essere, e di punto in bianco si mise a corrergli dietro. Corse, corse più veloce che poté; corse per sé, per il suo cuore, e per la creatura che l’aveva piantato in asso in quel modo. Non riusciva a comprendere una tale sofferenza. Dopotutto, quando era mai stato veramente triste? Forse solo recentemente; e neanche quella poteva definirsi vera ansia, vera infelicità. Aveva conosciuto la gioia; era solo questione di tempo prima che si trovasse faccia a faccia col dolore. Pareva l’incarnazione della tristezza e della malinconia; e la possibilità di non poter fare nulla per lui lo riempiva di frustrazione a sua volta, e ancora non era abbastanza, perché sapeva che non era abbastanza per capirlo appieno, perché lui aveva ancora un cuore; e allora scattò, sempre più veloce verso il suo obiettivo. Il paesaggio gli parve quasi annullarsi in un velocissimo grigiore, che scorreva davanti ai suoi occhi senza soluzione di continuità; quando alla fine lo vide. Lo vide che correva esattamente come correva lui, solitaria macchia bianca, in contrasto con la tinta cinerea del monotono paesaggio che esprimeva desolazione tanto quanto quell’essere esprimeva dolore. O erano la stessa cosa? “Fermati! Spiegami!” Gli urlò. Nulla; ma questo non lo fermò. Con uno slancio repentino, si portò vicino a lui, così che potesse udirlo. “Voglio capire la tua sofferenza! Voglio comprenderti! DAMMI UNA POSSIBILITA’!” L’altro si girò di scatto, ma non accennava a rallentare; così come il paesaggio non accennava a finire, o a cambiare. Perfino al vero Satellite, dopo tutto questo correre, alzando la testa avrebbe visto un paesaggio almeno leggermente diverso; qui non poteva capirlo bene, visto che le sue gambe continuavano a muoversi praticamente da sole, impedendogli di mettere bene tutto a fuoco, eppure aveva la sensazione di non essersi mai mosso. Guardò il viso dell’altro, e vi vide dipinto un sorriso triste; cercò di rispondere con il massimo del calore che poteva raccogliere in quella situazione, ma gli occhi dell’altro si fecero oscuri, enigmatici; e scoppiò in pianto, distanziandolo in un impeto di angoscia. “VATTENE VIA!” Yusei era atterrito. Cosa poteva aver mai fatto?... E ad un certo punto, lo raggiunse; non perché fosse andato più veloce, ma perché l’altro si era fermato, calde lacrime di ghiaccio che gli rigavano il volto.
“Vattene via” ripeté più piano, con voce rotta, in singhiozzi. “Perché se tornerai... ti ucciderò.”
 



La prima impressione che ebbe fu rosa. Rosa ovunque. C’era qualcosa di grande e rosa davanti a lei. Anzi, sopra di lei... Si sentiva stranamente bene. Forse era il dolcissimo profumo che si stava insinuando dentro di lei a farla sentire così piena, così viva, così soddisfatta di sé. Guardando i petali portati dalla leggera brezza, cominciò a capire dove fosse. Era sotto un ciliegio, un ciliegio in fiore... Rimase incantata a fissarlo, godendosi lo spettacolo della luce che danzava dolcemente su un albero tanto bello; i petali che volavano sembravano scintille, effimere e perfette vite di un minuto. Si rese conto di essere lei stessa ricoperta da fiori... e c’era qualcosa. Qualcosa di caldo e accogliente. Le brillarono gli occhi quando vide che due braccia la stavano ancora stringendo, decise e sicure seppur prive di forze. Forse so a chi appartengono, si disse dolcemente divertita. Rivolse lo sguardo al suo fianco, ancora stesa a terra. Lo aveva immaginato. Eccolo. Era lui. Era lì accanto a lei. Respirava lentamente. Aveva gli occhi chiusi. Probabilmente stava dormendo. Adesso aveva dimenticato quell’incubo terribile. Era tranquilla, e si sentiva al sicuro.
Com’è bello, pensò. Rimase a osservarlo incantata. Quei capelli neri dai riflessi dorati, quel viso... Non voleva che nulla in quel momento sfiorasse quell’immagine perfetta, che, a suo modo, le era così familiare. Ah, ora ricordo dove l’avevo già vista, si disse. Anche stavolta aveva vegliato su di lei tutta la notte. Stava così bene ora. Vederlo l’aveva rasserenata. Qualunque cosa avesse visto fino a un attimo prima, per quanto paurosa potesse essere stata, ora sapeva che non le avrebbe più potuto fare del male. Sollevò una mano e gliela passò sulla guancia: come era morbida... In un altro momento, forse, se quegli occhi blu e intensi fossero stati aperti, fissi su di lei, probabilmente non l’avrebbe fatto. Ma stavolta non era in vena di riflettere. Aveva voglia di farlo e basta. Lui, sentendo quella mano dolce sulla sua pelle, mosse un po’ a scatti le sopracciglia, e chinò leggermente la testa. Aspetta un attimo... questo è il parco. Perché siamo qui a terra? Cosa ci è successo? Yusei, apri gli occhi, per favore! Svegliati, ti prego!




Un fascio di luce squarciò il cielo, colpendolo direttamente in faccia. La sensazione era magnifica, esotica, calda, radiosa. Pura energia. Cominciò a muoversi istintivamente, verso quel bagliore, quella scintilla che sembrava irretirlo e stregarlo come il miele un’ape. Parve dimenticarsi di ogni cosa; della sensazione di morte che aveva da sempre circondato quel luogo, della triste e addolorata creatura che aveva incontrato poco prima; il gelo venne rimpiazzato dal calore e dalla passione, che invasero il suo corpo come fuoco, come la marea, come la sensazione d’amore che si crea sotto la magia della luna. Si ritrovò al bordo del cratere; quel posto che tanto lo aveva terrorizzato da piccolo, e che ora sembrava essere l’apoteosi di ogni desiderio. Poi, come se qualcuno gliel’avesse sussurrato dolcemente all’orecchio, si chinò, per raccogliere un fiore, gli occhi chiusi, fidandosi totalmente di quell’angelo che sembrava stargli parlando. E nel momento in cui le sue mani toccarono la rosa, quella rosa i cui petali erano per metà bianchi e per metà neri, quella rosa dallo stelo rosso come il sangue, come la vita, rosso come l’amore, una luce immensa rischiarò il suo mondo, rasserenando il cielo e portando con sé un dolce tepore.
 
 “Ti amo.”                                                                  
Socchiuse leggermente gli occhi, e fu rosa.
 
Si svegliò pervaso da sensazioni magnifiche. C'era un’aria leggera che portava con sé un profumo molto gradevole, stuzzicandogli il naso e l'immaginazione. Vedeva rosa ovunque, rosa e rosso scuro e un rosa più chiaro, con l'occasionale macchiolina di verde. Tuttavia, era dal tatto che aveva la sensazione più incantevole. Il suo braccio era appoggiato su qualcosa, qualcosa di caldo, morbido e accogliente, che pulsava ritmicamente. Non avrebbe mai voluto muoversi da lì, si sentiva troppo a suo agio e in pace con il mondo. Poi notò che i suoi capelli si muovevano. Era come se qualcuno li stesse accarezzando,  spazzando via tutti i problemi del suo mondo. Si sentiva come un bambino, e gli piaceva terribilmente. Si godette il massaggio e l'effetto ammaliante, quasi ipnotico che stava avendo su di lui.
“Yusei? Yusei, apri gli occhi!”
Questa voce. La voce di un angelo? no, un momento. Io questa voce la conosco, si disse con un misto di imbarazzo, amore e panico che ben conosceva. Era esattamente quello che gli capitava quando era con lei.
“Aki...?”
La sua voce uscì come in un sussurro indistinto, un basso mormorìo quasi impercettibile; eppure entrambi capirono. Si scambiarono un'occhiata per un momento, cercando e trovando l'uno lo sguardo dell'altra, i visi che si addolcivano, le labbra che si piegavano in un lieve sorriso.
Che bello, pensò Yusei. Svegliarsi accanto alla persona che ami è davvero come dicono. Fantastico. E' meraviglioso aprire gli occhi e sapere che la prima persona che vedi ha visto te per primo. Quei grandi, bellissimi occhi marroni... Un momento, lo fulminò un pensiero. Troppo grandi.
Immediatamente si rese conto di dove si trovava, e di com'era messo, arrossendo all'istante quando capì cosa fosse quella “cosa morbida e calda". In un lampo l'imbarazzo prese il posto del piacere, la magia del momento cancellata brutalmente dallo shock di ritrovarsi attaccati in quel modo.
Completamente purpureo, sudando freddo, Yusei si rotolò sulla schiena, quasi a divincolarsi dalla pur meravigliosa stretta di Aki, sedendosi quasi mezzo metro più in là, in un silenzio abbastanza scomodo.
 
Meno male, si è svegliato... quegli occhi azzurri... erano così belli... e poi sono suoi... Sospirò. Ehi, perché si è allontanato? Fa freddo cosi... Perché mi ha lasciata? Non gli piace stare vicino a me? È colpa mia? ...Cosa ho fatto di male? Guardò verso Yusei, un pochino intimidita e spaventata dal suo atteggiamento che pareva scostante... solo per scoprire che gli occhi di lui non solo non erano puntati su di lei, ma anzi la stavano intenzionalmente evitando. La sintonia parve perduta per un attimo, un attimo in cui Aki non capiva cosa avrebbe dovuto fare...aspetta un momento... accidenti, è vero, è colpa mia! Non ho spostato il suo braccio, me lo teneva proprio addosso... si sarà sentito a disagio! Colpa mia dunque... Scenari catastrofici si disegnarono nella sua mente, scenari in cui lui se ne andava, o in cui uscivano dal parco senza nemmeno guardarsi... aiuto, e adesso? Come faccio? ...devo rimediare, devo fare qualcosa, non posso di certo aspettare che parli lui, come farebbe? Accidenti! Non sapeva che dire, dunque optò per la semplicità, per quello che le passava per la mente in quel momento. “S-scusami.”
Devo essere forte. Yusei non deve vedermi così, rossa dalla vergogna e sull'orlo delle lacrime. Forza e coraggio, Aki, non è successo nulla... o almeno si spera. Il suo sguardo era ancora nuvoloso, fino a quando lui non decise di parlare, a sua volta con una voce venata dall'imbarazzo.
“N-non preoccuparti..”
Il cuore di Aki fece un salto. Un salto di gioia, e di commozione, perché poteva sentire la sincerità nelle parole di lui. Sincerità... Improvvisamente il suo morale cedette, mentre i ricordi di quella notte tornavano ad affiorare nella sua mente con un impeto inimmaginabile. L'altalena... e il drago, il sogno...! Ebbe paura, e cominciò a sentire freddo, un freddo terribile. Sei sincera, tu, con te stessa?
Un brivido le percorse la schiena, già abbastanza infreddolita dalla notte precedente. Decise però di non parlarne; non voleva metterlo ancora più in ansia. “Meno male che stai bene. Io invece credo di aver fatto un incubo. Un drago bianco.”
Ah, whew, meno male che ha cambiato argomento... non avrei retto quel silenzio ancora per molto. Oddio... un incubo? Immagini su immagini affollarono la sua mente mentre il suo sguardo perdeva la messa a fuoco, fissando un punto all'infinito per solo un momento, nuvole che gli oscuravano l'iride. Non posso dirglielo. E' già abbastanza scossa così. “Lo so, è successo anche a me.”
Aki sospirò. Sperava che non gli fosse successo anche il resto, tutto quello che lei gli stava tenendo nascosto. Lo sperava con tutto il suo cuore, per il bene di entrambi. Decise di continuare. “Era immenso, faceva così paura.”
Yusei  assentì. “Già. Tu stai bene?”.
Aki ora pareva confusa; quella conversazione la stava un po' disorientando. “Si, ma non capisco perché siamo qui. Guarda, il sole sta sorgendo.”
Era vero. Il disco infuocato cominciava a fare capolino dalle cime degli alberi, le fronde che si muovevano, agitate dalla fresca brezza mattutina. I fiori di ciliegio ricominciarono a volare, dopo essere placidamente caduti a terra per tutta la notte. Nulla poteva essere più perfetto. Il mare era limpido, cristallino, illuminato solo di riflesso dall'astro che nasceva nella direzione opposta, la luce filtrata dalle foglie traslucide degli alberi. Persino il cielo aveva ancora quella tonalità incerta, tra il rosa e il blu marino, come se il mattino stesso non sapesse se dover porre fine a quella nottata che era stata così agitata, eppure così immobile. La confusione che tormentava i cuori di entrambi sembrava riflettersi su ogni vago e indefinito aspetto del giorno che nasceva.
“Non capisco cosa sia successo, però credo che sarebbe meglio se ora tornassimo a casa.” Si alzò in piedi, parte del rossore passato, rimpiazzato dal pallore della paura; cercò comunque di mascherarlo: doveva essere forte perché lei si sentisse al sicuro. Le tese la mano, un gesto che da solo valeva più di mille parole.Voglio averti sempre qui vicino a me. Voglio essere egoista. Non voglio condividerti con nessuno. Parve sentirlo anche lei.
Che bello, mi ha teso la mano! Meno male, è tornato tutto a posto... Aki si abbandonò a quell'attimo di gioia, calore e sicurezza che le veniva infusa ogni qual volta Yusei entrasse in gioco. Un caldo sorriso le inondò il volto, illuminando il suo sguardo e l'aria attorno a lei. Mano nella mano, aggrappandosi l'uno all'altra come alla propria stessa vita, Yusei e Aki varcarono il cancello del parco, uscendo in strada.
Poi, fu lui a uscire.
 
E ora... l’angolo della chat! :D
 
-Mary-chan: Beeeene, qualcuno sa chi è il “lui” appena nominato? :D
-Mdc1997: *alza la mano* Io lo so! Io lo so! C:
-Mary-chan: *facepalm* ooooook lol, allora se lo sai tieniti la risposta per il prossimo chap UwU acqua in bocca, mi raccomando ;)
-Mdc1997: *beve mezzo litro d’acqua* Ok! :D
-Mary-chan: Perché mi fai questo? TwT
-Mdc1997: Eddai, mi dovrò divertire un po’ U.U xD
-Mary-chan: ... ok ci sta, hai ragione x’D
-Mdc1997: E invece no UwU :P Io non mi devo divertire! Sono i lettori che si devono divertire a leggere questa minichat! x’D
-Mary-chan: Ma ma ma ma ma... Mah. Io non ti capirò mai <.<
-Mdc1997: Neanche io mi capirò mai se è per questo :P
-Mary-chan: *rivolgendosi ai lettori* Mi scuso per... questo. A proposito, abbiamo conservato alcune delle nostre bozze apposta per questa mini-rubrica U.U"
-Mdc1997: Ah già! Stavo per dimenticarmene! I nostri fantastici scheletri, su cui ci spacchiamo la schiena (mary-chan: Ehi! >.<) ok, ci fracassiamo le ossa (>_____________<) ooooook, LAVORIAMO UwU
 
Prima di tutto abbiamo quello della scena dell’hollow di Yusei (possiamo dirlo vero? Si è capito? U.U tanto lo diciamo lo stesso LOL)
Y.Hollow: TwwwwwT ho perso tutto, non ho più una vita, non ho più amici, un tizio che a quanto pare è parte di me mi ha rubato tutto, voglio morire, non servo più a nulla T_T
Yusei: tranquillo, va tutto bene, voglio aiutarti ^w^ C:
Y.Hollow: *beeeeep*
 
-Mary-chan: Ora è il turno del risveglio di Aki e del suo tentativo di far rinvenire Yusei! >w<
Aki: Oooohw checcarino * w * ma... aspetta... non si sveglia! *comincia a martellargli la testa* Svegliati svegliati svegliatiiiiii!!! >.<
[Yusei: AHIO! T.T]
 
-Mdc1997: E ora il momento che tutti aspettavate! Un applauso per l’imbarazzante risveglio di Yusei! :’D
*sensazione paradisiaca*
Yusei (pensa) che bello che bello che bello, calda morbida si muove respira... RESPIRA? WTF?!?
*apre gli occhi di botto*
Yusei: AIOUHISUHGAIU!!!! [urla parole incomprensibili, non fate caso a lui <.<] *scappa*
Aki (pensa) TwT perché se n’è andato >.<
 
-Mary-chan: E questo era tutto U.U
-Mdc1997: Looney Tunes Style! That’s all folks! [Ehi, mary-chan, avevo detto che avrei salutato io >.< :P]
-Mary-chan: ... hai ragione lol, allora---
-Mdc1997: ---Allora ciao a tutti, e alla prossima! UwU
[...]
*fa capolino valix97*
-Valix97: O_O non avete detto “notte gente”! A che orario state pubblicando? * w *
-Mary-chan: Un orario in cui anche tu sei sveglia :P
-Mdc1997: Già TwT purtroppo le idee migliori ci vengono all’una di notte (e riuscivamo anche a scrivere più velocemente <.<) ma attualmente la scuola e gli impegni ci impediscono di stare fino a un’ora così tarda >____<
-Mary-chan: T_________T Perché me l’hai ricordato?
-Mdc1997: T.T soffri insieme a me TwT
-Mary-chan: [sussurra] Ehm... non pensi sia ora di salutare? Un altro po’ e queste note sono più lunghe del chap >.<
-Mdc1997: Hai ragione... ciao a tutti ^^””””””””
[Valix97: UwU]



*mdc1997 e mary-chan tornano sulla scena* Appello degli autori: Abbiamo visto che c'è gente che ha messo la nostra storia tra i preferiti/seguiti. E' bellissimo avere tutto questo supporto, ma non sarebbe male se ogni tanto qualcuno lasciasse qualche recensione x'D ok? UwU
... allora (e stavolta davvero) alla prossima ;)
  
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