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Autore: Violet Tyrell    23/09/2013    4 recensioni
Crystal Riddle, figlia del Signore più Oscuro di tutti i tempi, ha poche certezze: essere diversa dai genitori, e amare Oliver Baston e la vita a Hogwarts.
Per fortuna suo padre non era più vivo, e lei poteva essere tranquilla.
O forse no?
Seguito di Profumo di Tenebra
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George e Fred Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Buon sangue non mente'
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Tinto di rosso
Tinto di rosso



Capitolo 18 - Giugno 1997 - Luglio 1997



"Ecco, pochi minuti però. Non può sentirci perchè dorme e non deve assolutamente agitarsi." La voce del Guaritore era severa, ma nessuno ci fece caso: dopo un tempo quasi infinito, Oliver aveva ottenuto il permesso di poter entrare nella stanza di Crystal per accertarsi di persona delle sue condizioni. Quelle ore trascorse ad aspettare prima delle informazioni e poi l'esito erano state terribili; avrebbe dovuto recarsi al ritiro alcune ore prima ma dalla sua mente era svanito tutto quello che riguardava il Quidditch e altre futilità, tutto il suo essere era concentrato assieme alla paura e alla disperazione. Nonostante le parole del Guaritore, nessuno si illudeva che la ragazza fosse già fuori pericolo; azzardò uno sguardo alla donna di fianco a lui, sentendosi in soggezione.
In quelle ore tutte le certezze erano state stravolte, cominciando dalle accuse che aveva mosso contro la ragazza - e mettendo in discussione qualcosa che sembrava funzionare alla perfezione -, sino alla scoperta - ancora molto parziale - della presenza di segreti che non si potevano rivelare. Per giungere all'apparizione dell'anziana donna dai lunghissimi capelli bianchi, tenuti su da un fermaglio blu a forma di farfalla che contrastava con l'appariscente chioma; per un momento a Oliver era parso di vedere la professoressa McGranitt dal momento che anche lei indossava una veste da strega nera, ma c'erano delle differenze. Questa sconosciuta aveva un portamento quasi più regale, ma allo stesso tempo familiare; aveva visto gli occhi azzurri e gli era sembrato di vedere la sua Crystal. Ma le somiglianze finivano lì perchè le due streghe non si somigliavano in nient altro; eppure erano madre e figlia, una cosa che lui non avrebbe mai immaginato. Era abituato a credere che fosse figlia di due pazzi, ma all'improvviso era comparsa una persona del tutto diversa, una strega molto più simile a Crystal di Bellatrix, anche se solo per i modi. Una persona normale.
Era più pacata e controllata, e anche se i suoi occhi erano angosciati, pareva quasi imperturbabile. Inoltre era molto più anziana di quanto non si aspettasse, di certo poteva quasi avere l'età di suo nonno; scoprì di non sapere cosa dirle mentre la porta veniva chiusa alle loro spalle e il Guaritore si avvicinava al solitario letto circondato da qualcosa che Oliver poteva percepire. Pochi istanti più tardi, nel tentativo di avvicinarsi, scoprì di non poterlo fare: attorno al letto era stata tracciata una linea che non gli permetteva di superarla, come se una barriera impalpabile facesse da scudo. "Usiamo spesso questo incantesimo per evitare che estranei si avvicinino con l'intento di ferire; non lo rimuovo neppure per voi, dovrete accontentarvi di rimanere a distanza per il momento."
La donna osservò la figura stesa sul lettino: tutti gli arti erano ricoperti di bende anche se i Guaritori avevano assicurato che nel giro di poche ore le ossa sarebbero tornate come prima, ed era talmente pallida che la riconobbe a fatica. Aveva i capelli neri sparsi sul cuscino e teneva gli occhi chiusi, tuttavia ad Anastasia pareva che fosse morta; di sicuro doveva aver perso molto sangue e la pelle pareva cerea, anche se il colore stava rapidamente svanendo. L'anziana donna osservò la propria pelle, nel punto in cui era stata recisa dall'incantesimo ovvero nell'avambraccio sinistro: il Guaritore aveva fatto un lavoro eccelso, non sarebbe rimasta neppure la cicatrice quando si sarebbe completamente rimarginata, ma non era quello a preoccuparla.
"La Lestrange è ancora più pazza di quanto non credessi, questa maledizione è praticamente letale..." Anastasia lo disse piano, come se lo stesse ripetendo a sè stessa: conosceva quella pratica, ma non l'aveva mai scagliata su nessuno. Quella donna era completamente fuori di testa. O forse no, pensò continuando a osservare la figura completamente indifesa. La volontà di uccidere doveva averla invasa completamente se quelli erano i risultati.
Continuava a osservarla, chiedendosi da dove fosse spuntata fuori quella figlia già cresciuta; naturalmente lo aveva sempre saputo che Tom aveva generato un'erede - si sprecavano i sussurri, le voci e in più l'aveva già conosciuta pochi anni prima, durante il disastroso Torneo Tremaghi. Aveva visto in lei qualcosa di familiare ma l'aveva associato solamente al vecchio compagno di scuola che ora terrorizzava milioni di persone, non aveva scorto nessun segno di sè da farla dubitare... Di rado Jörgen la tirava giù dal letto in piena notte, e la sua storia era così incredibile, e soprattutto priva di logica. Perchè non ricordava assolutamente niente di quella gravidanza? Un brivido le corse lungo la schiena perchè c'era una risposta talmente ovvia da farle persino paura, ma sarebbero dovuti restare gli strascichi nella sua mente... Invece niente. Deserto. Era come se qualcuno avesse passato un colpo di spugna sulla sua memoria: Anastasia sapeva di non dover andare lontano per cercare la sua identità, ma quello che le sfuggiva era tutto il resto e soprattutto il senso di tale gesto.
"Adesso dovete uscire mi spiace, ma ho già infranto le regole facendovi entrare..." La voce di Peter Steileir interruppe i pensieri di Anastasia, facendole ricordare il luogo  in cui si trovavano; per un momento avrebbe voluto contraddire il Guaritore, ma non aveva mai intereferito con il lavoro altrui quando non era necessario. Inoltre non vedeva neppure l'utilità di rimanere, non avrebbe pouto parlare con la ragazza e non sapeva neanche ciò che avrebbe potuto dirle: lei voleva delle risposte, ma non credeva che Crystal ne avesse. Il suo intuito le diceva che esisteva una sola persona al mondo che conosceva la verità, e che non se la sarebbe fatta strappare facilmente.
"Farai meglio ad andare a casa, giovanotto. Per molte ore qui non sapremo nulla, continuerà a dormire per parecchio tempo: vai a riposarti, ancora meglio dalla tua famiglia che potrebbe essere in pensiero." Il Guaritore si rivolse così a Oliver dopo che i tre tornarono nella sala d'attesa, ormai deserta; i gemelli erano dovuti andare e Narcissa Malfoy era stata mandata a casa a sua volta. Peter sapeva che, di quei tempi, qualunque famiglia sarebbe stata sull'orlo di una crisi isterica se un figlio si assentava per così tante ore senza dare notizie di sè. Oliver si limitò a scoccare un'occhiataccia al Guaritore, che chiariva senza ombra di dubbio ciò che pensava del suo suggerimento. "Ha ragione. Io devo tornare a casa per... ho bisogno di parlare con tuo padre, Oliver Baston. Informalo di una mia visita imminente al Ministero. Nel frattempo faresti bene ad andare davvero a casa, hai un aspetto terribile."
Oliver si chiese come facesse quella donna a conoscere il suo nome, ma ciò che lo indispettiva era che gli aveva parlato come se lo conoscesse, anche se la voce era rimasta quasi inflessibile.
"Perchè vuole vederlo?" Oliver si rese conto di sembrare aggressivo, ma la tensione delle ultime ore cominciò a trapelare, esplodendo di colpo e riversandosi proprio su di lei; la vide inarcare un sopracciglio – come se stesse cercando di stabilire il suo grado di arroganza -, ma non le lasciò il tempo di rispondere. "Perchè invece non comincia a spiegarmi dov'è stata in tutti questi anni? Avrebbe dovvuto occuparsi di sua figlia, invece di lasciarla nelle mani di quel criminale! Non è meglio di lui, può giurarci!"
Le domande uscirono tutte assieme, come un fiume che sfonda gli argini e non guarda in faccia a niente e a nessuno; la donna lo osservò come se stesse cercando di decidere con quale maledizione colpirlo, ma intervenne il Guaritore. "Piano con le accuse, ragazzo. Sono sicuro che ci siano risposte soddisfacenti, ma ti prego di moderare i toni o sarò costretto a farti allontanare: se volete picchiarvi, andate in un bar babbano e ve le date di santa ragione. Sono stato chiaro?"
Anastasia intervenne. "Non sono offesa, il ragazzo è sconvolto e lo posso capire; se vuole farmi delle domande non ci sono problemi, ma non è questo il momento. Penso ci rivedremo quanto prima, ma ora devo proprio andare."
I due maghi osservarono la donna allontanarsi.


"Ma sei impazzito?! Succede una cosa del genere... e non ci dai alcuna notizia!" L'uomo posò la mano sul braccio di sua moglie, visibilmente sconvolta, che aveva appena strillato: per fortuna nella saletta c'erano solo loro quattro. Brian osservò di nuovo suo figlio, faticando quasi a riconoscerlo: di solito Oliver era sempre in ottima forma, con addosso la divisa da Quidditch e la scopa pronta per essere usata. Invece aveva di fronte un ragazzo profondamente provato, stanco ed estremamente pallido; inoltre non c'era alcuna traccia di Quidditch nei suoi pensieri, ne era certo. "Sybille, calmati! Non avrà avuto tempo di avvisarci, non farti prendere dal panico!"
Ma Brian sentiva che sua moglie non era del tutto in torto: due giorni prima al Ministero era accaduto di tutto, a cominciare dall'improvvisa morte di Albus Silente all'assenza di Crystal dal lavoro. Lui l'aveva notata immediatamente, ma aveva deciso di soprassedere, sicuro che la ragazza avesse soltanto avuto un imprevisto come una malattia e cose del genere; rabbrividì al pensiero di ciò che era invece accaduto, e se aveva sentito associare il suo nome all'omicidio avvenuto a Hogwarts era stato un caso. Cynric Thorvaldsen gli aveva chiesto notizie della ragazza e lui, improvvisamente sospettoso, era stato costretto ad ammettere di non sapere nulla:di rado aveva a che fare con l'Indicibile, inoltre proprio quella mattina aveva ricevuto un gufo da Anastasia Thorvaldsen che gli chiedeva un incontro urgente, altro fatto curioso. La donna era una sua buona conoscente, ma quando aveva bisogno del Ministero, si rivolgeva direttamente al Ministro, oppure a membri del Wizengamot che avevano più potere di lui. Avevano appuntamento la mattina seguente ed era curioso; però in quel momento mentre ascoltava quello che era accaduto, la donna e la sua strana richiesta erano
Tutto sommato, pensò il mago, sarebbe potuta andare peggio di così: la ragazza era ancora grave, ma proprio pochi minuti prima un Guaritore li aveva distrattamente informati di costanti miglioramenti, al punto che aveva ipotizzato un mese di ricovero prima di dimetterla se avesse continuato a dare segni positivi. "Però tua madre ha ragione, figliolo, potevi mandarci un gufo: come sono andati i provini? Hai stracciato tutti, ne sono certo!" Brian cercò di cambiare argomento, convinto che Oliver dovesse distrarsi e quale miglior modo se non parlare di Quidditch? Del resto suo figlio attendeva da settimane quei provini, esaltato all'idea che una squadra importante come i Falmouth Falcoons volesse ingaggiarlo.
"Non ci sono andato." La replica di Oliver giunse diretta e asciutta, pronunciata fin troppo velocemente; i genitori abbassarono lo sguardo su di lui, come se non avessero capito bene. Era raro, per non dire che non era mai accaduto, che Oliver mancasse a un appuntamento del genere: certo, in un momento simile aveva indubbiamente altre priorità, ma sembrava ugualmente bizzarro. "E non metterò piede fuori da questo posto finchè non mi sarò assicurato che Crystal stia bene, quindi vi risparmio le paternali."
Sybille si chiese se avesse sentito bene, per poi annuire. In un certo senso un atteggiamento del genere non la sorprendeva – e, a dirla proprio tutta, l'avrebbe sconvolta se Oliver si fosse mostrato cinico al punto da pensare al provino quando la sua compagna versava in uno stato critico; eppure si aspettava anche che avesse rimandato il progetto, in attesa di buone notizie. Invece no. Lo aveva accantonato come una volta faceva con i compiti di Pozioni. Era incredibile.
"Ascolta, caro, per ora è inutile restare qui: vieni a riposarti a casa con noi, anche solo un paio di ore. Da quant'è che non ti fai una doccia? O che non ti radi?" La strega cercò di distrarre Oliver da cupi pensieri, constatando che effettivamente doveva essere distrutto per dimenticarsi di radersi, proprio lui che ci teneva così tanto a non avere un filo di barba sul volto. Avrebbe voluto in realtà chiedergli che cosa ci facesse Crystal a Hogwarst la notte dell'omicidio, anche se aveva una sua idea; più volte le era sembrato che la ragazza nascondesse qualcosa, e aveva paura che si trattasse di cose grosse.
Circa mezz'ora più tardi si trovava nella sua vecchia stanza a casa dei genitori, che non avevano voluto sentire ragioni e lo avevano trascinato con loro: sembrava strano varcare la soglia di quella stanza e rivedere i ricordi di una vita. Era come tornare di nuovo bambini, mentre in realtà si sentiva già un adulto; anche lì non riusciva a smettere di pensare a quello che era accaduto, chiedendosi che cosa fosse realmente successo in cima a quella dannata torre e se sarebbe mai riuscito a perdonarsi di averla aggredita a quel modo solo poco prima dell'incidente. Era un pensiero fisso che non aveva rivelato, e che gli faceva sentire il cuore molto più pesante: non riusciva neppure a immaginare che tutto finisse a quel modo, che quella tremenda discussione potesse segnare la fine di tutto quello che avevano vissuto. Avrebbe preferito tornare subito al San Mungo, ma sapeva che i genitori non gliel'avrebbero permesso, inoltre doveva riconoscere di essere veramente esausto.
Una doccia e alcune ore di riposo lo fecero sentire meglio, tuttavia un insistente picchiettare alla finestra attirò la sua attenzione: una civetta dal piumaggio ambrato portava una piccola scatola legata a una zampa. Oliver aprì la finestra facendola entrare, chiedendosi se non fosse un messaggio da parte dell'ospedale. Invece la grafia tondeggiante e curata  della pergamena al suo interno smentì la sua ipotesi. Anche il mittente lo incuriosiva e si chiese chi fosse, finchè non ricordò dove l'aveva incontrata.

Prendi lo zaffiro all'interno della scatola: è una Passaporta legalmente autorizzata, ti condurrà al mio maniero se ti interessa vedere con i tuoi occhi il ricordo di Draco Malfoy che riguarda la notte dell'incidente.
Se non vuoi, rimanda indietro Freiya senza alcun problema.

Anastasia Margaret Thorvaldsen

Quel nome ormai gli si era impresso a fuoco nella mente: avrebbe voluto mettersi a urlare, dopotutto poteva anche contattarlo prima, erano già trascorsi due giorni e lei sicuramente già sapeva tutto. Osservò l'animale che lo squadrava con sguardo quasi regale, dicendosi che avrebbe dovuto occuparsi anche di Zanna, per non parlare di Neve, Nebbia e Nuvola, rimasti a casa da soli. Avrebbe chiesto ai gemelli di vedere come stavano, anche se non dubitava che avrebbero trovato il modo di saccheggiare il frigorifero anche senza la sua presenza. Osservò il gioiello all'interno della scatola: non sembrava finto e si chiese perchè sprecare addirittura uno zaffiro per una banale Passaporta. Fece per prenderla quando ricordò i genitori: non era bene che sparisse così, senza lasciare traccia, e decise di lasciare un messaggio scritto. Almeno non l'avrebbero poi sgridato in seguito.

Le Passaporte non erano il suo modo preferito di viaggiare; Oliver, abituato all'affidabilità delle scope, non gradì il fastidioso strappo all'ombelico e si chiese perchè non Smaterializzarsi direttamente a casa della strega. Non aveva l'indirizzo, ma avrebbe potuto farglielo avere: quando si rialzò vide che si trovava all'interno di una stanza circolare, dai tendaggi scuri e priva di luce. Sembrava una stanza tonda all'interno di una torre: il pavimento era in marmo chiaro e alcune candele spente levitavano, mentre la sola luce proveniva da uno strano oggetto posto al centro. Assomigliava a un contenitore di acqua visto che al suo interno c'era proprio un liquido in movimento.
"Grazie per avere accettato il mio invito, Oliver. Nel Pensatoio ho messo il ricordo di Malfoy, ho voluto aspettarti per analizzarlo..." Il ragazzo si accorse della figura della donna, seduta su una alta sedia proprio accanto al bacile; sembrava persino più vecchia di come l'aveva vista pochi giorni prima, le rughe più visibili sul volto. Eppure erano i suoi occhi a renderlo inquieto, avevano lo stesso colore di quelli di Crystal e non riusciva proprio a farsene una ragione; gettò uno sguardo ai candidi e lunghissimi capelli di Anastasia, strani quasi quanto lei. "Perchè? Voglio dire, io non l'avrei mai saputo se tu l'avessi visto..."
La donna sospirò. Un tempo era stata bravissima a rapportarsi coi giovani, soprattutto con i giocatori di Quidditch – Viktor ne era l'esempio più lampante – e le avevano detto spesso che era stata una buona madre per i suoi figli, ma all'improvviso era difficile parlare con quel ragazzo. Si sentiva giudicata negativamente e non era certa di potergli dare torto; tuttavia aveva voluto che fosse lì con lei, che magari l'aiutasse a fare luce sulla storia e le raccontasse qualcosa su quella ragazza che ancora faticava a riconoscere come figlia. C'era stato solo quel sentore improvviso e prepotente, lo stesso che l'accumunava ai suoi due ragazzi e alle gemelline, a farla riflettere.
"In verità credo tu abbia diritto a molte risposte, ragazzo. Io non posso esserne sicura, ma credo che la presenza a Hogwarts della tua ragazza sia dovuta a... chiamiamola associazione senza scopo di lucro. Non posso averne la conferma, le persone che fanno parte non lo dichiarano apertamente, però sono quasi sicura che sia così; ma su quella torre è successo qualcosa di davvero grave, che mi spinge a voler sapere. La Lestrange sarà anche fuori di testa e imprevedibile, ma non ha mai colpito a quel modo la ragazza: non per affetto, forse solo per timore nei confronti del suo padrone, invece questa volta... E io voglio sapere quello che le ha detto e perchè sia coinvolta anche io: volevi sapere dove sono stata in questi anni? A Durmstrang. A casa mia. Non sapevo che fosse mia figlia e ora voglio conoscere la ragione di questo. Da quello che so vi frequentate da molto tempo, perciò mi sembra ovvio farti sapere quello che c'è da scoprire." Anastasia non pronunciò ad alta voce Ordine della Fenice, ma era sicura che si trattasse di quello: Cyn le aveva solo detto di non poterle rispondere, ma il fatto che il suo figlio maggiore fosse tanto turbato era la risposta implicita ai suoi timori.
Oliver annuì anche se all'improvviso, di fronte a quel ricordo che galleggiava all'interno dell'oggetto che brillava, si sentiva meno ansioso di vederlo: certo, desiderava conoscere la verità, ma al tempo stesso era spaventato da ciò che avrebbe potuto trovare al suo interno. L'allusione a qualcosa di grosso non gli era sfuggita e cominciava già ad avere un'idea, anche se ancora molto vaga. "Ok, cosa devo fare?" Già, lui non aveva mai visto nulla del genere a scuola e non aveva la minima idea di come usarlo; la strega, invece, mosse le labbra in un sorriso appena accentuato facendogli cenno di seguirlo.

La Torre di Astronomia è vuota: bene, proprio come mi aspettavo ci sono cascati tutti. Ho scagliato il Marchio Nero nel cielo, sarà questione di poco e Silente arriverà: si crede furbo, ma so che ha lasciato la scuola e dovevo per forza farlo tornare. Solo in questo modo riuscirò a portare a termine il mio compito: finalmente stanotte l'incubo avrà fine e io sarò considerato il migliore tra tutti. E saranno tutti al sicuro, nessuno oserà più deridere i Malfoy dopo la mia impresa; stringo le palpebre chiedendomi quanto tempo impiegherà il vecchio per arrivare. Sento altre presenze nel castello, qualcuno deve essersi alzato a controllare; di certo è quello smidollato di Potter, ma neppure lui può fermarmi. La barriera lo ostacolerà, lui e la sua banda di alleati.
All'improvviso sento qualcuno percorrere di corsa la scala e mi volto repentinamente, con la bacchetta puntata in quella direzione. "Maledizione! Che ci fai tu qui?" Riconosco Crystal, avvolta in un mantello scuro e la bacchetta sfoderata; non mi aspetto di vederla, perchè è giunta sino a qui? In un lampo capisco che a Hogwarts è arrivato l'Ordine della Fenice, so che ne fa parte anche se non l'ha mai ammesso; del resto non ho mai fatto in tempo a chiederglielo, però l'ho capito quando ha cercato di dissuadermi durante le vacanze di Natale. "Draco, non fare cretinate! Vieni via, ti possiamo mettere al sicuro, non devi andare fino in fondo..."
Rido. Anche se la sua voce mi sta supplicando, io devo finire ciò che ho cominciato; forse un po' di ansia trapela dalla mia breve risata che sembra leggermente isterica persino a me. La scaccio via in malo modo: per un momento penso di chiederle come ha potuto attraversare la barriera, ma poi ricordo. Anche lei ha sul braccio il Marchio... Beh, come potevo prevedere il suo arrivo? Ma non è un problema, posso renderla innocua anche se si crede più brava di me.
Litighiamo per un paio di minuti: se gli incantesimi di Hogwarts attorno alla scuola non fossero tanto ben ingegnati, ci sentirebbero a chilometri di distanza, ne sono sicuro. Vengo distratto da un rumore poco distante da noi che litighiamo puntandoci le bacchette contro ma senza usarle: eccolo, finalmente! Silente è arrivato anche se per un momento ho creduto che non fosse solo, forse perchè era nella penombra della scala.
"Spostati, stupida!" Quasi ringhio: quella sciocca di mia cugina si è messa tra me e il mio compito e senza levare la bacchetta; strano ma vero persino il Preside le dice la stessa cosa, ma lei non obbedisce. Maledetti Grifondoro, sempre pronti a mettersi in mezzo per fare gli eroi! Glielo ripeto; non voglio colpirla, non ne ricaverei nulla, ma non succede niente e per un momento esito. A quanto pare Silente sapeva già del piano e mi ha lasciato parlare, ma l'intervento inaspettato di Crystal intralcia entrambi, anche lui non la vuole qui. Strano, la sua presenza lo aiuta perchè sa che non alzerò mai la bacchetta contro di lei, perciò non riesco a capire perchè cerca di mandarla via. Ma come ovvio non funziona, nonostante l'ordine lei non si sposta.
Non odio davvero Silente, ma il suo discorso mi innervosisce e mi sento cedere: le mie barriere si frantumano e viene fuori tutta la paura che reprimo da quasi un anno. Come ho fatto finora proprio non lo so, ma possono avere ragione loro? Fino a questo momento non ho mai considerato l'ipotesi di affidarmi a loro, dopotutto li ho sempre considerati deboli e indegni della mia attenzione... Esito. Dannato vecchio, era a quello che mirava, ne sono sicuro; eppure per strano che sembra, non riesco a colpirlo. Mi trema la mano e la abbasso leggermente; sento che mi hanno convinto, ora spero solo che mia madre non rifiuti il loro aiuto. Voglio che sia al sicuro, ormai desidero soltanto questo.
Ma non ho fatto i conti con la realtà: senza che me ne accorgessi anche i miei compagni Mangiamorte - o per meglio dire, coloro che lo sono stati fino alla mia decisione di poco fa - hanno raggiunto la Torre, ma a sorprendermi è la presenza di zia Bellatrix. Com'è possibile che sia qui anche lei? La sua presenza complica tutto, sento di nuovo la tensione invadermi, ma lei sembra più concentrata su Crystal: per un momento vengo sfiorato dall'idea che voglia ucciderla - quante volte ha già minacciato di farlo? -, ma non reagisco.
Non posso dire la stessa cosa, però, di lei: ormai è un classico, la denigra per aver abbandonato la bacchetta e per essere di nuovo la vergogna della famiglia. Penso di intervenire, ma mio malgrado non posso impedirmi di ascoltare quello che si dicono. "No! Lascia stare!" Ecco, non sono riuscito a stare zitto, non ce l'ho proprio fatta quando l'ha Cruciata; non riesco a capire perchè si diverta così tanto a torturarla, in fondo è sua figlia e di sicuro anche se mio padre è stato severo non mi ha mai trattato così. Mi spaventa vederla tanto lucida e cinica, così come le sue parole.
"Certo che non sono io tua madre, sudicia Grifondoro senza cervello! Dal momento che morirai oggi posso anche dirtelo, tanto non riuscirai a farlo sapere ad altri!"
Mi gira la testa: non sono sicuro di avere ascoltato bene. Nella foga della lotta - anche se unicamente unilaterale, senza bacchetta mia cugina non può difendersi in alcun modo - esce un nome che ho già sentito una volta: Anastasia Thorvaldsen, quella che secondo i deliri di zia Bella è la madre di Crystal. Mio padre me ne ha parlato, un'amica del fratello di mio nonno, Narkissos, che non vive al Manor con noi da una vita. L'ho incontrato un paio di volte ma fatico a ricordarlo. Ed è una donna potente ma non so altro.
Faccio l'unica cosa che zia Bella non si aspetta, cerco di Disarmarla, ma è inutile. Sono convinto che sia solo delirio quello che dice, ma penso che Crystal le creda: lo vedo dai suoi occhi, per la prima volta davvero terrorizzati e non so se mi spaventa sapere che non è per via della tortura. No, è quel fiume di rivelazioni che la sta schiacciando. Non cerco neanche di capirlo, per me è solo un fiume di parole senza senso.
Buio. Mi ricordo l'arrivo di Piton e poi niente, mi sono mosso automaticamente e senza capire altro: so solo che non ho portato a termine il compito, Silente è morto ma non per mano mia, e io riesco solo a ricordare come zia Bellatrix ha colpito Crystal con una maledizione potente. Sento ancora il suo grido acuto nella mente: volare giù da un'altezza del genere non risparmia nessuno, eppure Piton mi prende rudemente da parte. Ancora non siamo dal Signore Oscuro - temo l'incontro, non è di certo contento di me - ma lo sento parlarmi di San Mungo e di una Passaporta non autorizzata. Vuole che vada all'ospedale per riferire ai Guaritori il nome fatto da Bellatrix per aiutare Crystal, è convinto che sia ancora viva ma che senza un'informazione del genere non potrà essere aiutata da nessuno. Obbedisco. Non so neanche perchè ma lo faccio e senza porre domande: spero solo che la confusione in cui è piombato il Ministero gli impedisca di rintracciare la Passaporta, così  dice Piton almeno.


La stanza ora era un'altra; Oliver osservò le due elfe domestiche che avevano appena portato qualcosa di forte da bere. Per la prima volta in vita sua sentiva il bisogno di svuotare la mente e allontanare le immagini terrificanti che aveva visto: il ricordo di Draco Malfoy era anche più spaventoso di quanto non potesse immaginare inizialmente. Nessuno gli aveva mai detto cosa aspettarsi osservando i ricordi all'interno di un Pensatoio; ingenuamente si era convinto che era come leggere un libro, non aveva mai immaginato che sarebbe stato spettatore di qualcosa che non poteva più essere modificato. Trovarsi sulla torre a Hogwarts era stato terrificante e sentiva una patina negativa avvolgerlo: sentiva parlare della crudeltà leggendaria di Bellatrix Lestrange da molto tempo, ma quanto visto sfiorava persino l'immaginazione.
"Grazie", disse il ragazzo, un po' sconcertato all'idea di essere servito come un ospite importante: la stanza del maniero in cui viveva la misteriosa Anastasia era molto elegante e confortevole, gli ricordava vaghe immagini di Storia della Magia quando il professore parlava delle antiche fortezze nordiche. Si era limitato a guardare dalle finestre ed era sorpreso di vedere un parco sconfinato in cui sicuramente si annidavano creature magiche di tutti i tipi. Lei gli aveva chiesto se riusciva a vedere il gruppo di Thestral, ma era stato costretto ad ammettere che non ne era in grado; il luogo sembrava intriso di magia antica, soprattutto attraverso i corridoi. Il castello aveva due torri, una che conteneva la famosa stanza del pensatoio mentre ignorava cosa ci fosse nell'altra. Ma ora la sua attenzione era catturata dalle tre persone presenti oltre a lui e alla donna: i due maschi li aveva già incontrati al San Mungo, mentre la donna più giovane poteva avere qualche anno in meno rispetto a sua madre ma aveva un aspetto molto più giovane. Era davvero una bella strega con i capelli corti e la veste dorata, appariscente, ma senza essere volgare; ora però che lo notava, era l'uomo con la lunga treccia a ricordargli Crystal. Gli occhi erano della stessa sfumatura di azzurro, così come quelli di Anastasia: di lei più che altro lo colpiva il fatto che fosse tanto anziana. Se davvero era la madre di quei tre, minimo doveva avere circa sett'antanni, ma non li dimostrava affatto: era vecchia certo, ma la pelle liscia e priva di rughe tendeva a ingannare.
All'improvviso tutto aveva un senso: nonostante fosse stato terribile assistere alla scena, adesso gli sembrava che i pezzi andassero a posto da soli. C'era un motivo per cui Crystal non era come i genitori e non si trattava di fortuna, bensì di sangue; non che conoscesse la strega di nome Anastasia, ma in alcuni atteggiamenti c'era qualcosa di già visto e ora sapeva dove. Sapeva però che ora sarebbe giunta la domanda più ovvia: perchè lei non ricordava nulla di avere una figlia? Di sicuro non perchè non le piacessero i bambini: ora ne vedeva ben tre, ma mentre parlavano tra loro aveva sentito nominare anche una strega gemella della donna con i capelli corti. Ma perchè tenere nascosta una cosa simile? Aveva i brividi. Osservò Anastasia che continuava a restare in piedi guardando fuori dall'enorme vetro, forse anche lei in cerca di risposte? Solo in quel momento si rese conto che doveva essere trascorso molto tempo: quando era arrivato il cielo era ancora chiaro, anche se coperto da nuvole gonfie di pioggia, mentre ora tutto fuori era buio. Dovevano essere trascorse almeno alcune ore dal suo arrivo e non faticava a immaginare che i genitori dovessero essere sul punto di domandarsi se non gli fosse successo qualcosa. "Se non c'è altro io dovrei andare..." A Oliver sembrò quasi di parlare da solo perchè gli altri sembravano immersi nei loro pensieri espressi ad alta voce oppure solo nella mente inaspettatamente fu proprio la donna a voltarsi verso di lui, con lo sguardo di chi vorrebbe dire qualcosa senza essere in grado di osare. Gli si avvicinò porgendogli lo stesso zaffiro utilizzato prima come Passaporta. "Io devo tornare alla mia scuola, ma mi farò sentire presto: in caso di novità - di qualunque genere - informami immediatamente, anche se dovrei tornare a sud nel giro di pochi giorni. Alfea, puoi portare tu la pozione a tuo padre? Devo proprio andare..."
Ma Oliver non sentì altro perchè proprio in quel momento strinse lo zaffiro e la Passaporta entrò in azione, trascinndolo via da lì.


"Proprio non riesco a credere che Ol abbia saltato di nuovo il provino!" La voce di Jasper era bassa nonostante l'incredulità che lo animava; sua madre gli scoccò un'occhiataccia, ma non lo rimproverò. Dopotutto non aveva alzato la voce, cosa che non si aspettava dopotutto in quei giorni sembrava che non facessero altro che litigare: suo figlio non aveva proprio gradito essere stato costretto a lasciare Hogwarts, ma dopo quello che era successo sia lei che suo marito non avevano intenzione di rischiare oltre. Era già tanto che gli avessero permesso di frequentare quell'anno dopo l'uscita pubblica di Voldemort: la morte del Preside, assassinato da uno degli insegnanti proprio in territorio scolastico, era la classica goccia che aveva fatto traboccare il vaso e non avevano neanche atteso i funerali. Troppo rischioso; per punirli di quella scelta, Jasper aveva trascorso gli ultimi dieci giorni a fare quanti più dispetti possibili, anche se nessuno di questi era veramente grave. Inoltre in casa aleggiava un clima talmente tetro che sembrava possibile toccarlo: non era solo la questione sicurezza a essere in discussione, bensì c'era anche Crystal di cui preoccuparsi.
Sybil l'aveva vista due giorni prima: distesa su quel letto era talmente pallida da spaventarla, ma se non altro era stata riconosciuta. Prima di lei era entrato Oliver e il suo volto era chiaramente più rilassato, anche se non completamente; del resto era normale, nonostante i Guaritori avessero permesso alcuni minuti di visita, ancora nessuno poteva dichiarare la giovane fuori pericolo, almeno non del tutto. Si era svegliata e sembrava riconoscere le persone, ma per quello che ne sapeva non aveva ancora detto nulla; Oliver aveva detto che si era limitata ad aprire gli occhi, ma Sybille credeva che non le avesse detto tutta la verità. "Tuo fratello ha parecchie preoccupazioni, non ha tempo anche per il QUidditch." Ma la donna sapeva che quella era una scusa un po' fiacca e lei per prima era sinceramente sorpresa dal fatto che avesse lasciato perdere anche la seconda chance che gli avevano dato i Falmouth Falcoons: suo padre l'aveva convinto a spiegare il motivo per cui non si era presentato e l'allenatore si era mostrato comprensivo, ma dubitava che lo avrebbe giustificato di nuovo.
Il campanello suonò all'improvviso, sorpendendo entrambi. "Stai qui", ordinò Sybille a suo figlio, estraendo all'istante la bacchetta: ormai non ci si poteva più fidare di nessuno e non intendeva abbassare la guardia neppure per un istante. Ma la voce che le rispose dall'altra parte la lasciò sorpresa: quello era il capo degli Auror, Sven Dietrich, lo conosceva relativamente bene dal momento che era un buon conoscente di suo marito, ma di rado si presentava di persona a casa. Se non per brutte notizie, naturalmente; per un momento contemplò l'ipotesi di fingere di non esserci, ma era meglio levarsi il problema prima che diventasse troppo grande. Lo lasciò entrare e vide che l'uomo doveva aver parecchi problemi al momento visto il suo aspetto in disordine e per nulla curato.
Salutò cordialmente Jasper quando lo vide, ma arrivò subito al punto consegnando a Sybille una pergamena ufficiale arrotolata. "Sono davvero spiacente di disturbarti a casa, ma sono dell'idea che tu debba saperlo quanto prima; avrò sicuramente bisogno di parlare anche con tuo figlio - Oliver, intendo - per fargli alcune domande. Purtroppo il Ministro ha deciso di indagare sulle ragioni della presenza di Crystal a Hogwarts, che come sai è territorio proibito salvo per studenti e insegnanti. E Auror da inizio anno. Vuole che non appena si ristabilisce, sia rinchiusa ad Azkaban: ritiene che faccia parte di un gruppo criminale che va contro il Ministero... Sono sicuro che sia possibile evitare tutto questo viste le condizioni della ragazza, ma ho preferito farti sapere subito ciò che succede."
L'Auror evitò di alzare gli occhi al cielo; si era offerto di andare lui per dai Baston con quell'annuncio, di modo da poter guadagnare un po' di tempo. Come sempre Rufus continuava a fare sciocchezze, ma era sicuro che stavolta non ci sarebbe riuscito; dal momento che faceva anche lui parte dell'Ordine, avrebbero trovato il modo di aggirare l'ostacolo e proteggerla. Perchè ora più che mai non poteva essere esposta al pericolo: i Thorvaldsen avevano raccontato l'accaduto e il segreto svelato, perciò Sven non aveva faticato a coordinare un gruppo di suoi dipendenti per sorvegliarla costantemente al San Mungo. Che poi Rufus credesse che fosse per controllarla... per il momento andava bene così.
"Oliver sarà furibondo...ma grazie per avercelo detto subito, avremo modo di consultare un avvocato." Sybille lo disse quasi subito, immaginando la violenta reazione che suo figlio avrebbe avuto nell'apprendere la notizia; forse Brian aveva ragione, si disse ripensando al marito, quando diceva che Scrimgeour aveva completamente perso il senno. E dal momento che parlava sempre bene di Frederich Steileir, era quasi certa che avrebbero chiesto consiglio a lui sul caso.


Note autore_


questo sarà l'ultimo capitolo in cui Crystal è assente, ve lo giuro u.u forse è per quello che ho faticato tanto a scriverlo, doveva essere una specie di collegamento^^ mi scuso per il ritardo, ma avendo scritto questo ora vedo questa storia finalmente snodarsi verso la fine^^ certo mi dispiacerà molto, ma non importa u.u tutto deve avere una fine
e comunque conto di avere ancora tipo almeno 6 capitoli+epilogo quindi xd
ora qualcuno mi dirà che Oliver non rinuncerebbe mai al Quidditch, neanche per una cosa così seria; io rispondo che non ci credo proprio u.u gli piace, è sicuramente la sua vita, ma lo troverei ben vuoto se non avesse anche lui i suoi dolori e cose varie. Inoltre non dimentichiamo che, a parte la lite - che comunque ha scosso entrambi -, c'era un'intesa ben consolidata con la sua ragazza u.u e ora alla luce di queste rivelazioni se il signorino non ci capisce più niente lo trovo anche normale xddd
Ora sapete anche cos'è successo, Draco è stato tanto gentile da dircelo u.u (il pov in prima persona è stato parzialmente scritto da mio fratello, io fatico molto a usare la prima persona perciò grazie u.u) e sapete pure che ha usato una Passaporta illegale u.u di Piton lol c'è sempre in mezzo, ma ahimè è lui a salvare le chiappe di tutti u.u si conta sul fatto che nella confusione del momento, il Ministero non ci faccia troppo caso u.u anche perchè - non è scritto ma ve lo dico io - viene allestita fuori da Hgwarts zizi
E parliamo anche del Ministero, no? XD Scrimgeour sta uscendo di testa, ormai è un dato di fatto, ma in due cose ha ragione: Crystal non ha una motivazione valida per essere a Hogwarts(per la sua opinione eh u.u) e fa parte di un'organizzazione criminale. Sì lo so, si pensa che l'ODF sia qualcosa tipo benefattori ecc..., ma a tutti li effetti non dipendono dal Ministero perciò se scoperti son nei guai. Non a caso Silly ci tiene alla segretezza, non solo per via di Volds.
Anastasia comincia ad avere un ruolo più importante e sarà sempre così da ora fino alla fine u.u ed è Preside di Durmstrang, anche se non ve l'ho proprio scritto chiaramente xd ma era facilmente intuibile. Spero che il gro nella sua dimora del nord vi sia piaciuto u.u tra i figli manca Andromeda perchè è in Inghilterra u.u o ci mettevo pure lei.
I signori Baston li adoro u.u in questo caso ho dato più spazio a Sybille e a Jasper: pensavate eh che mi fossi scordata di lui? certo che no u.u
bene vi lascio in sospeso su ciò che accadrà u.u una strizzatina d'occhio a quel figone di Sven sul finale <3 che non fa mai male <3
al prossimo capitolo! grazie al foltissimo seguito e alle recensioni ricevute! Vi adoro!

   
 
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