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Autore: Bab1974    23/09/2013    2 recensioni
Ranma e Kuno sono fidanzati ma le cose non vanno molto bene soprattutto a causa del padre e della sorella di quest'ultimo che, per diversi motivi, non sopportano che i due stiano assieme.
Partecipa al contest di Fanny_rimes 'Contest Pas a Pas [multifandom e Originali]'. Seconda classificata.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranma Saotome, Tatewaki Kuno, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Incontro sotto la pioggia
Scontro sotto la pioggia


Nodoka tornò a casa con il cuore più leggero e una lettera per Ranma da parte di Kuno.
Assieme a lui, la donna e Akane, avevano studiato una maniera per intenerire il ragazzo. Avevano chiesto a Kuno di ricordare qualcosa che per loro avesse una particolare importanza e lui, dopo averci pensato un po, disse che ogni volta che passavano nell'angolo di strada in cui lui aveva capito il suo segreto, lo canzonava e lo baciava.


Era stato un pomeriggio di quasi due anni prima, in una giornata piovosa. Il tempo minacciava pioggia e Ranma era ancora lontano di casa: anche se avesse corso alla massima velocità non sarebbe mai arrivato a casa in tempo. Per fortuna lo studio del dottor Tofu era dietro l'angolo ma, al primo incrocio, andò a sbattere contro qualcuno ed entrambi caddero rovinosamente a terra.
"Stia attento a dove mette i piedi!" dissero quasi all'unisono.
 Poi si videro in faccia e, riconoscendo Kuno, si sentì pieno di rabbia e pronto a menare le mani.
"Solo un'idiota come te poteva venirmi a sbattere addosso." lo rimproverò Ranma, con poca grazia.
"Sei tu che mi hai urtato, tieni la sinistra, fesso di un Saotome." aveva ribattuto Kuno, mantenendo lo stesso tono.
Si erano guardati in cagnesco per un lungo istante, poi aveva cominciato il diluvio. In un attimo Ranma si era ritrovato zuppo d'acqua e si era trasformato in ragazza davanti a Kuno.
"Accidentaccio." aveva sbottato Ranma, con la sua voce da ragazza e con i vestiti che gli si appiccicavano addosso, mettendo in mostra le forme generose. "Tutta colpa tua, idiota. Se non mi avessi bloccato almeno avrei raggiunto lo studio del dottor Tofu, prima di bagnarmi." Ranma odiava trasformarsi in ragazza se non ne aveva una convenienza, soprattutto per farsi regalare del cibo, sbattendo le ciglia e facendo delle mossettine sceme.
Kuno, che per la prima volta vedeva in faccia la trasformazione di Ranma, rimase come un ebete a bagnarsi sotto l'acqua. Farfugliava cose con poco senso.
"Non ho visto quello che ho visto. Si tratta di un'allucinazione dovuta alla stanchezza. Sto studiando troppo..."
Ranma capì che se non l'avesse scosso sarebbe rimasto lì in eterno. Lo aveva preso per mano ed era entrato assieme a lui nello studio di Tofu.
Ad accoglierli, con un verso animalesco, Genma, in versione Panda.
"Papà, mi dai dell'acqua calda?" chiese Ranma all'animale, che fece un verso.
Il Panda, invece di rispondere, scrisse uno dei suoi cartelli.
<< Perché stai mano nella mano con questo? >>
Solo allora Ranma si rese conto di stare tenendo ancora la mano di Kuno e la ritirò come se avesse preso la scossa.
"Kuno ha visto la mia trasformazione in ragazza e ne è rimasto sconvolto." si giustificò Ranma "Se non lo trascinavo fino a qui, sarebbe rimasto come un fesso sotto l'acqua a raffreddarsi."
Kuno, che ormai era fuori di testa, cercava di ragionare su quello che stava succedendo.
"Ehm, se non ho capito male, tu hai chiamato quel Panda papà." gli fece notare "Com'è possibile?" Il suo sguardo, fisso negli occhi della ragazza, era assolutamente idiota.
"Voglio vedere se capisci ora." disse Ranma. "Non sbattere neppure le ciglia, potresti perderti qualche passaggio."
Ranma ragazza prese la teiera e se la rovesciò addosso, non prima di aver controllato che l'acqua non fosse eccessivamente bollente. Ranma cambiò forma davanti a Kuno, che lo fissava senza staccargli gli occhi di dosso. La sua faccia prese un'espressione disgustata.
"Tu... tu sei Ranma!" esclamò a tutta voce, prendendo la spada di legno, pronto a usarla per difendersi "Tu e la Ragazza col codino siete la stessa persona. Come hai fatto a ingannarmi per tutto questo tempo?"
"Idiota!" sbottò Ranma "Tu sei l'unico che non lo sa. Gli altri lo hanno capito da ere e senza troppe spiegazioni."
Kuno cercò di concentrarsi su quello che era successo. Era una cosa difficile, non era abituato a pensare a qualsiasi cosa che non fossero il kendo e le ragazze.
"Ok, facciamo finta che io abbia capito quello che è accaduto." propose Kuno "Perché hai chiamato papà quel panda?" chiese, riproponendo la domanda che aveva fatto alla Ragazza col codino.
Ranma sospirò: quel ragazzo non riusciva proprio a fare due più due.
"Ops, è rimasta un po' d'acqua calda nella teiera." notò Ranma e la gettò sul padre, che apparì, nudo come mamma l'aveva fatto. Genma ci rimase di sasso, coprendosi alla meno peggio le parti intime con le mani.
"Oddio, signor Saotome, ma lei è... è...." gridò Kuno, senza riuscire a concludere la frase, e fuggì sotto la pioggia, per andarsene chissà dove.
"Ranma!" urlò Genma "Recuperami dell'acqua fredda, non posso certo andare in giro nudo."
"Ok." rispose calmo il ragazzo "Spero che questa volta abbia capito."


Ranma rilesse la lettera che Kuno gli aveva spedito.
"Ranchan,
non posso stare senza di te.
Ti aspetterò nell'angolo in cui ho scoperto il tuo segreto e in cui ho capito di amarti.
Non me ne andrò finché non mi avrai raggiunto per parlare.
Tuo Takechan."
Ranma sospirò profondamente: Kuno non riusciva proprio a capire. Inoltre non poteva credere che avesse avuto un'idea del genere tutto da solo. Sospettò che ci fosse lo zampino della madre e magari pure di qualcuna delle sue amiche. Quando lo aveva lasciato era certo che lui non avesse capito che stava bleffando: ci era rimasto troppo male e l'aveva capito per come era fuggito. Si era stupito che non fosse tornato subito con la spada di legno e la sua divisa da kendo, per difendere l'onore della sua famiglia. Almeno, una volta, l'avrebbe fatto, prima che s'innamorassero disperatamente l'uno dell'altro.



"Madre, tu c'entri qualcosa con questa faccenda?" chiese a Nodoka.
La donna, che si stava affaccendando in cucina, finse di non sapere quello che il figlio diceva.
"Ho solo incontrato Kuno e mi ha chiesto come stavi." rispose innocentemente "Gli ho semplicemente detto la verità, cioè che eri un po' depresso. Probabilmente il resto l'ha capito da solo."
Ranma alzò un ciglio, chiedendosi se la madre pensava che ci credesse sul serio, o fregandosene che avesse capito che era tutta una cospirazione ordita per danneggiarlo.
"Per chi mi hai preso?" insistette il ragazzo "Ho forse scritto in fronte 'Scemo del villaggio'? Quella frase è stampata a caratteri cubitali e luminescenti in faccia a Takewaki. Ho imparato a volergli bene ma questo non toglie che sia uno scemo oceanico e che non arriverebbe mai a fare un ragionamento del genere se non aiutato da qualcuno. Il fatto che tutto questo sia avvenuto proprio durante la tua visita a papà, mi fa venire dei dubbi profondi."
Il discorso ironico di Ranma non smosse d'un filo la donna, che voleva convincere il figlio a seguire la felicità, piuttosto che una comoda tristezza.
"Oltretutto sono certo che al massimo entro due giorni, esagerando, ritornerà da papino con la coda fra le gambe." l'assicurò "Quando si è serviti e riveriti, non si possono fare certi sacrifici, per nessun motivo."
"Se ne sei certo, non c'è problema." Nodoka lo guardò dritto in faccia per la prima volta "Se sei davvero convinto che quello sciocco non ti ami a sufficienza per fare un sacrificio del genere, non avrai nessun problema."
Nodoka tornò alle sue faccende, Ranma, invece, rimase affogato nei propri pensieri, e non era certo di non rimanerne soffocato.


Cercò di non pensarci, anche se era difficile, e si concentrò sulla scuola come non aveva mai fatto prima. Nodoka cominciò a pensare che non fosse stata una buona idea, poiché si rischiava che Kuno s'ammalasse per nulla. Per fortuna, una giornalista d'assalto s'occupò della faccenda e le foto del ragazzo con un cartello, la barba incolta e circondato da alcuni ammiratori, furono pubblicate.  Ranma, due settimane dopo che era cominciato tutto, si rese conto che quel folle sembrava davvero essere disposto a tutto per lui. Vedere il cartello in cui era segnato il suo nome, notare le persone che gli portavano da mangiare e da bere (per non parlare di un piccolo angolo coperto in cui faceva i suoi bisogni), lo commosse.
Capì che non poteva lasciarlo là, da solo, e corse a prendere il treno, senza avvertire nessuno. Nodoka, vedendo che non c'era più, non si preoccupò. Sapeva già dov'era andato suo figlio.



Note: ho usato il Prompt Una Canzone - The man who can't be moved. The Script
  
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