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Autore: Aura    23/09/2013    1 recensioni
Diana cambia città, trasferendosi in un posto dove l'unica persona che conosce è Michele, un tempo suo mentore ma ora praticamente un estraneo, dopo dieci anni in cui non si sono né visti né sentiti. E quando lo rivede capisce che quello che prova è ben più della nostalgia di un'amicizia: ma Michele è anche il suo nuovo capo, e il ricordo del loro passato è troppo bello, così l'unica cosa sensata da fare è cercare di soffocare quel sentimento nascente.
Riprenderà in mano le bottiglie e ricomincerà a fare la barista, lasciando che Michele ancora una volta torni ad essere il suo mentore; lei dovrà solo preoccuparsi di tenere a bada i pensieri che hanno iniziato a tormentarla.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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daiquiri        










– Non vedo l'ora di quando aprirà l'estivo: sarà spaziale. Tu sei andata a vederlo? – le chiese Stefano, eccitato come un bambino alla viglia di Natale.
– Non mi ha ancora portata, forse domani. Ce la sta proprio mettendo tutta, ad allestirlo bene: non vedi come è intrattabile in questi giorni? – disse, parlando di Michele.
– Come se avesse il ciclo, davvero. – rise lui, avvicinandosi poi verso una cliente che voleva da bere.
– Ehi, – le diceva, strizzandole l'occhio. – Tu verrai al nostro estivo quando lo apriremo, vero? Guarda che io ci sarò, e me ne accorgerò se non verrai! – Lei era arrossita e gli aveva sorriso. Diana si spostò, per evitare di riderle in faccia: da quello che si ricordava non si era mai comportata così, forse le generazioni cambiavano proprio.
Giacomo la chiamò dall'auricolare,
– Arriva il boss. – le disse, preceduto da un fischio metallico.
– Ricevuto. – rispose, andandogli in contro. Michele entrò come un uragano,dirigendosi direttamente verso il suo ufficio, salendo i gradini a due a due. – Qualche problema? – gli chiese, mettendo dentro la testa.
Lui stava controllando dei fogli, cercando qualcosa.
– Decisamente: la ditta che ci fornirà i frigoriferi ci dà dei modelli troppo scadenti, e se ne vogliamo
di migliori alzano l'affitto all'inverosimile; quelli che abbiamo qui li abbiamo acquistati, ma mi sembra di ricordare che prima che arrivassi li avevano in comodato d'uso, devo solo trovare qualcosa, una fattura qualsiasi.
Sapeva che non c'era niente che potesse fare per aiutarlo, così scese ad assicurarsi che tutto stesse filando liscio.
– Agnese, – le chiese, fermandola, dopo aver controllato che in sala non ci fossero bicchieri abbandonati, – vai a riempire la vasca del ghiaccio tritato di Gianni, per favore, e digli che ti mando io: chiedigli se ha tempo di tenerti lì con lui, per farti vedere qualcosa.
Agnese era l'unica cosa per cui lei e Michele avevano discusso: lui diceva che se voleva stare sul banco avrebbe dovuto fare un corso, serio, come aveva fatto lei e come avevano fatto tutti i baristi che lavoravano lì; Diana invece insisteva sul fatto che le stava semplicemente facendo fare le ossa, e che sarebbe stata proprio Agnese a comunicare, un giorno, che si era iscritta a un corso per bartender. Però tutto sommato lui le aveva dato carta bianca quando non c'era, se voleva poteva lasciarla sul banco se non avesse interferito con il normale lavoro.
Poi discutevano regolarmente, ma quello era un bene: poteva sfogare in quelle discussioni tutta la sua insoddisfazione repressa, ed evitare di arrivare a momenti tanto folli come era accaduto in passato.
Diana ricordava benissimo il loro bacio, anche se fingeva di non farlo, ma era sicura al novantanove per cento che lui lo aveva completamente rimosso: sennò non si sarebbe mai comportato normalmente con lei, conoscendolo. E invece Michele si comportava come se niente fosse, anzi, da un po' di tempo a quella parte i suoi momenti di dolcezza erano aumentati, a volte mentre guardavano un film si sedeva accanto a lei lasciando che Diana si appoggiasse sulla sua pancia, altre volte si lasciava abbracciare mentre fumavano una sigaretta, nei momenti in cui era particolarmente nostalgica. E tutto quello per lei era un nettare e una droga insieme, e se non avesse avuto Agnese, come pretesto per litigarci un po', sarebbe sicuramente impazzita di frustrazione.
Perché lei invece ricordava tutto, il modo stupendo in cui Michele l'aveva baciata, e si sarebbe fatta mozzare un braccio pur di riviverlo.
Inaspettatamente dall'auricolare le arrivò la sua voce, resa ancora più roca dall'apparecchio, e si bloccò allarmata, come se lui avesse potuto spiare i suoi pensieri.
Si allontanò dallo sguardo indiscreto di Stefano, che stava seguendo la scena.
– E così ne hai anche tu uno, eh? – balbettò imbarazzata, cercando di scacciare dalla mente i pensieri dove lui la baciava.
– Cosa pensavi, che fosse una tua esclusiva?
– No, sono contenta che alla fine ti sei arreso alla mia idea.
Lo sentì sbuffare chiaramente, e il fischio quasi la assordò, ma lei sorrise soddisfatta.
– Non cantare vittoria: – le stava dicendo, – ne ho chiesto uno solo perché così posso parlare con te senza correre in giro a cercarti. Domani dovremmo a venire a controllare le scorte, ma se è tranquillo potete farlo anche stasera, così inviamo direttamente l'ordine.
– Ricevuto, lascio Agnese al banco e mi porto uno dei ragazzi.
– Sempre di testa tua, eh, Daiana?
– Tu spostavi le casse e dettavi le cose da ordinare a una cameriera, vorresti che io facessi lo stesso? Passo e chiudo.
Stava andando verso Gianni, ma Stefano le si parò davanti.
– Allora, – le disse, studiandola. – era Pietro? Non Giacomo, vero? Cosa voleva?
Diana non capì, dedicandogli una smorfia dubbiosa, e lo schivò avvicinandosi a Gianni.
– Era Michele, – gli disse camminando, mentre lui le stava dietro, – mi ha detto che possiamo fare l'ordine stasera.
Era davanti a Gianni, ma Stefano la fermò, prendendole il polso.
– Non ci posso credere, era Michele? – Si avvicinò al suo orecchio – Lo sai che avevi la stessa faccia che fa Paola quando parla con Fabio?
Diana si gelò. Quella cameriera con la sua immensa cotta erano sulla bocca di tutti. Lo fulminò con lo sguardo, e poi si rivolse a Gianni:
– Stefano viene ad aiutarmi nel magazzino: mettiti tu al suo posto, per favore. – disse, e poi con un cenno si fece seguire da Stefano.
Non sapeva davvero cosa dirgli, ma di sicuro non voleva che quello che provava per Michele fosse messo alla gogna e ridicolizzato, con anche il rischio che lui venisse a scoprirlo. In quei mesi nessuno si era accorto di niente, e ora...
– Quindi? – la incalzò Stefano.
Deglutì, e prese il block notes.
– Quindi aiutami a spostare questa fila di scatole: devo controllare quelle dietro. – disse freddamente.
Ogni tanto con l'auricolare chiedeva ai buttafuori se tutto stesse andando bene, ma per il resto lavorarono in silenzio, come se non fosse successo niente. Diana era paralizzata: lei non era Paola, non aveva vent'anni e non aveva una cotta. Lei era innamorata di una persona che attualmente significava tutto nella sua vita.
Furono talmente svelti da finire l'elenco prima del previsto, controllando anche le scorte dei fusti, portandosi avanti per la volta successiva, e Stefano le propose una sigaretta.
– Andiamo, vuoi ignorare quello che è successo prima? – cercò di smuoverla, spingendole il pacchetto fin sotto al naso.
Diana sbuffò e ne prese una.
– Guarda che prima non è successo niente: a cosa ti riferisci? – cercò di sviarlo. Stefano sollevò le sopracciglia eloquentemente.
– A te che parli con Michele e arrossisci. – Lei, allarmata, gli diede uno spintone, e poi si assicurò che il microfono dell'auricolare fosse spento. – Sai, – continuò lui, accarezzandosi il pizzetto. – questo vorrebbe dire che ho perso un po' di soldi, dato che io avevo puntato su Pietro, e mi secca che Gianni e Agnese abbiano avuto ragione, dal momento che mi sono sempre vantato di conoscerti meglio io.
Sbarrò gli occhi,
– Scusa, ma cosa stai dicendo? – balbettò.
– Allora, – sbuffò, dovendo rispiegare tutto, – io ho scommesso che sarebbe successo qualcosa tra te e Pietro, il buttafuori, Fabio ha puntato su Giacomo, e Gianni e Agnese su Michele. Ti è tutto chiaro? Dannazione, certo che si trattava di Michele, sono uno stupido.
Era sconcertata, avevano davvero scommesso sulla sua vita sentimentale?
– Perché non Michele? – si limitò a chiedergli, accedendo la sigaretta.
Stefano sorrise sotto ai baffi.
– Colpa mia, sono un po' troppo poco romantico, alle favole preferisco del buon sano sesso, e dopo la partita di calcetto indirizzerò qualsiasi donna da Pietro. – Osservò la sua espressione sconcertata e specificò: – Le docce, si scoprono molte cose, sai? – Mimò una misura enorme distanziando le due mani, facendola scoppiare a ridere imbarazzata. – È che tu e il Boss... sì, vi vedrei bene insieme, forse troppo: ecco perché ho puntato su Pietro.
Diana spense la sua sigaretta.
– Mettiamo le cose in chiaro, Stefano: tu non hai visto niente. Se ho fatto una faccia strana forse era perché ero distratta, se sono arrossita era perché faceva caldo. E soprattutto non vedrai niente. – Gli strizzò l'occhio e fece per rientrare. – Ah, comunque... – Mimò lo stesso gesto che aveva fatto lui per descriverle le qualità di Pietro. – Non credo che potrei sopportarlo.
Di fatto, però, non riuscì più a guardare negli occhi il buttafuori senza reprimere una risata.



– Quindi questa sarebbe l'idea di “cena aziendale per festeggiare l'apertura dell'estivo”? – Fabio osservava dubbioso la tavolata della festa di paese, dove il loro gruppo, in mezzo ai pensionati che si sgranchivano per il liscio, stonava decisamente.
– Mangiati quella salamella e stai zitto. – lo riprese Michele, – Poi ti ho detto che dopo ti porto in un locale, dove volevi mangiare? In pizzeria, come con i compagni delle medie? – borbottò, prendendolo in giro.
La sera prima il Daiquiri aveva chiuso ufficialmente i battenti per la stagione, e quel venerdì ci sarebbe stata l'inaugurazione del Daiquiri Frozen, come ormai tutti avevano ribattezzato l'estivo contrariando Michele; visto che secondo lui quel “frozen” non avrebbe ricordato per niente l'atmosfera quasi caraibica che avevano ricreato, con tre piste da ballo su cui avrebbero suonato Dj e generi musicali diversi, intervallati da piscine e una zona con la sabbia. Il trio delle meraviglie, Stefano, Gianni e Fabio, avrebbe dominato dalla postazione bar principale; Diana si sarebbe divisa tra quella e un'altra verso le piscine, in base alla serata e all'affluenza; erano stati assunti dei nuovi bartender provenienti da altri locali che avrebbero fatto la chiusura estiva per coprire le altre postazioni, e infine Agnese era stata promossa a bar–back, ovvero a quella figura che approvvigionava costantemente i bar di ghiaccio, frutta e quant'altro.
I baristi nuovi erano per lo più ex colleghi o comunque erano conosciuti dal resto dello staff, quindi l'avventura appariva invitante sotto a tutti i punti di vista.
Anche la cara Cecilia faceva parte della reunion, ma fortunatamente quella sera non era presente,
e Diana non ne era propriamente dispiaciuta: era passata al Daiquiri qualche sera prima, e oltre a essere una ragazza esaltata come poche, con una pronunciata mania di protagonismo, aveva anche il brutto vizio di prendersi un po' troppe confidenze con Michele. Diana era rimasta inerme mentre Cecilia gli si era praticamente strusciata addosso quando lo aveva salutato, e aveva passato tutta la serata a stargli intorno. Ancora non gliel'aveva del tutto perdonata, all'ignaro Michele.

Quella serata però sembrava proprio uscita bene: oltre a praticamente tutto lo staff abituale si erano uniti due ragazzi che avrebbero fatto parte dell'estivo, la compagnia era allegra ma non chiassosa, il cibo buono, e lei si stava divertendo un mondo.
E forse era lo stato d'animo generale, perché dopo aver finito di mangiare avevano riempito il tavolo di birre, senza fretta di scappare via, ed erano rimasti a chiacchierare e a prendere bonariamente in giro i vecchietti che sfoderavano tutte le loro abilità in pista.
Dopo molte eloquenti spinte da parte di tutti Fabio aveva portato Paola a ballare, la piccola Agnese aveva trascinato Gianni, e Giacomo stava facendo scatenare Irma, la cassiera cinquantenne che ogni due mesi dichiarava di voler andare in pensione, ma che di fatto era ancora lì con loro.
Da quel lato del tavolo erano rimasti lei, Michele e Stefano, e Diana stava provando senza molti risultati a convincere Michele a farla ballare.
– Dai, ti porto io! – si era offerto Stefano.
– Quanti anni hai, quindici? – esagerò, – Dai, mi sentirei una zia che balla con il suo nipotino, sai che odio fare la figura della vecchia babbiona. Giacomo è già impegnato con Irma e... – abbassò la voce, – sai che con Pietro non ballerò mai, per colpa tua.
Stefano scoppiò a ridere, stuzzicando la curiosità di Michele.
– Perché? Che cosa è successo?
Diana arrossì, e Stefano gli spiegò che le aveva svelato la maggior qualità di Pietro, consigliandole un giro di giostra, aumentando ancora di più il rossore sulle guance di lei, che cercò di ritrovare il contegno bevendo un sorso di birra e schiarendosi la voce.
– Dai, – tornò in carica con Michele, che dopo il racconto di Stefano la guardava stranamente divertito, – sarebbe l'unica occasione di ballare con te dopo più di dieci anni: dici che con i ragazzini non balli, e allora balliamo con i vecchi, me lo devi.
– Vediamo se c'è qualche canzone che mi ispira, – sospirò Michele, rimanendo sul vago, e Stefano scattò in piedi, correndo verso il palco.
– Oh cielo, – lo guardava Diana, – cosa vuole fare? Questa non è una serata karaoke, dove puoi chiedere i pezzi che vuoi! – gli disse, quando tornò a sedersi accanto a loro.
– Ehi, l'ho fatto per fare alzare il vecchio culo del Boss dalla sedia: ringraziami.
Suonarono ancora un paio di canzoni ma Stefano scuoteva la testa: la sua non era ancora arrivata.
Il cantante poi prese una pausa, e finalmente annunciò al microfono, mentre l'orchestrina accordava gli strumenti:
– Una richiesta dal pubblico: Boss fai ballare... Daiana. – disse, mentre le trombe iniziavano a intonare Diana di Paul Anka.
Lei scoppiò a ridere, e Michele si alzò porgendole finalmente la mano.
– Non ti lamentare se ti pesto i piedi, – l'avvisò mentre raggiungevano la pista.
Diana non riusciva a reprimere il sorriso felice, e anche se non sapeva bene come ballare la canzone lasciò che lui la guidasse, dimostrando delle inaspettate capacità.
– Allora è vero che ti scateni con i vecchietti. – lo prese in giro, dopo essersi abituata al ritmo.
Quella canzone, in particolare, le aveva sempre ricordato lui: gliel'aveva fatta sentire una sera, dopo poco che si erano conosciuti, per spiegarle che la chiamava “Daiana” non in onore della principessa; e mai come in quel momento il tema di quella canzone le faceva venire i brividi: come ascoltare quell'amore con quella differenza di età e senza rimanerne coinvolti?
– Quindi Daiana è la ragazza più giovane di lui di cui si è innamorato? – si azzardò a chiedergli, maliziosa.
Michele fece uno strano sorriso.
– Ti confondi con la versione di Celentano: nell'originale Daiana è più grande di lui. – Rimase imbambolata: non era possibile, era sempre stata convinta che... – I'm so young and you're so old... – intonò piano lui, praticamente senza cantare da tanto la sua voce era bassa.
Diana scoppiò a ridere, nascondendo il volto contro la sua spalla.
– Non ci posso credere, e io che ti volevo prendere in giro: che gran figura di merda!
Come se li avesse sentiti, il cantante, allungò la canzone includendo la versione italiana, provocando così quasi una ola tra i vecchietti; e Diana si prese così la sua piccola vendetta, canticchiandogli allegramente:
Certo non ne ho viste mai belle e sexy meglio di lei, ma a me sembra che lei è un po' troppo giovane per te...
Michele sbuffò, ridendo infastidito, e le fece fare una giravolta.
– Guarda che la Daiana della canzone non aveva certo ventotto anni... mi sa che sei tu, a essere un po' troppo vecchia. – la stuzzicò.
Diana lo guardò in faccia, vide il suo sorriso che le assicurò che stava scherzando, e decise di ignorarlo, godendosi quello che rimaneva della canzone. Non le importava, per lei anche la versione originale avrebbe continuato a parlare di loro, in segreto.
– Un'altra canzone? – gli chiese, sentendo che la musica stava finendo.
– Ancora? Ma questa erano già due canzoni! – le fece notare, facendo un cenno a Giacomo che stava andando a sedersi di prendere il suo posto.


Stefano guardò la pista, e diede una gomitata a Michele:
– Non ci credo: guarda chi è andato a ballare con Daiana!
Lui non apprezzò molto l'utilizzo del soprannome, e guardò crucciato verso la pista, finendo però a ridere divertito, vedendo il suo volto imbarazzatissimo mentre ballava con Pietro.
– Giuro che l'avevo lasciata a Giacomo. – si discolpò, girandosi verso l'uomo, – Hai smesso di ballare?
Lui si stava facendo aria con una tovaglietta ripiegata.
– Non ce la facevo più, ho una certa età anche io e ho fatto del mio meglio. Non come te, fighetta. – concluse, dando uno scherzoso scappellotto a Michele.
– Quindi chi la va a salvare? Io o te? – si preoccupò Stefano, richiamando la sua attenzione.
– Nessuno, lasciala nel suo brodo. – Ma poi cambiò idea.

Era finalmente riuscita a superare l'imbarazzo di stare con Pietro, o almeno a mascherarlo, quando comparve Michele.
– Siete rimasti solo voi a ballare, muovetevi che andiamo a bere qualcosa. – disse, interrompendoli.
– Mi fai finire la canzone? – gli chiese: era rimasta tutto il tempo seduta e aveva iniziato a ballare solo da un poco, almeno voleva godersi quell'ultimo ballo. Michele la guardò brevemente, e poi si rivolse a Pietro.
– Posso?
Così disorientata passò nuovamente tra le sue braccia, e quello sguardo negli occhi di Michele la obbligò a guardare altrove, stranamente imbarazzata e felice.
– Alla fine non mi sembravi così in difficoltà con Pietro, forse potevo evitare di venire a salvarti.
Diana evitò di rispondergli, godendosi quegli ultimi attimi stretta a lui, prima che il ritmo della canzone aumentasse.
– Sai, questa canzone la canteresti meglio tu. – dichiarò, mentre iniziava a farla girare. – Il cantante ha una voce troppo pulita per fare Buscaglione.
Girò e rigirò, per ritornare sul finale tra le sue braccia.
Buonasera signorina, kiss me goodnight.– l'accontentò Michele, sempre a mezza voce, liberando in quelle ultime parole il ricordo di Fred Buscaglione, e della voce forse un po' meno roca della sua. E poi, inaspettatamente, la fece scendere in un casché posandole un veloce bacio tra la guancia e le labbra. – Forza, andiamo. – disse, tornando dritto, come se quel bacio avesse solo fatto parte di una coreografia.


Un'altra voce che si aggiungeva alla già lunga lista di cose da evitare di pensare, cose che però occupavano la maggior parte dei suoi pensieri. Parzialmente, ma l'aveva baciata, era indiscutibile, anche se poi aveva fatto finta di niente e continuava a farlo.
– Che faccia, a che pensi? – la distolse dai suoi pensieri a fine serata, quando furono in ascensore.
Diana lo guardò: avrebbe voluto dirgli “kiss me goodnight”, e fiondarsi su di lui, come se si fosse trattato di vita o di morte. Scosse la testa e improvvisò:
– Non mi ero mai accorta che Agnese e Gianni fossero così carini insieme.
– Ti prego: non partecipare anche tu al gioco delle scommesse. – l'ammonì.
– Ma sei pazzo? Sapendo che l'hanno fatto con me e volevano accoppiarmi con Giacomo o con Pietro? – Evitò accuratamente di dirgli che anche lui rientrava nei papabili. – Non ci penso proprio.
Quando l'ascensore si aprì si divisero, ognuno verso la propria porta.
– Buonasera, signorina. – sentì, mentre stava entrando in casa.
– Eh? – le uscì strozzato: forse non aveva capito bene.
Michele le strizzò l'occhio,
– Buonasera signorina, kiss me goodnight. – disse, mentre chiudeva la porta, lasciandola totalmente stordita.
Entrò in casa: era ben dura ora, obbligarsi a pensare che stava succedendo tutto nella sua testa.








Nda: Capitolo un po' musicale, ma io adoro le feste di paese e i climi da balere :-) inoltre Diana di Paul Anka è una delle mie canzone preferite di sempre, e se devo essere onesta nonostante io parli l'inglese abbastanza bene per una dozzina di anni minimo anche io l'ho sentita pensando seriamente che la più giovane fosse Diana. Ed ero un po' ispirata alla canzone, scrivendo questa storia; poi mi sono accorta che lui in realtà le dà della vecchia :-P poco tatto, eh, Paul Anka? ;-) Scherzo ovviamente, Diana è una delle canzoni più belle di sempre, e detto fuori dai denti nonostante molte canzoni di Celentano mi piacciano questa è inascoltabile: biondorosa morbidosa cotta al dente? ...
Chiudendo la mia divagazione musicale... spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a chi mi legge e ha inserito la mia storia nelle seguite/preferite; e ovviamente grazie a Bloomsbury: ogni singola recensione che mi hai lasciato è stata una sorpresa! Grazie!
Passo e chiudo, ciao a tutti, alla prossima e
Pace Amore e Gioia Infinita!
[Ovviamente anche questa è una citazione ;-) ]

   
 
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