*//Ecco
il secondo capitolo!!! È arrivato presto perché mi ha appassionato, esattamente
come il manga… Continuate a commentare vi prego!!! Anche se sono commenti
negativi, non ha importanza (ora non mettetevi a tirarmi dietro pomodori
però!^^)…L’importante è che siano critiche costruttive che mi aiutino a
migliorare!!
Vi
avverto le mie sono sempre storie riflessive!!!! Chu-chu >w/*
Un
Sogno come altri…
Tante
volte Light, da quando aveva preso in mano il Death Note, aveva riflettuto su sogni
nel cassetto che possedeva da adolescente.
Qualche
anno prima, non si poteva dire che era un ragazzo infelice: era bello, piaceva
alle ragazze, molto bravo a scuola, una famiglia sufficientemente ricca che lo
viziava ed era pieno di amici.
Non che
fosse entusiasta: probabilmente dalla vita aveva tutto, il necessario e anche
il superfluo… ma non l’indispensabile.
Lui non
desiderava né tollerava la mediocrità.
Era una
cosa troppo comune e monotona da accettare.
Voleva
cambiare il mondo, far pronunciare alla gente più lontana il suo nome, diventare
un qualcuno. E con le sue potenzialità poteva realizzare questo sogno, in
effetti…Lo poteva fare. Anzi, lo doveva fare.
Fin
dalle medie era cresciuto con questa mentalità; mai una volta aveva considerato
l’opzione di vivere come una persona comune, con gli alti e bassi di un normale
uomo.
No. Lui
voleva di più.
Dopo
anni da questi ragionamenti, e una vita completamente sconvolta dall’arrivo di
quel quaderno, tornava a pensare di quanto ingenuo fosse da ragazzino.
Desiderare
il potere era forse stata la cosa più stupida o crudele fatta in vita sua.
Ora
aveva realizzato il suo sogno: di giorno un uomo stimato e apprezzato da tutti,
con un lavoro da poliziotto alterno al ruolo dell’investigatore più importante
dell’intero pianeta; di notte, invece, un giustiziere invincibile che eliminava
la feccia dal mondo.
Cosa si
poteva desiderare di più?
Aveva
tutti ai suoi piedi, nessuno poteva ostacolarlo…
Anche
l’unico che fosse stato degno del nome “nemico” era morto, grazie a lui.
Ma,
nonostante ciò, anche se aveva tutto e anche di più, era ben lontano dalla
parola felicità.
Per
esperienza, in quegli anni di strazio, aveva provato che la felicità non era
nel potere e nel terrore… addirittura, la sua felicità si poteva trovare in una
villetta di campagna a coltivare patate, invece che stare a Tokyo e distruggere
vite per degli ideali che, alcune volte, inorridivano sé stesso.
In
certi momenti si domandava se avrebbe mai conosciuto cos’era l’amore.
Di
certo, quello che provava per Misa non era amore… la usava e basta, solo per
convenienza. L’avrebbe anche sposata, se glielo avesse chiesto; ma non certo perché
sperava che un giorno si sarebbe innamorato.
A
questo punto, non gliene fregava più niente dell’amore.
Però
sarebbe stato bello scoprire cosa fosse, perché piacesse tanto alla gente…
Ormai,
andando avanti di questo passo, sarebbe stato destinato a sprecare i suoi anni
migliori in quell’assurdo progetto di diventare padrone del mondo, senza
provare neanche più una delle piccole gioie che spettano ad ogni normale
persona, e trascorrendo soltanto una vita miserabile e vuota, metà in luce e
metà in ombra.
E poi,
aveva paura di morire.
Se le
ricordava bene le parole di Ryuk quando si erano incontrati la prima volta: “Per
chi usa il Death Note non esiste né paradiso né inferno.”
E lui
avrebbe fatto una fine che solo ad un uomo cattivo, quasi crudele come lui
spettava.
Ormai
sperava sempre più spesso di poter avere una vita normale, anche mediocre, pur
di rientrare in possesso di un piccolo frammento di felicità… eppure sapeva che
ciò era impossibile. Le scelte di un ragazzino viziato lo avevano portato, all’età
di appena 20 anni, a rimpiangere della propria vita.
Era una
cosa giusta?
Ma dopo
ogni indecisione passava, volava via; lui apriva gli occhi, si alzava dal letto
e tornava al lavoro, il piccolo quadernetto nero infilato nella 24 ore.
Appariva
a tutti un uomo deciso e distaccato, eppure nessuno sapeva un briciolo di
verità di lui. Non solo nascondeva un segreto tanto oscuro quanto terrificante,
nell’essere Kira, ma in più celava dietro il suo sguardo gelido anche un’insicurezza
terribile, che lo divorava giorno dopo giorno, riducendolo senza forze ne
combattività.
E, per
colpa della pericolosa attrazione di un bambino nei confronti del potere, ora,
trascorrere la propria vecchiaia in una villetta in campagna a coltivar patate
era diventato il sogno irrealizzabile.