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Autore: King_Peter    23/09/2013    3 recensioni
[Attualmente inattiva per mancanza d'ispirazione]
Quattro ragazzi, diversi si ritrovano a dover salvare il mondo di Linphea da un'organizzazione che spadroneggia sulle sue terre e che si fa chiamare "Congrega della Morte".
Presto sangue e dolore bagneranno la terra. Loro sono gli unici a poter impedire lo scoppio di una violenta guerra.
La Congrega sta cercando i Quattro Elementi, grazie ai quali essi potranno attingere alla fonte diretta della vita e controllare la volontà e il sangue di ogni essere vivente di Linphea e degli altri sette mondi ad esso attigui.
L'uomo perderà il proprio libero arbitrio, verrà schiavizzato senza nemmeno accorgersene, compiendo gli ordini dei suoi oscuri padroni.
Scegliere di combattere o consegnarsi ai propri carnefici?
*Il sangue?
L'unico amico di cui ti puoi veramente fidare.
*
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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11. Paura
*Richard*
 
I nostri passi riecheggiavano nel silenzio profondo della biblioteca, arcana, antica. La polvere ci avvolgeva come ad abbracciarmi e rendeva tutto più vecchio.
Bianca mi stava vicino, mentre Graham ci guidava tra file di scaffali stracolmi di libri, pergamene ingiallite dal tempo e polvere. Starnutii quando una ventata di minuscoli granelli di quella materia mi arrivò direttamente in faccia, infilandosi su per il naso. La bibliotecaria si fermò, impassibile, con il libro stretto al petto come se ne andasse della sua stessa vita.
"Questa è l'ala della biblioteca dove sono conservati i diari dei precedenti Guardiani e libri di magia." ci spiegò, guardandoci con quei suoi occhi incolore, incastonati in un viso che sembrava antico tanto quanto la biblioteca stessa.
"Non combinate casini." ci avvertì, poi, girando sui tacchi e tornando da dove eravamo venuti. La guardai allontanarsi, con passo altero, fin quando non scomparve tra i suoi libri. Rivolsi un'occhiata a mia sorella.
Lei sussurrò: "Vecchia acida."
 
"Qui c'è l'Ignis Maleditio!" esclamò Bianca, con un'espressione di stupore sul viso, dipinto direttamente sulle sue labbra, "La maledizione del fuoco, senti..."
La interruppi, alzando di poco gli occhi dal libro che stavo leggiucchiando, per spiare se caso mai venisse Graham a strillarci contro. Nessuno.
"Parla più piano, non credo che la vecchiccia tolleri le tua urla di gioia." puntualizzai, cambiando pagina, senza nemmeno guardarla. Era da un pò che ero così: Bianca era eccitata, sfogliava ogni pagina come se fosse un tesoro inestimabile, ma per me non era così.
Dentro di me, aleggiava un senso di paura che mi attanagliava le cellule e le distruggeva lentamente, per infliggermi maggior dolore. Con Maya era stato semplice, le avevo promesso che avrei salvato suo figlio, ma solo adesso mi rendevo conto del peso del quale mi ero caricato. E se non fossi riuscito a farlo, se non fossi riuscito a salvarlo, se avrei dovuto ucciderlo per salvarmi la vita?
I miei pensieri erano torbidi, sporchi, ingarbugliati. Risuonavano, come un eco perpetuo, le parole del re, quelle parole all'origine della mia paura, del mio senso di ineguatezza.
"È un amuleto che serve per il vostro sacrificio, il sacrifico della Luna del Sangue."
Mi stava corrodendo, questa frase, come un acido, e per di più sotto il mio sguardo, impotente.
Qualcosa mi balenò in mente: eravamo in una biblioteca, dopotutto, no?
Mi alzai, di scatto, mentre Bianca continuava a succhiare sapere dal quel libro, cercando di imparare qualcosa di utile per aumentare il suo potere. Sapevo cosa cercare, ma non sapevo dove.
Presi a passare lo sguardo, le dita, sul dorso dei libri, riposti negli scaffali, rovistai tra le pergamene, tra i libri sui vari tavoli, ma non c'è n'era traccia. Poi lo vidi, vidi quel dorso che non dimenticherò mai per tutto il corso della mia vita, quasi nascosto tra altri libri di magia, come se nessuno volesse che fosse letto.
Rilegato in pelle, color carbone, scrostata qua e là dal tempo. Non c'erano scritte che mi permettessero di idenficarlo, ma il mio sesto senso mi diceva che era quello giusto, mi diceva che ero vicino alla verità, a quello che volevo scoprire.
Allungai la mano, ma tremavo. Volevo leggerlo, ma avevo paura di quello che potevo scoprire una volta aperto, una volta che i miei occhi avrebbero preso a scorrere sulle parole.
L'afferai, di scatto, e, facendomi coraggio, lo liberai dalla pressione degli altri volumi antichi, percorrendo i suoi contorni: era un libro normale, come si potrebbe trovare in una qualsiasi biblioteca, ma provai una sorta di attrazione-repulsione per quel tomo.
Lo guardai, disgustato, quando i miei occhi si posarono sul titolo: Sacrificium, scritto col sangue, secco, scorso sulla copertina dura, come se fosse stato raschiato da unghie sulla pelle.
Mandai giù un groppo che mi si era formato in gola, poi, appoggiandomi ad uno scaffale, lo aprii.
Fu come una ventata di morte: sentii l'odore, sentii quel brivido freddo che percorse la mia schiena, sentii la paura.
Aprii gli occhi.
Le pagine era ingiallite e rattrappite come se loro stesse si vergognassero di ciò che vi fosse scritto sopra. Gocce di sangue che avrebbero dovuto essere secche, sembravano appena versate, fresche.
Il colore rosso colmò i miei occhi, il suo odore metallico riempì le narici, infiammate, infastidite dal contatto con le molecole di quel liquido vitale, troppo forte, troppo vivo.
Sfogliavo le pagine, ma ciò che cercavo non voleva uscire allo scoperto. Non sapevo se sentirmi deluso o rassicurato, ero in un limbo, in fin dei conti.
Niente, niente di niente: le pagine erano gialle, rattrappite e gocciolanti di sangue, ma non c'erano scritte.
Scaraventai il libro per terra, infuriato, deluso, confuso. Continuavano a ballarmi davanti agli occhi, come a deridermi. Guardai la copertina di pelle, il titolo raccapricciante e capii.
Lo raccolsi, riluttante, poi l'aprii, scorrendo le dita sulle pagine come a cercare dove il suo battito fosse più forte: esattamente nel mezzo.
Quel libro era vivo.
Follemente, disfeci la garza che copriva la ferita sul ventre, sbucciando la crosta e infilandoci un dito dentro come a mimare di nuovo il pugnale che trapassava la carne.
Fu come un dolore primordiale: il dito toccò la carne viva, proprio al dì sotto della pelle, toccò il sangue che prese a scorgare.
Una, due, tre gocce, le pagine si fecero più scure. Trattenni il respiro, come a chiedermi se avessi fatto la cosa giusta: le scritte cominciarono ad apparire, vivide, scritte col mio stesso sangue, balzandomi agli occhi come ad aggredirmi.
Mi si sfilò, letteralmente, il mondo da sotto i piedi.
Un moto di paura e di ribrezzo mi salì su per la gola, più su ad ogni parola che i miei occhi leggevano: volevo urlare, volevo far sapere che io sapevo, ma non lo feci, rimasi zitto, chiuso in me stesso con i miei pensieri che ricominciavano a turbinare minacciosi nella mia mente.
Gurdai la ferita dalla quale gocciolava ancora sangue, sul pavimento antico della biblioteca. Dubito che Graham avrebbe accettato. Ad ogni goccia che cadeva a terra, sentivo che la mia forza cadeva con essa, perchè so che la vita dei Guardiani è fatalmente legata al suo sangue come mi aveva confermato anche il tomo maledetto. Cercai di tamponare la ferita, poi lo scagliai lontano, ancora una volta, e scivolai lungo lo scaffale fino a giungere a terra.
Lacrime rigarono il mio viso, turbato, preoccupato.
Il peso che avevo sulle spalle si stava facendo sempre più pesante, ad ogni lacrima. Piangevo, si, e speravo che queste portassero via tutto questo, lo lasciassero scomparire, lavassero ciò che era stato sporcato per sempre.
"Ric! Ric, dove sei?" chiamò mia sorella qualche scaffale più avanti. Mi alzai, asciugai le lacrime e coprii la ferita con la camicia azzurra, che presto si sarebbe sporcata, poi mi diressi a raccogliere il tomo e a metterlo al suo posto, in modo che nessuno potesse sospettare quello che avevo fatto.
"Ric! Cos'era quel tonfo?" domandò, prendendomi per un braccio con il suo fare da sorella iper protettiva, poco dopo che ebbi riposto il libro vivente.
Ci guardammo negli occhi e cercai di non tradirmi, cercai di scacciare quel chiodo che ora si era infisso fatalmente nella mia memoria.
"Niente, mi è solo caduto un libro." spiegai, reggendo in mano un libro preso a casaccio dallo scaffale. Lei mi guardò, scettica, inarcando un sopracciglio.
"Amore e sesso tra nani?" domandò, cercando di non ridere, mentre io guardavo la copertina del libro dove vi erano due nanetti da giardino che si baciavano appassionatamente, per non dire altro.
Probabilmente arrossii e pure violentemente a giudicare dall'aumentare del luccichio dei suoi occhi che stavano per piangere, di gioia.
Le diedi un pugno sul braccio.
"Smettila." le dissi, cercando di essere credibile e mantenere una voce che non si rompesse, rimettendo a posto il libro e maledicendo la mia fretta, la cattiva consigliera dell'uomo.
"Usciamo di qui."
Con un pò di difficoltà, ci discricammo tra scaffali e file di libri polverosi, ma riusciammo a trovammo l'uscita, presso la quale Graham era seduta dietro una scrivania di legno, mogano forse, perfettamente intarsiato.
"Prendiamo questi." disse mia sorella alla bibliotecaria che continuava a fissarla con i suoi occhi incolore, inespressivi, apatici, dietro un paio di lenti cristalline posate sul naso.
Annuì, leggermente, poi uscimmo, con Bianca che si allontava a spalle larghe e con aria altezzosa. Rivolsi un ultimo sguardo alla biblioteca e alla sua bibliotecaria.
Pena e compassione.
 
"Perchè ti comporti così?" le domandai, quando giugemmo alla sua stanza, davanti al portone bianco perfettamente levigato da mani esperte.
Lei si strinse nelle spalle, poi mi rispose: "Così come?" Sbuffai su un ciuffo nero davanti agli occhi: odiavo quando faceva così, negare l'evidenza quando ti era sbattuta in faccia.
"Perchè tratti in quel modo la gente?" domandai, ancora, gesticolando in aria. Lei rimase inespressiva, poi aprì la porta e si infilò dentro, lasciandomi lì. Quella scena mi ricordò molto il nostro primo giorno all'orfanatrofio, soli, abbandonati.
La stessa sensazione di solitudine colmò ogni singola parte del mio corpo finchè non arrivai nella mia camera, accompagnato da Maya, comparsa chissà dove.
 
Ringraziai Maya che era stata così gentile da accompagnarmi alla mia stanza.
"Se hai bisogno di qualcosa, chiamami e io accorrerò." mi disse, con un sorriso appena accennato. Io le sorrisi di rimando, poi entrai in camera.
Era enorme, come dovevano essere tutte le altre, o almeno, credo. La luce del sole morente dipingeva le pareti di una sfumatura d'arancio, mentre nell'aria aleggiava un dolce profumo di spezie orientali, forse cannella.
Mi lasciai cadere sul soffice letto, guardando il soffitto. Le sensazioni che avevo cercato di reprimere, prima, ora, nel silenzio pesante della mia stanza, stavano tornando ad asfissiarmi, a torturarmi lentamente, con più forza.
Le parole del tomo continuavano a turbinare davanti agli occhi, mentre sussurri lontani riempivano le mie orecchie, stanche.
A pensarci bene, mi sentivo a pezzi, veramente. La ferita tirava e, prima che me ne accorgessi, mi si erano già chiusi gli occhi.

*Angolino dell'autore*
Ok, ora mi sparerete, ma non sono con l'acqua alla gola per via della scuola xD Sorry ^^"" Come vi sembra il capitolo? u.u
Ric finalmente sa quello che deve sapere e che voi naturalmente non saprete adesso, mi pare ovvio V_V Dov è la suspence e no? xD
Ditemi che sono sadico, lo so xD Adoro far soffire i miei personaggi e il nostro piccolo Guardiano della Terra soffrirà molto x°°°°°D Scusatemi se la storia va un pò a rilento, ma so che questi capitoli sono necessari, dovremmo iniziare con l'azione nel capitolo 14 o 15 ^^""" Sorry, ma vi assicuro che vi divertirete xD

Fatemi sapere (:


*Angolo dei ringraziamenti*
Per le preferite: Bianca_Bembi, EmiDom, Water_wolf

Per le ricordate: Rack12345

Per le seguite: ARCOBALENO_, Bianca_bibi, Dark_Shadow, ladyathena, ladyselena15, LailaOsquin, LoveForHachi, Siel. _Charlie_, _GocciaDiSangue_, Arya373, Dark_Shadow, Zahir Arcadia, Lucy_Weasley


Spero di non aver dimenticato nessuno ^^""

 

 

  
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