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Autore: RuboLaVitaDentroDiMe    23/09/2013    1 recensioni
Mi sveglio stamattina e non ci sei.
E' strano che tu non ci sia. Mi sento persa.
Sono senza gravità, ora, senza di te, che mi tenevi ancorata al suolo. Adesso posso volare via...
Io. Io chi?
Come si fa ad essere qualcuno quando si è stati solo parte di te?
Forse dovrei rimboccarmi le maniche e cominciare a darmi una forma.
Terrò conto di tutto quello che sono stata, comunque. Per te. Se mai volessi tornare.
Però stai in disparte, per ora, ok?
Ora è il mio turno di essere.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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13 aprile 2013,
Primavera

 

 

Forse dovrei semplicemente lasciarti in un angolo della mia mente e continuare a vivere.
Dovrei metterti da parte e finalmente mettere in primo piano me stessa.
E mi rendo conto, adesso, che fino ad ora sono stata una macchia fuori fuoco, accanto a te, sempre nitido e dritto in fronte all'obbiettivo.
Devo darmi una forma. Devo creare me stessa.
Come voglio essere?
Triangolare, circolare? Solida, bidimensionale?
Voglio avere dei teoremi che riescano a calcolare la somma di tutti i miei angoli interni? Voglio essere qualcosa di perfetto, impeccabilmente regolare?
O voglio essere entropia danzante? Processi infiniti per trovare un solo lato e poi non avere abbastanza dati per conoscere il resto?
Forse potrei essere un numero, senza dover spendere così tanto tempo a disegnarmi. Potrei essere uno di quei bellissimi periodici misti che danno vita ad una altrettanto deliziosa frazione a base 90, 900, 9000...
O magari pi greco. Infinita, inesplicabile e così utile per chi saprebbe come usarmi...
Un numero primo, anzi. Semplice. Qualcosa che può essere intaccato solo da se stesso e da qualcosa che, pur dividendolo, lo lascerebbe integro e fedele al proprio tutto.
Un 3. Numero primo, numero perfetto, pitagoricamente accettabile...
Rossa? Perché tutti sappiano che non possono attraversarmi come un incrocio stradale?
Viola? Perché mi colgano e pensino a me, annusando il mio profumo?
Mi piace il color carta da zucchero, però. Come le lenzuola del nostro... del mio letto. Come quel piccolo pezzo di cielo, a metà fra il rosa dell'alba e il celeste di sé.
Di ferro? Dura, resistente, magnetica? Di pongo? Modellabile ai desideri di chiunque, così morbida dentro e fuori? Di carta? Scharabocchiabile a piacere da tanti bambini capricciosi?
O forse di gomma. Si piega agli urti, ma non si deforma e non si spezza. È morbida quanto serve per essere rassicurante, ma non abbastanza da essere cedevole. Certo, se è troppo calda di scioglie, ma chi non lo fa? Sì, è come me. Anzi, io sono proprio così.
Ultima scelta, allora.
Quanto grande voglio essere?
Grande come il sole, magari. Tanto da costringermi ad andarmene lontano, per non togliere spazio a nessun altro. O forse minuscola come un granello di polvere, in balia del più flebile dei respiri.
Non lo so, davvero. È una questione complicata, quella della grandezza. Bisogna scegliere proprio quella giusta. Ecco, io voglio quella di una monetina da cinque centesimi. Abbastanza piccola da passare inosservata, ma se la cerchi, se davvero vuoi trovarla, si fa scovare in un baleno. Esiste.
E così questa sono io.
Un tre, in gomma color carta da zucchero, grande come una moneta da cinque centesimi.
Sì, mi piaccio.


  
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