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Autore: Lyrael    23/09/2013    4 recensioni
'Luci, finalmente' pensa Draco, 'sono ore che cammino, mi fanno talmente male i piedi che me li taglierei...'
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Epilogo - Meno male che non l'ho bruciato...

Quando ridiscesero la scala a chiocciola, ancora frastornati dalla ramanzina della professoressa McGranitt, si fermarono entrambi davanti al Gargoyle e rimasero a guardarsi senza dire una parola.

Harry sentiva di dover fare qualcosa, perché quello che era successo in classe doveva avere una spiegazione più profonda del semplice 'mi ha fatto incazzare a morte'. La verità era che in quel momento non si sentiva affatto incazzato, anzi, la smania di toccare di nuovo Malfoy che gli stava prudendo nelle mani non voleva essere soddisfatta con pugni e spintoni, ma con un contatto decisamente più delicato, come una... carezza?

Dopo alcuni momenti, durante i quali Harry non era riuscito a decidere come comportarsi, Draco abbassò gli occhi, sospirò e lo guardò nuovamente, girandosi poi lentamente con le spalle abbassate e sconfitte, per tornare a lezione.

Harry capì che quella era un'occasione che proprio non poteva lasciarsi sfuggire e che, se mai fosse ricapitata, non era sicuro avrebbe saputo cogliere. Allungò una mano come se il gesto da solo potesse fermare il compagno, poi disse in fretta: "Fermati, Malfoy."

Draco non si fermò, anche se c'era stata una piccola esitazione nei suoi passi. Harry riprovò, cercando di far trasparire un po' più di urgenza e meno imperiosità nel suo tono: "Fermati."

Percependo un cambiamento nel modo di parlare di Harry, Draco si bloccò, indeciso però se voltarsi verso l'altro o meno. Sì, il tono di Harry poteva essergli sembrato diverso, ma non aveva voglia di altra cattiveria, per quel giorno ne aveva avuta fin troppa, e non voleva girarsi a guardare gli occhi di Harry e vedere derisione o disgusto.

Ma Harry in quel momento parlò di nuovo, abbassando il tono di voce fin quasi ad un sussurro. "Per favore, spiegami." Sembrava ci fosse una nota di dispiacere, appena sotto la superficie, e c'era sicuramente gentilezza ed attenzione nella scelta delle parole.

Draco non riuscì a ribattere come suo solito, era ancora troppo forte il dolore sordo che sentiva in mezzo al petto. "Cosa dovrei spiegarti?" sospirò, ancora girato.

"Perchè io?" chiese Harry. "Perchè hai scelto me? Non ti eri divertito abbastanza in questi anni?" Si rese conto della stranezza della domanda, ma non era riuscito a trovare niente di meglio e, una volta cominciato, a fermarsi.

"Nel caso ti fosse sfuggito," replicò Draco, "tra noi due la figura più meschina l'ho fatta io. Di te, al massimo, ricorderanno che ti ci ho trascinato io, in questa storia. Di me cosa credi che diranno, eh? Che sono un povero idiota! E il buffo è che gli do ragione! Lo sono ora come lo ero due anni fa, quando ho cominciato a scrivere."

Harry non sapeva cosa rispondere, così rimase zitto a guardare la schiena di Draco che si alzava e riabbassava sempre più rapidamente, man mano che il ragazzo continuava a parlare, dimenticandosi di quello che lo circondava e dando libero sfogo a mesi di autorepressione. Harry provò ad interromperlo, poiché aveva registrato un particolare che non gli tornava, il 'quando' citato da Draco.

"Da quanto...?"

"Da quanto scrivo, Potter? Oh, da un bel po'. Ho passato l'estate di due anni fa chiuso in casa, cercando di sfuggire a mia zia e a quel pazzo del Lord Oscuro. Tremavo tutte le volte che venivo convocato, non sono mai stato un gran che a coraggio. Ma mio padre non vedeva l'ora che dimostrassi di essere un Malfoy, quand'era libero, e mia madre non aveva la forza di opporsi a niente, poiché era da sola, in balia di quei due pazzi." Infiammato dalle sue stesse parole Draco si voltò a fronteggiare Harry, con le guance arrossate e gli occhi lucidi. "Ti sei mai sentito braccato in casa tua, a sobbalzare per ogni ombra, ogni cigolio, ogni fruscio? A passare le notti sotto il letto, invece che sopra? Avevo quindici anni e me ne sentivo tre, e non potevo urlare o chiedere aiuto, né fare niente per cambiare le cose!"

Si fermò un attimo, col respiro pesante e l'eco del sarcasmo, del dolore e dell'amarezza delle sue parole che gli vorticavano ancora attorno. Poi riprese a parlare, abbassando la voce, Harry teso ed immobile, che tratteneva quasi il respiro per non perdere neppure una sillaba.

"Trovai il diario in un cassetto, un regalo di chissà chi, dimenticato da chissà quanto. Prima ancora di pensarci presi una piuma e cominciai a scivere, scrivere, scrivere. Non ragionavo, non pensavo, non mi chiedevo. Scrivevo e basta. All'alba non ero ancora riuscito a fermarmi."

"Ma allora, sono anni che..."

"No, non è quello di due anni fa." replicò Draco. "Questo è più recente. Diciamo che... mi volevo fare un regalo, ecco." terminò abbassando gli occhi. Il silenzio si protrasse imbarazzato, poi Draco sentì che doveva spiegare un'altra cosa. "Avevo pensato di fartelo avere, per questo me l'ero portato dietro. Che idiota, eh? Peggio di una stupida dodicenne." ridacchiò nervoso passandosi una mano nei capelli e mantenendo lo sguardo ostinatamente basso. "O magari potevo spedirlo a mia madre e sperare che lei capisse, finalmente. Non che ci contassi troppo, ma non si sa mai. Quello che hai letto..."

"Non l'ho letto." lo interruppe Harry.

"Come?" chiese Draco stupito, rialzando finalmente gli occhi.

"Ho detto che non l'ho letto." ripetè Harry, sentendosi estremamente stupido nell'istante in cui lo diceva. "Non l'ho mai avuto in mano. A dirla tutta, non l'ho nemmeno mai visto."

Draco lo guardò a bocca aperta, incapace di credere a quanto aveva appena sentito, poi sembrò recuperare un minimo di controllo e gli domandò allibito:

"Allora mi vorresti spiegare perché ti sei incazzato a morte con me, prima?"

Harry rimase in silenzio e non sembrava aver intenzione di dargli alcuna spiegazione, così Draco continuò:

"Tutta la scenata in classe, davanti a tutti i nostri compagni, a Piton, e non sai neppure perché l'hai fatto? Ma tu sei più malato di me, Potter, sei proprio irrecuperabile!" esclamò incredulo.

"Mi dispiace!"

"Ti dispiace? TI DISPIACE? Per cosa esattamente, eh? Per la tua stupidità, per avermi baciato, per cosa?" urlò Draco oramai esasperato.

Non gli importava più nemmeno della figuraccia che Harry gli aveva fatto fare, voleva solo continuare ad urlargli contro tutta la sua frustrazione e sperava che l'altro continuasse ad accampare scuse ridicole, così da potersi sfogare del tutto e, forse, convincersi di quanto era stato stupido, a pensare che Harry valesse la pena di sperare. Solo che, in fondo, Draco aveva sperato proprio il contrario, aveva sperato che le cose andassero davvero in un altro modo, che Harry valesse la pena. Ancora perso nei suoi pensieri, si accorse che Harry stava dicendo qualcosa.

"... Hermione mi aveva consigliato di provare a parlarti, ma non credo intendesse il casino che ho combinato."

"Se per te quello era parlare, allora mi sa che hai qualche problema neuronale molto grave! Potevi anche chiedermelo, ti pare?"

"Mi avresti risposto come tuo solito..."

"Sì, è probabile, ma non lo saprai mai, visto che non hai nemmeno tentato! Ma cos'hai, due anni, da non trovare nemmeno il coraggio di provarci? E tu sei quello che ha sconfitto il Signore Oscuro?"

Ora era Draco che guardava Harry con durezza e sembrava aver recuperato il controllo di sé che Harry invece aveva perso in un punto imprecisato di quel chiarimento.

'Parlare' pensò Harry. Quello non lo era di sicuro, ma non aveva mai parlato con Malfoy. L'aveva fatto con i suoi amici, con i professori, con Silente, forse perfino col Ministro della Magia. Con Draco no. Se Harry ci pensava bene, non aveva mai nemmeno preso in considerazione l'idea. Si disse che era veramente stato infantile. Ma adesso era lì, poteva tentare di rimediare almeno in parte alla sua mancanza. Ci voleva più coraggio di quanto credesse, si stava rivelando quasi più difficile di quanto lo era stato affrontare Voldemort.

"Scusami." disse sottovoce. Non era un granché, ma era pur sempre un inizio. "non ci ho visto più quando ho saputo di cosa parlava il tuo... racconto. Credevo davvero l'avessi scritto per mettermi ancora in ridicolo. Così, oltre al fatto che già mi ritenevano matto, certa gente si sarebbe fatta anche due risate sul fatto che... beh... che mi piacciono..." si fermò, incapace di confessare anche quello.

"Sapendo che ti piacciono i ragazzi?" gli venne in aiuto Draco con un sussurro. "Ti assicuro che si sono fatti più risate sul fatto che tra tutti mi sono andato ad innamorare proprio di te, più che sulle tue preferenze. Nonostante quello che puoi pensare, il mondo Magico è molto più tollerante di quello Babbano su certe cose."

Harry lo guardava senza replicare e Draco continuò.

"Tu magari saresti criticato se... se scegliessi... me," disse arrossendo, "io sarei odiato." Esalò l'ennesimo sospiro. "Sono stanco, Harry, stanco di tutto questo odio, ho solo diciassette anni. Vorrei un po' di tranquillità, per una volta. Vorrei qualcuno che andasse oltre il mio nome, il mio titolo del cazzo, il mio passato. Non sei certo il candidato migliore, in effetti, "ridacchiò sommessamente, "ma non ti ho... scelto. E' solo capitato. Sei solo un desiderio, per ora, ma vorrei avere la possibilità di conoscerti, vorrei che tu l'avessi di conoscere me."

Harry si accorse di essersi avvicinato a Draco durante quell'ultimo discorso, il suo corpo che lo tradiva per la seconda volta quel giorno. Non era che a pochi passi, gli sarebbe bastato un niente per toccarlo, sollevare quel viso reclinato e scrutare in quegli strani e magnetici occhi speciali. Mentre si avvicinava di un'altra impercettibile frazione di spazio, Draco tirò fuori dalla borsa l'origine di tutto quel casino. Il diario. Porgendoglielo, alzò finalmente gli occhi, senza dire nulla, solo aspettando che Harry lo prendesse.

Ed Harry lo afferrò, sfiorando con le sue le dita d Draco, e la scossa che lo attraversò era un'altra reazione traditrice del suo corpo.

Se lo rigirò fra le mani senza aprirlo, poi decise che non gliene importava di niente tranne che di quello che aveva provato, poco prima e in classe, e al diavolo tutti quanti! Annullò la distanza che li separava, fece scivolare la mano col diario attorno alla vita di Draco, senza staccare un istante i suoi occhi da quelli grigi del compagno, e passò l'altro braccio sulle sue spalle, tirandoselo al petto con tutto l'affetto che riuscì a mettere nel suo gesto. Forse se ne meritava un po' anche Draco Malfoy.

A Draco mancò il fiato a quella reazione, ma quando si trovò lì, dove aveva così tanto desiderato essere, chiuse gli occhi e si aggrappò al maglione di Harry, la sua speranza, forse la sua salvezza. Respirò il profumo di Harry come se fosse l'unica aria respirabile in un mondo di miasmi velenosi e si disse che forse la sua vita adesso sarebbe potuta cambiare, almeno un po'. Non sapeva se sarebbe durata, ma in quel momento non aveva nessuna importanza. 'In fondo,' pensò, 'chi è che lo sa?'

Di un'unica cosa era sicuro: il giorno che aveva perso quello stupido diario era stato il più fortunato della sua vita.

Rimasero così, aggrappati l'uno all'altro, immobili in quel corridoio che si sarebbe presto riempito di studenti vocianti, senza far altro che godere del contatto, del calore e della serenità che quell'abbraccio stava loro regalando.

---FINE---

  
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